12/12/2014

Keith Middleton (Stomp), l’intervista

Segui i tuoi sogni: intervista a Keith “WildChild” Middleton in occasione della Open Week di novembre del Centro Professione Musica di Milano
“È come tornare al luogo da dove tutto proviene. In principio c’era solo il suono percussivo delle mani e dei piedi, o una conchiglia nella quale soffiare. Quando guardano gli Stomp, le persone portano via con sé una nuova energia, un senso di euforia e di liberazione”.
Musica e ritmo sono componenti naturali e istintive dell’essere umano, da sempre racchiuse al suo interno, ed enorme è la differenza tra quando li ascoltiamo e quando invece vengono sprigionati dal profondo. Questo è uno dei concetti principali che Keith “Wildchild” Middleton cerca di trasmettere nei suoi workshop sulla body percussion. Middleton è membro del cast newyorkese di Stomp, uno straordinario spettacolo teatrale che utilizza le stesse tecniche, sfruttando due dei linguaggi più antichi e primitivi dell’umanità, quello del corpo e quello delle percussioni.
“La prima volta che ho visto lo show mi ha sconvolto. Gli artisti prendevano oggetti comuni e li sfruttavano per fare musica danzando. Non sono più riuscito a guardare le cose nella stessa maniera. Ora vedo degli strumenti. Il concetto alla base era magnifico: se c’è della musica dentro ogni oggetto comune, significa che c’è della musica dentro ciascuno di noi. Se porti quest’idea un po’ più in là puoi riuscire a capire che tutte le persone sono uguali, tutti hanno le loro forze e le loro debolezze. Tutti sono bellissimi, e non puoi giudicare un libro dalla sua copertina”.
 
Alle spalle di Middleton, attraverso i vetri della sala regia del teatro del CPM di Milano, si intravede il palco sul quale si è tenuto lo showcase per la presentazione italiana del suo nuovo album Transitions. Keith è stato affiancato dagli allievi della scuola di Franco Mussida, che lo ha ospitato per un workshop di tre giorni in occasione della Open Week di novembre. Mentre mi parla, attorniato da mixer, casse e strumentazione varia, trasmette la stessa sorprendente dinamicità ed energia di poco prima. Sembra quasi una piccola esibizione privata; scandisce le parole come se nella sua testa stesse seguendo un ritmo ben preciso, si batte le ginocchia con le mani, comunica con tutto il corpo.
Del resto la sua famiglia ha lo spettacolo nel sangue. Chi provasse a cercare nella lista degli ammessi alla Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland troverebbe un suo prozio, e anche lo zio la sua piccola parte nella storia della musica l’ha fatta.
“Il mio prozio Clarence Collins era nei Little Anthony and The Imperials, un complesso che ha messo a segno un sacco di hit negli anni ’50 e ’60, come Tears On My Pillow o Shimmy, Shimmy, Ko-Ko-Bop. Mio zio Peppe era uno dei suoi assistenti. Lo accompagnava in tour e ha avuto modo così di imparare come funzionavano gli affari, di incontrare diversi artisti e di comporre per loro. Dopo essersi sposato si è trasferito in Minnesota, e ha conosciuto il nipote della moglie. Un ragazzo di quattordici anni che aveva una band con altri ragazzini della sua età, si chiamava Prince. Peppe l’ha portato nel suo studio, gli ha fatto incidere dei pezzi e li ha proposti a un’etichetta, così Prince ha avuto il suo primo contratto discografico. Il resto è storia. La mia famiglia è sempre stata nel music business e io sono cresciuto con l’idea di voler essere come quei ragazzi”.
 
Il gruppo originale Stomp è nato in Inghilterra nel 1991 da un’idea di Luke Cresswell e Steve McNicholas. Visto l’eccezionale successo ottenuto nei tre anni seguenti davanti alle platee di tutto il mondo, sono state poi create altre formazioni. Il primo cast statunitense si è stabilito nell’estate del 1994 all’Orpheum Theatre di New York, presto affiancato da altre due formazioni itineranti. Middleton fa parte dello show targato NY dal 1995, quindi quasi dall’inizio. “In diciannove anni abbiamo fatto veramente di tutto. Ogni anno è successo qualcosa di nuovo e diverso; cose grandi e spettacolari ma anche piccole e profonde. Grazie a Stomp ho viaggiato moltissimo e sono stato in più di trenta nazioni. Per il nostro film in IMAX Pulse: A Stomp Odyssey, abbiamo fatto un giro del mondo per rendere omaggio ai luoghi dai quali prendiamo ispirazione. Siamo andati in Africa, Giappone, Brasile, Nord America, Inghilterra. In Spagna abbiamo registrato con la danzatrice di flamenco Eva Yerbabuena sulla sommità dell’Alhambra a Granada, mentre in india ho persino cavalcato un elefante!
Mio figlio di diciannove anni è cresciuto insieme a Stomp e ha appena fatto un’audizione per entrare nel cast. Quanto sarebbe bello se potessimo esibirci insieme nello show che entrambi amiamo?”.
 
I personaggi che Middleton interpreta cambiano di esibizione in esibizione. In Stomp i vari attori si scambiano spesso i ruoli all’interno delle coreografie, rendendo ogni spettacolo unico. “Le persone non conoscono i nomi dei diversi protagonisti ma per noi sono necessari, così possiamo identificare con precisione il nostro ruolo durante una performance. Io ne faccio cinque, c’è chi li fa tutti. In totale sono otto: Sarge, Mozzie, Bin Bitch, Ringo, Potato Head, Particle Man e Cornish. Infine il mio preferito, che poi è quello con il quale ho cominciato, è Doctor Who. È un personaggio che vive un po’ fuori dal mondo. Cerca di migliorarsi, di essere di supporto per il gruppo, anche se a volte dà di matto e si comporta da pazzo. La cosa migliore è che puoi essere te stesso, così ogni volta può esserci una conduzione diversa, un aspetto comico differente, un’altra energia”.
 
Nel 2008 Middleton è rimasto coinvolto in un gravissimo incidente automobilistico che l’ha quasi ucciso. Sopravvivere a quell’esperienza gli ha dato il coraggio necessario per realizzare un sogno che aveva nel cassetto da molto tempo, produrre un album da solista con la sua etichetta discografica MCMI. Transitions, uscito a ottobre di quest’anno dopo un tour in Giappone, è un disco hip hop, genere al quale Middleton si dedica da anni con gli Hydra e la sua crew ThePLAGUE. “Scrivo poesie e musica, e da sempre ho il desiderio di unirle per diventare come i miei miti. Fela Kuti ad esempio parlava del clima politico in Nigeria, dello scontro tra popolo e governo. Poteva suonare anche per dieci minuti prima di dire qualsiasi cosa, ma quando parlava tutti lo ascoltavano. Era come un politico ma migliore, perché conquistava le persone. Anche io volevo fare la stessa cosa, ma ero un po’ spaventato. Le mie poesie contengono la verità, e temevo di espormi troppo”.
Quando comincia a raccontare dell’incidente e del suo passato, Middleton non riesce a trattenere le lacrime, proprio come era successo poco prima di fronte al pubblico. “Mi risulta davvero difficile parlare di me. La gente di Brooklyn quando ero più giovane cercava di scoraggiarmi, ripetendomi che non sarei mai diventato nessuno. I miei amici si sono presentati tutti alle audizioni di Stomp prima di me, nascondendomi la cosa per non farmi partecipare. Per fortuna io ho dato retta solo alla mia famiglia e ai miei genitori, che mi hanno sempre appoggiato e convinto a insistere.
Dopo l’incidente in auto mi sono svegliato in ospedale e provavo molto dolore, ma ero felice di sentirlo, perché mi ha ricordato che ero vivo e mi ha dato coraggio. Ho capito di avere una missione da compiere, dire a tutti di cogliere l’attimo. Hai qualcosa nel cuore? Seguilo. Segui i tuoi sogni, anche se sembrano impossibili”.

 

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