Bruce Springsteen live a Roma, il report (21.05.2023)
Sessantamila fan di tutte le età hanno riempito il Circo Massimo di Roma (creando qualche temporaneo problema tecnico) per rendere omaggio a Bruce Springsteen. In barba alle chiacchiere e alle polemiche
Non mettetevi tra Bruce e i suoi fan. Quello degli springsteeniani è un muro compatto contro il quale ci si scontra violentemente senza possibilità di salvezza. Dunque, avvertenza: moderare la velocità.
Quello che è emerso dalle polemiche di questi giorni – l’arte del contraddittorio e del giudizio personale la padroneggiamo egregiamente – è che il Popolo del Boss è, e sarà, sempre pronto a difenderlo incondizionatamente, in nome delle decine e decine di concerti accumulati negli anni col sole torrido o la pioggia incessante, in nome di quella fratellanza corporativa che li riunisce sotto i palchi del mondo, in adunanze appositamente organizzate o in luoghi deputati ad una sorta di venerazione del Dio del Rock, che, c’è da dirlo, la storia del rock l’ha scritta e vuole molto bene ai suoi fan.
Inutile puntualizzare, allora, che i fedeli discepoli abbiano preso le sue parti quando è stato pubblicamente fatto notare, dopo il concerto del 18 maggio a Ferrara, che una parola di vicinanza e solidarietà per il dramma vissuto in questo momento dall’Emilia Romagna sarebbe stata gradita e immensamente apprezzata. “Parla attraverso le sue canzoni”, dicono. Provocazione che potrebbe ritenersi di dylaniana attitudine più che di springsteeniana memoria.
Così è, se vi pare: poco importa se qualche fan particolarmente deluso è uscito dal gruppo e il Boss torna a casa con un esiguo numero di elementi in meno nel fan club, la verità è che le prime due date del tour di Bruce Springsteen in Italia, Ferrara e Roma, sono state come sempre un gran successo.
La qualità degli spettacoli di Springsteen è indiscussa, e le sessantamila facce estasiate che il 21 maggio hanno lasciato il Circo Massimo di Roma dopo 2 ore e cinquanta minuti di adrenalina pura lo testimoniano. Ospiti speciali si aggirano nel pit (Nick Cave, Sting, Nick Mason e qualche volto del cinema italiano) e un miscuglio di fan adoranti che viene da tutta Italia e da oltre i confini nazionali.
Dopo i due set d’apertura – White Buffalo e il giovane britannico Sam Fender – che scaldano il pubblico che non si lascia intimidire nemmeno dalla pioggia, Bruce sale sul palco alle 19:26 e apre le danze con My Love Will Not Let You Down seguita da Death to My Hometown: da qui in poi la scaletta ripercorre più o meno gli stessi passi di Ferrara con No Surrender, Ghost, Prove it All Night fino a Letter to You sottotitolata in italiano sui maxi schermi. La festa – perché di festa si è trattato – continua senza un minuto di esitazione e spazia in tutto il suo repertorio, Promise Land, Mary’s Place e un’incredibile versione di E Street Shuffle, con una E Street Band in forma smagliante (menzione speciale alla travolgente sezione di fiati), un muro di suono che sorregge il rocker del New Jersey dall’inizio alla fine. Un settantatreenne in splendida forma, che non sembra aver paura del tempo che passa: abbandona lo stivale per una più confortevole scarpa sportiva e si muove su e giù per il palco, si avvicina e stringe le mani delle prime file e regala plettri che escono innumerevoli dalle sue tasche a fan in delirio. L’emozione più forte la regala forse proprio la platea, che riunisce tutte le generazioni: da vecchie glorie con le magliette di tour di quarant’anni fa a ragazzini sulle spalle dei papà che si dimenano e cantano con gli occhi pieni di passione.
Il ricordo di George Theiss, compagno “della mia prima rock band”, è commovente e impregnato di una nostalgia tangibile quando Bruce canta di essere The Last Man Standing, e non può mancare nemmeno la dedica all’amico fraterno Clarence Clemons e a Danny Federici, membri storici della banda. La sensazione, a volte, è quella di un saluto, di una tappa d’avvicinamento alla conclusione di uno storico viaggio, ma è un pensiero a cui nessuno vuole attaccarsi e ci si gode il concerto fino alla dolcissima I’ll See You In My Dreams con la quale, da solo sul palco, con la sua acustica e un fascio di luce alle spalle, chiude una fantastica performance.
Proviamo per un attimo a concentrarci solo su questo, sulla musica.
Quella per Bruce Springsteen è una fede cieca e forse, come tale, va solo rispettata. Non mettetevi tra Bruce e i suoi fan.
Bruce Springsteen © Rob DeMartin