12/03/2020

Ozzy Osbourne

Vecchie e nuove suggestioni e tanti ospiti nel ritorno da solista (e “da uomo ordinario”?) per Ozzy Osbourne
Nessuno accosterebbe la definizione di “uomo ordinario” ad Ozzy Osbourne. Forse solo Ozzy Osbourne stesso per descriversi con immancabile autoironia.
 
Ordinary Man è il ritorno da solista del già frontman dei Black Sabbath, a quasi dieci anni di distanza da Scream, ed è anche il suo primo lavoro in assoluto da quando si è riunito con Tony Iommi e Geezer Butler per l’ultimo album a nome Black Sabbath, 13, pubblicato nel 2013, cioè quattro anni prima del The End Tour, ultima celebrazione per il gruppo che ha poi salutato i suoi fan nella tappa conclusiva in Inghilterra, nella natia Birmingham, il 4 febbraio 2017.
Con le ballad che avevano anticipato questo suo nuovo lavoro, Ozzy ci aveva fatto comprendere che non si sarebbe risparmiato nel raccontare la morte esorcizzandola, sia in Under The Graveyard che in Ordinary Man. E proprio la title track sembra perfetta per l’ospite prestigioso al piano e alla voce, l’amico Elton John, mentre il solo di chitarra è di Slash. Non mancano i tipici pezzi hard rock/heavy metal e nel tipico stile come Straight To Hell in apertura o Eat Me in un lavoro registrato in tempi rapidi, secondo quanto dichiarato dallo stesso Osbourne, e in compagnia di tanti amici (a parte il grande assente Zakk Wylde). La band di Ordinary Man è infatti composta da: Andrew Watt alla chitarra, Duff McKagan (Guns N’ Roses) al basso e Chad Smith (Red Hot Chili Peppers) alla batteria. Tra i vari ospiti, oltre a quelli già citati, ci sono anche Tom Morello dei Rage Against The Machine ed è senz’altro da segnalare direttamente dal mondo hip hop/rap Post Malone in It’s A Raid e Take What You Want: sembra quasi che i due artisti si siano divisi i compiti nei due brani, ma è il primo e più “osbourniano” a colpire maggiormente, se non altro per l’eloquenza del “Fuck You All” nel testo e soprattutto nel finale, mentre il secondo rimane un esperimento apparentemente distante dal suo mondo per uno come l’ex Black Sabbath, a cominciare dall’autotune per finire con i momenti affidati agli ospiti (in quest’ultimo infatti è presente anche Travis Scott).
 
“C’è una frase in Ordinary Man in cui canto ‘non voglio morire come un uomo ordinario’ e non penso che lo farò” dice Ozzy ridendo, per presentare il suo nuovo album. E allora forse è diventato un uomo ordinario per i tanti anni trascorsi tra eccessi di ogni tipo e perché ha dovuto ridimensionare la sua vita, dopo essere stato costretto ad annullare le esibizioni dal vivo a causa delle sue condizioni di salute.
Ma un personaggio del genere è e sarà ordinario sempre e soltanto a modo suo.
Sempre ammesso che ordinario lo sia diventato davvero, perché sarebbe difficile da credere.
 

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