Vintage Trouble - Legend Club - Milano

Vintage Trouble al Legend Club di Milano, il report (04.07.2023)

Abbiamo tutti bisogno di gente come i Vintage Trouble, qualche sera fa passati dall’Italia al Legend Club di Milano

 

Per una sera il Legend di Milano si è trasformato in un incendiario live club di stampo nordamericano. Uno di quei locali di Austin, Chicago, o New York dove rock, blues, soul e funky riescono magicamente a miscelarsi per dar vita a una trascinante serata di grande musica.

Già, perché sul piccolo palco del Legend Club di Milano sono saliti i Vintage Trouble, quartetto formatosi al Laurel Canyon di Los Angeles una dozzina di anni fa, con cinque album all’attivo, partecipazioni stellari nei grandi show televisivi d’America e aperture ai tour di superstar come AC/DC, The Who, Lenny Kravitz o Dixie Chicks.

Amatissimi dagli appassionati di tutto il mondo, e già apparsi dalle nostre parti, i quattro musicisti hanno subito fatto capire di che pasta sono fatti. Entusiasti come fossero al Coachella o in qualche altro mega festival, hanno coinvolto i fan dalla prima nota di Run Like The River in cui il frontman, Ty Taylor, formidabile vocalist ed entertainer afroamericano che i più informati ricorderanno anche come cantante dei Dakota Moon negli anni ’90, dopo aver fatto stage diving è sceso in mezzo al pubblico.

Il suo modo spettacolare di muoversi e la sua vocalità, capace di essere tonica e grintosa ma anche melodiosa e suadente nel brano successivo, si sono alternati a introduzioni divertenti ai brani e a discorsi più seri (molto “peace and love”) altrettanto apprezzati.

Ma è stata soprattutto la musica a stregare i presenti e a trascinarli nel mondo retro chic dei Vintage Trouble che, con un po’ di fantasia, potrebbero ricordare un James Brown 2.0 accompagnato dai Led Zeppelin… Il loro classico Blues Hand Me Down è assolutamente esemplificativo di ciò, così come lo sono tanti brani che “ti stendono”, giusto per parafrasare la loro Knock Me Out.

Se Ty è il catalizzatore, non lo sono da meno (musicalmente parlando) Alle Colt (formidabile chitarrista di origini svedesi, co-fondatore della band) e la potente e precisa sezione ritmica formata dal bassista Rick Barrio Dill e dal batterista Richard Danielson.

La loro rivisitazione di una delle grandi hit di Stevie Wonder (Higher Ground) ne è l’ennesima dimostrazione della loro perizia musicale e della loro pertinenza stilistica.

Alcuni brani del nuovo album (Heavy Hymnal, con chiare influenze gospel che riportano Taylor ai giorni della sua adolescenza) hanno incantato per la bellezza melodica e per la vocalità di Ty alla Marvin Gaye.

Ma la cosa più stupefacente è stato proprio la voglia di fare musica come una volta, senza effetti speciali, scenografie o schermi giganti a diretto contatto con gli spettatori.

Lunga vita dunque ai Vintage Trouble: tutti noi appassionati abbiamo bisogno di gente come loro.

Hollywood Vampires - Marostica - Jam TV

Hollywood Vampires al Marostica Summer Festival, il report (02.07.2023)

Piazza Castello a Marostica con Alice Cooper, Johnny Depp, Joe Perry e Tommy Henriksen: il grande rock degli Hollywood Vampires

 

Negli anni ’70 era un club per rockstar fondato da Alice Cooper e del quale facevano parte tra gli altri Keith Moon, Harry Nilsson e John Lennon… da qualche anno è il nome di un gruppo che ricorda quello stesso club e i suoi membri che non ci sono più e di cui Alice Cooper è il frontman: sono gli Hollywood Vampires e lo scorso 2 luglio sono stati protagonisti a Marostica, in Piazza Castello, del loro unico concerto di questo tour in programma in Italia.

Johnny Depp, Joe Perry e più di recente come membro effettivo Tommy Henriksen sono gli altri che insieme ad Alice Cooper hanno voluto mettere in piedi questa nuova band. Il progetto è cresciuto negli anni, è basato anche su inediti, ma si poggia in maniera solida su grandi cover ovviamente rock: Break On Through (To The Otherside) dei Doors, Baba O’Riley degli Who, Heroes di David Bowie sono solo alcuni dei brani eseguiti con mestiere dal gruppo, nel caso di Johnny Depp, invece, più con la passione; l’attore fa comunque la sua parte, soprattutto nei pezzi in scaletta in cui canta, perché come chitarrista principale c’è già uno come Joe Perry, che non può non suonare almeno un pezzo dei suoi Aerosmith come l’inconfondibile Walk This Way.

Alice Cooper ha cantato ovviamente la maggior parte dei brani ed è apparso particolarmente in forma con la sua voce, ma si è messo anche al servizio della band con i cori, con la chitarra o con le maracas.

Tutto il gruppo ha poi dalla sua una forte presenza scenica, che si è potuta notare anche a Marostica.

In uno dei momenti più toccanti della serata Johnny Depp ha ricordato il suo amico Jeff Beck, con cui di recente ha spesso condiviso il palco; ed è stato poi Joe Perry a prendere dalle mani dell’attore una chitarra appartenuta proprio al grande Jeff Beck e a suonarla.

Il gran finale è affidato a School’s Out, grande classico di Alice Cooper, con incursione di Another Brick In The Wall dei Pink Floyd, per un live complessivamente energico e divertente, che celebra per un più ampio pubblico un’idea e una musica tanto cara anche al vecchio club da cui la band prende il nome.

Stewart Copeland, Police Deranged For Orchestra - Intervista

Stewart Copeland, “Police Deranged For Orchestra” – Intervista

Nuovo album e presto sei live in Italia per Stewart Copeland e il suo Police Deranged For Orchestra: i Police destrutturati con l’orchestra

 

Si chiama Police Deranged For Orchestra la nuova avventura musicale di Stewart Copeland che esce su disco e sulle principali piattaforme in questi giorni. Con il supporto di una grande orchestra e di alcuni collaboratori di razza, il leggendario batterista ha riarrangiato (o meglio “destrutturato”, per dirla con lui) alcuni grandi classici del trio formato con Sting e Andy Summers 45 anni fa.

In esclusiva per Jam TV, abbiamo raggiunto Copeland nella sua casa di Los Angeles per farci raccontare la genesi di questo affascinante progetto che nel mese di luglio salirà su sei prestigiosi palchi italiani (qui le date).

Rielaborate in chiave intelligente e con il supporto dell’orchestra, le canzoni dei Police che Stewart Copeland ha scelto per questo progetto rinascono a nuova vita grazie anche a tre formidabili voci femminili, grondanti blues, R&B e funky. Un’idea sicuramente originale per quanto obbligata…

Stewart sta preparando un’altra sorpresa per i fan dei Police: la pubblicazione di un libro illustrato che raccoglie i suoi “diari di viaggio” dal 1978 al 1983 nel periodo in cui la band girava il mondo (ma la storia parte da prima).

Tra poco dunque, Stewart Copeland porterà il suo Police Deranged For Orchestra sui palchi italiani. Sarà un evento imperdibile come lo stesso Stewart ci ha promesso….

Pino Scotto - Don't Waste Your Time - Jam TV

Pino Scotto, Don’t Waste Your Time (Live)

Don’t Waste Your Time live per Pino Scotto negli studi di Jam TV. Il brano apre il suo album del 2020 Dog Eat Dog

 

Don’t Waste Your Time: Pino Scotto ci propone dal vivo il brano che apre Dog Eat Dog, il suo album uscito nel 2020. In questo testo Pino dice di non perdere tempo, di non fare nella vita domani ciò che puoi fare oggi. Dopo aver perso tanti amici nel corso degli anni ha imparato che se una cosa va fatta, va fatta subito.

 

Don’t Waste Your Time, qui eseguita in acustico con Steve Volta alla chitarra, è uno dei brani di Dog Eat Dog, album che Pino ha pubblicato nel 2020, due settimane prima della pandemia. Lo scorso 14 aprile è uscito invece Live ‘N Bad (Nadir Music, 2023), un nuovo disco dal vivo registrato nel corso di uno dei suoi recenti concerti del tour di Dog Eat Dog che proseguirà fino alla fine dell’anno. Per conoscere tutte le prossime date è possibile visitare il sito ufficiale di Pino Scotto.

Tracklist di Live ‘N Bad:

  1. Don’t Waste your Time
  2. La resa dei conti
  3. Dog eat Dog
  4. Not too Late
  5. Cage of Mind
  6. Eye for an Eye
  7. Come noi
  8. Morta è la città
  9. Drum solo
  10. Bass solo
  11. Same Old story
  12. Don’t be Looking Back
  13. Guitar solo
  14. Streets of Danger
  15. Get Up Shake Up
  16. The Eagle scream
  17. Talking Trash
  18. Stone Dead Forever

 

 

 

jakob-dylan

Jakob Dylan in Top Ten con i suoi Wallflowers con “6th Avenue Heartache”

6th Avenue Heartache è il primo vero pezzo composto da Jakob Dylan, ultimo dei quattro figli di Bob Dylan e Sara Lowlands

 

Jakob è l’ultimo dei quattro figli di Bob Dylan e Sara Lowlands.
Nel 1988, quando aveva 18 anni e viveva a New York, aveva iniziato a scrivere canzoni. Una di queste, forse il primo vero pezzo da lui composto, prendeva spunto dall’osservazione di ciò che vedeva dalla finestra di camera sua. In particolare, il giovane Dylan si era soffermato su un barbone che tutti i giorni stava proprio davanti al portone di casa di Jakob e cantava sempre la stessa canzone. Un giorno però, il senza tetto, sparì anche se la sua chitarra e le sue cose erano rimaste al suo posto sino a che, poco alla volta, la gente se l’era portate via.

Jakob Dylan voleva inserire questo brano autobiografico intitolato 6th Avenue Heartache, nell’album di debutto dei Wallflowers, ma poi si pensò di farlo uscire nel secondo disco della sua band, Bringing Down The Horse. Prodotto da T Bone Burnett, vecchio sodale di papà Bob, l’album avrà un successo fantastico proiettando i Wallflowers in vetta alle classifiche di vendita.

Per 6th Avenue Heartache, Jakob chiede al suo vecchio amico Adam Duritz, cantante dei Counting Crows, di fare le seconde voci mentre T Bone Burnett chiama un altro amico di Bob Dylan, Mike Campbell, chitarrista di Tom Petty & The Heartbreakers, a suonare la slide.
Un bellissimo videoclip in bianco e nero aiuterà il successo del brano, il primo dei Wallflowers a entrare nei Top Ten della classifica.

Cowboy Junkies - Such Ferocious Beauty - Intervista a Michael Timmins - Jam TV

Cowboy Junkies, “Such Ferocious Beauty” – Intervista a Michael Timmins

Il chitarrista e autore dei Cowboy Junkies ci parla del nuovo album di inediti del gruppo canadese, Such Ferocious Beauty

 

Dopo Songs of the Recollection, album di cover del 2022, i Cowboy Junkies sono tornati con un nuovo lavoro di inediti, Such Ferocious Beauty, che il chitarrista e autore del gruppo Michael Timmins ci ha presentato nella nostra intervista.

 

A proposito dei temi principali del nuovo album dei fratelli Margo, Michael e Peter Timmins e dell’amico di lunga data Alan Anton quali “la bellezza, l’invecchiamento, la perdita dei genitori e il creare spazio nella propria vita in mezzo alla rovina che deriva dal semplice vivere”, Such Ferocious Beauty si apre con What I Lost, brano sugli ultimi mesi di vita del padre dei Timmins, che peraltro è il principale protagonista del video della canzone e in cui sono presenti anche altri componenti della famiglia.

 

A novembre di quest’anno saranno passati 35 anni dalla pubblicazione di The Trinity Session, secondo album del gruppo canadese registrato nel 1987 presso la Chiesa della Santissima Trinità di Toronto, che è anche il lavoro di maggior successo dei Cowboy Junkies. Da lì la band è riuscita a farsi apprezzare ancor di più per il suo mix di blues, country, folk, rock e jazz, e molti ricordano senz’altro la particolare cover di Sweet Jane dei Velvet Underground, contenuta proprio in quell’album. In conclusione abbiamo chiesto allora a Michael Timmins qual è il principale consiglio che darebbe al sé stesso di quel periodo.

nuovo disco del suo as madalenas

As Madalenas, il nuovo disco del duo Valle-Renzetti

Il terzo, omonimo album del duo As Madalenas, un lavoro scritto a quattro mani da Tatiana Valle e Cristina Renzetti

 

As Madalenas è un progetto che festeggia quest’anno i suoi dieci anni d’attività con il terzo, omonimo album uscito lo scorso 19 maggio per Jando Music/Via Veneto jazz, dove le due cantanti e poli-strumentiste si presentano anche in qualità di cantautrici, firmando la quasi totalità dei brani.

Un incontro fortunato tra l’Italia e il Brasile che unisce voci, chitarre e percussioni; due donne con la propria storia che dividono il palco, mondi diversi che hanno trovato il perfetto equilibrio nello stile unico e fresco di “Tati e Cri”, Tatiana Valle e Cristina Renzetti, tra le più attive interpreti di musica brasiliana in Italia. A dieci anni dalla nascita del progetto e con centinaia di performance live che le hanno fatte letteralmente crescere sui palchi arriva As Madalenas, album scritto a quattro mani dalle musiciste e di cui firma la direzione artistica il talentuoso contrabbassista Ferruccio Spinetti (Avion Travel, Musica Nuda).

Hanno presentato in anteprima il nuovo lavoro sul palco della Casa del Jazz di Roma e proseguiranno con il loro tour durante tutta l’estate. Abbiamo incontrato Tatiana Valle che ci ha parlato di questo lavoro.

David Bowie - Ziggy Stardust - cinema - poster

David Bowie, di nuovo al cinema tutto l’ultimo concerto di Ziggy Stardust

Dal 3 al 5 luglio al cinema in versione restaurata e completa Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: il film, l’ultimo concerto di David Bowie nei panni di Ziggy Stardust

 

Dal 3 al 5 luglio si può rivedere al cinema in versione restaurata e completa Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: il film, l’ultimo concerto di David Bowie nei panni di Ziggy Stardust. L’elenco delle sale è disponibile sul sito ufficiale di Nexo Digital.

 

 

(NON È) “L’ULTIMO SHOW IN ASSOLUTO”

È il 3 luglio 1973 quando David Bowie “uccide” il suo alter ego Ziggy Stardust sul palco dell’Hammersmith Odeon di Londra. Bowie parla di “ultimo show in assoluto” prima dell’ultimo brano in scaletta, Rock ‘n’ Roll Suicide. Ma la storia è ormai nota: non era un addio alle scene o un ritiro dal mondo della musica, era “soltanto” la fine di Ziggy Stardust e dei suoi Spiders From Mars, una decisione ancora oggi sorprendente, dal momento che Bowie era all’apice del successo, dopo aver faticato non poco prima di ottenerlo negli anni precedenti.

Uno show del genere, con tanto di colpo di teatro finale, va però documentato e allora è il regista D. A. Pennebaker che si occupa di riprendere il tutto, lo stesso del documentario su Bob Dylan Dont Look Back, di quello sul grande festival del 1967 Monterey Pop e, diversi anni dopo, di 101 con i Depeche Mode.

 

VERSIONE RESTAURATA (AUDIO E VIDEO)… E COMPLETA

Questa volta Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: il film sarà disponibile nella sua interezza. Nelle precedenti uscite in DVD era stata infatti tagliata la parte in cui sale sul palco come superospite Jeff Beck (che oggi, peraltro, avrebbe compiuto 79 anni) e quindi è presente tutta la parte quasi in conclusione del live con il grande chitarrista che si unisce a Bowie e agli Spiders From Mars per The Jean Genie, l’accenno di Love Me Do dei Beatles e Round And Round (cover di Around And Around di Chuck Berry).

C’è poi appunto tutto il concerto preceduto dalle immagini del pubblico in attesa di entrare all’Hammersmith Odeon e dalle scene tratte dal camerino con un Bowie apparentemente teso e “fuori dal personaggio” Ziggy Stardust, prima di entrare in scena truccato e con il primo dei tanti abiti che alternerà nel corso del live. Hang On To Yourself, Ziggy Stardust, Watch That Man… il concerto è già nel vivo da questi primi brani e adesso, con le immagini completamente restaurate in 4K, con la supervisione di Frazer Pennebaker, figlio del compianto regista, e della vedova di D. A. Pennebaker, Chris Hegedus, si possono apprezzare maggiormente la star sul palco con la sua band e il pubblico in totale adorazione. Anche le immagini del backstage, a distanza di cinquant’anni, diventano una preziosa testimonianza del momento e del periodo, come quelle in cui si vede Ringo Starr che chiacchiera con il protagonista del live, ma è tutto il concerto che adesso si sente anche meglio grazie all’audio 5.1 curato da Tony Visconti, produttore, manager e grande amico di Bowie.

 

In rete ci sono singoli brani o frammenti di quel live sui canali ufficiali (e non ufficiali con video e audio di qualità nettamente inferiori), ma adesso vale davvero la pena rivedere tutto il concerto in questa nuova versione… anche soltanto per sognare, almeno per un attimo, di avervi assistito dal vivo cinquant’anni fa.

Mötley Crüe e Def Leppard live Milano

Mötley Crüe e Def Leppard live a Milano, il report (20.06.2023)

Grande concerto quello di Mötley Crüe e Def Leppard lo scorso 20 giugno a Milano, all’Ippodromo Snai di San Siro

 

È un tuffo nell’epoca d’oro del glam metal e dell’hard rock degli anni ’80 quello che la folla accorsa all’Ippodromo Snai di San Siro, a Milano, martedì 20 giugno, ha vissuto in occasione del concerto di Mötley Crüe e Def Leppard, nell’ambito del Milano Summer Festival. Uno show inserito nel nuovo elettrizzante The World Tour, che vede le due band nuovamente co-headliner dopo il grande successo dei concerti negli stadi nordamericani nellestate 2022.

Ad aprire le danze i Def Leppard, con la band inglese di Sheffield protagonista di un’esibizione tecnicamente impeccabile, nella quale ha ripercorso una storia costellata di grandi successi internazionali come Photograph, Rock of Age, dall’album Pyromania del 1983 e Women, Animal, Pour Some Sugar on Me, e naturalmente Hysteria, dall’omonimo album bestseller del 1987, disco che ha venduto oltre 20 milioni di copie vendute nel mondo e rimane uno dei capisaldi dell’hard rock anni ’80. La band inglese, attiva dalla fine degli anni ’70, si è presentata sul palco dell’Ippodromo Snai di San Siro in uno stato di grazia: performance decisamente convincente a cominciare dallo storico cantante, Joe Elliott, e dall’intramontabile batterista Rick Allen, così come degli altri componenti della band, Phil Collen (chitarra), Vivian Campbell (chitarra) e Rick Savage (basso).

Con l’ingresso sul palco dei Mötley Crüe l’aspetto scenografico e visivo ha assunto un’importanza maggiore. Rispetto agli inglesi, infatti, la band di Los Angeles punta da sempre nei suoi concerti su un’estetica rilevante tanto quanto la musica, con ampio uso di ledwall, effetti sonori e di luci spettacolari, ballerine sexy sul palco e statue di donne bioniche giganti.

Nella scaletta delle leggende del glam metal tutti i successi che li hanno resi famosi, da Live Wire e Shout At The Devil, hit di inizio carriera, passando per la maturità rappresentata da Home Sweet Home, Wild Side, Girls Girls Girls fino alle canzoni immortali di Dr. Feelgood, l’album uscito nel settembre 1989 – prodotto da Bob Rock – che ha reso i Crüe delle star planetarie grazie a brani entrati nella storia non solo dell’heavy metal, ma del rock, come Kickstart My Heart e Same Ol’ Situation (S.O.S.). Dal punto vista tecnico, il più in forma è apparso Tommy Lee dietro le palli, una vera macchina da guerra, così come il nuovo, virtuoso, chitarrista, John V: grande carisma e presenza scenica per Nikki Sixx, mentre quello più sottotono è stato sicuramente il frontman, Vince Neil, anche se i chili di troppo e l’intonazione non sempre impeccabile non hanno pesato su un’esibizione complessivamente entusiasmante e coinvolgente, nella quale i Mötley Crüe si sono divertiti a suonare anche delle cover che attestano la loro indole punk rock, come Anarchy in the U.K. dei Sex Pistols e Blitzkrieg Bop dei Ramones.

Andrea Mirò - Un piccolo graffio - Live - Jam TV

Andrea Mirò – Un piccolo graffio (Live)

Dalla sua raccolta Camere con vista, Andrea Mirò ci fa ascoltare Un piccolo graffio, brano dedicato ai millennials

 

Andrea Mirò live negli studi di Jam TV con Un piccolo graffio. La canzone fa parte de La Fenice, disco del 2009, ed è stato anche il primo singolo scelto per Camere con vista, la raccolta che riunisce 38 brani di Andrea Mirò, scritti e composti in vent’anni di carriera e otto album.

I millennials sono l’ultima generazione analogica, la prima a scoprire il digitale, a vivere la globalizzazione non a parole ma nei fatti, quelli dell’Europa unita e delle crisi di mercato che partono dagli Stati Uniti o dalla Cina e si ripercuotono su tutto il mondo. Sono i primi che non riescono a essere economicamente indipendenti dai propri genitori, eppure devono cambiare il mondo e salvarlo dall’emergenza climatica che iniziano a conoscere con il buco dell’ozono. 

Salvati dalla tecnologia e schiacciati dal mondo che riscopre il terrorismo internazionale e la paura, costretti a inventarsi nuove professioni senza riuscire fino in fondo a governare la trasformazione. I primi ad avere uno stipendio in euro, gli ultimi ad avere ruoli decisionali nel Parlamento europeo.

È a loro che Andrea Mirò dedica Un piccolo graffio, brano che parla di un’identità adulta svuotata di significato dalla precarietà e di un futuro difficile da immaginare spronando, nonostante questo, a non aver paura dei graffi della vita: “Entra dentro al tuo sogno. Svegliati”.

Il discorso ormai riguarda però tutti e quindi il significato della canzone si è ulteriormente esteso oggi a tutti noi e ai giorni nostri.

Le “camere con vista” di questo doppio disco sono come contenitori di storie minime o universali, ma anche tutte le camere da cui Andrea Mirò ha guardato, immaginando che fossero quelle d’albergo durante i tour, o quelle di casa nel passare di questi anni, sempre diverse perché c’è sempre qualche elemento che cambia sullo sfondo, e perché cambia lo stato d’animo. 

allman brothers band - midnight rider - songcatcher - jam tv

Allman Brothers Band, “Midnight Rider” e anche il road manager come autore

Dopo una festa nella loro “Big House” di Macon, Georgia, Gregg Allman della Allman Brothers Band scrive Midnight Rider, ma…

 

Dopo i deludenti risultati commerciali del loro album di debutto del 1969, ai membri della Allman Brothers Band viene chiesto di spostarsi a New York o, in alternativa, in California. Lì, sarebbe più facile farsi notare e creare liaison con le rispettive scene musicali piuttosto che starsene rintanati a Macon, Georgia, la città del sud in cui vivevano a alla quale erano molto legati. Il giorno di capodanno del 1970 la band (con il tutto il clan di amici e familiari) fa però un giuramento: saranno sempre uniti, nella buona e nella cattiva sorte, e non tradiranno mai il loro orgoglio sudista.

Poche settimane dopo acquistano, proprio a Macon, una grande abitazione (la “Big House”) in cui vanno a vivere tutti insieme. In più, sempre nei pressi della cittadina della Georgia, affittano un vecchio cottage in legno dove fare le prove. Lo ribattezzano Idlewild South perché ricorda loro il vecchio aeroporto di NYC che, prima di essere dedicato alla memoria di John Kennedy, si chiamava proprio Idlewild. Lì, in quel rifugio isolato in riva a un lago, gli Allman si ritrovano a suonare e fare party scatenati dove alcol e droga scorrono a fiumi.

Una notte, dopo una di queste feste, Gregg Allman ha una folgorazione: in meno di un’ora scrive un pezzo cui manca solo una strofa. Per terminarlo, sveglia uno dei suoi road manager, Kim Payne, e gli suona in continuazione il brano. Payne, assonnato e stufo di sentire le stesse strofe scrive questi versi: “I’ve gone past the point of caring / Some old bed I’ll soon be sharing”. In pratica, “mi sono rotto di dare retta agli altri, non vedo l’ora di andarmene a letto”. Allman vuole subito recarsi negli studi della Capricorn Records a registrare il pezzo. Detto, fatto: quel brano, Midnight Rider, diventerà uno dei più grandi successi della Allman Brothers Band.

Yusuf / Cat Stevens live - Roma - 2023 - raccontato da Carlo Massarini

Yusuf / Cat Stevens live a Roma raccontato da Carlo Massarini (18.06.2023)

Tra il nuovo album King Of A Land e i suoi grandi successi, Yusuf / Cat Stevens è stato grande protagonista qualche sera fa all’Auditorium Parco Della Musica Ennio Morricone di Roma

 

Ha presentato i brani del suo nuovo album King Of A Land, ma ovviamente ha anche suonato i suoi grandi successi Yusuf / Cat Stevens lo scorso 18 giugno a Roma all’Auditorium Parco Della Musica Ennio Morricone. Per noi c’era Carlo Massarini che ci ha raccontato l’evento.

In particolare, come ci ha spiegato “Mister Fantasy”, ha lasciato verso la fine pezzi come Peace Train, Wild World o Father and Son, quest’ultimo, “pezzo generazionale” in duetto virtuale con la sua “versione più giovane” proiettata sullo schermo, elemento molto importante di quest’unica tappa italiana di Yusuf / Cat Stevens in Italia, a nove anni di distanza dalla volta precedente in cui aveva suonato nel nostro Paese.

Durante il concerto ha poi eseguito due cover come Here Comes The Sun, famoso brano scritto da George Harrison (“uomo che ha ispirato lui e tutta una generazione ad andare in cerca della luce”) e che faceva parte di Abbey Road dei Beatles, e come Don’t Let Me Be Misunderstood, per rendere omaggio a Nina Simone, artista che, come ha dichiarato lui stesso, l’ha ispirato per la maniera di cantare.

 

Grande emozione ovviamente per chi c’era anche questa volta e non solo “all’epoca” negli anni ’70, proprio com’era già capitato a Carlo Massarini. Chiudendo gli occhi e senza osservare gli schermi che adesso spesso aiutano questo tipo di eventi, la voce e la musica rimanevano comunque protagonisti.

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