Quando calcava i palchi di tutto il mondo con Deep Purple e Rainbow, Ritchie Blackmore raccoglieva trionfi, soddisfazioni commerciali e, nonostante il caratteraccio, apprezzamenti dai colleghi. Con la nascita dei Blackmore’s Night e la mutazione in chiave “Renaissance Rock” chissà quanti avranno sghignazzato, e non solo per il discutibile look da menestrello fantasy. Con All’ombra della luna. La biografia non autorizzata dei Blackmore’s Night (Tsunami Edizioni), Gaetano Loffredo prova a dare una valutazione meno sbrigativa e più dettagliata della creatura di Ritchie e Candice, ponendo sotto la giusta luce la seconda e approfondendo le nuove direzioni stilistiche del primo. Il ritratto del duo e la lettura del rock rinascimentale blackmoriano – tra l’altro con numeri di tutto rispetto in mezzo mondo – incuriosiscono. Scambiamo qualche impressione con l’autore.
Con Deep Purple e Rainbow Ritchie Blackmore ha edificato un’imponente e maestosa costruzione rock, poi il gran rifiuto e la nascita di Blackmore’s Night con la moglie Candice. Probabilmente è l’unico di quella generazione di musicisti ad aver tagliato in modo così netto i ponti col passato…
Blackmore è l’unico di quella generazione che ha deciso di prendere una strada completamente nuova. Bisogna dargli atto che ha messo a rischio la sua stessa carriera decidendo col cuore, ed è l’unico musicista vivente che ha ottenuto un grande successo formando tre gruppi ben distinti. Non dimentichiamo che i Blackmore’s Night hanno una fan-base enorme, soprattutto in Germania, dove ogni anno inanellano tour su tour e puntuali date sold out.
Blackmore ha coniato il termine Renaissance Rock: quanto c’è di sincero e quanto di “promozionale” in questa nuova etichetta?
È un termine che raccoglie entrambe le cose. Ha avuto il compito di limitare il disagio dei suoi fan più accaniti quando nel 1997 è uscito l’esordio Shadow of the Moon e ha acquisito un valore ed un significato più importante disco dopo disco, quando si è effettivamente rivelata essere un’espressione perfetta a rappresentazione della musica dei Blackmore’s Night. Per quanto mi riguarda è un termine sincero al cento per cento, unico tra l’altro.
In questo Renaissance Rock possiamo trovare ancora qualche elemento di Purple e Rainbow o sono mondi incomunicabili?
Sì, e non mi riferisco soltanto alle cover di Deep Purple e Rainbow, tante, che i Blackmore’s Night hanno pubblicato durante il percorso discografico. Blackmore ha inserito elementi e partiture prettamente Rock su basi melodiche rinascimentali e medievali. Il risultato farà storcere il naso sia ai puristi rock che rinascimentali/medievali, ma se la composizione ha una fortissima valenza artistica il resto conta ben poco. Un gran bel pezzo resta tale indipendentemente da generi e influenze, e Blackmore ne ha pubblicati a bizzeffe anche coi Blackmore’s Night.
Quali sono le influenze di questa nuova musica blackmoriana? Già dai tempi purpleiani Ritchie aveva ascolti spesso anomali per un uomo rock.
Il compositore rinascimentale fiammingo Tielman Susato e il francese Pierre Attaingnant sono le influenze che l’hanno definitivamente convinto sulla direzione da intraprendere. Blackmore è un assiduo ascoltatore di musica classica sin dai primi tempi coi Deep Purple e ne ha dato dimostrazione anche coi Rainbow pubblicando, per esempio, Sixteenth Century Greensleeves. Gli Abba sono tuttora una straordinaria fonte di ispirazione ma la più grande, incredibilmente, è da attribuire ad uno sconosciutissimo gruppo folk tedesco, i Geyers, dai quali Blackmore ha attinto più e più volte nel corso del tempo.
Shadow Of The Moon, uscito nel 1997, fu un autentico caso, amplificato anche dalle vendite. La discografia del duo ha tenuto buoni livelli di ispirazione e successo?
Mi pare di ricordare che le vendite di quel disco andarono particolarmente bene in Giappone. Per quanto riguarda il livello di ispirazione, dopo Shadow of the Moon Ritchie e Candice si sono superati più volte. Fires at Midnight e Ghost of a Rose sono due perle irrinunciabili per qualsiasi amante della musica, senza distinzioni d’etichetta, poi The Village Lanterne e soprattutto Secret Voyage hanno oltrepassato le aspettative. Dal lato “successo” beh, come accaduto in larga scala ad ogni gruppo musicale esistente, le vendite sono calate drasticamente a causa di file sharing e streaming. Un funzionale indice di gradimento è sicuramente quello che deriva dal concerto, e da quel punto di vista c’è da ammettere che i Blackmore’s Night non hanno perso un solo fan anzi, ne hanno guadagnati molti negli anni.
La figura di Ritchie resta centrale, ma rischia di offuscare l’elemento cardine del progetto, per la voce e i testi, ovvero Candice. Che idea ti sei fatto di questa artista?
È proprio per questo che, con l’appoggio di Tsunami Edizioni, abbiamo scelto di pubblicare in copertina una foto della bravissima Annalisa Russo (suo anche l’inserto centrale a colori) che ritrae Candice in primo piano rispetto a Ritchie. Candice è fondamentale tanto quanto Blackmore: senza la bionda di Long Island i Blackmore’s Night non sarebbero mai esistiti. Certo, Candice è stata fortunata ad incontrare Blackmore nel posto giusto al momento giusto, ma io sono un tipo piuttosto fatalista e credo che sia accaduto perché doveva accadere. Per Candice non è stato tutto rose e fiori, ha dovuto allenarsi costantemente con strumenti e voce prima di potersi permettere il primo disco dei Blackmore’s Night: ci sono voluti otto anni. Fortunata sì, brava? Anche.
Ti soffermi spesso sulle tematiche, prossime all’esoterismo e al paganesimo. Quali sono i temi salienti della scrittura di Candice?
Luna, stagioni, spiriti, natura. L’esoterismo è una componente insita nel mondo di Blackmore, Wicca e Paganesimo invece, che hanno la “natura” come denominatore comune, sono argomenti più affini alla personalità di Candice. Ritchie non ha mai nascosto il suo interesse per il paranormale e in più di un’occasione è capitato di leggere di sedute spiritiche praticate dal leggendario chitarrista. Candice invece ha ottimizzato la conoscenza dell’argomento applicandola ai testi delle sue canzoni, in molti casi strepitosi, in pochi altri anonimi. La luna è il centro di tutto.
Hai raccolto le testimonianze di amici e musicisti: tra gli ex colleghi e più in generale nella comunità rock, che tipo di responsi ha avuto questa operazione?
Gli ex colleghi più influenti della scena musicale, tolto Brian May e pochi altri, sono unanimi nel considerare i Blackmore’s Night come una sorta di “spreco” della carriera di Ritchie. Probabilmente non hanno mai ascoltato un loro disco e si soffermano sull’abbigliamento rinascimentale di cui il moderno menestrello suole agghindarsi. Gli ex componenti dei Blackmore’s Night invece, compresi quelli licenziati in tronco e che mi hanno raccontato decine di aneddoti tutti da scoprire, hanno un ricordo eccezionale del periodo passato nella band, vissuto esattamente come viene raccontato: un viaggio fiabesco a ritroso nel tempo.
Come direttore di SpazioRock hai il polso della situazione sul rock internazionale e italiano, e segnali la grande influenza dei Blackmore’s Night, che godono di ben cinque tribute band, tra l’altro di una certa qualità.
È così, e io vorrei citarne due. I The Midnight di Federico Vannucchi e Massimo Paggi, che per anni sono stati una cover band dei Blackmore’s Night ma che stanno per uscire con un secondo disco di inediti (stupendo il primo, lo consiglio ai fan del gruppo di Ritchie e Candice), e i Morning Star di Marco Carpita. Marco è probabilmente l’unico chitarrista al mondo che per sensibilità, tecnica, tocco e conoscenza dell’argomento, può permettersi di ricalcare le orme di Blackmore senza cedere il passo. Cercatelo in rete e fatemi sapere.
Ci dai un tuo parere su All Our Yesterdays, il recentissimo nono album di inediti dei due?
È un album piacevole, gradevole, spensierato. Artisticamente cede il passo ai capolavori del passato ma è un disco dei Blackmore’s Night da cima a fondo, pertanto merita un ascolto approfondito. A tal proposito devo fare i complimenti a Frontiers Records, la più celebre etichetta indipendente italiana, che sta svolgendo un lavoro fantastico con loro, dal marketing alla comunicazione.
È altrettanto recente la notizia del ritorno dei Rainbow, a un ventennio dall’ultimo album in studio. Blackmore’s Night ha stancato il titolare?
Nemmeno per sogno, anche perché è stato già confermato ufficialmente il tour estivo che si terrà a luglio 2016. Sono state confermate tre date dei nuovi Ritchie Blackmore’s Rainbow, due in Germania e una in UK, che si terranno a giugno 2016. Blackmore ha parlato di “nostalgia e non solo”. Quel “non solo” potrei tradurlo con un “assegno a 6 cifre”, e avrebbe anche senso visto che stiamo parlando di un uomo sulla settantina che più volte ha dichiarato che deve pensare al futuro della sua famiglia: Candice e due bimbi piccoli. Probabilmente Blackmore vuole dare il più classico dei contentini a chi da anni lo stressa chiedendogli questo benedetto ritorno al rock. Da tenere ben presente che nella band, tra gli altri, c’è il batterista dei Blackmore’s Night, l’ex bassista e due coriste: una è l’attuale corista dei Blackmore’s Night, l’altra è… provate a indovinare?
Con Deep Purple e Rainbow Ritchie Blackmore ha edificato un’imponente e maestosa costruzione rock, poi il gran rifiuto e la nascita di Blackmore’s Night con la moglie Candice. Probabilmente è l’unico di quella generazione di musicisti ad aver tagliato in modo così netto i ponti col passato…
Blackmore è l’unico di quella generazione che ha deciso di prendere una strada completamente nuova. Bisogna dargli atto che ha messo a rischio la sua stessa carriera decidendo col cuore, ed è l’unico musicista vivente che ha ottenuto un grande successo formando tre gruppi ben distinti. Non dimentichiamo che i Blackmore’s Night hanno una fan-base enorme, soprattutto in Germania, dove ogni anno inanellano tour su tour e puntuali date sold out.
Blackmore ha coniato il termine Renaissance Rock: quanto c’è di sincero e quanto di “promozionale” in questa nuova etichetta?
È un termine che raccoglie entrambe le cose. Ha avuto il compito di limitare il disagio dei suoi fan più accaniti quando nel 1997 è uscito l’esordio Shadow of the Moon e ha acquisito un valore ed un significato più importante disco dopo disco, quando si è effettivamente rivelata essere un’espressione perfetta a rappresentazione della musica dei Blackmore’s Night. Per quanto mi riguarda è un termine sincero al cento per cento, unico tra l’altro.
In questo Renaissance Rock possiamo trovare ancora qualche elemento di Purple e Rainbow o sono mondi incomunicabili?
Sì, e non mi riferisco soltanto alle cover di Deep Purple e Rainbow, tante, che i Blackmore’s Night hanno pubblicato durante il percorso discografico. Blackmore ha inserito elementi e partiture prettamente Rock su basi melodiche rinascimentali e medievali. Il risultato farà storcere il naso sia ai puristi rock che rinascimentali/medievali, ma se la composizione ha una fortissima valenza artistica il resto conta ben poco. Un gran bel pezzo resta tale indipendentemente da generi e influenze, e Blackmore ne ha pubblicati a bizzeffe anche coi Blackmore’s Night.
Quali sono le influenze di questa nuova musica blackmoriana? Già dai tempi purpleiani Ritchie aveva ascolti spesso anomali per un uomo rock.
Il compositore rinascimentale fiammingo Tielman Susato e il francese Pierre Attaingnant sono le influenze che l’hanno definitivamente convinto sulla direzione da intraprendere. Blackmore è un assiduo ascoltatore di musica classica sin dai primi tempi coi Deep Purple e ne ha dato dimostrazione anche coi Rainbow pubblicando, per esempio, Sixteenth Century Greensleeves. Gli Abba sono tuttora una straordinaria fonte di ispirazione ma la più grande, incredibilmente, è da attribuire ad uno sconosciutissimo gruppo folk tedesco, i Geyers, dai quali Blackmore ha attinto più e più volte nel corso del tempo.
Shadow Of The Moon, uscito nel 1997, fu un autentico caso, amplificato anche dalle vendite. La discografia del duo ha tenuto buoni livelli di ispirazione e successo?
Mi pare di ricordare che le vendite di quel disco andarono particolarmente bene in Giappone. Per quanto riguarda il livello di ispirazione, dopo Shadow of the Moon Ritchie e Candice si sono superati più volte. Fires at Midnight e Ghost of a Rose sono due perle irrinunciabili per qualsiasi amante della musica, senza distinzioni d’etichetta, poi The Village Lanterne e soprattutto Secret Voyage hanno oltrepassato le aspettative. Dal lato “successo” beh, come accaduto in larga scala ad ogni gruppo musicale esistente, le vendite sono calate drasticamente a causa di file sharing e streaming. Un funzionale indice di gradimento è sicuramente quello che deriva dal concerto, e da quel punto di vista c’è da ammettere che i Blackmore’s Night non hanno perso un solo fan anzi, ne hanno guadagnati molti negli anni.
La figura di Ritchie resta centrale, ma rischia di offuscare l’elemento cardine del progetto, per la voce e i testi, ovvero Candice. Che idea ti sei fatto di questa artista?
È proprio per questo che, con l’appoggio di Tsunami Edizioni, abbiamo scelto di pubblicare in copertina una foto della bravissima Annalisa Russo (suo anche l’inserto centrale a colori) che ritrae Candice in primo piano rispetto a Ritchie. Candice è fondamentale tanto quanto Blackmore: senza la bionda di Long Island i Blackmore’s Night non sarebbero mai esistiti. Certo, Candice è stata fortunata ad incontrare Blackmore nel posto giusto al momento giusto, ma io sono un tipo piuttosto fatalista e credo che sia accaduto perché doveva accadere. Per Candice non è stato tutto rose e fiori, ha dovuto allenarsi costantemente con strumenti e voce prima di potersi permettere il primo disco dei Blackmore’s Night: ci sono voluti otto anni. Fortunata sì, brava? Anche.
Ti soffermi spesso sulle tematiche, prossime all’esoterismo e al paganesimo. Quali sono i temi salienti della scrittura di Candice?
Luna, stagioni, spiriti, natura. L’esoterismo è una componente insita nel mondo di Blackmore, Wicca e Paganesimo invece, che hanno la “natura” come denominatore comune, sono argomenti più affini alla personalità di Candice. Ritchie non ha mai nascosto il suo interesse per il paranormale e in più di un’occasione è capitato di leggere di sedute spiritiche praticate dal leggendario chitarrista. Candice invece ha ottimizzato la conoscenza dell’argomento applicandola ai testi delle sue canzoni, in molti casi strepitosi, in pochi altri anonimi. La luna è il centro di tutto.
Hai raccolto le testimonianze di amici e musicisti: tra gli ex colleghi e più in generale nella comunità rock, che tipo di responsi ha avuto questa operazione?
Gli ex colleghi più influenti della scena musicale, tolto Brian May e pochi altri, sono unanimi nel considerare i Blackmore’s Night come una sorta di “spreco” della carriera di Ritchie. Probabilmente non hanno mai ascoltato un loro disco e si soffermano sull’abbigliamento rinascimentale di cui il moderno menestrello suole agghindarsi. Gli ex componenti dei Blackmore’s Night invece, compresi quelli licenziati in tronco e che mi hanno raccontato decine di aneddoti tutti da scoprire, hanno un ricordo eccezionale del periodo passato nella band, vissuto esattamente come viene raccontato: un viaggio fiabesco a ritroso nel tempo.
Come direttore di SpazioRock hai il polso della situazione sul rock internazionale e italiano, e segnali la grande influenza dei Blackmore’s Night, che godono di ben cinque tribute band, tra l’altro di una certa qualità.
È così, e io vorrei citarne due. I The Midnight di Federico Vannucchi e Massimo Paggi, che per anni sono stati una cover band dei Blackmore’s Night ma che stanno per uscire con un secondo disco di inediti (stupendo il primo, lo consiglio ai fan del gruppo di Ritchie e Candice), e i Morning Star di Marco Carpita. Marco è probabilmente l’unico chitarrista al mondo che per sensibilità, tecnica, tocco e conoscenza dell’argomento, può permettersi di ricalcare le orme di Blackmore senza cedere il passo. Cercatelo in rete e fatemi sapere.
Ci dai un tuo parere su All Our Yesterdays, il recentissimo nono album di inediti dei due?
È un album piacevole, gradevole, spensierato. Artisticamente cede il passo ai capolavori del passato ma è un disco dei Blackmore’s Night da cima a fondo, pertanto merita un ascolto approfondito. A tal proposito devo fare i complimenti a Frontiers Records, la più celebre etichetta indipendente italiana, che sta svolgendo un lavoro fantastico con loro, dal marketing alla comunicazione.
È altrettanto recente la notizia del ritorno dei Rainbow, a un ventennio dall’ultimo album in studio. Blackmore’s Night ha stancato il titolare?
Nemmeno per sogno, anche perché è stato già confermato ufficialmente il tour estivo che si terrà a luglio 2016. Sono state confermate tre date dei nuovi Ritchie Blackmore’s Rainbow, due in Germania e una in UK, che si terranno a giugno 2016. Blackmore ha parlato di “nostalgia e non solo”. Quel “non solo” potrei tradurlo con un “assegno a 6 cifre”, e avrebbe anche senso visto che stiamo parlando di un uomo sulla settantina che più volte ha dichiarato che deve pensare al futuro della sua famiglia: Candice e due bimbi piccoli. Probabilmente Blackmore vuole dare il più classico dei contentini a chi da anni lo stressa chiedendogli questo benedetto ritorno al rock. Da tenere ben presente che nella band, tra gli altri, c’è il batterista dei Blackmore’s Night, l’ex bassista e due coriste: una è l’attuale corista dei Blackmore’s Night, l’altra è… provate a indovinare?