Seconda tappa milanese del tour di Max Gazzè, che lo sta portando, con grandi soddisfazioni, in giro per tanti club italiani. In un Alcatraz completamente sold out per la seconda volta consecutiva, lo show comincia subito, mostrando due ingredienti fondamentali: i grandi effetti di luci e gli schermi dietro al palco con animazioni davvero interessanti, e gli arrangiamenti decisamente più elettronici. Ciò vale naturalmente per l’apertura con Mille volte ancora, tratta dall’ultimo album (Maximilian), con toni di synth anni ’80, ma le medesime atmosfere vengono proposte in brani più vecchi come Megabytes. Gazzè, in grande forma, comincia lo show su una pedana in fondo al palco, guidando coi suoi movimenti le animazioni sullo sfondo, per poi portarsi in primo piano, afferrando finalmente il suo basso (ne cambierà diversi durante la serata).
Anche la band appare in ottima forma con l’immancabile Giorgio Baldi alla chitarra (da 20 anni insieme a Max), la precisissima batteria di Cristiano Micalizzi, i synth e il piano di Clemente Ferrari che dominano la scena e le incursioni dei fiati e della chitarra di Dedo. Lo show prosegue con una sorta di parentesi sanremese, forse in onore della seconda serata che si sta tenendo proprio negli stessi istanti, ma che quest’anno è orfana di Gazzè. Seguono infatti I tuoi maledettissimi impegni (2013), Il timido ubriaco (2000) e Il solito sesso (2008), sempre accompagnate da animazioni sui maxischermi. Non possono mancare altri grandi classici, come La Favola di Adamo ed Eva che infiamma il pubblico (forse troppo presto in scaletta?), o la romantica storia de L’Uomo più furbo, o ancora Cara Valentina che nel celebre finale (“per esempio non è vero, che poi mi dilungo spesso, su un solo argomento…”) coinvolge tutto il pubblico.
Le chicche vere e proprie sono la cavalcata di Su un ciliegio esterno, la favorita dei fan (Raduni ovali) e i momenti di cantautorato romantico di Edera e Mentre dormi, così come l’inevitabile riferimento alla recente collaborazione con “gli amichetti” Silvestri e Fabi (L’amore non esiste). Anche i brani di Maximilian risultano molto efficaci dal vivo, sia quando si tratta delle atmosfere acustiche e più intime di Nulla e Sul fiume (“chiudete gli occhi, senza addormentarvi” scherza Gazzè), sia nelle marcette tipiche di Ti sembra normale o La vita com’è.
Dopo una breve pausa, accompagnata da un fantastico video tributo agli eventi del 1996, comincia una piccola celebrazione del primo album, Contro un’onda del mare, che a gennaio ha compiuto vent’anni esatti. Il terzetto di canzoni (Il bagliore dato a questo sole, Sirio è sparita, L’eremita) si distingue in maniera netta dal resto dello show, specie per le atmosfere e gli arrangiamenti: “In Mi minore come non ci fosse un domani…” dice sempre Max. “E quel Mi si trasformò in un La, più fresco e ventilato, più estivo…” prosegue Gazzè, introducendo chiaramente Vento d’estate, in una sorta di racconto cronologico dei suoi esordi e preludendo così al finale affidato a Sotto casa (con tanto di introduzione di organo da chiesa e caratterizzato dalla presenza di un prelato in abito purpureo) e all’immancabile Una musica può fare.
Dopo un grande concerto in cui ha ripercorso interamente i suoi vent’anni di carriera, Max è in vena di sorprese e torna ancora per eseguire Comunque vada, proprio quando il pubblico sta per lasciare la sala.
E a proposito: comunque vada, fin qui ha regalato alcuni dei momenti migliori della musica italiana recente e sta vivendo un nuovo periodo d’oro.
Anche la band appare in ottima forma con l’immancabile Giorgio Baldi alla chitarra (da 20 anni insieme a Max), la precisissima batteria di Cristiano Micalizzi, i synth e il piano di Clemente Ferrari che dominano la scena e le incursioni dei fiati e della chitarra di Dedo. Lo show prosegue con una sorta di parentesi sanremese, forse in onore della seconda serata che si sta tenendo proprio negli stessi istanti, ma che quest’anno è orfana di Gazzè. Seguono infatti I tuoi maledettissimi impegni (2013), Il timido ubriaco (2000) e Il solito sesso (2008), sempre accompagnate da animazioni sui maxischermi. Non possono mancare altri grandi classici, come La Favola di Adamo ed Eva che infiamma il pubblico (forse troppo presto in scaletta?), o la romantica storia de L’Uomo più furbo, o ancora Cara Valentina che nel celebre finale (“per esempio non è vero, che poi mi dilungo spesso, su un solo argomento…”) coinvolge tutto il pubblico.
Le chicche vere e proprie sono la cavalcata di Su un ciliegio esterno, la favorita dei fan (Raduni ovali) e i momenti di cantautorato romantico di Edera e Mentre dormi, così come l’inevitabile riferimento alla recente collaborazione con “gli amichetti” Silvestri e Fabi (L’amore non esiste). Anche i brani di Maximilian risultano molto efficaci dal vivo, sia quando si tratta delle atmosfere acustiche e più intime di Nulla e Sul fiume (“chiudete gli occhi, senza addormentarvi” scherza Gazzè), sia nelle marcette tipiche di Ti sembra normale o La vita com’è.
Dopo una breve pausa, accompagnata da un fantastico video tributo agli eventi del 1996, comincia una piccola celebrazione del primo album, Contro un’onda del mare, che a gennaio ha compiuto vent’anni esatti. Il terzetto di canzoni (Il bagliore dato a questo sole, Sirio è sparita, L’eremita) si distingue in maniera netta dal resto dello show, specie per le atmosfere e gli arrangiamenti: “In Mi minore come non ci fosse un domani…” dice sempre Max. “E quel Mi si trasformò in un La, più fresco e ventilato, più estivo…” prosegue Gazzè, introducendo chiaramente Vento d’estate, in una sorta di racconto cronologico dei suoi esordi e preludendo così al finale affidato a Sotto casa (con tanto di introduzione di organo da chiesa e caratterizzato dalla presenza di un prelato in abito purpureo) e all’immancabile Una musica può fare.
Dopo un grande concerto in cui ha ripercorso interamente i suoi vent’anni di carriera, Max è in vena di sorprese e torna ancora per eseguire Comunque vada, proprio quando il pubblico sta per lasciare la sala.
E a proposito: comunque vada, fin qui ha regalato alcuni dei momenti migliori della musica italiana recente e sta vivendo un nuovo periodo d’oro.
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