Dove siamo finiti? Non è più la campagna inglese, questa. È una landa grigia e desolata, sfigurata da venti affilati come lame. Il cielo è talmente basso da far spavento. C’è di che tapparsi le orecchie: una chitarra elettrica gracchia note, una macchina batte un tempo meccanico, rumori di sottofondo e riverberi sembrano echi di un paesaggio remoto. È una visione d’acciaio e nebbia, splendida e disturbante. «Sono venuti a prendermi», ripete il cantante mentre una chitarra disegna scarabocchi indecifrabili su quel cielo basso e grigio. Dissolvenza.
L’ultima cartolina che Lou Reed ci ha spedito proviene da Solsbury Hill. Tre anni fa Peter Gabriel aveva preso una ballata dell’americano intitolata The Power Of The Heart e l’aveva inclusa nel suo disco di cover Scratch My Back. Reed ha restituito il favore rifacendo – cioè radendo al suolo e ricostruendo – il primo singolo pubblicato dall’inglese dopo la fine dei Genesis. L’ha fatto a modo suo, con la sua proverbiale flemma iconoclasta e lo spirito meravigliosamente approssimativo col quale ha riletto coi Metallica la Lulu di Frank Wedekind. La registrazione risale a tre anni fa, quando uscì su un singolo digitale, ed è stata appena pubblicata all’interno di And I’ll Scratch Yours. In un certo senso, è il suo ultimo dispaccio sonoro.
Ho riascoltato l’originale. Peter Gabriel canta come chi è sul punto di partire per un viaggio imprevedibile. È la voce di una persona che guarda avanti. Oppure in alto, perché non sarà evidente, ma la canzone ha una connotazione spirituale. È ottimista in modo non scontato, ma nondimeno contagioso. Sotto il cielo plumbeo dipinto dalla chitarra di Lou Reed, Solsbury Hill diventa il canto di un uomo a cui non è rimasta alcuna opzione. Eppure sembra imperturbabile: ne ha viste di tutti i colori, affronterà anche questa. Mi sembra persino di sentirlo sbadigliare.
«My heart was going boom boom boom», cantava Peter Gabriel, e quasi lo sentivi il rumore della vita che gli pulsava in petto. Percepivi il senso di anticipazione, vivevi l’eccitazione mentre la chitarra acustica saltellava su uno strano metro. «My heart was going boom boom boom», canta pure Lou Reed e il suo eloquio freddo lo fa sembrare la confessione di un uomo che ha accettato il suo destino. Gabriel saliva sulla collina di Solsbury Hill per ritrovare se stesso. Guardava le luci di Bath, giù di sotto, e si metteva alle spalle il passato. Lou Reed è salito su quella collina per fare i conti con la morte.