Poco da dire e molto da imparare da uno così.
John Mayall è già storia e si sa per gli anni ’60, per i suoi Bluesbreakers, perché aveva chiamato nella sua band chitarristi del calibro di Eric Clapton, Peter Green, Mick Taylor… Era il blues che ritornava, per poi imboccare nuove strade non rinnegando mai le proprie origini.
Il Leone di Manchester, però, adesso non è solo il rappresentante del british blues che c’era. Il blues c’è e ci sarà sempre anche perché il “giovane” John Mayall con i suoi quasi 82 anni rimane un validissimo esempio di un’attitudine immutata, ma soprattutto di una vitalità innata.
Ieri sera il bluesman è salito sul palco dell’Alcatraz di Milano con un entusiasmo invidiabile. Accompagnato da Rocky Athas alla chitarra, Greg Rzab al basso e Jay Davenport alla batteria, Mayall ha donato due ore della sua esperienza a un pubblico in visibilio. Voce esperta, chitarra giocosa, tastiera smaliziata, armonica trascinante: tutto è racchiuso in un unico ed umile artista.
La serata viene aperta dai The Cyborgs e l’atmosfera si fa già blues tra chitarra elettrica e slide guitar. Poi, come già detto, è arrivato il momento del Leone di Manchester. Tra i pezzi proposti in scaletta anche Early in the Mornin’ di Louis Jordan, Help Me di Sonny Boy Williamson II ma anche Mother in Law Blues, pezzo inedito che apre l’ultimo album di Mayall, Find A Way To Care, pubblicato a inizio settembre.
Al bluesman basta un riff di armonica per coinvolgere il pubblico che in maniera del tutto naturale inizia a seguire il tempo con le mani.
Alla fine la storia, quella già conosciuta prima del concerto, viene amabilmente spazzata via da un presente che nota dopo nota diventa sempre più leggendario.
Potere del blues.
Potere di John Mayall.
John Mayall è già storia e si sa per gli anni ’60, per i suoi Bluesbreakers, perché aveva chiamato nella sua band chitarristi del calibro di Eric Clapton, Peter Green, Mick Taylor… Era il blues che ritornava, per poi imboccare nuove strade non rinnegando mai le proprie origini.
Il Leone di Manchester, però, adesso non è solo il rappresentante del british blues che c’era. Il blues c’è e ci sarà sempre anche perché il “giovane” John Mayall con i suoi quasi 82 anni rimane un validissimo esempio di un’attitudine immutata, ma soprattutto di una vitalità innata.
Ieri sera il bluesman è salito sul palco dell’Alcatraz di Milano con un entusiasmo invidiabile. Accompagnato da Rocky Athas alla chitarra, Greg Rzab al basso e Jay Davenport alla batteria, Mayall ha donato due ore della sua esperienza a un pubblico in visibilio. Voce esperta, chitarra giocosa, tastiera smaliziata, armonica trascinante: tutto è racchiuso in un unico ed umile artista.
La serata viene aperta dai The Cyborgs e l’atmosfera si fa già blues tra chitarra elettrica e slide guitar. Poi, come già detto, è arrivato il momento del Leone di Manchester. Tra i pezzi proposti in scaletta anche Early in the Mornin’ di Louis Jordan, Help Me di Sonny Boy Williamson II ma anche Mother in Law Blues, pezzo inedito che apre l’ultimo album di Mayall, Find A Way To Care, pubblicato a inizio settembre.
Al bluesman basta un riff di armonica per coinvolgere il pubblico che in maniera del tutto naturale inizia a seguire il tempo con le mani.
Alla fine la storia, quella già conosciuta prima del concerto, viene amabilmente spazzata via da un presente che nota dopo nota diventa sempre più leggendario.
Potere del blues.
Potere di John Mayall.