A distanza di 38 anni dalla sua scomparsa, una via della città che è orgogliosa di averlo adottato, lo scorso 13 giugno è stata dedicata a lui, davanti alla commozione di numerosi cittadini, che la storia non la dimenticano mai.
Così qualche giorno fa Milano ha onorato Demetrio Stratos, il suo valore nella storia della musica, il suo talento e soprattutto la sua ricerca; e per farlo al meglio ha raccolto su un palco, nel cuore della nuova CityLife, gli amici di sempre, i colleghi e le persone che hanno avuto la fortuna di parlare del suo prezioso operato: da sua moglie Daniela Ronconi, ai compagni musicisti, scrittori, fotografi e giornalisti con la conduzione di Claudio Agostoni e l’intervento istituzionale dell’assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno.
Sulle note libere della sua voce e nel rispettoso silenzio del pubblico, Paolo Tofani ha accolto i presenti con una lettera pregna di orgoglio e poesia.
La serata si è svolta tra racconti e performance, umani e professionali. Ognuno ne ha ricordato e sottolineato un aspetto diverso: «Una voce che sa di sangue e di sudore», queste le parole di Ricky Gianco, che insieme a Patrizio Fariselli ha eseguito una sentita versione di Pugni Chiusi.
Poi è la volta di Antonio Oleari, autore del libro Demetrio Stratos. Gioia e rivoluzione di una voce, che citando lo stesso Demetrio ha invece posto l’accento sulla connessione tra arte e sperimentazione, tra progresso e regressione. Il grande merito di Demetrio Stratos è infatti legato alla scoperta tramite il ritorno alle origini, all’uso più puro e ancestrale della voce.
A supportare la testimonianza della ricerca di Stratos, nel corso della sua breve vita, c’è stata anche la fotografia, o meglio la “fotomusicologia”. A parlarcene sono stati i fotografi Silvia Lelli e Roberto Masotti. Per loro esiste un modo di fotografare che non c’entra con la ricerca dell’“attimo”, ma con il rapporto fra la musica e il gesto; e con Demetrio, Silvia Lelli, grazie anche all’intimo rapporto d’amicizia che li ha legati, è riuscita a immortalarne l’essenza, fotografando la sua bocca, per capire cosa vi succedesse all’interno durante le sue progressioni vocali. A riportarci in quell’universo magico di una dimensione musicale così scevra dai canoni e dalle convenzioni linguistiche della canzone, sono arrivati sul palco molti altri personaggi: Gaetano Liguori, ma anche Fabio Treves, Mauro Pagani ed Eugenio Finardi con il vecchio blues Hold On, perchè sì, come ricorda Finardi, a Demetrio piaceva anche il blues e il rock ‘n’ roll; poi la volta di Enrico Merlin e Valerio Scrignoli, che lo scorso febbraio hanno omaggiato Demetrio e compagni, con il loro album di cover Maledetti – Area Music, reinventando la loro musica per catturarne l’anima.
Un pomeriggio tra musica e parole, aneddoti e ricordi, con persone legate al passato, al presente e persino al futuro di quello che Stratos è per la storia della musica. Del resto “conoscere è ricordare”, come ha sottolineato il direttore di Radio Popolare: «Ricordare e riaccordare». E quale modo migliore per chiudere la prima parte di questa cerimonia commemorativa, se non quello di riaccordare gli animi e gli strumenti di tutti gli amici musicanti per una jam che ha coinvolto un pubblico sempre più numeroso nell’esecuzione di Gioia e Rivoluzione e Luglio, agosto, settembre (nero).
Tramontato il sole, il pubblico più curioso e affezionato è rimasto per la proiezione di La voce Stratos, il documentario che attraverso filmati e interviste ripercorre la carriera di Demetrio, e parallelamente approfondisce anche con l’intervento di linguisti e foniatri il percorso di una voce che, come aveva affermato John Cage, «si estende al di là di ogni senso del limite».
Demetrio Stratos ha saputo rovistrare nelle pieghe del linguaggio, dimostrandoci che la voce è uno strumento che supera la perfezione, il cui potere è infinito, nel senso che infinite sono le sue possibilità di riconnetterci con le nostre origini, riportandoci a casa, in quella dimensione ancestrale da cui tutto nasce e a cui tutto torna.
Questa consapevolezza sul contributo di Stratos alla musica e all’umanità, ribadita anche in questa occasione, farà in modo che da adesso in poi potremo darci un appuntamento proprio lì, all’angolo con via Demetrio Stratos, e ricordarci che a certi incroci della vita la storia può cambiare e diventare migliore.
Così qualche giorno fa Milano ha onorato Demetrio Stratos, il suo valore nella storia della musica, il suo talento e soprattutto la sua ricerca; e per farlo al meglio ha raccolto su un palco, nel cuore della nuova CityLife, gli amici di sempre, i colleghi e le persone che hanno avuto la fortuna di parlare del suo prezioso operato: da sua moglie Daniela Ronconi, ai compagni musicisti, scrittori, fotografi e giornalisti con la conduzione di Claudio Agostoni e l’intervento istituzionale dell’assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno.
Sulle note libere della sua voce e nel rispettoso silenzio del pubblico, Paolo Tofani ha accolto i presenti con una lettera pregna di orgoglio e poesia.
La serata si è svolta tra racconti e performance, umani e professionali. Ognuno ne ha ricordato e sottolineato un aspetto diverso: «Una voce che sa di sangue e di sudore», queste le parole di Ricky Gianco, che insieme a Patrizio Fariselli ha eseguito una sentita versione di Pugni Chiusi.
Poi è la volta di Antonio Oleari, autore del libro Demetrio Stratos. Gioia e rivoluzione di una voce, che citando lo stesso Demetrio ha invece posto l’accento sulla connessione tra arte e sperimentazione, tra progresso e regressione. Il grande merito di Demetrio Stratos è infatti legato alla scoperta tramite il ritorno alle origini, all’uso più puro e ancestrale della voce.
A supportare la testimonianza della ricerca di Stratos, nel corso della sua breve vita, c’è stata anche la fotografia, o meglio la “fotomusicologia”. A parlarcene sono stati i fotografi Silvia Lelli e Roberto Masotti. Per loro esiste un modo di fotografare che non c’entra con la ricerca dell’“attimo”, ma con il rapporto fra la musica e il gesto; e con Demetrio, Silvia Lelli, grazie anche all’intimo rapporto d’amicizia che li ha legati, è riuscita a immortalarne l’essenza, fotografando la sua bocca, per capire cosa vi succedesse all’interno durante le sue progressioni vocali. A riportarci in quell’universo magico di una dimensione musicale così scevra dai canoni e dalle convenzioni linguistiche della canzone, sono arrivati sul palco molti altri personaggi: Gaetano Liguori, ma anche Fabio Treves, Mauro Pagani ed Eugenio Finardi con il vecchio blues Hold On, perchè sì, come ricorda Finardi, a Demetrio piaceva anche il blues e il rock ‘n’ roll; poi la volta di Enrico Merlin e Valerio Scrignoli, che lo scorso febbraio hanno omaggiato Demetrio e compagni, con il loro album di cover Maledetti – Area Music, reinventando la loro musica per catturarne l’anima.
Un pomeriggio tra musica e parole, aneddoti e ricordi, con persone legate al passato, al presente e persino al futuro di quello che Stratos è per la storia della musica. Del resto “conoscere è ricordare”, come ha sottolineato il direttore di Radio Popolare: «Ricordare e riaccordare». E quale modo migliore per chiudere la prima parte di questa cerimonia commemorativa, se non quello di riaccordare gli animi e gli strumenti di tutti gli amici musicanti per una jam che ha coinvolto un pubblico sempre più numeroso nell’esecuzione di Gioia e Rivoluzione e Luglio, agosto, settembre (nero).
Tramontato il sole, il pubblico più curioso e affezionato è rimasto per la proiezione di La voce Stratos, il documentario che attraverso filmati e interviste ripercorre la carriera di Demetrio, e parallelamente approfondisce anche con l’intervento di linguisti e foniatri il percorso di una voce che, come aveva affermato John Cage, «si estende al di là di ogni senso del limite».
Demetrio Stratos ha saputo rovistrare nelle pieghe del linguaggio, dimostrandoci che la voce è uno strumento che supera la perfezione, il cui potere è infinito, nel senso che infinite sono le sue possibilità di riconnetterci con le nostre origini, riportandoci a casa, in quella dimensione ancestrale da cui tutto nasce e a cui tutto torna.
Questa consapevolezza sul contributo di Stratos alla musica e all’umanità, ribadita anche in questa occasione, farà in modo che da adesso in poi potremo darci un appuntamento proprio lì, all’angolo con via Demetrio Stratos, e ricordarci che a certi incroci della vita la storia può cambiare e diventare migliore.