Paul McCartney. “I luoghi della memoria”

Liverpool, Londra e… Paul McCartney raccontato da Carmine Aymone attraverso i luoghi più importanti della sua vita.

Carmine Aymone descrive qui i luoghi più importanti della vita di Paul McCartney, a partire ovviamente da Liverpool, la città in cui è nato e cresciuto e in cui ha iniziato a scrivere le sue prime importanti pagine di storia della musica.

“La memoria di ogni uomo è la sua letteratura privata”, ha detto lo scrittore e filosofo britannico. Aldous Huxley. La memoria i luoghi dell’infanzia, della propria vita restano impressi per sempre dentro di noi, riaffiorando in maniera inconscia quando meno ce lo aspettiamo. Anche in Paul McCartney i luoghi della memoria sono zone di luce in cui la storia esce dalla sua dimensione temporale e continua ad essere presente e visibile anche nella contemporaneità del presente. La sua Liverpool prima con i suoi bus, le sue strade, i suoi cancelli rossi che profumeranno di fragole e le imbarcazioni gialle che attraversano il fiume Mersey e poi Londra con le sue case, i suoi incontri, appartengono a questa dimensione emotiva.

Di recente Carmine Aymone ha pubblicato insieme a Michelangelo Iossa e Riccardo Russino La grande storia di Paul McCartney (Hoepli, 2022), libro che è uscito in occasione degli 80 anni di Sir Paul.

La Beatlemania di Rolando Giambelli

Rolando Giambelli è da sempre un estimatore dei Beatles ed è il Fondatore dei Beatlesiani D’Italia Associati, il Beatles Fan Club italiano nato il 5 ottobre 1992, a Brescia, in occasione del 30° anniversario della pubblicazione di Love Me Do, il primo singolo ufficiale dei Beatles. L’abbiamo incontrato al Beatles Museum, altra sua creazione, che ha sede nella storica sala della musica dell’Antica Birreria Wurher a Brescia.

Ci ha raccontato com’è nata la sua passione viscerale per i Beatles e di quando, nel luglio del 1967, è partito da Brescia con la sua Lambretta, alla volta di Londra, nella speranza di incontrare i suoi idoli.

She’s Leaving Home, una delle canzoni più sentite e poetiche di Paul McCartney

Inverno del 1963
Paul McCartney, chiamato a fare da giudice in una gara di danza nel programma della tv inglese Ready, Steady, Go!, premia una ragazzina, Melanie Coe, la più brava secondo lui a ballare su un pezzo rock di Brenda Lee. Tre anni e mezzo dopo, nella primavera del 1967, McCartney legge con curiosità un articolo del Daily Mirror nel quale si racconta la storia di una minorenne fuggita di casa con il suo ragazzo e poi rimasta incinta, caso piuttosto frequente nell’Inghilterra di fine anni ’60. La stranezza è che quella ragazzina è la stessa Melanie Coe che Paul aveva premiato a Ready, Steady, Go!. Quella coincidenza lo porta a scrivere una delle sue canzoni più sentite e poetiche (la preferita delle sue figlie) che intitola She’s Leaving Home e che ha un incedere musicale nella vena artistica del miglior Brian Wilson. In quei giorni, George Martin è impegnato ma, nell’urgenza di registrarlo, McCartney chiama un altro arrangiatore, Mike Leander, facendo indispettire l’amico Martin.
La canzone viene inserita nell’album Sgt. Pepper’s ma, prima, Paul la fa sentire a Brian Wilson che rimane commosso dalla bellezza del brano.

Helter Skelter, la gara con gli Who per il primato del brano più rumoroso

Primavera del 1968
Nei vecchi Luna Park inglesi c’è da sempre un’attrazione assai amata dai bimbi: la chiamano Helter Skelter ed è un grande scivolo elicoidale, a torre, coloratissimo. Come tanti ragazzini britannici, anche Paul McCartney da piccolo lo adorava. Un giorno, dopo aver letto su una rivista che Pete Townshend degli Who aveva definito il loro brano I Can See For Miles “il più rumoroso, selvaggio e sporco mai registrato”, Paul aveva deciso, per spirito competitivo, che avrebbe scritto qualcosa di molto più duro e trasgressivo. Perché anche quel primato avrebbe dovuto appartenere ai Beatles.
E così ha fatto. Negli studi di Abbey Road, tra luglio e settembre del 1968, registra questo pezzo proto-punk intitolato proprio Helter Skelter destinato a diventare una delle canzoni più rock del repertorio dei Fab Four.
Ci vogliono quasi 30 take prima di trovare quella giusta…. Il brano è talmente faticoso da eseguire che verso la fine della take prescelta si sente Ringo esclamare “basta, ho le vesciche sulle dita!!”. Se la locuzione “helter skelter” è metafora di caos e confusione, per Charles Manson diventa il nome della sua teoria per un nuovo ordine mondiale a seguito di una guerra razziale a livello planetario vinta dal popolo nero. Che però una volta giunto al potere non avrebbe saputo come governare. Per questo, Manson e i suoi “eletti” gli sarebbero subentrati insieme ai Beatles visti da Charlie come i “Quattro Cavalieri dell’Apocalisse”…
La storia, però come sappiamo, è andata in modo diverso…

Golden Slumbers, Paul McCartney ispirato da “pisolini dorati”

Primi mesi del 1969
Paul McCartney è giù di morale. I problemi con i Beatles gli fanno venire voglia di tornare alle origini, di fare un salto a Liverpool. Dopo tanto tempo, si reca così a casa di suo padre a Heswall, l’abitazione che aveva comprato al genitore appena aveva messo insieme un po’ di soldi. C’era anche un pianoforte che Paul gli aveva regalato perché il papà lo strimpellava. E con lui anche la sua sorellastra Ruth.
Un giorno, sbriciando dentro la panchetta del piano, Paul trova lo spartito di un brano il cui testo era tratto da un poemetto di Thomas Dekker, uno degli autori scrittori elisabettiani più prolifici e versatili.
McCartney rimane attratto da quel testo che parla di “pisolini dorati” e che sembra una specie di ninna nanna per bambini.
Non conoscendo la musica, compone una melodia che inizia proprio con i versi “once there was a way to get back homeward” cui si aggiungono frasi come “sleep pretty darling do not cry, I will sing a lullaby”… al pezzo, si aggiungerà Carry That Weight, il peso che ognuno dei Beatles dovrà portare sulle proprie spalle per le rispettive carriere soliste: l’ingombrante eredità dei Fab Four.

Beatles - Here, There And Everywhere: la dichiarazione d'amore di Paul McCartney a Jane Asher

“Here, There and Everywhere”: Paul McCartney e Jane Asher

Here, There and Everywhere: la dichiarazione d’amore di Paul McCartney a Jane Asher

 

Fine maggio del 1966

Paul McCartney è rimasto stregato da Pet Sounds il nuovo 33 giri dei Beach Boys, primo lavoro discografico nella storia del pop rock, a essere concepito come un vero e proprio album e non come una compilation di singoli. In particolare, McCartney adora God Only Knows, il pezzo forse più ispirato uscito dalla penna magica di Brian Wilson. E, un giorno dei primi di giugno, quando si trova sul bordo della piscina della casa di campagna John Lennon a Weybridge, nella contea del Surrey, inizia a suonare una progressione di accordi sulla chitarra acustica che, ben presto, si trasforma nello scheletro strumentale di un pezzo. “John stava ancora dormendo e io, con ‘God Only Knows’ in testa, stavo componendo un brano nella medesima vena artistica”.

Quando John si sveglia, Paul gli fa ascoltare la canzone che i due, insieme, completano. Il testo è una dichiarazione d’amore per Jane Asher, icona della Swinging London, e fidanzatina di Paul McCartney in quei giorni.

Pubblicata su Revolver, album dei Beatles del 1966, Here, There and Everywhere secondo McCartney è la canzone più bella che lui abbia mai scritto.

Michelle, Paul McCartney folgorato dalla cultura bohémien

Autunno del 1965
Il guru della chitarra acustica Chet Atkins, maestro di fingerpicking, è stato uno degli idoli di Paul McCartney che avrà ascoltato Trambone, uno dei pezzi più conosciuti di Atkins, un miliardo di volte anche se non è mai stato in grado di suonarla come il suo mentore.
Da sempre affascinato dalla cultura bohémien della “rive gauche” parigina, un giorno Paul rimane colpito da un ragazzo con il pizzetto e una maglietta a righe che stava canticchiando un brano in francese. E così prova a imitarlo con una canzoncina che, composta chitarristicamente nello stile di Chet Atkins, aveva completato con un testo in finto francese. Quel pezzo rimane nel cassetto per diverso tempo ma, un giorno, Paul chiede a Jan Vaughan, sorella del suo vecchio amico Ivan e insegnante di lingue, di trovare un titolo in francese che suonasse bene.
Jan suggerisce “Michelle, ma belle” e Paul le chiede di tradurre in francese la frase “these are words that go together well”, sono parole che stanno bene insieme. La volta che McCartney suona il brano a Lennon questi suggerisce l’inciso “I love you, I love you, I love you”, preso a prestito dalla I Put A Spell On You di Nina Simone.
Michelle viene pubblicata nell’album Rubber Soul e diventa uno dei brani più amati del repertorio beatlesiano.

Paul McCartney con Springsteen e Jon Bon Jovi per i suoi 80 anni

Mentre si avvicinano sempre di più i suoi 80 anni (che compirà domani, 18 giugno), Paul McCartney è stato raggiunto sul palco da due ospiti illustri durante l’ultima tappa nordamericana del suo tour Got Back.

 

Una grande sorpresa per Paul McCartney ieri al MetLife Stadium di East Rutherford, New Jersey, per l’ultima tappa nordamericana del suo tour Got Back.

 

In occasione dei suoi imminenti 80 anni che compirà domani, 18 giugno, sono saliti sul palco due illustri ospiti originari della zona per salutarlo: Bruce Springsteen e Jon Bon Jovi.

 

Con il primo Paul McCartney ha eseguito Glory Days dal repertorio springsteeniano e subito dopo I Wanna Be Your Man dei Beatles (prima di raggiungere nuovamente il centro della scena per il finale con un altro pezzo dei Fab Four, The End):

 

Jon Bon Jovi ha cantato invece un classico Happy Birthday To You insieme al pubblico ed è salito sul palco con un mazzo di palloncini poi fatti volare, prima che Paul McCartney insieme alla sua band si dedicasse Birthday dei Beatles:

 

L’appuntamento per rivedere dal vivo Paul McCartney è fissato per il prossimo 24 giugno al Festival di Glastonbury.

Cinque grandi duetti live (+ 1) di Paul McCartney

Grandi incontri dal vivo per Sir Paul McCartney: sul palco con lui tanti amici e illustri colleghi per suonare insieme i classici dei Beatles e non solo.

 

Quanti e quali artisti non vorrebbero duettare con Paul McCartney. E allora qui di seguito, per i suoi 80 anni, vi proponiamo una serie di duetti in cui Sir Paul condivide il palco con tanti amici e illustri colleghi, spesso per eseguire insieme a loro grandi classici dei Beatles, anche se non mancano le sorprese (e c’è addirittura un “duetto inedito con John Lennon”):

 

1. U2 & Paul McCartney @ Live 8 – 2005

Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band

Il 2 luglio 2005, quasi vent’anni dopo il Live Aid, inizia ufficialmente il Live 8, grande evento mondiale che coinvolge undici città appartenenti alle nazioni del cosiddetto G8. Tanti artisti si esibiscono contemporaneamente in tutto il mondo per chiedere la cancellazione del debito delle nazioni più povere. L’apertura dell’evento avviene a Londra a Hyde Park e, dopo la presentazione dell’organizzatore Bob Geldof, sale sul palco Paul McCartney che, accompagnato dagli U2, regala ai presenti la title track che apre il mitico concept dei Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band:

 

2. Bruce Springsteen & Paul McCartney @ Hard Rock Calling – 2012

Twist And Shout

Qui siamo di nuovo a Hyde Park, Londra, stavolta per l’Hard Rock Calling Festival. Sul palco è il momento di uno dei soliti grandi concerti di Bruce Springsteen e la sua E Street Band. A un certo punto lo raggiunge Paul McCartney e insieme suonano e cantano la beatlesiana I Saw Her Standing There e, come si può vedere da queste immagini, Twist And Shout:

Dopo la travolgente esibizione terminata proprio con la cover degli Isley Brothers resa popolare dai Fab Four, viene staccata la corrente al Boss perché con la sua performance aveva superato l’orario imposto dalle autorità locali. I due però si rifaranno “a parti invertite”: durante un live di Paul McCartney del 15 settembre 2017 del suo One On One Tour al Madison Square Garden di New York, inviterà sul palco Bruce Springsteen e Little Steven per suonare insieme per ben due volte I Saw Her Standing There.

 

3. Paul McCartney & Stevie Wonder @ White House – 2010

Ebony And Ivory

Il 2 giugno 2010 Paul McCartney è il primo artista non americano a ricevere dalla Biblioteca del Congresso il Premio Gershwin per la musica popolare, riconoscimento andato nelle prime due edizioni a Paul Simon e Stevie Wonder. E, proprio con quest’ultimo, Sir Paul ha eseguito Ebony And Ivory nel corso della sua performance di circa un’ora e mezza nella East Room della Casa Bianca e davanti alla famiglia Obama. Il brano fu realizzato da McCartney e Wonder nel 1982 e questa è stata la prima volta in cui lo hanno fatto ascoltare insieme dal vivo:

 

4. David Gilmour & Paul McCartney @ The Cavern Club – 1999

I Saw Her Standing There

Paul McCartney è tornato (più o meno) dove aveva cominciato e lo ha fatto il 14 dicembre 1999 con il suo Live at the Cavern Club di Liverpool, concerto che poi sarebbe stato pubblicato l’anno successivo in dvd per la regia di Geoff Wonfler.

Aveva esordito con gli allora Quarrymen nel 1958, mentre con i Beatles aveva tenuto il suo ultimo concerto all’interno del locale il 3 agosto 1963.

Stavolta si è ripresentato in un posto che è stato ricostruito vicino a dov’era ubicato nel periodo in ci suonava con i Fab Four, davanti a poco meno di 300 presenti, tra persone estratte a sorte, giornalisti e amici di Sir Paul, per una performance esclusiva con una band d’eccezione composta da David Gilmour (Pink Floyd) e Mick Green (Pirates) alla chitarra, da Ian Paice (Deep Purple) alla batteria e dal produttore e tastierista Pete Wingfield. In scaletta ci sono i brani dell’album Run Devil Run, uscito in quel periodo, e tanti classici dei Beatles, come questa versione di I Saw Her Standing There, invocata a gran voce da un pubblico al quale McCartney ha chiesto di non fotografare e di non filmare nulla per tuffarsi idealmente nel passato e godersi quella serata:

 

5. Paul McCartney, Sting, Elton John, Eric Clapton, Mark Knopfler @ Royal Albert Hall – 1997

Hey Jude

È il 15 settembre 1997 quando alla Royal Albert Hall di Londra si tiene Music For Montserrat, un concerto organizzato e prodotto da George Martin, che ha chiamato a raccolta tanti illustri musicisti allo scopo di raccogliere fondi per l’isola caraibica di Montserrat dopo le continue eruzioni del vulcano Soufrière Hills, che distrusse la capitale Plymouth con tanti morti e rese inabitabile gran parte dell’isola. Tutti coloro che sono stati chiamati ad esibirsi quella sera avevano in comune il fatto di aver utilizzato i famosi studi di registrazione dell’isola AIR Studios.

Quasi in chiusura di quel live, pubblicato poi l’anno successivo in DVD con le migliori esibizioni della serata, c’è questo imperdibile momento in cui i musicisti coinvolti nella serata (compresi Ray Cooper, Carl Perkins alla sua ultima esibizione in pubblico prima della sua morte avvenuta nel gennaio 1998 e Jimmy Buffett) suonano uno dei grandi inni composti da Paul McCartney con i Beatles, Hey Jude:

 

6. John Lennon & Paul McCartney @ Carrier Dome – 2022

I’ve Got A Feeling

Sir Paul McCartney è tornato in tour in Nord America dopo quasi tre anni di assenza causa pandemia e, dalla prima data del suo Got Back, quella del 28 aprile a Spokane, stato di Washington, ha introdotto in scaletta un duetto virtuale con John Lennon. Il brano che interpreta “con” il grande ed indimenticato amico con cui ha condiviso tanti momenti importanti e fondamentali della sua vita è I’ve Got A Feeling, pezzo che fa parte di Let It Be e del quale si parla anche nel docufilm diretto da Peter Jackson, The Beatles: Get Back. Le immagini dietro lo schermo con John che canta si riferiscono al mitico concerto del 30 gennaio 1969 sul tetto della Apple Corps di Londra, al numero 3 di Savile Row, il live improvvisato con cui i Beatles salutarono idealmente il pubblico per l’ultima volta insieme, accompagnati dal tastierista Billy Preston.

Il duetto virtuale di John e Paul che vediamo qui di seguito è quello dello scorso 4 giugno al Carrier Dome di Syracuse, New York:

Paul McCartney

Dieci grandi cover (+1) di Paul McCartney

Le cover più belle di brani a firma Paul McCartney.

 

Più generazioni si sono cimentate in cover di Paul McCartney, ma anche più generi musicali. Per gli 80 anni di Sir Paul abbiamo selezionato allora dieci brani (+1), conosciuti nelle versioni dei Beatles o dello stesso McCartney, che sono stati in qualche modo significativi anche nelle versioni di altri artisti o gruppi:

 

1. The Rolling Stones

I Wanna Be Your Man

Il secondo singolo in carriera dei Rolling Stones è stato… un brano dei Beatles. Si tratta più precisamente di I Wanna Be Your Man, brano a firma Lennon-McCartney e che vede come principale autore quest’ultimo. Quando i due Beatles scoprirono infatti che gli Stones stavano cercando un nuovo singolo da registrare, diedero il loro brano al gruppo che ne fece il suo primo brano di successo nel 1963. Nella versione dei Beatles uscirà successivamente, ma sempre nel corso dello stesso anno, nel secondo album dei Fab Four, With The Beatles, per la voce di Ringo Starr, che la canterà nei concerti del gruppo fino al 1966 e la riprenderà anche per la sua carriera solista. Tutto questo ovviamente avvenne ben prima che venisse costruita ad arte la rivalità tra i due gruppi. I Rolling Stones hanno ripreso I Wanna Be Your Man dal vivo nei loro concerti sia nel tour dei 50 anni nel 2012, sia in quello dei 60 in questo 2022:

 

2. Elvis Costello

Penny Lane

Uno degli eventi più importanti per la carriera di Sir Paul McCartney è quello alla Casa Bianca in cui dinanzi alla famiglia Obama, con l’allora Barack presidente degli Stati Uniti, riceve il Premio Gershwin per la musica popolare dalla Biblioteca del Congresso, riconoscimento andato nelle prime due edizioni a Paul Simon e Stevie Wonder.

La sera del 2 giugno 2010 si tiene allora un concerto nella East Room della Casa Bianca con tanti ospiti che suonano cover di Paul McCartney e con lo stesso Sir Paul che chiuderà la serata con un set di un’ora e mezza.

Tra le cover più significative dell’evento anche quella di un superfan dei Fab Four e amico di Paul McCartney come Elvis Costello che esegue per l’occasione Penny Lane, brano del 1967 che viene registrato come singolo durante le session del Sgt. Pepper’s e che non sarà inserito all’interno del concept. Penny Lane è dedicato ad alcuni luoghi dell’infanzia di John Lennon e Paul McCartney, luoghi importanti anche per Elvis Costello e per la sua famiglia, come spiega nell’introduzione alla sua performance:

 

3. Crosby, Stills & Nash

Blackbird

Per quello che è conosciuto comunemente come White Album, Paul McCartney scrisse (e incise da solo) anche Blackbird. I Fab Four stavano registrando presso gli studi di Abbey Road il loro nuovo lavoro e tre musicisti, due americani e uno inglese, che stavano cercando di mettere su un nuovo gruppo, ascoltarono proprio Blackbird e decisero di farne una loro versione che non finì poi nel loro album di debutto che sarebbe uscito nel 1969 perché decisero che al suo interno avrebbero inserito solo brani originali.

Blackbird farà però parte a tutti gli effetti del repertorio live di Crosby, Stills & Nash che peraltro eseguiranno il brano come secondo del loro set nella notte del 17 agosto a Bethel, New York, per il Festival di Woodstock. I tre suonarono e cantarono quel brano anche nel corso del tour successivo alla reunion del 1982 che quell’anno aveva visto la pubblicazione di Daylight Again e dal quale è tratta la versione che possiamo vedere e ascoltare qui di seguito:

https://www.youtube.com/watch?v=s8CFluSB1Ds

 

4. James Taylor & Mavis Staples

Let It Be / Hey Jude

Oltre al Premio Gershwin, Paul McCartney nel 2010 è stato uno dei protagonisti dei Kennedy Center Honors, premi che vengono assegnati negli Stati Uniti a chi si è contraddistinto nell’arte e nella cultura. I riconoscimenti vengono conferiti dal 1978 a Washington presso il Kennedy Center e nell’occasione altri artisti omaggiano il premiato nel campo musicale, suonando i suoi brani; qui, il 5 dicembre 2010, due grandi come James Taylor e Mavis Staples hanno rifatto due grandi classici beatlesiani/mccartneyiani che non hanno bisogno di presentazioni:

 

5. Joe Cocker

She Came In Through The Bathroom Window

Questo brano è stato scritto da Paul McCartney per il White Album ed è dedicato a una fan che aveva fatto irruzione in casa sua. Fa parte del long medley finale che conteneva tutti brani non conclusi, messi insieme per formare un unico pezzo.

Pochi mesi dopo che i Beatles pubblicarono la loro versione, diedero il pezzo a Joe Cocker che ne fece uscire a sua volta una sua versione sempre nel 1969. La cover di Joe Cocker sarebbe stata poi utilizzata in All This and World War II, documentario musicale sulla seconda guerra mondiale uscito nel 1976 e con la colonna sonora composta da brani dei Beatles eseguiti da altri artisti di successo, tra cui Peter Gabriel, Elton John, Tina Turner, i Bee Gees e tanti altri:

 

6. Tommy Emmanuel

Day Tripper / Lady Madonna

Il grande chitarrista australiano famoso per il suo fingerpicking Tommy Emmanuel si è cimentato spesso in cover dei Beatles, come sa anche chi assiste abitualmente ai suoi live. Questo è un arrangiamento di Day Tripper e Lady Madonna che ha creato nel 1990 e che è stato perfezionato un po’ alla volta. Si tratta del medley originale, conosciuto nella versione del chitarrista anche come The Beatles Medley, e sarà pubblicato poi nell’album del 1993 The Journey Continues. Nelle esecuzioni dal vivo si può ascoltare anche in Center Stage del 2008 e in Live! Al Ryman del 2017:

 

7. Dave Grohl

Band On The Run

Tra i grandi amici di Paul McCartney c’è anche Dave Grohl. Il frontman dei Foo Fighters ed ex batterista dei Nirvana ne parla diffusamente anche nella sua autobiografia pubblicata nel 2021, The Storyteller, e racconta anche di quando ha reso omaggio a sir Paul alla Casa Bianca in occasione del Premio Gershwin.

Nell’occasione ha scelto Band On The Run, brano che dà anche il titolo al quinto album di Paul McCartney and Wings, che uscì nel 1973, e che Dave Grohl ha registrato anche con i suoi Foo Fighters:

https://www.youtube.com/watch?v=M3yomVIvN1A

 

8. Brad Mehldau

For No One

Anche il mondo del jazz non può non essere attento ai Beatles ed è questo il caso del pianista Brad Mehldau che in un concerto del 20 settembre 2020 alla Philharmonie di Parigi ha suonato vari pezzi dei Fab Four e non solo.

Qui c’è tutto il concerto Brad Mehldau plays The Beatles (and More) e noi da lì abbiamo selezionato For No One, pezzo principalmente di McCartney, contenuto in Revolver:

 

 

9. Stevie Wonder

We Can Work It Out

Tra i singoli pubblicati nel 1965 dai Beatles c’era anche We Can Work It Out, brano scritto principalmente da McCartney e uno dei brani (si dice) ispirato dalla relazione con la fidanzata dell’epoca, l’attrice Jane Asher. Qui lo ascoltiamo sempre nel corso del Premio Gershwin conferito a Sir Paul alla Casa Bianca nel 2010 nella versione di Stevie Wonder. Quest’ultimo tornerà poi sul palco per la performance di Paul McCartney e per eseguire insieme a lui Ebony And Ivory, brano che registrarono e pubblicarono insieme nel 1982 e che non avevano mai suonato insieme dal vivo:

 

10. Guns N’ Roses

Live And Let Die

Paul McCartney si riunì col produttore dei Beatles George Martin nel 1973 per questo brano, commissionatogli per la colonna sonora del film di James Bond che aveva lo stesso titolo e che vedeva per la prima volta Roger Moore nei panni dell’agente 007. La versione dei Guns N’ Roses nel 1991 diventerà un singolo di successo del gruppo, estratto in quel caso dall’album Use Your Illusion I:

 

11. Marvin Gaye

Yesterday

Non poteva mancare in questa selezione il brano con più cover di sempre secondo il Guinness World Records con oltre 1600 versioni registrate.

La fine di una storia d’amore raccontata da Paul McCartney nel 1965 con i Beatles vede tanti interpreti illustri e noi abbiamo scelto la versione soul, jazz, blues di Marvin Gaye. Questa cover esce nell’album pubblicato a inizio 1970, That’s The Way Love Is:

Intervista ai Calibro 35 – Scacco al Maestro – Vol. 1

I Calibro 35 hanno pubblicato Scacco al Maestro – Vol. 1, primo di due volumi antologici in cui rendono omaggio al Maestro Ennio Morricone, punto di riferimento da sempre della band, sin dagli esordi

 

Quando si sono trovati in studio per la prima volta nel 2007 hanno reso omaggio al Maestro Ennio Morricone con Trafelato. Successivamente e in altre occasioni, nel corso della loro carriera, non sono mancati altri momenti simili, ma adesso hanno pubblicato un’opera più ampia che si intitola Scacco al Maestro – Vol. 1 (Woodworm/Virgin Records Label and Artist Services, 2022): è questo, infatti, il primo dei due capitoli del nuovo lavoro a firma Calibro 35. Abbiamo scambiato allora quattro chiacchiere con Tommaso Colliva e Massimo Martellotta.

 

Scacco al Maestro – Vol. 1 è stato anticipato dal singolo e dal video che si può ascoltare e vedere nel corso dell’intervista, La classe operaia va in paradiso, e all’interno del lavoro sono presenti, inoltre, due ospiti come Diodato e come Matt Bellamy dei Muse, rispettivamente voce in C’era una volta il West e chitarra e fischio in Arena; Colliva e Martellotta hanno ricordato allora, sempre a proposito di Matt Bellamy, l’apertura del concerto dei Muse a San Siro nel 2010, in cui iniziarono il loro set con il classico morriconiano Milano Odia.

 

Abbiamo chiesto poi anche alcune anticipazioni in merito all’evoluzione del progetto, a partire da quelle relative al Vol. 2 di prossima pubblicazione, e non potevamo poi non chiedere quale ulteriore sfida vorrebbero affrontare i Calibro 35 o più semplicemente quali sono i prossimi obiettivi che la band intende raggiungere.

 

In tempi più recenti il gruppo ha composto, prodotto e suonato la colonna sonora di Blanca, fiction di successo andata in onda su Rai1, e ha accompagnato Rkomi nella serata delle cover durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, suonando un medley di Vasco Rossi.

 

Infine, i Calibro 35 saranno presto in tour. Sono state già annunciate infatti le prime date di Scacco al Maestro – Calibro 35 Plays Morricone, una serie di concerti in cui il gruppo proporrà dal vivo il suo nuovo album dedicato al Maestro:

22/07 VIVI FORTEZZA – FORTEZZA MEDICEA – SIENA

23/07 TENERAMENTE FESTIVAL DEL VITTORIALE – GARDONE RIVIERA (BS)

24/07 APOLIDE FESTIVAL – VIALFRÈ (TO)

29/07 TRANSATLANTICA – GENOVA

17/09 SPRING ATTITUDE FESTIVAL – ROMA

Rufus Wainwright rende omaggio a Judy Garland per i 100 anni dalla nascita

È uscito Rufus Does Judy at Capitol Studios, live registrato l’anno scorso da Rufus Wainwright in cui ha reso (di nuovo) omaggio a Judy Garland. Il nuovo singolo e video estratto dal lavoro è il medley eseguito con Kristin Chenoweth Happy Days Are Here Again / Get Happy

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