Straordinaria mostra fotografica di Richard Avedon a Palazzo Reale
Dai Beatles a John Ford: Relationships
Relationships.
Relazioni.
Sophia Loren adagiata sulla sua chioma, senza trucco.
La benda nera di John Ford.
Il duca di Windsor con la faccia da Buster Keaton.
Marilyn mesta, distante.
Isaiah Berlin: tutto il potere nella bocca.
La scarpa Perugia: tutto il potere nel passo.
Malcolm X sfumato, identità senza identità.
Enrica, quarant’anni di differenza, stringe la mano del suo Antonioni.
Il riccio impertinente di Merce Cunningham.
Secoli di oppressione negli occhi di William Casby.
Allen Ginsberg e Peter Orlowsky, nudi e vestiti d’amore e di luce.
Bob Dylan con i jeans sporchi a ventidue anni, altri erano i Nobel allora.
Lo sguardo insolente di John; Paul e il suo sogno; George pungente come un riff; il mare negli occhi di Ringo.
La mostra di Richard Avedon a Milano a Palazzo Reale non è solo una passerella di divi del Novecento, è la colonna visiva di un’epoca piena di suono, movimento, colore. Una promenade tra luci soffuse che mettono al centro la fotografia come mano tesa: autore, ritratto, osservatori. Relazioni, per l’appunto.
Relationships è un’esperienza potente, un viaggio nella storia di un secolo tra cultura alta e popolare, personalità del sapere, divi dello spettacolo, prezzemoline della moda e persone comuni tolte e rimesse nel loro contesto, da un imberbe Kareem Abdul-Jabbar a Harlem alla impacciata famiglia di Allen Ginsberg vestita a festa.
La straordinaria forza dei ritratti di Avedon – uno su tutti Marella Agnelli: autentica opera d’arte nonchè favorita dell’autore – non è compromessa da testi e didascalie, che agevolano la comprensione del tipo di approccio alla foto: lo sfondo “seamless”, senza soluzione di continuità, per incentrare l’opera sulla personalità, il contesto neutro che a volte spaventava (“Sia gentile con me”, gli chiese Kissinger prima dello scatto), l’annulamento della modella per far parlare il vestito, la ricerca di empatia con il fotografato.
“Chi viene da me a farsi fotografare si comporta come se fosse da un terapeuta o da un indovino: cerca di scoprire se stesso”. Un secolo di relazioni nella scoperta di uno scatto.
Fino al 29 gennaio 2023.