Pattie Boyd e George Harrison - matrimonio

21 gennaio 1966 – George Harrison e Pattie Boyd si sposano

È il giorno in cui si celebra il matrimonio tra il Beatle quieto George Harrison e la seducente modella Pattie Boyd

 

Oggi, 21 gennaio 1966

Contea del Surrey, campagna inglese; presso l’ufficio comunale di Leatherhead e Esher si uniscono in matrimonio il “Beatle quieto” George Harrison e la seducente modella Pattie Boyd. Testimone di nozze, Paul McCartney.

Patricia Anne Boyd ha solo 22 anni il giorno delle nozze ma da almeno un lustro è una delle modelle più affermate d’Inghilterra. Questo, nonostante un look poco convenzionale, reso ancor più curioso da denti sporgenti tanto che qualcuno, di lei, una volta ebbe a dire: “Le modelle non possono assomigliare a conigli”.

Pattie e George si erano conosciuti nel 1964 sul set del film A Hard Day’s Night. All’epoca la Boyd era fidanzata con Eric Swayne e anche se quel giorno disse che “Harrison era l’uomo più bello che avesse mai incontrato” decise di non tradire il suo ragazzo. Solo dopo aver chiuso con lui, Pattie si lasciò andare al corteggiamento di George che subito le chiese di sposarla. Anche se, prima di decidere la data, ha dovuto parlarne con Brian Epstein, manager plenipotenziario dei Beatles per verificare che la cosa non intralciasse i programmi commerciali dei Fab Four.

Bionda, graziosissima e vivace, Pattie Harrison ha fatto strage di uomini.

Sia Mick Jagger che John Lennon hanno ammesso di averla corteggiata in modo spudorato senza mai ottenerne i favori. Cosa, invece, riuscita al futuro Rolling Stone Ronnie Wood nel 1973, dopo che Pattie e George avevano rotto.

Nel frattempo, però, Eric Clapton, il miglior amico di George Harrison, aveva completamente perso la testa per lei, nonostante stesse insieme alla sorella di Pattie, Paula Boyd. Oltre ad averle dedicato la celebre Layla, Clapton pur di averla, si è sottoposto a numerosi trattamenti di disintossicazione dall’eroina prima e dall’alcol poi sino al matrimonio con Pattie nel giugno del 1979.

I due, infine, hanno divorziato nel 1989.

Janis Joplin - Jam TV

19 gennaio 1943 – Nasce Janis Joplin

Nasce a Port Arthur in Texas Janis Joplin, la prima rockstar donna della storia… “quella che osava essere diversa”

 

Port Arthur, Texas; in questa cittadina petrolifera del sud nasce Janis Joplin, primogenita della coppia formata da Seth Joplin, ingegnere della Texaco, e da Dorothy East, impiegata della locale Università.

Sin da piccola, Janis è una bambina un po’ speciale.

“Ha sempre avuto bisogno di cure e attenzioni particolari”, ricorda sua mamma, “noi non avevamo il tempo di dargliele e lei le cercava fuori di casa”.

Un gruppo di amici mette per la prima volta Janis in contatto con la musica.

La ragazzina ascolta, affascinata, i blues di Bessie Smith e Leadbelly, le canzoni folk di Odetta, il poderoso R&B di Big Mama Thornton.

Di colpo, i suoi interessi virano dalla pittura verso il mondo delle sette note.

Quando frequenta la Thomas Jefferson High School, Janis è una ragazza diversa dai coetanei. “Leggevo, dipingevo, ascoltavo musica e … non odiavo i neri”, ricorda.

Prende peso, si riempie la faccia di brufoli, si veste di nero come i poeti beat: i compagni la deridono e la emarginano. Nel 1962, quando si reca a Austin, per frequentare l’Università, il giornale del campus pubblica un articolo su di lei. Titolo: “Quella che osava essere diversa”. Proprio a Austin, comincia a esibirsi nei locali. Anche la sua voce è diversa: Janis è bianca ma canta il blues meglio di una nera.

La nota un giovane brillante. Si chiama Chet Helms, si innamora di lei e la porta in giro con sé per l’America. Qualche anno dopo, quando Chet diventa un pezzo grosso della scena rock di San Francisco, si ricorda di quella ragazzina texana che cantava il blues come nessun altra. La manda a chiamare e la fa entrare in una delle migliori band della città: Big Brother & The Holding Company.

Nasce così la leggenda di Janis Joplin, la prima rockstar donna della storia.

Divorzio Presley - Jackson

18 gennaio 1996 – Il divorzio Presley – Jackson

Al capolinea il matrimonio tra Michael Jackson e la figlia di Elvis Presley e infatti dopo 20 mesi arriva il divorzio

 

Oggi, 18 gennaio 1996

Los Angeles; tutti sapevano che non sarebbe durato. Oggi se ne ha conferma.

20 mesi dopo il sorprendente matrimonio tra la figlia del re del rock (Lisa Marie Presley) e il sovrano del pop Michael Jackson, il tribunale di Los Angeles stabilisce la sentenza di divorzio per “divergenze inconciliabili” come richiesto da John Coale, legale della Presley.

Secondo i rappresentanti di Michael Jackson, invece, il loro assistito sarebbe all’oscuro della vicenda.

Sposatisi in gran segreto nel maggio del 1994 nella Repubblica Dominicana, i due artisti (27 anni lei, 37 lui) sono amici sin dall’infanzia. Curiosamente, hanno negato il loro matrimonio per almeno due mesi.

All’epoca, molti sostenevano che quello sposalizio serviva per ripulire l’immagine di Michael Jackson, uscita distrutta (qualche mese prima) dal caso Chandler in cui il cantante veniva accusato di molestie sessuali a un minore.

“Non ho mai creduto alla sua colpevolezza”, aveva confessato Lisa Marie, “in quei giorni gli sono stata vicina e mi sono innamorata di lui. Ho persino pensato che avrei potuto salvarlo”.

Solo 6 mesi prima del divorzio, la coppia Jackson-Presley appare in un programma televisivo della ABC. Lisa Marie annuncia che lei e Michael desiderano avere un figlio. E, a precisa domanda dell’intervistatore (“ma voi due fate sesso?”), lei risponde con entusiasmo: “yes, yes, yes!” “Come potete accusarci che tutto questo sia fasullo? Come potrei fingere per 24 ore al giorno?”, continua la Presley. “Ho sposato un uomo del quale sono profondamente innamorata”.

Prima di Michael Jackson, Lisa Marie era stata sposata 6 anni con il musicista Danny Keough dal quale aveva avuto due figli.

Tina Turner - live

16 gennaio 1988 – Tina Turner live a Rio nel Guinness dei primati

184.000 spettatori per il live al leggendario Maracanà di Rio de Janeiro della regina del rock’n’roll Tina Turner

 

Oggi, 16 gennaio 1988 – Rio de Janeiro, Brasile: 184.000 brasiliani hanno riempito il leggendario stadio Maracanà. Non sono venuti ad ammirare le meraviglie balistiche della nazionale carioca: stasera, sul manto erboso di uno dei templi del football mondiale, si esibisce The Queen Of Rock ‘n’ Roll, sua Maestà Tina Turner. È un evento storico. Mai, prima d’ora, un concerto rock ha potuto contare su un così elevato numero di biglietti a pagamento.

“Are you ready for me?”, urla Tina prima di iniziare la data brasiliana dello strepitoso tour emblematicamente intitolato Break Every Rule, “Infrangi tutte le regole”, iniziato con enorme successo a fine 1986.

Dopo i trionfi di Private Dancer Tina è nuovamente sul tetto del mondo.

Il burrascoso matrimonio con il marito/padrone Ike Turner è alle spalle e con esso i gloriosi tempi del duo Ike & Tina, l’esilio dorato della sua Revue a Las Vegas ma soprattutto i durissimi anni passati a ricostruirsi una carriera degna della sua fama e del suo indiscutibile talento.

Il concerto di Rio inizia con una folgorante cover di Addicted To Love di Robert Palmer e prosegue con una carrellata di successi fantastici: We Don’t Need Another Hero, Paradise Is Here, What’s Love Got To Do With It, Private Dancer.

Non possono mancare un omaggio ai Beatles con Help! e la sua impareggiabile e ormai leggendaria versione di Proud Mary. Nessuno ha più dubbi: la regina è tornata.

Don McLean - American Pie

15 gennaio 1972 – “American Pie” di Don McLean prima in classifica

American Pie di Don McLean raggiunge la vetta della classifica (e anni dopo ci tornerà nella versione dance e accorciata di Madonna)

 

Oggi, 15 gennaio 1972

New York; in vetta alla classifica americana dei singoli arriva la canzone di un folksinger semisconosciuto. Per quattro settimane, American Pie, cantata e composta da Don McLean, rimane fissa al numero uno.

È e rimarrà l’unico grande successo del cantautore, la cui carriera era cominciata a fine anni ’60. All’epoca accompagnava il leggendario Pete Seeger nei suoi concerti a difesa dell’ambiente della regione del fiume Hudson.

American Pie esce su 45 giri in due parti, una su ciascuna facciata: il motivo è la durata, ben otto minuti e mezzo, che non impedisce il successo del pezzo dovuto all’accattivante melodia, ma anche al testo misterioso e intrigante. Attraverso metafore e visioni di vario tipo, McLean traccia una autentica storia della musica rock, cominciando da quando muore Buddy Holly (“the day the music died”, il giorno in cui è morta la musica, come viene definito quel momento) fino ai suoi giorni, citando, seppur nascosti nelle pieghe del testo e nelle allegorie, i tanti protagonisti di questa musica, da Bob Dylan a Janis Joplin. In realtà, American Pie è una dedica all’America stessa, alla perdita dell’innocenza e delle speranze che l’hanno sempre contraddistinta.

Negli anni si sono sprecati i tentativi di spiegare la canzone, con autentici dibattiti fra esperti. A domanda precisa, Don McLean ha semplicemente risposto: “Il significato di American Pie? Vuol dire che non dovrò mai più andare a lavorare”, riferendosi scherzosamente al fatto che grazie ai soldi guadagnati con quel brano, non ha più avuto problemi di ordine economico.

Nel 2000 American Pie è tornata in vetta alle classifiche grazie alla versione dance (e accorciata) fatta da Madonna.

Johnny Cash - Ring Of Fire

11 gennaio 1964 – “Ring Of Fire” di Johnny Cash al numero uno

Quando Ring Of Fire di Johnny Cash raggiunse i vertici delle classifiche americane. Il brano sarà il suo più grande successo di sempre

 

Oggi, 11 gennaio 1964

Nashville, Tennessee; una nuova canzone di Johnny Cash, il leggendario “uomo in nero”, raggiunge il vertice delle classifiche americane. Si chiama Ring Of Fire e sarà il suo più grande successo di sempre, rimanendo al primo posto per ben sette settimane. Registrata il 25 marzo dell’anno precedente, Ring Of Fire è l’adattamento di un brano originariamente scritto da June Carter, il grande amore di Johnny Cash: i due si sposano solo quattro anni dopo, nel 1968.

La canzone era già stata pubblicata su disco dalla sorella di June, Anita Carter, nel 1962, con il titolo di (Love’s) A Ring Of Fire. Colpito dal brano, Johnny aveva detto ad Anita: “Ti do tempo cinque o sei mesi; e se il pezzo non diventa un successo, lo registro io nel modo in cui sento che andrebbe fatto”. Per Johnny Cash, il modo in cui “andrebbe fatto” è quello di usare, come arrangiamento, un gruppo mariachi e cioè una delle tradizionali band messicane con tanto di fiati, idea che il cantante sostiene di aver avuto in sogno. Nella sua incisione, poi, è presente ai cori l’intera Carter Family, Mother Maybelle e June Carter incluse.

Aveva ragione Cash: l’incisione di Anita non diventa un successo, a differenza della sua. Ring Of Fire, secondo quanto riporta il film biografico Walk The Line, dedicato alla vita di Johnny Cash, è stato scritto da June proprio pensando alla situazione che i due stanno vivendo, con il musicista dipendente dalle droghe e follemente innamorato di lei, che invece non si decide ad abbandonarsi al suo amore: “Non c’è modo di estinguere una fiamma che brucia, brucia, brucia”, avrebbe detto la donna.

Howlin' Wolf

10 gennaio 1976 – Howlin’ Wolf, muore il lupo del blues

Si spegne oggi all’ospedale locale di Hines, Illinois, Howlin’ Wolf, uno dei più grandi interpreti blues di tutti i tempi

 

Oggi, 10 gennaio 1976

Hines, Illinois; all’ospedale locale muore per tumore Chester Arthur Burnett, 65 anni, conosciuto come Howlin’ Wolf, uno dei più grandi interpreti di blues di tutti i tempi. Con i suoi due metri di altezza e un fisico imponente (pesava 136 chili) Wolf è personaggio che incute timore anche senza cantare.

Ma quando lo fa, la sua voce, definita da qualcuno “il suono di un asfaltatore della strada”, riesce a terrorizzare. Il soprannome di Howlin’ Wolf, lupo ululante, gli è stato dato dal nonno che da bambino gli raccontava paurose storie di lupi che sarebbero venuti a prenderselo se non si fosse comportato bene.

Aveva cominciato la carriera musicale alla fine della seconda guerra mondiale, alternando la professione di dj a quella di musicista. Rifiutato dalla Sun Records di Sam Phillips, l’uomo che avrebbe lanciato Elvis Presley, Howlin’ Wolf debutta nel 1951 per la Chess Records, trasferendosi definitivamente a Chicago, la terra promessa di quei bluesman che amavano sperimentare con le nuove sonorità elettriche. Insieme a Muddy Waters, Howlin’ Wolf diventa il simbolo di questo nuovo modo di intendere il blues.

Grandissimo cantante e provetto armonicista, per lui, a differenza di tanti suoi colleghi, è subito successo, e lo sarà per tutta la carriera: brani come Little Red Rooster, Spoonful o Back Door Man non solo vanno in vetta alle classifiche R&B, ma vengono reincisi da molti dei gruppi rock che vanno per la maggiore tra i ragazzi bianchi degli anni 60, quali Cream, Rolling Stones e Doors.

Nonostante i proventi dei suoi dischi gli permettessero di godersela, Howlin’ Wolf ha condotto una vita senza eccessi: era famoso per guidare una banale station wagon invece di qualche lussuosa fuoriserie. Secondo quanto si racconta, la sua tomba, nel cimitero di Hillside, sarebbe stata costruita con i soldi di uno dei suoi più grandi fan, Eric Clapton: la grande pietra tombale raffigura una chitarra e un’armonica.

Dave Matthews

9 gennaio 1967 – Nasce Dave Matthews, fondatore della Dave Matthews Band

Nasce a Johannesburg, in Sud Africa, David John Matthews, fondatore e futuro leader della Dave Matthews Band

 

Johannesburg, Sud Africa; nella più popolosa e industrializzata città sudafricana, dove ancora vige il regime razzista dell’apartheid, nasce Dave Matthews, fondatore della Dave Matthews Band. Il padre John è un fisico che ha da poco cominciato a lavorare per la IBM e quando il piccolo Dave ha soli due anni porta la famiglia con sé a Yorktown Heights, nello stato di New York. È il primo assaggio di America per il futuro leader della Dave Matthews Band, perché quando ha sette anni la famiglia Matthews cambia nuovamente continente, destinazione questa volta l’Europa, più precisamente Cambridge, Inghilterra. Qui, dopo soli tre anni, nel 1977, John Matthews muore per un tumore ai polmoni. La sua morte segna profondamente Dave: per alcuni, quel tipico approccio nello scrivere i testi delle canzoni in cui si esalta il vivere alla giornata nasce proprio a causa del trauma subito a seguito della prematura scomparsa del genitore.
Nel 1980 Dave e sua madre si trasferiscono ancora, tornando nella natìa Johannesburg. Quando nel 1986 giunge la chiamata al servizio militare, il giovane Dave che per tradizione familiare è un quacchero, religione che fa del pacifismo e del rifiuto della pratica militare uno dei suoi comandamenti, lascia nuovamente il Sud Africa per recarsi negli Stati Uniti, a Charlottesville, Virginia, dove i suoi genitori vivevano prima che lui nascesse. È qui che comincia a frequentare la scena musicale, anche se all’inizio, intimidito dalla bravura dei musicisti che la frequentano, pensa di non essere all’altezza. Sarà l’amico Tim Reynolds, ottimo chitarrista e star locale, a incoraggiarlo, invitandolo a esibirsi con lui. È l’inizio di una avventura che lo porterà, nel 1991, a fondare il suo gruppo, la Dave Matthews Band, che diventerà presto una delle più popolari realtà musicali d’America.

Elvis Presley compleanno

8 gennaio 1935 – Elvis Presley, compleanno del mito

È l’8 gennaio 1935 quando a Tupelo, Mississippi, nasce Elvis Presley, il futuro Re del rock’n’roll

 

Oggi, 8 gennaio 1935

 

East Tupelo, Mississippi; in una modesta abitazione di un paesino sperduto nello stato del Mississippi nascono due gemelli. Il primo, Jesse Garon, non sopravvive al parto. Il secondo, venuto alla luce 35 minuti dopo, è sano come un pesce, viene battezzato Elvis Aaron. Il cognome, quello del padre Vernon, è Presley. L’8 gennaio 1935 nasce insomma Elvis Presley.

La madre, di quattro anni più vecchia del marito (lei 23 anni, lui 19) si chiama Gladys Love Smith. A lei il piccolo Elvis si lega in modo quasi morboso, anche perché il padre è spesso assente da casa: quando Elvis non ha ancora compiuto tre anni Vernon Presley viene condannato a otto mesi di reclusione per aver distribuito assegni falsi.

Quella dei Presley è una famiglia poverissima, come tante altre della zona: un giorno i tre devono rinunciare alla loro casa e sono costretti per diversi anni a vivere presso alcuni parenti. Hanno un solo appoggio morale, un solo momento di serenità: la musica. Nel loro quartiere c’è una chiesa della comunità pentecostale dell’assemblea di Dio: è qui che Elvis ascolta tutte le domeniche quei canti gospel destinati a rimanere per tutta la vita la sua grande passione, ancor più del rock’n’roll. E a casa c’è una radio, da cui si possono ascoltare i più svariati programmi: dalla lirica al blues, da Frank Sinatra alla musica hillbilly. In pratica, tutto lo spettro sonoro che andrà a comporre la cifra artistica di Elvis Presley. Fino a quel 8 gennaio 1946, quando per i suoi 11 anni Elvis riceve in regalo una chitarra. Lui aveva chiesto una bicicletta o un fucile, ma i suoi genitori potevano permettersi solo la chitarra.

Mai regalo si sarebbe rivelato investimento più redditizio. Sempre l’8 gennaio ma del 1985, a 50 anni dalla nascita e a 8 dalla prematura scomparsa, le poste americane (con una decisione senza precedenti) stampano una serie di francobolli commemorativi dedicati a Elvis.

Le richieste e l’interesse per l’iniziativa sono sbalorditivi e i francobolli di Elvis, ancora oggi, sono una chicca per tutti gli appassionati di filatelia.

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