(Foto: La Tenda Rossa)
Ricordare il suo impegno da medico come volontario presso l’ambulatorio Opera San Francesco per i poveri attraverso la sua musica è stato uno dei leitmotiv di giovedì scorso, 11 ottobre, presso la Chiesa dei Frati Cappuccini di Milano. I brani di Enzo Jannacci sono stati suonati e reinterpretati dal figlio Paolo e dalla sua jazz band in un luogo insolito per un evento dal titolo In Concerto con Enzo. Paolo Jannacci ha alternato i momenti musicali a istanti in cui ha spiegato con garbo e ironia cosa ha rappresentato suo padre, col quale ha condiviso anche il palco e lo studio di registrazione per tanti anni fino alla sua morte.
Ci sono brani che, “non si sa perché, fanno ridere, nonostante trattino di un omicidio in famiglia” come L’Armando, poi ci sono canzoni più malinconiche come Io e te o un pezzo come Musical, suonato solo una volta dal vivo da Enzo su insistenza del figlio, anche se “quella tipica canzone jannacciana” pare non fosse stata apprezzata in quell’unica occasione (non in questa). Opera San Francesco, recita il comunicato di presentazione di In Concerto con Enzo, “ogni anno accoglie oltre 26 mila persone offrendo loro ogni giorno più di 2.400 pasti nelle sue Mense di Corso Concordia e Piazzale Velasquez a Milano, erogando 242 docce, barbe e pediluvi al Servizio Docce, e consentendo 148 visite mediche al Poliambulatorio”. Enzo Jannacci, smessi i panni del medico, descriveva con la sua musica i più bisognosi, i poveri, gli emarginati, “mettendo in luce il pregiudizio che contraddistingue non solo una città come Milano, ma anche la società sempre più difficile in cui viviamo”, spiega Paolo verso la conclusione, quando intona El purtava i scarp del tennis: a domanda precisa su quale canzone lo rappresentasse di più, fatta dal figlio al padre, Enzo aveva risposto proprio citando quest’ultimo brano. Il ricordo di amici/personaggi importanti per la famiglia passa attraverso Com’è difficile di Luigi Tenco e Parigi di Paolo Conte, mentre all’inizio è la volta di Ma mi e di un brano “intraducibile” come Ti te se no.
Paolo Jannacci scherza molto coi suoi musicisti, Stefano Bagnoli alla batteria, Marco Ricci al basso e Daniele Moretto alla tromba, tutt’e tre già collaboratori del padre, e nel corso della serata esegue a modo suo altri grandi classici come Faceva il palo, Vincenzina e la fabbrica e Vengo anch’io? No, tu no! senza perdere comunque mai di vista l’attenzione sul lavoro che Opera San Francesco svolge per i meno fortunati… e che idealmente continua a svolgere ancora con la presenza vigile e costante del grande Enzo.
Ricordare il suo impegno da medico come volontario presso l’ambulatorio Opera San Francesco per i poveri attraverso la sua musica è stato uno dei leitmotiv di giovedì scorso, 11 ottobre, presso la Chiesa dei Frati Cappuccini di Milano. I brani di Enzo Jannacci sono stati suonati e reinterpretati dal figlio Paolo e dalla sua jazz band in un luogo insolito per un evento dal titolo In Concerto con Enzo. Paolo Jannacci ha alternato i momenti musicali a istanti in cui ha spiegato con garbo e ironia cosa ha rappresentato suo padre, col quale ha condiviso anche il palco e lo studio di registrazione per tanti anni fino alla sua morte.
Ci sono brani che, “non si sa perché, fanno ridere, nonostante trattino di un omicidio in famiglia” come L’Armando, poi ci sono canzoni più malinconiche come Io e te o un pezzo come Musical, suonato solo una volta dal vivo da Enzo su insistenza del figlio, anche se “quella tipica canzone jannacciana” pare non fosse stata apprezzata in quell’unica occasione (non in questa). Opera San Francesco, recita il comunicato di presentazione di In Concerto con Enzo, “ogni anno accoglie oltre 26 mila persone offrendo loro ogni giorno più di 2.400 pasti nelle sue Mense di Corso Concordia e Piazzale Velasquez a Milano, erogando 242 docce, barbe e pediluvi al Servizio Docce, e consentendo 148 visite mediche al Poliambulatorio”. Enzo Jannacci, smessi i panni del medico, descriveva con la sua musica i più bisognosi, i poveri, gli emarginati, “mettendo in luce il pregiudizio che contraddistingue non solo una città come Milano, ma anche la società sempre più difficile in cui viviamo”, spiega Paolo verso la conclusione, quando intona El purtava i scarp del tennis: a domanda precisa su quale canzone lo rappresentasse di più, fatta dal figlio al padre, Enzo aveva risposto proprio citando quest’ultimo brano. Il ricordo di amici/personaggi importanti per la famiglia passa attraverso Com’è difficile di Luigi Tenco e Parigi di Paolo Conte, mentre all’inizio è la volta di Ma mi e di un brano “intraducibile” come Ti te se no.
Paolo Jannacci scherza molto coi suoi musicisti, Stefano Bagnoli alla batteria, Marco Ricci al basso e Daniele Moretto alla tromba, tutt’e tre già collaboratori del padre, e nel corso della serata esegue a modo suo altri grandi classici come Faceva il palo, Vincenzina e la fabbrica e Vengo anch’io? No, tu no! senza perdere comunque mai di vista l’attenzione sul lavoro che Opera San Francesco svolge per i meno fortunati… e che idealmente continua a svolgere ancora con la presenza vigile e costante del grande Enzo.