Vintage Trouble al Legend Club di Milano, il report (04.07.2023)
Abbiamo tutti bisogno di gente come i Vintage Trouble, qualche sera fa passati dall’Italia al Legend Club di Milano
Per una sera il Legend di Milano si è trasformato in un incendiario live club di stampo nordamericano. Uno di quei locali di Austin, Chicago, o New York dove rock, blues, soul e funky riescono magicamente a miscelarsi per dar vita a una trascinante serata di grande musica.
Già, perché sul piccolo palco del Legend Club di Milano sono saliti i Vintage Trouble, quartetto formatosi al Laurel Canyon di Los Angeles una dozzina di anni fa, con cinque album all’attivo, partecipazioni stellari nei grandi show televisivi d’America e aperture ai tour di superstar come AC/DC, The Who, Lenny Kravitz o Dixie Chicks.
Amatissimi dagli appassionati di tutto il mondo, e già apparsi dalle nostre parti, i quattro musicisti hanno subito fatto capire di che pasta sono fatti. Entusiasti come fossero al Coachella o in qualche altro mega festival, hanno coinvolto i fan dalla prima nota di Run Like The River in cui il frontman, Ty Taylor, formidabile vocalist ed entertainer afroamericano che i più informati ricorderanno anche come cantante dei Dakota Moon negli anni ’90, dopo aver fatto stage diving è sceso in mezzo al pubblico.
Il suo modo spettacolare di muoversi e la sua vocalità, capace di essere tonica e grintosa ma anche melodiosa e suadente nel brano successivo, si sono alternati a introduzioni divertenti ai brani e a discorsi più seri (molto “peace and love”) altrettanto apprezzati.
Ma è stata soprattutto la musica a stregare i presenti e a trascinarli nel mondo retro chic dei Vintage Trouble che, con un po’ di fantasia, potrebbero ricordare un James Brown 2.0 accompagnato dai Led Zeppelin… Il loro classico Blues Hand Me Down è assolutamente esemplificativo di ciò, così come lo sono tanti brani che “ti stendono”, giusto per parafrasare la loro Knock Me Out.
Se Ty è il catalizzatore, non lo sono da meno (musicalmente parlando) Alle Colt (formidabile chitarrista di origini svedesi, co-fondatore della band) e la potente e precisa sezione ritmica formata dal bassista Rick Barrio Dill e dal batterista Richard Danielson.
La loro rivisitazione di una delle grandi hit di Stevie Wonder (Higher Ground) ne è l’ennesima dimostrazione della loro perizia musicale e della loro pertinenza stilistica.
Alcuni brani del nuovo album (Heavy Hymnal, con chiare influenze gospel che riportano Taylor ai giorni della sua adolescenza) hanno incantato per la bellezza melodica e per la vocalità di Ty alla Marvin Gaye.
Ma la cosa più stupefacente è stato proprio la voglia di fare musica come una volta, senza effetti speciali, scenografie o schermi giganti a diretto contatto con gli spettatori.
Lunga vita dunque ai Vintage Trouble: tutti noi appassionati abbiamo bisogno di gente come loro.