24/06/2015

Marcio Faraco

Sulle orme della musica brasiliana con il cantautore carioca
A zonzo per il Brasile, sulle orme di una cultura musicale dalle tante sfaccettature. Un po’ come quando Márcio Faraco era solo un bambino e seguiva il padre in lungo e in largo per il Paese nei suoi frequenti trasferimenti lavorativi. Sembra quasi un diario il tragitto musicale disegnato dal cantor carioca il 17 giugno al Blue Note di Milano; racconto sottaciuto che documenta i tanti contatti musicali avuti durante questi spostamenti, svelando così anche le origini delle sue canzoni.
In questo viaggio si incontrano gli stili principali della storia musicale brasiliana e latina: il choro e il samba, la bossa nova, il fado portoghese e le influenze africane. Faraco ha poi appreso e rielaborato la lezione dei grandi cantautori come João Gilberto, Caetano Veloso o il suo amico Chico Buarque, conosciuto in Francia.
 
Si sente il sapore della saudade in Fortuna, canzone che racconta ironicamente della buona sorte alla quale va incontro chi sceglie la vita del musicista, e si avverte pure la sensazione unica di malinconica felicità tutta brasiliana in Ciranda, brano inciso con Buarque nel 2000 e che gli ha permesso di farsi conoscere in Europa, ma c’è anche tanta allegria genuina nella vivacissima São Sebastião, pezzo dal forte carattere caraibico.
I ritmi travolgenti sono, scontato dirlo, una componente fondamentale dell’esibizione, e un altro protagonista della serata è il percussionista e rumorista Julio Gonçalves, che aggiunge alla tavolozza tonalità di colore indispensabili.
Non manca poi un omaggio al cantautorato francese e al Paese dove Faraco vive da ormai più di vent’anni, anche perché fa notare abbozzando un piccolo giro di accordi: “Sentite? La musica francese è uguale alla nostra, in fondo!”. E da lì invita il pubblico a fischiettare insieme a lui un temino vispo e attacca con À Quoi Ça Sert L’Amour di Édith Piaf.
 
Faraco regala anche qualche virtuosismo quando imbraccia la viola brasileira, chitarra acustica a dieci corde tipica della zona centrale dello Stato, o quando torna per il bis e, abbandonato per un po’ dal resto della band che si attarda nel backstage, esegue da solo una incalzante Adrenalina, salutato ancora una volta con grande affetto.
 

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