Maggio 1968. Jimi Hendrix arriva nel nostro Paese. Quattro giorni e tre città per ammirare il più grande chitarrista rock di tutti i tempi per i suoi unici concerti in Italia della sua breve carriera. Di questo si occupano nel loro nuovo libro Hendrix ’68 The Italian Experience il giornalista e storico del rock Enzo Gentile e il collezionista hendrixiano, nonché fondatore e curatore di Jimihendrixitalia.blogspot e presidente dell’omonima associazione, Roberto Crema.
Il libro contiene una ricostruzione minuziosa del contesto sociale, culturale e politico italiano nel quale sarebbe piombato Hendrix e ovviamente descrive poi i live del chitarrista e le giornate nel nostro Paese iniziate da quando è atterrato all’aeroporto di Malpensa il 23 maggio 1968, giorno in cui sono in programma due set, uno pomeridiano e uno serale, al Piper. Appena arrivato alle 10 circa del mattino, subentrano già i primi imprevisti e non solo per le due ore di ritardo del suo volo: la strumentazione rimane infatti bloccata in aeroporto per dei “controlli” e lo spettacolo del pomeriggio salterà quasi sicuramente; vista la situazione, Hendrix decide di raggiungere il suo albergo per riposarsi, in attesa del concerto serale.
Il pubblico presente al Piper per il set pomeridiano non vuole nemmeno sentir parlare di rimborso e soprattutto non ne vuole nemmeno sapere di lasciare il locale per far posto agli spettatori che avrebbero dovuto assistere al live della sera. Per questo motivo allora la capienza, circa 400 posti, viene quasi raddoppiata e si cerca di far entrare tutti, cosa che non potrà avvenire perché qualcuno sarà costretto a rimanere fuori indipendentemente dal biglietto acquistato o meno per lo spettacolo serale.
Hendrix nel frattempo viene svegliato e costretto e a raggiungere il locale per calmare in qualche modo il pubblico sempre più numeroso e che alla fine avrebbe assistito a un unico concerto a partire dalle 22.30 circa. Tanti altri particolari in più di quella giornata sono ovviamente presenti all’interno del libro.
Le altre date sarebbero state quelle del 24 e del 25 maggio al Teatro Brancaccio di Roma per quattro concerti in totale, e del 26 maggio al Palasport di Bologna.
Non ci sono testimonianze audio e video ufficiali di quegli eventi, ma per ricordare quei giorni è stato prodotto tanto materiale fotografico e molta stampa si sarebbe occupata di Jimi Hendrix, sottolineando più però l’eccentricità del personaggio e badando poco o per niente alla sua musica. All’interno del libro sono comunque raccolte anche tante testimonianze, cominciando da quelle di chi ha organizzato quei concerti, e cioè Massimo Bernardi ed Oscar Porri, e proseguendo con quelle di altri personaggi noti che hanno assistito a quei live come Fabio Treves, Maurizio Vandelli, Dodi Battaglia e come Renzo Arbore, primo a trasmettere un brano di Jimi Hendrix nel suo programma radio Per voi giovani, e Carlo Verdone, peraltro autore della prefazione.
Ma al di là dei ricordi personali di ognuno, l’immagine fissa nei cuori di tutti coloro che avevano partecipato a quei concerti rimane quella di aver visto dal vivo il più grande chitarrista rock di tutti i tempi. E non è mai inutile o superfluo sottolinearlo.
Il libro contiene una ricostruzione minuziosa del contesto sociale, culturale e politico italiano nel quale sarebbe piombato Hendrix e ovviamente descrive poi i live del chitarrista e le giornate nel nostro Paese iniziate da quando è atterrato all’aeroporto di Malpensa il 23 maggio 1968, giorno in cui sono in programma due set, uno pomeridiano e uno serale, al Piper. Appena arrivato alle 10 circa del mattino, subentrano già i primi imprevisti e non solo per le due ore di ritardo del suo volo: la strumentazione rimane infatti bloccata in aeroporto per dei “controlli” e lo spettacolo del pomeriggio salterà quasi sicuramente; vista la situazione, Hendrix decide di raggiungere il suo albergo per riposarsi, in attesa del concerto serale.
Il pubblico presente al Piper per il set pomeridiano non vuole nemmeno sentir parlare di rimborso e soprattutto non ne vuole nemmeno sapere di lasciare il locale per far posto agli spettatori che avrebbero dovuto assistere al live della sera. Per questo motivo allora la capienza, circa 400 posti, viene quasi raddoppiata e si cerca di far entrare tutti, cosa che non potrà avvenire perché qualcuno sarà costretto a rimanere fuori indipendentemente dal biglietto acquistato o meno per lo spettacolo serale.
Hendrix nel frattempo viene svegliato e costretto e a raggiungere il locale per calmare in qualche modo il pubblico sempre più numeroso e che alla fine avrebbe assistito a un unico concerto a partire dalle 22.30 circa. Tanti altri particolari in più di quella giornata sono ovviamente presenti all’interno del libro.
Le altre date sarebbero state quelle del 24 e del 25 maggio al Teatro Brancaccio di Roma per quattro concerti in totale, e del 26 maggio al Palasport di Bologna.
Non ci sono testimonianze audio e video ufficiali di quegli eventi, ma per ricordare quei giorni è stato prodotto tanto materiale fotografico e molta stampa si sarebbe occupata di Jimi Hendrix, sottolineando più però l’eccentricità del personaggio e badando poco o per niente alla sua musica. All’interno del libro sono comunque raccolte anche tante testimonianze, cominciando da quelle di chi ha organizzato quei concerti, e cioè Massimo Bernardi ed Oscar Porri, e proseguendo con quelle di altri personaggi noti che hanno assistito a quei live come Fabio Treves, Maurizio Vandelli, Dodi Battaglia e come Renzo Arbore, primo a trasmettere un brano di Jimi Hendrix nel suo programma radio Per voi giovani, e Carlo Verdone, peraltro autore della prefazione.
Ma al di là dei ricordi personali di ognuno, l’immagine fissa nei cuori di tutti coloro che avevano partecipato a quei concerti rimane quella di aver visto dal vivo il più grande chitarrista rock di tutti i tempi. E non è mai inutile o superfluo sottolinearlo.