17/03/2016

AA. VV.

Disco imperdibile per gli appassionati di blues e non solo: Tom Waits, Lucinda Williams e tanti altri artisti celebrano il grande Blind Willie Johnson
C’è voluta tutta la passione e la lungimiranza del produttore discografico Jeffrey Gaskill perché si rendesse finalmente onore a un maestro come Blind Willie Johnson, bluesman texano che si impose a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 con un personalissimo stile chitarristico che mescolava il blues al gospel, ma che non lasciava adito a dubbi sulla sua scelta religiosa nella formulazione dei testi. Pur non ricorrendo nessun anniversario particolare per omaggiare il grande bluesman, Gaskill, che nel 2003 aveva prodotto Gotta Serve Somebody: The Gospel Songs of Bob Dylan, aveva in mente da tempo questo progetto, ma sono dovuti passare una dozzina di anni prima che potesse prendere forma definitiva. Gli artisti tra i tanti che Gaskill voleva contattare erano personaggi del calibro di Tom Waits, Lucinda Williams, Rickie Lee Jones, Blind Boys Of Alabama che non potevano certo sganciarsi facilmente dagli impegni già presi. Alla fine le registrazioni sono state completate e quello che ne è nato è stato un piccolo capolavoro che oltre a rendere giustizia a un artista troppo trascurato, brilla anche di luce propria per la superba fattura, fatta di classe e originalità.
 
La scelta del repertorio non era, per la verità, così difficile da fare visto che Johnson aveva inciso tra il 1927 e il 1930 solo 29 brani per la Columbia, e i suoi pezzi più noti si potevano contare sulle dita delle due mani.
Tom Waits e Lucinda Williams, entrambi con un paio di esecuzioni a testa, hanno fatto la parte del leone. Con The Soul Of A Man e John The Revelator il primo e It’s Nobody Fault But Mine e God Don’t Never Change l’altra, hanno messo in mostra il meglio delle loro caratteristiche. Waits ha fatto miracoli con un’impostazione vocale ancora più bassa e roca di quella di Johnson e la Williams in chiave elettrica con la sua band ha stupito per la coerenza blues.
A sorprendere tuttavia sono stati anche altri, i Cowboy Junkies per esempio, che con la voce di Margo Timmins in primo piano, in parte doppiata da quella dello stesso Johnson, hanno virato alla loro maniera un classico come Jesus Is Coming Soon, per non parlare di Maria McGhee che con la sua vocalità cristallina, sostenuta solo da una chitarra acustica e un pianoforte, ha fatto di Let Your Light Shine On Me un inedito da brivido.
I Blind Boys Of Alabama, forse il gruppo più vicino spiritualemte a Johnson, si sono cimentati in Mother’s Children Have A Hard Time puntando sulle voci soliste di Jimmy Carter e Billy Bowers sempre assistite dal coro degli altri “brothers” e dalla slide di Jason Isbel.
Di grande portata anche le interpretazioni di Sinéad O’Connor in Trouble Will Soon Be Over, in cui il battito delle mani finisce per essere l’accompagnamento ritmico fondamentale, e Luther Dickinson con The Rising Star Fife & Drum Band che si esibiscono in una particolarissima versione di Bye And Bye I’m Going To See The King in cui flauto, batteria e chitarra serrano le fila sulle voci trasognate che spesso si uniscono in coro.
A continuare l’appello arrivano poi Derek Truck e signora (Susan Tedeschi) che su un incipit di chitarra slide innescano una versione molto prossima all’originale di Keep Your Lamp Trimmed and Burning in cui Susan presta la voce in modo assolutamente convincente, mentre a chiudere i giochi ci pensa Rickie Lee Jones con una versione a dir poco originale di Dark Was The Night e Cold Was the Ground in cui l’ultima parte scandita dai fiati di Lee Thornburg vale l’intero arrangiamento.
 
Il disco è imperdibile e non solo per gli appassionati di blues.
 
 

 

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