La prossima settimana annunceranno novità (o almeno così hanno detto a fine intervista), ma intanto sono tornati in Italia per una serie di date. Ieri infatti hanno aperto il concerto degli Incubus all’Assago Summer Arena di Assago (Milano). Stasera, 4 giugno, saranno di scena all’Anfiteatro delle Cascine di Firenze, il 6 suoneranno al Rock Planet di Pinarella di Cervia (Ravenna) e infine il 9 giugno si esibiranno all’Hydrogen Festival di Piazzola sul Brenta (Padova) come opening act dei OneRepublic.
Li abbiamo raggiunti tra una data e l’altra e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro. Perché la loro è una storia di rock impegnato.
Si fanno chiamare infatti The Last Internationale… come la Prima Internazionale (Associazione Internazionale dei Lavoratori)? “Sì, è la stessa cosa, la stessa battaglia, gli stessi principi che c’erano là…” dice il chitarrista Edgey. Di fianco a lui c’è la sorridente Delila Paz, che nella band canta e suona il basso. Sono loro due l’anima del progetto. Loro, in particolare, a distanza di sei anni da quando hanno iniziato a suonare in quel di New York, sono arrivati a pubblicare a novembre del 2014 l’album d’esordio We Will Reign. Brendan Benson dei Raconteurs e Brendan O’Brien (Bruce Springsteen, Pearl Jam, Neil Young) hanno curato la produzione artistica del disco, poi Brad Wilk, ex batterista dei Rage Against The Machine, ha fornito il suo contributo sia in studio che dal vivo per un po’ di tempo, mentre a Tom Morello (ex chitarrista di Rage Against The Machine e Audioslave) è stata affidata la produzione esecutiva.
E a tal proposito è ancora Edgey che prende la parola: “Tom è stato un supervisore formidabile durante la registrazione dell’album, una vera guida. E uno dei consigli più importanti che ci ha dato, che se vuoi è anche banale, è stato di essere molto rock ‘n’ roll… quella fottuta roba rock ‘n’ roll!”. A questo punto Delila spiega che loro sono molto legati anche alla musica americana tradizionale o comunque a tanta musica nata prima del rock ‘n’ roll: “Amiamo molto il folk, il blues e anche il primo country. Fanno parte del nostro bagaglio culturale e fanno parte della nostra umanità”. Forse allora, proprio per questo motivo, l’elettronica è assente nelle sonorità della band: “Facciamo ciò che ci viene più naturale. Per noi il rock è un po’ basso, batteria, chitarre… – dichiara infatti ancora Delila. – Non abbiamo regole. Il nostro modo di fare musica è quello. Se suona bene, suona bene”. E allora magari avrete pensato anche di utilizzare strumenti americani tradizionali tipo il washboard o no? “(Edgey ridendo, ndr) No, quello no, però abbiamo fatto una canzone dove dovevamo battere un tamburo sul muro! Vale per il tuo ragionamento?”
Si diceva “rock impegnato” e a questo punto non si può non chiedere ai due: il vostro pubblico recepisce i messaggi di consapevolezza politica o di protesta contenuti nei vostri brani? “Sì – risponde orgogliosamente Delila. – Ci sono dei casi in cui ci seguono in questo senso. Per esempio di recente nel Regno Unito qualcuno stava indossando la nostra maglietta durante una protesta dei lavoratori e ascoltava a ripetizione i nostri pezzi per caricarsi”.
Siamo quasi in conclusione: nuovi progetti? State continuando a lavorare con Tom Morello? “Sì sì, stiamo scrivendo alcune canzoni insieme. – afferma Edgey. – Dovremmo annunciare qualcosa la prossima settimana! Tre giorni fa abbiamo suonato insieme a Tom per una serata di beneficenza. Era uno spettacolo acustico e c’era pure Tim Armstrong (Rancid) e altri artisti. Abbiamo fatto Kick Out The Jams degli MC5 in versione acustica! Non ci potevo credere! Che figata!
Poi comunque scriviamo sempre pezzi nuovi e intanto proponiamo già qualcosa di inedito dal vivo. E insomma: presto usciremo con cose nuove. Non abbiamo un piano, facciamo e basta. Abbiamo troppi progetti!”.
L’anno scorso il gruppo ha aperto anche alcuni concerti di Robert Plant. “Troppo figo…” – è la risposta di una Delila quasi in estasi, quando le viene ricordato questo particolare momento che ha vissuto. – Lui un grande, i suoi musicisti grandi e abbiamo imparato tanto.
Robert racconta un sacco di storie, fa battute. Un gran personaggio…”
E chissà se Delila ed Edgey potranno affermare lo stesso di Roger (Daltrey) e Pete (Townshend), dal momento che verso fine mese apriranno alcuni concerti in Europa degli Who.
Intanto continuiamo a tenerli d’occhio…
Li abbiamo raggiunti tra una data e l’altra e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro. Perché la loro è una storia di rock impegnato.
Si fanno chiamare infatti The Last Internationale… come la Prima Internazionale (Associazione Internazionale dei Lavoratori)? “Sì, è la stessa cosa, la stessa battaglia, gli stessi principi che c’erano là…” dice il chitarrista Edgey. Di fianco a lui c’è la sorridente Delila Paz, che nella band canta e suona il basso. Sono loro due l’anima del progetto. Loro, in particolare, a distanza di sei anni da quando hanno iniziato a suonare in quel di New York, sono arrivati a pubblicare a novembre del 2014 l’album d’esordio We Will Reign. Brendan Benson dei Raconteurs e Brendan O’Brien (Bruce Springsteen, Pearl Jam, Neil Young) hanno curato la produzione artistica del disco, poi Brad Wilk, ex batterista dei Rage Against The Machine, ha fornito il suo contributo sia in studio che dal vivo per un po’ di tempo, mentre a Tom Morello (ex chitarrista di Rage Against The Machine e Audioslave) è stata affidata la produzione esecutiva.
E a tal proposito è ancora Edgey che prende la parola: “Tom è stato un supervisore formidabile durante la registrazione dell’album, una vera guida. E uno dei consigli più importanti che ci ha dato, che se vuoi è anche banale, è stato di essere molto rock ‘n’ roll… quella fottuta roba rock ‘n’ roll!”. A questo punto Delila spiega che loro sono molto legati anche alla musica americana tradizionale o comunque a tanta musica nata prima del rock ‘n’ roll: “Amiamo molto il folk, il blues e anche il primo country. Fanno parte del nostro bagaglio culturale e fanno parte della nostra umanità”. Forse allora, proprio per questo motivo, l’elettronica è assente nelle sonorità della band: “Facciamo ciò che ci viene più naturale. Per noi il rock è un po’ basso, batteria, chitarre… – dichiara infatti ancora Delila. – Non abbiamo regole. Il nostro modo di fare musica è quello. Se suona bene, suona bene”. E allora magari avrete pensato anche di utilizzare strumenti americani tradizionali tipo il washboard o no? “(Edgey ridendo, ndr) No, quello no, però abbiamo fatto una canzone dove dovevamo battere un tamburo sul muro! Vale per il tuo ragionamento?”
Si diceva “rock impegnato” e a questo punto non si può non chiedere ai due: il vostro pubblico recepisce i messaggi di consapevolezza politica o di protesta contenuti nei vostri brani? “Sì – risponde orgogliosamente Delila. – Ci sono dei casi in cui ci seguono in questo senso. Per esempio di recente nel Regno Unito qualcuno stava indossando la nostra maglietta durante una protesta dei lavoratori e ascoltava a ripetizione i nostri pezzi per caricarsi”.
Siamo quasi in conclusione: nuovi progetti? State continuando a lavorare con Tom Morello? “Sì sì, stiamo scrivendo alcune canzoni insieme. – afferma Edgey. – Dovremmo annunciare qualcosa la prossima settimana! Tre giorni fa abbiamo suonato insieme a Tom per una serata di beneficenza. Era uno spettacolo acustico e c’era pure Tim Armstrong (Rancid) e altri artisti. Abbiamo fatto Kick Out The Jams degli MC5 in versione acustica! Non ci potevo credere! Che figata!
Poi comunque scriviamo sempre pezzi nuovi e intanto proponiamo già qualcosa di inedito dal vivo. E insomma: presto usciremo con cose nuove. Non abbiamo un piano, facciamo e basta. Abbiamo troppi progetti!”.
L’anno scorso il gruppo ha aperto anche alcuni concerti di Robert Plant. “Troppo figo…” – è la risposta di una Delila quasi in estasi, quando le viene ricordato questo particolare momento che ha vissuto. – Lui un grande, i suoi musicisti grandi e abbiamo imparato tanto.
Robert racconta un sacco di storie, fa battute. Un gran personaggio…”
E chissà se Delila ed Edgey potranno affermare lo stesso di Roger (Daltrey) e Pete (Townshend), dal momento che verso fine mese apriranno alcuni concerti in Europa degli Who.
Intanto continuiamo a tenerli d’occhio…