Every Loser (copertina di Raymond Pettibon); Iggy Pop (foto di Jimmy Fontaine)

Iggy Pop e il ritorno alle sue radici con “Every Loser”

Un ritorno al suo punk per Iggy Pop con il nuovo album Every Loser, realizzato insieme a tanti illustri musicisti rock

 

Lo aveva dichiarato prima della pubblicazione dell’album. E anche dai due singoli che ne avevano anticipato l’uscita, Frenzy e Strung Out Johnny, si era capito che Iggy Pop sarebbe tornato alle sue origini con Every Loser. C’è infatti molto del punk che lo ha reso padrino del genere con i suoi Stooges negli anni ’70; si pensi ad esempio anche ad altri brani, oltre ai già citati singoli, come Modern Day Ripoff, Neo Punk e All The Way Down. Si pone invece in maniera diversa una ballad come Morning Show e anche un’intenzione quasi più pop pervade il ritornello di Comments.

 

 

In Every Loser hanno suonato tanti illustri musicisti: Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers alla batteria; nonché l’ex chitarrista del gruppo, ora turnista nei Pearl Jam, Josh Klinghoffer insieme all’altro chitarrista effettivo della band Stone Gossard; Duff McKagan dei Guns N’ Roses al basso; Dave Navarro (anche lui ex Red Hot) ed Eric Avery dei Jane’s Addiction (rispettivamente alla chitarra e al basso); e alla batteria Travis Barker dei Blink-182 e il compianto Taylor Hawkins dei Foo Fighters. Il lavoro è stato poi sapientemente coordinato da Andrew Watt; il produttore, che ha già lavorato al fianco di Ozzy Osbourne e Elton John, in Every Loser suona anche la chitarra e partecipa ai cori. L’autore della copertina dell’album è Raymond Pettibon, altro nome storico pensando alle sue cover per i Black Flag e a quella di Goo dei Sonic Youth.

 

Iggy Pop - Every Loser - copertina

 

Il ritorno alle origini di Every Loser rende quindi molto diverso questo lavoro da esperimenti più raffinati come quelli di Free del 2019, ma è un ritorno da non intendere comunque nel senso ruvido di album come Raw Power degli Stooges, di cui il prossimo 7 febbraio ricorreranno i cinquant’anni dalla pubblicazione. È ancora una volta l’esperienza e un qualcosa di ormai classico in versione più moderna che Iggy Pop propone in Every Loser; ed è un’altra faccia della stessa medaglia rispetto a Post Pop Depression, che aveva realizzato con la band messa in piedi da Josh Homme. Qui infatti si percepisce maggiormente la centralità di Iggy, nonostante i musicisti chiamati a registrare l’album.

Ronnie Jones - Ritratti d'autore

Ronnie Jones – Il militare, i Rolling Stones… e l’Italia

Ronnie Jones si racconta in “Ritratti d’autore” e parla dei suoi incontri con Alexis Korner, Rolling Stones…

 

Ronnie Jones ospite allo spazio espositivo 21 a Lodi (via San Fereolo, 24) per una nuova serata di Ritratti d’autore. Dalla sua infanzia negli Stati Uniti, Ronnie Jones andrà poi a vivere a Londra. Qui incontrerà Alexis Korner, padre del british blues, per poi conoscere direttamente anche i Rolling Stones.

In una vita sono racchiuse tante vite per Ronnie Jones che a un certo punto arriverà in Italia, Paese in cui vive ormai da oltre 50 anni…

 

RITRATTI D’AUTORE

Quando la musica incontra l’arte

Una rassegna di parole e musica ideata e condotta da Ezio Guaitamacchi presso lo spazio espositivo 21 a Lodi (via San Fereolo, 24)

Immaginate di avere nel salotto di casa il vostro artista preferito, di sentirlo svelare i suoi ricordi d’infanzia, raccontare le sue passioni musicali, spiegare come nascono le sue canzoni. E poi magari sentirlo cantare e suonare accompagnato soltanto da una chitarra acustica o da un pianoforte proprio come se, in quel momento, stesse componendo uno dei suoi successi. Il tutto all’interno di un suggestivo spazio espositivo a fianco di opere d’arte contemporanea, in un contesto confidenziale dove è possibile vivere la musica a 360 gradi, assistere a uno spettacolo emozionante e interagire con chi sta sul palco. Con garbo, simpatia e competenza, ma con spirito divulgativo, Ezio introduce il pubblico presente alla serata nell’animo musicale degli artisti facendo scoprire un lato nascosto e per certi versi ancor più curioso e affascinante di dieci protagonisti della scena musicale italiana.

 

Ritratti d’autore – Ronnie Jones è l’ottavo ritratto.

I precedenti sono stati:

Francesco Baccini

Alberto Fortis

Andrea Mirò

Alberto Patrucco

Omar Pedrini

Beppe Gambetta

Cristiano Godano

Il 2022 di Jam TV

Il 2022 di Jam TV – La playlist e…

Album che abbiamo ascoltato, in alcuni casi di artisti che abbiamo intervistato o che sono stati protagonisti delle nostre dirette (Music Room): questo è il 2022 di Jam TV racchiuso in una playlist e…

 

Si comincia con Bruce Springsteen, tornato quest’anno con un album di cover soul, Only The Strong Survive; si prosegue con Eddie Vedder che, senza Pearl Jam, ha pubblicato il suo nuovo disco solista Earthling; poi il grande incontro tra Mavis Staples e Levon Helm che ha portato alla realizzazione di Carry Me Home; poi ancora il ritorno dei Red Hot Chili Peppers, che quest’anno hanno pubblicato addirittura due album, Unlimited Love e Return Of The Dream Canteen. Questo è solo l’inizio della playlist del 2022 di Jam TV: al suo interno abbiamo raccolto 45 canzoni che vanno dai nostri ascolti, alle nostre interviste, ai nostri live report, fino alle nostre dirette (Music Room):

 

 

 

Quest’anno siamo andati inoltre nella sua casa di Londra per intervistare Judith Owen. La cantautrice gallese è tornata con Come On & Get It, album di cover di donne del jazz e del blues pressoché dimenticate degli anni ’40 e ’50.

Sempre a proposito di blues (e non solo), lo scorso 24 gennaio è stata nostra ospite di una puntata dedicata al Pistoia Blues e ai suoi 40 anni Noreda Graves ha presentato il suo nuovo album Introducing Noreda.

Poi grande spazio abbiamo dedicato ad alcune importanti pubblicazioni italiane, come i due volumi di Scacco Al Maestro dei Calibro 35, il primo album solista di Manuel Agnelli, Ama il prossimo tuo come te stesso e il ritorno dei Verdena con Volevo Magia.

 

E poi:

E, per finire, il Paul McCartney Tribute Day in occasione degli 80 anni compiuti quest’anno da Sir Paul McCartney!

 

Buon 2023 da Jam TV!

Vivienne Westwood ci ha lasciato

Addio a Vivienne Westwood, la stilista del punk

È morta a 81 anni Vivienne Westwood, grande stilista tra gli artefici della rivoluzione punk a Londra

È morta Vivienne Westwood. La stilista era malata da tempo. Aveva 81 anni.

 

La moda e la musica sono sempre andate di pari passo. E con l’avvento del punk tutto ciò è stato ancor più evidente. Il connubio ha funzionato senza dubbio per merito di Vivienne Westwood. La stilista inglese era nata nel 1941 a Glossop nel Derbyshire. Lavora per breve tempo come insegnante, poi si sposa con Derek Westwood, ma anche il matrimonio dura poco. Da questa relazione nascerà anche un figlio, Ben, e conserverà il cognome.

Vivienne Westwood a questo punto si trasferisce a Londra. Qui conosce e si innamora poi di Malcolm McLaren, dal quale avrà un altro figlio, Joseph Corrè. Insieme al futuro manager dei Sex Pistols apre al 430 di King’s Road Let It Rock. In questo negozio d’abbigliamento si vendono abiti strappati, spille da balia… la ribellione punk e questo nuovo vero e proprio stile di vita passano anche dal modo di vestirsi ideato da Vivienne Westwood. “Nel dubbio, esagera” diceva. Tra gli illustri commessi del negozio ci sono anche Chrissie Hynde, futura leader dei Pretenders, e Glen Matlock, primo bassista dei Sex Pistols.

La boutique cambierà spesso nome: si comincia con Let it Rock (ed è ispirato alla moda dei rocker anni ’50); si prosegue con Too Fast to Live Too Young To Die (dedicato a James Dean); poi è il momento di Sex (per amanti del bondage e del fetish); seguirà Seditionaries (manifesto del lato più anarchico del movimento); infine, dal 1981, il negozio si chiama World’s End ed è tuttora famoso per l’insegna caratterizzata da un orologio che gira al contrario.

 

Nel 1983 la relazione con Malcolm McLaren giunge al termine, ma quest’ultimo darà un ultimo consiglio a Vivienne Westwood: “Sii romantica”. Detto, fatto. La stilista vestirà infatti i cosiddetti New Romantic come Duran Duran e Spandau Ballet, anche i Depeche Mode, ma ovviamente ha legato per sempre il suo nome al punk.

 

Tra le onorificenze ottenute, nel 2005 è stata insignita del titolo di Ufficiale dell’Impero Britannico, mentre l’anno successivo diventa Dama di Commenda dell’Impero Britannico.

 

So long, Vivienne…

 

Giorgio Gaber maratona

Giorgio Gaber, maratona di filmati per i vent’anni dalla scomparsa

1 GENNAIO 2003 – 1 GENNAIO 2023

TUTTO GABER
A 20 ANNI DALLA SCOMPARSA, MARATONA GABER

Dalla mezzanotte del Capodanno alla mezzanotte del 2 gennaio
24 ore di video disponibili sul sito e sul Canale YouTube della Fondazione Gaber

1 gennaio 2003 – 1 gennaio 2023. In occasione del ventennale della scomparsa di Giorgio Gaber, la Fondazione a lui titolata, la RAI e la Televisione Svizzera Italiana, propongono una maratona di immagini della durata di 24 ore nel corso della giornata del primo gennaio 2023. DA MEZZANOTTE A MEZZANOTTE, una lunga maratona di filmati unici destinati a tutti quelli che proprio nella ricorrenza della sua scomparsa abbiano piacere di avere la compagnia dell’amatissimo Signor G e della forza inesauribile del suo lavoro.

Per la prima volta dalla scomparsa dell’artista, una parte significativa e consistente della documentazione video di Giorgio Gaber e del suo Teatro Canzone, raccolta grazie alla Fondazione, viene proposta al pubblico. Una lunga sequenza senza ordine cronologico, con estratti significativi in prosa e in musica riferiti a trent’anni di Teatro Canzone. Dalle prime apparizioni televisive della Svizzera Italiana; alle retrospettive registrate nel 1980 al Teatro Lirico (ora Teatro Lirico Giorgio Gaber!); agli spettacoli degli anni ’80 e ’90 nei più importanti teatri italiani; alla produzione video voluta dallo stesso Gaber e realizzata a Pietrasanta nel 1991. Una testimonianza approfondita e suggestiva di quel Teatro Canzone scritto con Sandro Luporini. Tutto ciò ha reso senza dubbio Giorgio Gaber un protagonista indiscusso non solo dello spettacolo; ma anche della recente storia della cultura italiana.

La maratona Gaber Tutto Gaber sarà disponibile in free streaming per 24 ore sul sito e sul Canale YouTube della Fondazione, per consentire a tutti accesso libero e anche perché è soprattutto ai giovani che il lavoro divulgativo della Fondazione Gaber si rivolge.

Andrea Parodi - Gabriela y Chava Moreno Live

Andrea Parodi Zabala – Gabriela y Chava Moreno (Live)

Andrea Parodi Zabala live negli studi di Jam TV con Gabriela y Chava Moreno, brano del suo nuovo album solista

 

Gabriela y Chava Moreno è il brano che ci propone Andrea Parodi Zabala, registrato live negli studi di Jam TV. Assieme a lui anche Scarlet Rivera al violino, Alex “Kid” Gariazzo alla chitarra e Riccardo Maccabruni alla fisarmonica.

“Sono sempre stato molto affascinato dalla frontiera. Sono cresciuto a Cantù, nel Nord Italia, a pochissimi chilometri dal confine con la Svizzera. Ma la frontiera che mi ha sempre evocato forti emozioni è quella tra gli Stati Uniti e il Messico, così ho ambientato questa storia on the road lungo il Rio Grande. Il viaggio di una donna disperata da Las Cruces fino a Corpus Christi, è un mio omaggio a quei luoghi dove si mischiano sapori e profumi sotto cieli e tramonti infiniti.

La musica mariachi e nortena incontra il folk, il rock e una delle mie canzoni preferite di sempre in questo stile tex mex è Romance In Durango di Bob Dylan. Ritrovare il violino di Scarlet Rivera insieme alla fisarmonica di Joel Guzman nel viaggio di Gabriela è un sogno che si avvera“.

 

“Sono cresciuto col violino di Scarlet Rivera. Per me Desire (album di Bob Dylan in cui è contenuto il brano, ndr) è stato un disco di formazione, un disco importantissimo; e lei rappresenta anche il punto di incontro tra la passione per la musica americana e per i cantautori italiani.

Avventura A Durango di Fabrizio De André, grande traduzione (realizzata insieme a Massimo Bubola, ndr) di Romance In Durango di Bob Dylan, è stata una delle canzoni che ho ascoltato più a lungo. Sicuramente mi ha influenzato proprio nel modo di scrivere; ma anche nel cercare di raccontare delle storie, caratterizzare i personaggi… è quello che cerco di fare con questi grandi maestri: il mio è un grande amore per questa musica e per questi viaggi”.

Andrea Parodi Zabala - Brasile Live

Andrea Parodi Zabala – Brasile (Live)

Andrea Parodi Zabala ci fa ascoltare Brasile live negli studi di Jam TV insieme a Scarlet Rivera, Alex “Kid” Gariazzo e Riccardo Maccabruni

 

Andrea Parodi Zabala descrive così Brasile, uno dei brani del suo nuovo album che ha eseguito live e al quale è maggiormente affezionato: “Le ballate hanno la capacità di concentrare in pochi minuti storie che potrebbero essere raccontate in un’intera pellicola di film. Mi affascina molto questo tipo di scrittura che ha modelli importanti in canzoni come Pancho & Lefty e Il Bandito E Il Campione. Eric Taylor era un maestro nello scrivere ballate.

Ricordo la notte in cui gli feci ascoltare Brasile in uno dei leggendari dopofestival del Townes Van Zandt al Pub Amandla. C’era anche Luigi Grechi e c’era anche il mio amico Samuele che si innamorò della canzone; gliela dedicavo ogni volta che la suonavo in concerto e lui sognava che un giorno la facessi produrre a Neilson Hubbard. Detto fatto. Neilson ha avvolto di mistero questo viaggio surreale dal porto di Livorno a quello di Rio De Janeiro. Il viaggio di un uomo che decide di cominciare una nuova vita in una terra lontana, ma che dovrà tornare in Italia, in carcere a Verona: il passato torna sempre a bussare. Ed è per quella terra, tatuata a tal punto dentro di sé, che i compagni di cella e i secondini lo chiamavano Brasile. Alla fine della storia c’è una rocambolesca fuga in cerca della libertà e di un’altra nuova vita”.

Brasile fa parte di Zabala, album che Andrea Parodi aveva cominciato nel 2013 e che ha concluso solo nel 2021, andando a Genzano di Roma, sui Castelli Romani, a casa di Alex Valle, chitarrista di Francesco De Gregori, e poi a Austin in Texas.

“Zabala è un nome di fantasia, è un nome che evoca tanti scenari perché in qualche modo ha questo sapore un po’ messicano. Nel disco questa frontiera tra Stati Uniti e Messico soprattutto a livello di sonorità è molto presente – ha dichiarato Andrea Parodi a proposito del nome d’arte aggiunto. – Zabala è una città sumera; Zabala è un cognome molto diffuso nel popolo basco; ma in realtà Zabala era un calciatore paraguaiano degli anni ’80, mi ricordo questo album di figurine di Mexico ’86. Poi era il soprannome che avevamo dato a un mio compagno di classe alle medie. Ho pensato comunque che fosse anche il momento di ‘fare qualcosa’ per questa importante omonimia che ho con il grande e compianto Andrea Parodi dei Tazenda”.

Terzo album solista questo per Andrea Parodi dopo Le piscine di Fecchio del 2002 e Soldati del 2007. Nel 2010 esce Chupadero, a nome Barnetti Bros Band, gruppo che vedeva oltre allo stesso Parodi, Massimo Bubola, Max Larocca e Jono Manson.

Tanti sono poi gli ospiti di Andrea Parodi Zabala. Alle chitarre ci sono David Immerglück dei Counting Crows, David Bromberg, Larry Campbell, per anni al servizio di Bob Dylan e David Grissom, che forgia il suono di questo disco come aveva fatto in passato con Joe Ely e John Mellencamp. Un sound fatto di chitarre e di una solida sezione ritmica guidata da Brennan Temple alla batteria.

La produzione è affidata a Joel Guzman, uno dei più grandi fisarmonicisti al mondo, capace di trasportare l’ascoltatore in Messico con poche note. Al violino ci sono Carrie Rodriguez, Tim Lorsch, Steve Wickham dei Waterboys e Scarlet Rivera; quest’ultima è stata tra le altre cose la violinista di Hurricane di Bob Dylan e di tutto l’album Desire ed era a seguito della Rolling Thunder Revue. C’è solo una canzone in inglese in Andrea Parodi Zabala, Where the Wild Horses Run; il brano è cantato da Joe Ely, James McMurtry, Greg Brown, Sarah Lee Guthrie e dal Premio Oscar Ryan Bingham.

Musicisti straordinari con cui Andrea ha intessuto un’amicizia e intrecciato chilometri. Nel frattempo si è sposato con Elena nel ranch di Joe Ely, sotto una quercia indiana secolare avvolta da lucine colorate. È stato JT, il figlio di Townes Van Zandt, a celebrare l’unione. Zabala contiene e racconta tutto questo. Andrea ha anche due figli che già dai nomi fanno comprendere le sue passioni musicali: Woody e Geordie.

Andrea Parodi Zabala è un viaggio lungo 7 anni che inizia dalla copertina. È una fotografia scattata da uno dei musicisti del disco, Radoslav Lorkovic, che ritrae la Highway 6, a est di Tonopah, Nevada. Un vero e proprio invito On The Road e, come il romanzo di Kerouac, è una storia d’amore con la strada e con la libertà.

Elvis Presley Natale

Buon Natale con Elvis Presley

Tanti auguri di buon Natale da Jam TV con Elvis Presley e la sua versione live di Blue Christmas, eseguita al ’68 Comeback Special

 

Elvis nella sua lunga carriera ha realizzato anche album con canzoni natalizie. Il primo in ordine tempo si intitola Elvis’ Christmas Album ed è uscito nel 1957. Tra i brani presenti al suo interno c’è anche Blue Christmas, un pezzo natalizio scritto nel 1948 da Billy Hayes e da Jay W. Johnson, inciso per la prima volta lo stesso anno da uno dei pionieri della musica country, Ernest Tubb.

Elvis la porta al successo e la esegue dal vivo anche nel famoso ’68 Comeback Special, speciale televisivo registrato nel giugno del 1968 e trasmesso dalla NBC il 3 dicembre dello stesso anno. L’evento segna il grande ritorno di Elvis Presley sulle scene musicali dopo 7 anni e dopo il periodo in cui si è dedicato alla sua carriera cinematografica.

 

Blue Christmas si inserisce tra quelle canzoni natalizie che non esprimono il concetto di un Natale gioioso: come in altri brani, anche in questo caso è la mancanza della persona amata a generare questo sentimento tristezza (si tratta, perciò, anche di una canzone d’amore).
A tal proposito, viene evidenziato – tramite un gioco di parole che non si può rendere in italiano – il contrasto tra la neve che cade, che è white, cioè “bianca”, e questo Natale che, invece, è, per il “cantante”, blue, parola che in inglese non significa soltanto “blu”, ma anche, appunto, “triste”.

A dispetto del contenuto malinconico del testo, la melodia è piuttosto ritmata ed allegra.

 

Buon Natale a tutti voi da Jam TV con Blue Christmas di Elvis Presley!

 

Steve Ferrone e Tom Petty

Steve Ferrone, il ricordo di Tom Petty and the Heartbreakers

Il batterista Steve Ferrone ricorda i suoi 25 anni con gli Heartbreakers e con Tom Petty

 

Steve Ferrone è un batterista leggendario che ha suonato con tutti i più grandi (da George Harrison a Eric Clapton, da Mick Jagger a Johnny Cash) e che per 25 anni è stato drummer di Tom Petty and the Heartbreakers. A 5 anni dalla scomparsa del fantastico songwriter della Florida, un affettuoso ricordo di chi ha condiviso un pezzo di vita con lui. Steve si è collegato con noi dal suo studio di Los Angeles.

 

Lo scorso 25 novembre è uscito Live at the Fillmore, primo album live di Tom Petty and the Heartbreakers che esce dopo la morte del cantautore, avvenuta il 2 ottobre 2017. Steve Ferrone ci ha raccontato qualche aneddoto e il suo personale ricordo di Tom.

Il compianto artista e la sua band furono protagonisti di venti concerti al Fillmore West di San Francisco tra il 10 gennaio e il 7 febbraio 1997 e quindi questa nuova pubblicazione testimonia proprio quel periodo. Steve Ferrone ricorda che erano in tour per il disco Wildflowers e fu proprio Tom Petty a comunicargli che avrebbero suonato per circa un mese a San Francisco.

Tom Petty and the Heartbrakers alternarono pezzi sempre diversi in scaletta durante quelle sere e suonarono anche cover di J. J. Cale, Bob Dylan, Rolling Stones, Chuck Berry e non solo. Ci furono inoltre alcuni ospiti in quei live, come John Lee Hooker e Roger McGuinn dei Byrds.

Camilla Sernagiotto - La maledizione del Dakota

Camilla Sernagiotto, “La maledizione del Dakota”

Tante vicende oscure, e non solo l’omicidio di John Lennon, hanno in comune il Dakota Building. Lo racconta Camilla Sernagiotto nel suo nuovo libro La maledizione del Dakota. Rosemary’s Baby, Cielo Drive, John Lennon e altri fatti oscuri

 

La maledizione del Dakota. Rosemary’s Baby, Cielo Drive, John Lennon e altri fatti oscuri è il nuovo libro di Camilla Sernagiotto (qui la nostra recensione). La giornalista di Sky TG24, Corriere Della Sera e numerose altre testate, in un volume edito da Arcana, esplora i legami che ci sono tra alcuni punti fermi della cultura pop e il Dakota Bulding. Davanti all’antico e lussuoso palazzo di New York, come noto, perse tragicamente la vita John Lennon, assassinato l’8 dicembre 1980 da Mark David Chapman, ma altri sono gli eventi in cui il Dakota è o torna protagonista, come ci ha spiegato proprio Camilla Sernagiotto, che già qualche anno fa si era per così dire già occupata dell’edificio.

Secondo alcuni il Dakota affascina tanti musicisti, attori o altri artisti perché fu scelto dal famoso esoterista Aleister Crowley per le sue pratiche dell’occulto. Crowley era presente sulla copertina del Sgt. Pepper’s dei Beatles ed era poi molto apprezzato da grandi esponenti del rock, uno su tutti Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin e grande collezionista di cimeli e altro che è legato all’esoterista. Non è semplice comunque diventare un inquilino del Dakota e non si tratta solo di una questione economica.

E se già da una parte si dice che tra gli inquilini respiti dal Dakota Building ci siano Madonna, Cher, ma anche in maniera più che documentata Antonio Banderas e Melanie Griffith, sicuramente dall’altra è ancor più difficile entrare all’interno del palazzo…

Manuel Agnelli Alcatraz Milano

Manuel Agnelli live all’Alcatraz di Milano, il report (11.12.2022)

I brani del nuovo album solista e i grandi classici degli Afterhours per Manuel Agnelli dal vivo all’Alcatraz di Milano

 

Una grande tappa quella di ieri all’Alcatraz di Milano per Manuel Agnelli, che in questo periodo sta girando l’Italia con la stessa band che lo ha accompagnato nello scorso tour estivo.

Il frontman degli Afterhours sta presentando dal vivo il suo nuovo album solista Ama il prossimo tuo come te stesso, uscito lo scorso 30 settembre e molto apprezzato dai presenti, a giudicare da come hanno accolto i vari pezzi. Tutti i brani del nuovo disco sono stati proposti nel corso della serata, a parte Pam Pum Pam, per cui in scaletta hanno trovato posto tra gli altri Milano con la peste, Proci, La profondità degli abissi e anche Lo sposo sulla torta, nell’album cantato insieme alla figlia Emma, qui interpretato invece insieme a Beatrice Antolini.

Frankie e DD dei Little Pieces of Marmelade alle chitarre e alla batteria, Giacomo Rossetti dei Negrita al basso e appunto la cantautrice e polistrumentista Beatrice Antolini al pianoforte, synth pad e basso hanno suonato anche tanti tra i brani più famosi degli Afterhours come Quello che non c’è, Ballata per la mia piccola iena, Male di miele, Non è per sempre, cantati come d’abitudine con grande trasporto dal pubblico che segue ormai Manuel Agnelli da anni.

Un gradito ritorno insomma, tanto più live, dietro al piano, con la chitarra a tracolla o anche soltanto con il microfono e la sua voce.

 

 

Scaletta:

01. Severodonetsk

02. Signorina mani avanti

03. Veleno

04. Non si esce vivi dagli anni ’80

05. Bungee jumping

06. Milano con la peste

07. Lo sposo sulla torta

08. Quello che non c’è

09. Ballata per la mia piccola iena

10. La profondità degli abissi

11. Proci

12. Padania

13. Guerra e pop corn

14. Male di miele

15. Ama il prossimo tuo come te stesso

 

Bis 1:

16. Tra mille anni mille anni fa

17. Non è per sempre

18. Bye bye Bombay

 

Bis 2:

19. Voglio una pelle splendida

20. 1.9.9.6.

21. Dea

22. Lasciami leccare l’adrenalina

23. Ci sono molti modi

Pattie Boyd - libro - George Harrison Eric Clapton

Pattie Boyd, “My Life In Pictures” è il nuovo libro della musa di George Harrison e Eric Clapton

Più di 300 immagini e opere sono contenute in Pattie Boyd: My Life In Pictures, libro della fotografa e modella, nonché musa e moglie di George Harrison e Eric Clapton

 

Pattie Boyd: My Life In Pictures è un libro in cui la donna, che è stata musa e moglie di George Harrison e Eric Clapton, ha raccolto più di 300 immagini e opere per raccontare la sua vita.

 

La moglie di George Harrison e Eric Clapton

Se trascorri gli anni d’oro della tua giovinezza nella Swinging London, fai la modella, frequenti i luoghi più cool e le più grandi star della musica, pubblicare un libro che racconti la tua vita e sia, perché no, d’ispirazione per le nuove generazioni, è un atto più che generoso. E certamente molto apprezzato da chi, tutta quella storia, l’ha sentita solo raccontare e ha imparato a fantasticarci su. Pattie Boyd è una donna che possiede ancora oggi quell’eleganza e quel fascino naturale che avevano letteralmente fatto perdere la testa a personaggi come George Harrison e Eric Clapton, di cui è stata musa e moglie.

 

Un libro fotografico

Pattie Boyd: My Life In Pictures è un volume che racchiude più di 300 immagini e opere; la chiave d’accesso agli archivi personali che la bionda icona inglese ha deciso di aprire per raccontare l’eccitante e scandaloso mondo della moda. Minigonne, geometrie e capelli a caschetto; una rivoluzione stilistica che segna un punto di svolta per una generazione libera e creativa, riversata per le strade elettrizzanti di una città al centro del mondo.

Oggi, il nome di Pattie Boyd è sinonimo di emancipazione femminile e di controcultura giovanile; quella rivoluzione di cui nessuno di loro, protagonisti, si rendeva davvero conto e che coinvolgeva la musica, la moda e quella spiritualità che nei favolosi 60 si scopriva e si sperimentava. Una vita sotto i riflettori e davanti all’obiettivo dei più grandi fotografi del 20esimo secolo: il volume racconta gli esordi da modella a posare per Vogue e Vanity Fair fino agli scatti della stessa Boyd, che si innamora della fotografia proprio durante gli shooting di cui è protagonista.

 

I grandi brani che ha ispirato

E se è vero che ogni grande genio si è lasciato ispirare dalla propria musa, Pattie Boyd può ritenersi responsabile di canzoni senza tempo come Something, scritta per quella magra, bionda, affascinante ragazza inglese da Harrison; o Layla e Wonderful Tonight, certamente due delle canzoni più amate di Slowhand.
Il senso di libertà che si sperimentava negli anni ’60 sembra raccontare di un universo che ha luogo nel futuro più che nel passato, se lo si confronta con il senso di frustrazione di spaesamento tipici invece di oggi, dove si cerca con affanno il proprio posto nel mondo. Per questo Pattie regala in chiusura un suo personale incoraggiamento alle giovani ragazze e al loro coraggio, a cui non dovrebbero mai rinunciare.

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