30/06/2014

Intervista a Paola Donzella

Non solo swing, ma anche pop ed elettronica in “Confine”, disco che segna il nuovo debutto della già cantante degli Elisir
Un percorso iniziato con gli Elisir con i quali ha vinto anche la Targa Tenco nel 2009 per il miglior disco d’esordio. Adesso ha deciso di intraprendere la carriera solista e di incidere Confine, album del suo nuovo debutto.
Lei è Paola Donzella e quella che potete leggere di seguito è l’intervista che ci ha gentilmente concesso per parlare del nuovo disco e di questa sua nuova avventura, in cui il “solito” swing abbraccia anche pop ed elettronica.
 
Prima domanda d’obbligo: come mai hai deciso di iniziare questo percorso da solista e non più in una band?
Sicuramente è un nuovo inizio. Con gli Elisir abbiamo fatto un percorso molto importante, nonché ricco di avventure e di sorprese, ma poi è finita, come accade per le più belle storie d’amore.
Ci sono state alcune divergenze artistiche soprattutto tra me e Paolo Sportelli, fondatore degli Elisir. Io infatti volevo rivedere il discorso artistico, per esempio abbracciando anche l’elettronica o qualcosa del genere e quindi è andata così. Però la cosa bella è che, nonostante questi tre anni e mezzo tra lo scioglimento degli Elisir e il mio debutto solista, con Paolo Sportelli e Daniele Gregolin (già pianoforte e chitarra negli Elisir, ndr) ci siamo riavvicinati per il mio progetto. Avere anche qui il supporto di due musicisti validi che hanno sempre creduto in me e mi hanno accompagnato nel mio percorso artistico per dieci anni è stato bellissimo.
 
Nel nuovo disco, Confine, ci sono senz’altro alcuni elementi nuovi nelle tue sonorità come il pop e l’elettronica. Come ci sei arrivata?
Difficile etichettare per me il disco e relegarlo a un genere preciso, ma sicuramente, quando ho iniziato a dedicarmici, ho ascoltato molto Caro Emerald. Lei ha già cercato di mettere insieme swing ed elettronica, anche se canta in inglese.
Con gli Elisir facevo brani dal gusto “retro swing” e io volevo dargli un tocco di modernità. E così, col produttore Flavio Ibba e con gli arrangiatori abbiamo fatto questo disco, più vicino ovviamente alle mie caratteristiche, mantenendo allo stesso tempo le sfumature un po’ più swing di brani come Dans Te Bras e Il Est Là insieme ad altri pezzi più elettronici.
 
A proposito: come sono nati Dans Te Bras e Il Est Là?
Il Est Là è stata scritta da un mio amico francese, Christophe Ambrosino. È stata la prima persona che mi ha introdotto nella musica e in particolare nella musica francese, quando a 18 anni sono andata a vivere per un po’ in Francia. Lui è il classico artista francese, anche se adesso vive a Los Angeles e questo brano l’ha scritto davanti a me su Skype.
Per quanto riguarda Dans Te Bras, la musica è di Bebo Ferra, un chitarrista jazz che secondo me ha una grande apertura mentale. Le stesse Insonnia D’Amore, Lunatica, Grand Hotel, Meravigliosamente sono canzoni pop scritte da lui che è un musicista jazz.
 
Paolo Fresu e Belle Du Berry dei Paris Combo invece hanno composto per te Tu Me Disais
Certo. Sempre tramite Bebo Ferra ho avuto l’occasione di conoscere Paolo, visto che lui suona nel suo Devil Quartet. Fresu aveva scritto insieme a Bebo la colonna sonora del film Il mio domani con Claudia Gerini. Dopo aver ascoltato proprio questo brano, che non è entrato a far parte della colonna sonora definitiva della pellicola, mi ero innamorata della musica e quindi ho ricevuto prima questo regalo da Paolo e successivamente ho ricevuto in dono anche il testo da Belle Du Berry dei Paris Combo, gruppo famoso in Francia che io omaggio nei miei concerti con la cover del loro brano più importante, Living room.
 
Hai presentato il tuo nuovo disco dal vivo al Blue Note e lì dell’elettronica non c’era traccia (la recensione del live si può leggere cliccando qui). Scelta consapevole che riproporrai anche per i prossimi live?
Sì, scelta consapevole. La data al Blue Note è arrivata all’improvviso e quindi ho preparato un live in poco tempo. Volevo presentare il nuovo disco, ma doveva essere anche in sintonia con il luogo. Mettere il tutto insieme all’elettronica diventava complicato e, avendo avuto venti giorni di tempo, abbiamo deciso di non inserire questa componente. È difficile riproporre certe sonorità dell’album dal vivo e poi le economie dei live non consentono ultimamente di andare in giro con una macchina così organizzata, ma comunque non è detto che già nell’immediato futuro non si possa inserire anche l’elettronica nei miei concerti.
 
Bene. Tornando, quasi in conclusione, all’album: il Confine è quello tra Italia e Francia, giusto? C’è differenza nella composizione, nel modo di cantare o in generale nell’approccio in italiano e in francese?
Geograficamente parlando il Confine è senz’altro quello tra Italia e Francia. L’album doveva rispecchiare queste due anime e ho pensato allo spazio immaginario che c’è tra i due Paesi, infatti ci sono sei brani in francese e sei in italiano più Tellement Parlant, cantato insieme a Belle Du Berry dei Paris Combo, dove le due lingue si incontrano.
Rispetto all’approccio per me la lingua francese si presta molto di più ad essere cantata, interpretata ecc. Ti dico questo forse perché ho iniziato così, ma in generale trovo più semplice scrivere in francese, essendo una lingua molto melodiosa, ricca di accenti e parole che si possono mettere facilmente in rima.
La parte italiana però la ritengo ugualmente importante e nel caso di Confine doveva rispecchiare anche la mia terra e la mia cultura e ad esempio apprezzo molto le sonorità anni ’60 di Davvero, brano scritto da Luca Gemma.
 
Siamo giunti alla fine della nostra chiacchierata, ma prima un’ultima domanda: suonerai dal vivo prossimamente?
Sì. Il 3 agosto sarò a Cervinara (AV) per il festival Nonsolorock, il 9 agosto a Scoglitti (RG) e poi quest’estate suonerò parecchio nella mia terra, in Sicilia. Il 4 ottobre sarò di scena al Contestaccio di Roma e da lì si costruirà un tour…
 
Paola Donzella, il live report dell’esibizione al Blue Note di Milano
 
 

 

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