Robert Plant - 75 anni

Robert Plant, “Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin per la prima volta live dopo 16 anni

L’ex frontman dei Led Zeppelin Robert Plant ha cantato dal vivo Stairway To Heaven a 16 anni di distanza dall’ultima volta

 

Dopo la reunion con i Led Zeppelin per il Celebration Day del 2007 alla O2 Arena di Londra, Robert Plant è tornato a cantare dal vivo il grande classico della band Stairway To Heaven. L’episodio è avvenuto lo scorso 21 ottobre in Inghilterra alla Soho Farmhouse, nell’Oxfordshire, per la Cancer Platform, uno show di beneficenza sviluppato dal Cancer Awareness Trust, organizzato dall’ex chitarrista dei Duran Duran Andy Taylor, dopo che lo scorso anno ha annunciato pubblicamente di aver ricevuto la diagnosi di un cancro alla prostata.

 

Robert Plant si è esibito cantando vari brani dei Led Zeppelin, come Thank You e Black Dog e, appunto, Stairway To Heaven:

 

 

Andy Taylor alla fine della performance ha rivelato scherzando che probabilmente si è divertito di più lui a suonare il classico zeppeliniano, rispetto allo stesso Plant, che nel corso degli ultimi anni ha rivelato di non amare particolarmente il brano.

L’ex frontman del gruppo britannico in particolare si era espresso in questi termini nel 2019 ad Uncle Joe Benson nel corso del programma radiofonico Ultimate Classic Rock Nights: “La costruzione della canzone, la costruzione della musica sono ancora buone, molto buone. Ma dal punto di vista del testo, ora come ora, non riesco più a identificarmici. È passato troppo tempo. […] Il modo in cui Jimmy (Page, il chitarrista dei Led Zeppelin, ndr) ha portato avanti la musica, il modo in cui la batteria ha raggiunto quasi il climax e poi va avanti.

È un pezzo molto bello. Ma dal punto di vista dei testi, ora, e anche vocalmente dico: ‘Non ne sono sicuro'”.

Beatles, il 2 novembre esce l'ultima canzone inedita "Now And Then"

Beatles, il 2 novembre uscirà l’ultima canzone inedita “Now And Then”

Giovedì 2 novembre alle 15:00 (ora italiana) uscirà in contemporanea mondiale Now And Then, l’ultima canzone dei Beatles

 

Now And Then sarà l’ultima canzone dei Beatles, proprio nel senso che non ne usciranno più. Scritta e cantata da John Lennon, sviluppata e lavorata da Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr e ora finalmente finita da Paul e Ringo oltre quattro decenni dopo, Now And Then uscirà in contemporanea mondiale alle ore 15.00 (ora italiana) di giovedì 2 novembre via Apple Corps Ltd./Capitol/UMe. Il doppio lato A del singolo associa l’ultima canzone dei Beatles alla prima: il singolo UK di debutto della band del 1962, Love Me Do, completa perfettamente il cerchio. Entrambi i brani sono stati mixati in stereo e Dolby Atmos® mentre la copertina originale è stata realizzata dal rinomato artista Ed Ruscha. Il nuovo videoclip musicale di Now And Then debutterà venerdì 3 novembre.

Un film documentario della durata di 12 minuti, Now And Then – The Last Beatles Song, scritto e diretto da Oliver Murray uscirà il 1° novembre. Sarà inoltre caricato sul canale ufficiale YouTube dei Beatles alle ore 20.30 (ora italiana). Il commovente corto racconta la storia dietro l’ultima canzone dei Beatles, attraverso materiale video esclusivo e parti commentate da Paul, Ringo, George, Sean Ono Lennon e Peter Jackson. Il trailer è disponibile qui.

Il documentario Now And Then – The Last Beatles Song si potrà vedere sul profilo ufficiale YouTube dei Beatles.

La storia dietro Now And Then inizia alla fine degli anni ’70, quando John ha registrato una demo con voce e piano nella sua casa, il Dakota Building a New York. Nel 1994 sua moglie, Yoko Ono Lennon, ha consegnato la registrazione a Paul, George e Ringo, assieme ad altre demo di John, Free As A Bird e Real Love, che sono state successivamente completate come nuove canzoni dei Beatles e pubblicate come singoli rispettivamente nel 1995 e nel 1996, come parte del progetto The Beatles Anthology. Nel frattempo Paul, George e Ringo hanno anche registrato nuove parti e completato un primo mix di Now And Then con il produttore Jeff Lynne. All’epoca le limitazioni della tecnologia hanno impedito di separare la voce e il piano di John per ottenere un mix pulito e limpido necessario a completare la canzone. Now And Then è stata così scartata, nella speranza di poterla rivisitare un giorno.

Poi nel 2021 è uscita la docu-serie The Beatles: Get Back, diretta dal regista Peter Jackson, che ha sbalordito gli spettatori con l’acclamato lavoro di restauro della pellicola e dell’audio. Utilizzando la tecnologia audio MAL della WingNut Films, il team di Jackson ha ‘de-mixato’ la colonna sonora mono del film, riuscendo ad isolare gli strumenti e i vocals e tutte le singole voci all’interno delle conversazioni dei Beatles. Questo traguardo ha aperto le porte al nuovo mix di Revolver del 2022, tratto direttamente dai master tape originali a 4 tracce. Ciò ha portato alla domanda su cosa poter fare con la demo di Now And Then. Peter Jackson e i suoi tecnici del suono, guidati da Emile de la Rey, hanno applicato la stessa tecnologia alla registrazione originale casalinga di John, preservando la limpidezza e l’integrità della performance vocale originale, separandola dal pianoforte.

Nel 2022 Paul e Ringo hanno incominciato a completare il brano. Oltre alla voce di John Lennon, Now And Then contiene la chitarra elettrica e acustica registrata nel 1995 da George, una nuova parte di batteria di Ringo e il basso, la chitarra e il piano di Paul, che si accorda alla suonata originale di John. Paul ha aggiunto un assolo di chitarra slide ispirato a George; lui e Ringo hanno anche contribuito al pezzo realizzando i cori nel ritornello.

A Los Angeles, Paul ha supervisionato una sessione di registrazione ai Capitol Studios per un arrangiamento d’archi nostalgico e squisitamente Beatles, scritto da Giles Martin, Paul e Ben Foster. Paul e Giles hanno anche aggiunto un ultimo, meraviglioso tocco: i backing vocals provenienti dalle registrazioni originali di Here, There And Everywhere, Eleanor Rigby e Because, intessuti nella nuova canzone utilizzando le tecniche perfezionate durante la lavorazione dello show e dell’album LOVE. La traccia finita è prodotta da Paul e Giles e mixata da Spike Stent.

Paul ha raccontato: “Ed eccola lì, la voce di John, chiara e limpida. È molto emozionante. E suoniamo tutti, è un’autentica registrazione dei Beatles. Penso che sia una cosa eccitante essere ancora al lavoro su musica dei Beatles nel 2023 e stare per pubblicare una nuova canzone che il pubblico non ha sentito“.

Ringo ha affermato: “È stata l’esperienza che più ci ha avvicinato ad averlo di nuovo nella stanza con noi, è stato davvero emozionante per tutti. È stato come se John fosse lì, capite. È fantastico“.

Olivia Harrison ha detto: “Nel 1995, dopo diversi giorni trascorsi in studio a lavorare alla traccia, George sentiva che le difficoltà tecniche con la demo erano insormontabili e ha concluso che non era possibile completare la traccia con uno standard sufficientemente elevato. Se fosse qui oggi, Dhani ed io sappiamo che si sarebbe unito a Paul e Ringo mettendoci tutto il cuore per completare la registrazione di ‘Now And Then’“.

Sean Ono Lennon ha raccontato: “È stato incredibilmente toccante ascoltarli lavorare assieme dopo tutti gli anni trascorsi dalla morte di mio padre. È l’ultima canzone che mio papà, Paul, George e Ringo hanno avuto modo di fare insieme. È come una capsula del tempo ed è come se tutto fosse predestinato ad essere così“.

C’è stato fermento e attesa per Now And Then fin da giugno, quando Paul ha annunciato per la prima volta una nuova canzone dei Beatles in un’intervista. Giovedì 2 novembre Now And Then sarà finalmente svelata al mondo.

Quest’ultimo capitolo nella storia discografica dei Beatles sarà seguito dalle nuove edizioni dei due album-compilation da sempre viste come l’introduzione definitiva al loro lavoro. Fin dal loro debutto nel 1973, le raccolte 1962-1966 (The Red Album) e 1967-1970 (The Blue Album) hanno avvicinato innumerevoli ascoltatori di tutte le età e da tutte le parti del mondo alla storica fanbase dei Beatles. Disponibili in versione estesa nelle nuove pubblicazioni 2023 (dal 10 novembre), le raccolte abbracciano l’intera carriera dei Beatles con le 75 migliori tracce, dal primo singolo Love Me Do, all’ultimo Now And Then. Si aggiungono 21 tracce (12 dentro Red e 9 dentro Blue), che mettono in risalto ancora di più il meglio del repertorio dei Beatles.

Negli anni recenti, diverse canzoni dell’arco 1967-1970 e alcune dell’arco temporale 1962-1966 sono state mixate in stereo e Dolby Atmos per le edizioni speciali degli album pubblicati dai Beatles, tra cui Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (2017), The Beatles (White Album) (2018), Abbey Road (2019), Let It Be (2021) e Revolver (2022) e in nuovi mix stereo all’interno di 1 (2015). Tutte le tracce che non erano incluse in queste pubblicazioni sono state re-mixate in stereo e/o Dolby Atmos da Giles Martin e Sam Okell agli Abbey Road Studios, con l’aiuto della tecnologia audio di de-mixing della WingNutFilms. Entrambe le raccolte includono nuovi scritti del giornalista e autore John Harris.

 

“Now And Then” Crediti:

Produced by Paul McCartney, Giles Martin

Additional Production: Jeff Lynne

Vocals: John Lennon, Paul McCartney

Backing Vocals: John Lennon, Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr

Guitars: George Harrison

Guitars, Bass, Piano, Electric Harpsichord, Shaker: Paul McCartney

Drums, Tambourine, Shaker: Ringo Starr

 

Additional Credits:

String Arrangement: Paul McCartney, Giles Martin, Ben Foster

Mixed by Spike Stent

Engineered by Geoff Emerick, Steve Orchard, Greg McAllister, Jon Jacobs, Steve Genewick, Bruce Sugar, Keith Smith

Source Separation / MAL Courtesy of WingNut Films Productions Ltd.

Head of Machine Learning: Emile de la Rey

Project Management: Adam Sharp   

 

Recorded at Recorded at Hog Hill Studio, Capitol Studios and Roccabella West

Mastered by Miles Showell

 

Project Producers: Jonathan Clyde and Guy Hayden

Executive Producer: Jeff Jones

Pillheads

The Pillheads e il loro rock d’autore per l’album d’esordio

Noi siamo andati nel loro “home studio” di Vercelli per farci raccontare la loro storia…

 

Si fanno chiamare The Pillheads e sono una delle realtà più curiose, valide e interessanti della scena underground del rock italiano. Nati nel 2018 a Londra, sono di fatto un duo creativo formato da Paolo Baltaro e Daniele Mignone, musicisti, compositori arrangiatori e produttori, entrambi con un curriculum di tutto rispetto anche a livello internazionale.
Tornati in Italia e scavallato l’incubo della pandemia, sono pronti a sfornare il loro primo album, un concentrato di pezzi rock d’autore, suonati con smaliziata perizia e lo spirito giusto, con testi intelligenti, non privi di ironia o di messaggi importanti.
Siamo andati nel loro “home studio” di Vercelli per farci raccontare la loro storia.

A creare ulteriore curiosità al loro progetto, i Pillheads (un po’ come fatto dagli Iron Maiden con Eddie) hanno coinvolto un personaggio misterioso…

L’imprinting di internazionalità i Pillheads non lo mostrano solo nelle scelte musicali con il loro classic rock influenzato allo stesso modo da Beatles, Stones e Zeppelin con qualche spruzzatina “zappiana”. Anche nei testi si passa con nonchalance dall’inglese all’italiano senza mai perdere efficacia e sound.

L’infinita curiosità dei Pillheads li ha anche spinti a cimentarsi con le nuove tecnologie, addirittura a comporre un pezzo, Sei una mente creativa?, con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale…

Entrambi artisti appagati, Paolo Baltaro e Daniele Mignone hanno trovato nel progetto Pillheads la quadratura del cerchio e un regalo prezioso da donare a tutti gli appassionati di rock e dintorni.

Giorgio Gaber - documentario

Giorgio Gaber, il nuovo docufilm presentato alla Festa del Cinema di Roma

Presentato ieri in anteprima alla 18a Festa del Cinema di Roma Io, noi e Gaber, il docufilm scritto e diretto da Riccardo Milani per ricordare Giorgio Gaber a vent’anni dalla sua scomparsa

 

Una giornata all’insegna delle emozioni quella di ieri alla 18a Festa del Cinema di Roma per la proiezione speciale del docufilm Io, noi e Gaber, scritto e diretto da Riccardo Milani.

Per celebrare, nel ventennale della sua scomparsa, il genio libero di Giorgio Gaber, un ricco parterre di ospiti ha animato, sulle note dei suoi brani più iconici, un red carpet popolato da personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e personalità politiche.

In un tripudio di commozione generale, alla presenza della figlia Dalia Gaberscik, di Riccardo Milani e del Presidente della Fondazione Gaber Paolo Dal Bon, la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica ha accolto con entusiasmo le intense parole di Corrado Augias, che ha introdotto la proiezione: “Non soltanto molti di noi si ricordano di lui, ma molti di noi sentono il bisogno che lui fosse qua, con la sua beffarda ironia a gettare un piccolo raggio di luce su un cammino così confuso”.

 

Al termine della proiezione, ancora a scena aperta, il pubblico non ha saputo trattenere l’emozione e gli applausi, reagendo con vere e ripetute ovazioni, accompagnando con un battimani ritmato la celebre canzone di Gaber Io non mi sento italiano. Sui titoli di coda, la commozione si è poi prolungata in un intenso applauso al regista Riccardo Milani e ai numerosi ospiti intervenuti.

Il docufilm – prodotto da Atomic in coproduzione con RAI Documentari e LUCE CINECITTÀ, distribuito da Lucky Red e promosso dalla Fondazione Gaber – sarà disponibile nelle sale cinematografiche il 6, 7 e 8 novembre. Le prevendite sono disponibili su ionoiegaberalcinema.it.

Police

Every Breath You Take – Com’è nato il famoso brano dei Police

Spesso scambiata per una canzone d’amore, Every Breath You Take dei Police è un brano che parla di gelosia, controllo e possesso

 

Nell’autunno del 1982, Sting (reduce dalla separazione dalla sua prima moglie Frances) aveva accettato l’invito dell’amico Chris Blackwell a trascorrere qualche settimana di relax nella spettacolare villa sulla costa nord della Giamaica, sulla spiaggia di Oracabessa nei pressi di Ocho Rios. Il fondatore della Island Records l’aveva acquistata un anno prima dal suo “protetto” Bob Marley.

Ma quella meravigliosa tenuta circondata da ibiscus, affacciata sul mar dei Caraibi aveva una storia ancora più antica e affascinante. Nel 1946, infatti, l’aveva comprata un giornalista e scrittore inglese, Ian Fleming che nel febbraio del 1952 passeggiando sulle candide spiagge di fronte alla villa si inventò il personaggio di James Bond, l’agente segreto 007 al Servizio di Sua Maestà.

In quei giorni giamaicani del 1982, Sting era solito sedersi alla medesima scrivania in cui Fleming scriveva i suoi romanzi. E proprio lì, iniziò a comporre i versi di una canzone destinata a diventare una grande hit… Tornato a Londra, mentre si trovava negli studi Utopia in compagnia del fonico di fiducia Pete Smith, il musicista inglese in una sola notte trasformò quel testo in una canzone usando i medesimi accordi di nona già sperimentati con successo in Message in a Bottle.

Il brano, Every Breath You Take (inserito nel quinto e ultimo album dei PoliceSynchronicity) oltre a entrare nella leggenda, è stato uno dei pezzi più controversi del songbook di Sting. Basato sulla figura di uno stalker ossessivo è stato spesso interpretato come canzone d’amore. Come ha spiegato lo stesso Sting, è un brano che parla di gelosia, controllo e possesso. La doppia lettura (giustificata dalla dolcezza della melodia) è stata travisata anche da chi (vedi Andy Gibb) ne hanno fatto seducenti cover.

Al di là di tutte le polemiche passate e presenti, Every Breath You Take ha poi vinto ben due Grammy Award nel 1984 come canzone dell’anno e miglior performance pop rock.

Pearl Jam - Vs. - Copertina Album Vinile

Pearl Jam, ristampa celebrativa per i 30 anni di “Vs.”

Vinile e altri formati disponibili per il secondo album dei Pearl Jam Vs.

 

Come è ormai tradizione da qualche anno a questa parte ogni anniversario importante in musica si trasforma in un’occasione per riscoprire un album in una veste completamente nuova, tra remastered, remix e nuovi formati.
Dallo scorso 20 ottobre è toccato a Vs. dei Pearl Jam, fresco trentenne, disponibile sulle piattaforme di streaming nel nuovo formato in audio spaziale. Ma è solo l’inizio, perché dal prossima 17 novembre sarà possibile acquistarlo non solo in edizione fisica, nei nuovi formati vinile 1PL trasparente e vinile 2LP nero, ma anche in digitale e per la prima volta in formato Atmos.

Un’occasione d’oro sia per i fan sia per chi si volesse avvicinare alla musica dei Pearl Jam per la prima volta, partendo da quel secondo lavoro in studio che si trasformò in un vero e proprio successo planetario. Primo album prodotto per i Pearl Jam da Brendan O’Brien, vendette nei negozi la bellezza di 950.000 copie in soli 5 giorni e registrò nel corso delle settimane a seguire il record per la più lunga permanenza al vertice di qualsiasi album della band in classifica. Con oltre 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Vs. è diventato 7 volte disco di platino negli Stati Uniti.

Tra le 12 tracce che compongono il disco, impossibile non ricordare Daughter, Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town e Blood.

In un’intervista del 1993 a Rolling Stone su Vs., a cura di Cameron Crowe, Eddie Vedder aveva commentato: “La musica è un mezzo incredibilmente potente per raccontare una storia. Ma la cosa migliore è che devi alzarne il volume. Si suppone che si ascolti forte. Farei qualsiasi cosa pur di stare intorno alla musica. Non dovreste nemmeno pagarci. Vs. è il suono di una band che non compromette il suo messaggio o significato. È il momento in cui la marea ha veramente cambiato direzione”.

 

Jimmy Buffett - Equal Strain On All Parts

Jimmy Buffett e la sua cover di “Mozambique” con Emmylou Harris

Gli eredi del compianto Jimmy Buffett hanno condiviso altri brani inediti dell’album postumo in uscita, tra cui Mozambique, che vede la partecipazione ai cori di Emmylou Harris (come nella versione originale di Bob Dylan)

 

Il prossimo 3 novembre uscirà Equal Strain On All Parts, album postumo del compianto Jimmy Buffett, in cui sarà presente anche Mozambique, cover di Bob Dylan, che vede la partecipazione ai cori di Emmylou Harris, proprio come nella versione originale.

Il brano era stato pubblicato da Dylan nell’album Desire del 1976 e si presume sia stato scritto insieme a Jacques Levy per parlare di un ideale luogo di vacanza con “tutte le coppie che ballano guancia a guancia” (all the couples dancing cheek to cheek) e “magia in una terra magica” (magic in a magical land); il verso “tra le persone adorabili che vivono libere” (among the lovely people living free) è stato interpretato anche come un messaggio di Dylan sulla fine del colonialismo: Mozambique uscì infatti pochi mesi dopo che il Paese della parte sudorientale dell’Africa ottenne l’indipendenza dal Portogallo.

 

Qui è possibile ascoltare la cover di Jimmy Buffett con un video che svela il dietro le quinte della registrazione:

 

 

È stato reso inoltre disponibile il brano originale University Of Bourbon Street, registrato con la storica Preservation Hall Jazz Band di New Orleans, mentre tra le canzoni già pubblicate in precedenza spicca sicuramente My Gummie Just Kicked In che vede Paul McCartney al basso. La canzone è nata in modo alquanto singolare. Buffett e sua moglie Jane erano a cena fuori con McCartney e sua moglie Nancy, che è inciampata mentre si dirigeva al tavolo; Buffett si è voluto allora subito sincerare delle condizioni della donna: “Oh, no, sto bene – gli ha risposto Nancy. – La mia caramella ha appena fatto effetto!”… My Gummie Just Kicked In appunto.

Paul McCartney ha anche ricordato Jimmy Buffett sui social il giorno dopo la sua scomparsa, avvenuta lo scorso 1° settembre all’età di 76 anni.

 

 

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bruce springsteen roma

Bruce Springsteen costretto ad annullare tutti i live del 2023

Niente più live nel 2023 per Bruce Springsteen. Tutto rimandato al 2024 per il Boss, costretto ad annullare il suo tour per malattia

 

All’inizio ci sembrava quasi una notizia incredibile: Bruce Springsteen che cancella delle date perché non sta bene? Lui non è soltanto uno dei più amati rocker della scena mondiale, uno dei performer più sensazionali, ma anche più energetici, tonici, straordinariamente resistenti, è sempre stato davvero anche un emblema della salute, della forza fisica e morale. Insomma l’idea che in questo anno, che segna peraltro il suo 50° compleanno di attività artistica, lui abbia dovuto cancellare delle date ha lasciato un po’ di perplessità.

Era iniziato tutto nel marzo di quest’anno quando prima a Columbus nell’Ohio e poi nel Connecticut aveva cancellato due concerti per una presunta malattia di cui però non si conoscevano i confini. Un mese dopo lui e sua moglie Patti Scialfa avevano anche subito il ritorno del Covid, però ne erano usciti sostanzialmente indenni. Aveva anche un po’ fatto il giro del mondo quella caduta un po’ goffa sui gradini del palcoscenico della Johan Cruijff Arena ad Amsterdam, dalla quale però si era ripreso anche con un certo livello di autoironia.

La cosa che aveva preoccupato di più invece erano state la cancellazione di due date nell’agosto di quest’anno, due date del concerto di Philadelphia prima e poi all’inizio di settembre, e addirittura il riprogrammare in calendario quei live per il 2024. Pochi giorni dopo il suo 74° compleanno, quindi stiamo parlando davvero di qualche settimana fa, è arrivato anche un comunicato ufficiale in cui sostanzialmente si diceva che fino al 2024 Bruce Springsteen non avrebbe più fatto concerti, non si sarebbe più esibito.

La patologia che è stata resa pubblica è l’ulcera peptica, è una patologia seria che può avere ovviamente vari gradi di gravità. Noi non conosciamo in questo momento lo stato di salute esatto, né la cartella medica del paziente Bruce Springsteen, però certamente queste condizioni, come dicevo all’inizio, ci hanno preoccupato. Preoccupa anche il fatto che insomma per almeno 3-4 mesi, se non di più, Bruce Springsteen, che era nel pieno svolgimento del suo tour 2023, quello che ha toccato anche l’Italia per ben tre live, appunto, non faccia più esibizioni sino all’anno prossimo. Io ho provato a informarmi anche tra i ben informati, ma la cortina di riservatezza, di privacy, che si è stretta intorno al Boss è abbastanza impenetrabile. Al momento io mi auguro e credo tutti noi ci auguriamo una pronta guarigione, di rivederlo presto sui palcoscenici e qualcuno dice anche che nel 2024 probabilmente farà una capatina qua nel nostro Paese. Sopite le polemiche legate anche al famigerato concerto di Ferrara, quando si hanno questo tipo di notizie, la preoccupazione sale. Noi esprimiamo solidarietà e pronta guarigione e ovviamente non abbiamo bisogno di augurare a lui, come dire, una lunga vita nel rock ‘n’ roll perché sicuramente ce l’avrà e sicuramente come tanti suoi coetanei o rocker più anziani, Rolling Stones su tutti, continuerà a stupirci. Quindi un arrivederci presto Bruce Springsteen e tanti auguri di buona guarigione.

Omar Pedrini - Timoria - Sospeso

Omar Pedrini – Il nuovo album “Sospeso”, i Timoria e…

Omar Pedrini si racconta A cuore aperto, parlando ovviamente di musica e del suo nuovo album Sospeso, dei Timoria (mancata reunion compresa) e anche di figli, religione, politica e…

 

Non si può non partire da Sospeso, suo nuovo album solista, ma Omar Pedrini si racconta dinanzi alle nostre telecamere, parlando anche della sua famiglia e in particolare dei suoi figli, senza trascurare ovviamente il lungo percorso condiviso con i Timoria. Oggi peraltro sono trascorsi esattamente trent’anni da quel 12 ottobre 1993, giorno in cui il gruppo ha pubblicato il concept album Viaggio Senza Vento.

L’intervista comincia, come si diceva, da Sospeso, diciottesimo disco di Omar Pedrini, contando sia quelli con i Timoria che quelli come solista: “Nove canzoni e un’Ave Maria” come ci spiega nella lunga conversazione.

Il nuovo lavoro discografico nasce tra il periodo del Covid, che ha lasciato appunto il mondo col fiato sospeso, e il suo intenso vissuto tra la vita e la morte, affrontando solo negli ultimi due anni cinque interventi chirurgici di cui quattro cardiovascolari. Un disco quindi personale e profondo, ma dove la voglia di lottare e di vivere emergono continuamente, testardamente. Dedicato alle nuove generazioni da un autore attento ai mali del mondo e da un uomo cinquantenne anarchico pacifista che da tempi non sospetti (ricorderemo il profetico 2020 SpeedBall pubblicato come grido per il pianeta già nel 1994 dai Timoria) sogna un’umanità unita nella pace e nella giusta guerra all’inquinamento del pianeta e ai cambiamenti climatici.

Omar Pedrini ha parlato anche dei Timoria e della mancata reunion, sebbene abbia comunque portato dal vivo Viaggio Senza Vento in un tour dal vivo dedicato, in occasione dei venticinque anni dall’uscita dell’album, pubblicando successivamente un disco live alla fine di quell’esperienza con quasi cinquanta date tutte sold out nei maggiori club italiani.

Bresciano di nascita, Omar Pedrini vive da ventitré anni a Milano e ha voluto dedicare quest’album ad alcuni suoi cari amici che non ci sono più come Andrea Pinketts, Giovanni Gastel e Matteo Guarnaccia, perché di fronte a una Milano europea, come spesso viene definita, bisogna fare anche i conti con l’impoverimento della città dovuto alle dolorose perdite recenti di queste grandi intelligenze creative.

 

***

 

Omar Pedrini, infine, sarà presto in tour per la prima parte di Omar Pedrini 35, Dai Timoria ad oggi: Goodbye Rock’N’Roll, che sarà l’ultimo tour rock dell’artista bresciano, prima di un nuovo disco che segnerà un cambiamento di rotta nella carriera e nello stile de “Lo zio Rock”, come amano definirlo i fan di seconda generazione.

Il tour sarà quindi anche l’ultima occasione per ascoltare i suoi successi, brani cult che hanno segnato 35 anni di carriera, dai Timoria a oggi. Non mancheranno infatti le canzoni tratte da Viaggio Senza Vento e 2020 SpeedBall, fino ai dischi che lo hanno riportato in auge con l’aiuto della ignition di Noel Gallagher nella sua fase inglese con Che Ci Vado A Fare A Londra e Sospeso.

Mi sono sempre dato in pasto al mio amato pubblico totalmente, “anema e core” e, quando ho interrotto, è stato proprio per “il core” malandrino, che mi ha costretto a lunghi stop negli ultimi 20 anni. Ma da Guerriero quale vengo definito, ho sempre un grande entusiasmo all’idea di tornare sul palco. Stavolta è ancora più importante l’occasione , perché festeggio 35 anni di carriera. Sarà bello sentire per l’ennesima volta l’odore di quei palchi sui quali ritroverò il mio sudore, talvolta il mio sangue, ma anche tantissimi ricordi di una vita spesa per il rock’n’roll e in cui spero di rivedere tanti volti amici e amici nuovi. Anche perché sarà il mio “ultimo giro di rock’n’roll”: ho deciso di guardare in faccia il mio futuro e dedicarmi a un nuovo me, portando nella mia carriera qualcosa di completamente nuovo e che, in questo momento della mia vita, rappresenta meglio la mia crescita artistica e personale.” – commenta Omar Pedrini.

Con Omar sul palco ci sarà l’ormai rodata Omar Pedrini Band, formata da Carlo “Octopus” Poddighe (chitarra, tastiera e voce), Stefano Malchiodi (batteria), Mirco Pantano (basso e voce), Davide Apollo (voce), Simone Zoni (chitarra e voce). Una vera e propria rock family che va dai 25 anni ai 56 (di Omar), e che da ormai 12 anni lo accompagna nei concerti.

Il tour sarà anticipato da un nuovo estratto da Sospeso, l’ultimo album di Omar Pedrini per Virgin Music LAS (Universal Music Italia): la preghiera rock (l’ultima) dal titolo Dolce Maria.

Il tour è organizzato da IMARTS (International Music and Arts). I dettagli sulle prevendite saranno resi noti a breve sui canali ufficiali di Omar Pedrini e su www.internationalmusic.it.

A questa prima parte del tour, seguirà una seconda invernale, che sarà annunciata sui canali ufficiali dell’artista. Sarà annunciata inoltre a breve una grande sorpresa per tutti i fan.

Le prime date annunciate sono:
27 Ottobre – Firenze, Viper Club
3 Novembre – Bergamo, Druso
11 Novembre – Roma, Largo Venue
17 Novembre  – Roncade (TV), New Age
23 Novembre  – Isola Della Scala (VR) Ingresso Gratuito

 

Sixto Rodriguez - Sugar Man

Sixto Rodriguez, torna al cinema “Sugar Man”

Dal 16 ottobre di nuovo nelle sale Sugar Man, l’affascinante storia di Sixto Rodriguez, singer-songwriter di Detroit dimenticato negli Stati Uniti e idolatrato a sua insaputa in Sudafrica

 

È trascorso esattamente un mese da quando Sixto Rodriguez è venuto a mancare, e allora, anche per ripercorrere al meglio la sua affascinante storia, dal 16 ottobre torna al cinema Sugar Man. Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’Oscar 2013 per il Miglior documentario.

Il titolo originale della pellicola diretta dal regista svedese Malik Bendjelloul è Searching For Sugar Man, perché del singer-songwriter di Detroit si sono perse le tracce. Cold Fact nel 1970 e Coming From Reality l’anno successivo sono gli unici due album pubblicati da Rodriguez per la Sussex Records, ma purtroppo i due lavori negli Stati Uniti vendono molto poco.

In Sudafrica, però, i suoi testi contro l’oppressione e i pregiudizi sociali diventano inni contro l’apartheid, per cui spesso il loro ascolto avviene clandestinamente ed è spesso osteggiato. La leggenda di questo profeta di cui non si sa nulla viene alimentata nel Paese dalla notizia, mai confermata ma nemmeno mai smentita, della sua morte, addirittura un suicidio, che, secondo una delle ipotesi più tramandate, sarebbe avvenuta dopo essersi cosparso di benzina ed essersi dato fuoco su un palco durante un concerto.

 

Nel 1997 si mettono alla sua ricerca un suo fan proprietario di un negozio di dischi di Cape Town, Stephen Segerman, e un giornalista musicale, Craig Bartholomew. Tra le varie questioni da risolvere c’era proprio quella della morte… che poi si scopre non essere mai avvenuta.

Sixto Rodriguez nel frattempo non aveva più proseguito con la musica. Dopo lo scarso successo dei primi due album stava infatti lavorando ad un terzo disco, che risulterà incompleto e non verrà mai pubblicato, perché l’etichetta aveva deciso di interrompere prima il contratto con lui. Sugar Man era tornato a fare l’operaio, lavorando in un’azienda che si occupava di demolizioni e di ristrutturazioni. In Sudafrica i suoi primi due album erano però famosissimi… ma lui non ne sapeva nulla.

 

Segerman e Bartholomew ricevono una mail da Eva Rodriguez, una delle figlie di Sixto, e, una volta uniti tutti i contatti e tutte le ricerche, Sugar Man si recherà per la prima volta in Sudafrica nel 1998; il tour di sei date davanti a migliaia di persone si rivelerà un successo e ritornerà altre volte nel Paese che “lo aveva tenuto in vita”, come dice lui stesso dopo essere salito sul palco durante la primissima tappa.

Dopo dieci anni è ancora emozionante la storia di Sugar Man, distribuita da I Wonder Pictures (che ha iniziato proprio con questo documentario e si chiama così per I Wonder, una delle canzoni di Sixto Rodriguez ora più conosciute) in collaborazione con Unipol Biografilm Collection. Le sale in aggiornamento saranno disponibili al sito https://iwonderpictures.it/classics/.

Regalare musica dapprima rimasta nel dimenticatoio (e poi riconosciuta anche negli Stati Uniti), ma carica di messaggi di lotta e di speranza (per un intero popolo, quello del Sudafrica).

Una storia da conoscere o da riscoprire quella di Sixto Rodriguez, musica e vita che rimarranno quelle di Sugar Man.

 

 

 

Quel gran genio - Battisti - Milano

“Quel Gran Genio” di Lucio Battisti, tre giorni di eventi a Milano

Lucio Battisti è stato celebrato con live, presentazioni di libri e altre iniziative in tutta Milano nella tre giorni dal titolo Quel Gran Genio

 

Si è conclusa domenica 1° ottobre la prima edizione di Quel Gran Genio, rassegna di tre giorni a Milano dedicata a Lucio Battisti. Sono stati dodici gli eventi distribuiti in tutta la città tra live, presentazioni di libri e altre iniziative. L’ultimo appuntamento è stato quello di domenica scorsa con il grande concerto finale nella Sala Grande del Teatro Parenti in cui trenta musicisti hanno reso omaggio a Lucio con un live cronologico da Per una lira a Hegel. Tra gli artisti coinvolti nell’occasione c’era anche Walter Calloni, batterista che ha suonato con Battisti tra il ’75 e il ’77 e che, prima dell’inizio dello spettacolo, ci ha raccontato proprio come avvenne il suo primo incontro con Lucio.

 

Al Parenti si sono esibiti anche Patrizia Cirulli, Folco Orselli, Roberto Pambianchi, docenti e allievi del CPM e, a chiusura del lungo pomeriggio condotto da Massimo Cotto, Marco Sabiu e Gabriele Graziani hanno eseguito i brani del periodo battistiano con Panella.

 

Queste canzoni fanno parte di un album pubblicato quest’anno dagli stessi Sabiu e Graziani, L’artista non ero più io (14 canzoni di Battisti-Panella), cd contenuto in un cofanetto di cui fa parte anche il libro di Andrea Podestà Battisti, l’altro. Si è dedicato a questa parte di carriera anche Alex Ciarla, protagonista insieme ad altri ospiti dell’incontro Lucio Battisti: innovatore della musica italiana, tenutosi sabato 30 settembre al CPM. Alex ha infatti scritto un libro uscito nel 2015 dal titolo Battisti – Panella: da Don Giovanni a Hegel, del quale ci ha parlato brevemente al termine dell’evento.

 

L’idea che ci sia solo un Battisti è la stessa di Francesco Paracchini, direttore de L’isola che non c’era, che ha curato la direzione artistica di Quel Gran Genio. La manifestazione è iniziata alla Stazione di Ferrovienord di Milano Cadorna con un minilive acustico di Miriam Ricordi, Laura B e Nicola Gallo, venerdì 29 settembre alle 7 e 40, orario scelto non a caso.

 

Da qui in poi si è andati avanti per tre giorni in una città che per Lucio è stata fondamentale fin dai suoi esordi, per l’incontro con Mogol e per tanti altri motivi. Ma sono soprattutto e ovviamente le canzoni alle quali è stato riservato lo spazio principale di questa serie di eventi che ha coinvolto tutta Milano, le canzoni di colui che ci ha lasciato ormai 25 anni fa: Quel Gran Genio di Lucio Battisti.

U2 - Atomic City

U2, il nuovo singolo è “Atomic City”

Gli U2 hanno pubblicato un nuovo singolo, Atomic City. Il brano esce quindi nel giorno in cui la band inizia la sua serie di concerti a Las Vegas

 

Gli U2 hanno registrato un brano inedito intitolato Atomic City che è uscito oggi, venerdì 29 settembre 2023, in tutti gli store digitali. Prodotto da Jacknife Lee e Steve Lillywhite, Atomic City è stato registrato al Sound City di Los Angeles e precede l’imminente serie di date della band allo Sphere di Las Vegas per celebrare il loro storico album del 1991 Achtung Baby.

Il nuovo brano è un omaggio di tre minuti e mezzo allo spirito magnetico del post-punk degli anni ’70 con un cenno ai Blondie, il cui lavoro pionieristico con Giorgio Moroder ha ispirato e influenzato la band.

Bono dice: “È una canzone d’amore per il nostro pubblico… ‘dove siete voi è dove sarò io'”.

Atomic City è il soprannome con cui negli anni Cinquanta veniva chiamata Las Vegas, quando il fascino del nucleare era diffuso in tutta la nazione e la città si promuoveva come centro di turismo atomico per la sua vicinanza al Nevada Test Site.

Oltre alla canzone è disponibile anche il video ufficiale diretto da Ben Kutchins con la direzione creativa di Tarik Mikou e Moment Factory Music.

Il video racconta l’esibizione che gli U2 hanno tenuto la scorsa settimana in piena notte nel centro di Las Vegas, lo stesso luogo di Fremont Street dove Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. hanno girato l’iconico video di I Still Haven’t Found What I’m Looking For oltre 36 anni fa:

 

 

Gli U2 danno inoltre il via sempre oggi, venerdì 29 settembre, a U2:UV Achtung Baby Live At Sphere.

Il programma di 25 date vedrà la band inaugurare la nuova venue più all’avanguardia del mondo.

Quest’ultimo ambizioso progetto celebra l’acclamato album Achtung Baby e il relativo ZOO TV Tour, che nel 1991 ha rotto gli schemi e ha consolidato la reputazione della band come artisti che hanno costantemente superato i limiti delle performance dal vivo, con spettacoli rivoluzionari che abbracciano le più recenti tecnologie e innovazioni.

Atomic City è disponibile come singolo digitale in audio standard, audio HD e anche in Spatial/Atmos; e in edizione limitata in vinile 7” e in edizione limitata in CD.

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