Siamo andati a trovarlo idealmente a Padova nel suo Studio 2, studio di registrazione/live club d’Italia, dove hanno suonato Morgan, Niccolò Fabi, Afterhours, Zen Circus, Paolo Benvegnù, Le Vibrazioni, Lo Stato Sociale, Calibro 35 e tanti altri grandi.
Correva l’anno 2007 quando apriva il suo primo studio di registrazione e produzione musicale che nel 2011 è diventato Studio 2. Nel 2015 Bacco rifonda lo stesso studio, mantenendo e ampliando la parte destinata alla registrazione.
Tra le sue tante esperienze, Bacco è stato inoltre fonico e tour manager per le tournée italiane ed europee di svariati artisti, tra cui The Winstons e Bomba Titinka, e ha lavorato anche con Fabio Cinti, Roberto Dell’Era, Marco Cocci, Unreal City, Capobranco, Red Lodge e ultimamente per un sorprendente Bobby Solo blues.
Ma, in generale e dal suo punto di vista, cosa significa essere oggi produttore discografico e come si è evoluto in tempi recenti questo ruolo? Scopriamolo insieme a Cristopher Bacco.
Cristopher Bacco e Studio 2: un binomio imprescindibile, ma anche “un rapporto che si è evoluto nel tempo”, giusto?
Assolutamente sì, ho iniziato molto giovane a lavorare nella musica, e dal 2012, quando ho avuto la possibilità di aprire Studio 2, ho avuto una costante crescita artistica e tecnica che è andata di pari passo con l’evoluzione dello studio stesso. Studio 2 rispecchia me e io rispecchio lo studio, però ultimamente mi sento anche di poter lavorare da freelance e di mettere a disposizione lo studio per altri produttori.
Come fai a capire qual è l’artista giusto con cui poter lavorare? Come o quando scatta la scintilla?
Se devo semplicemente registrare o mixare non tendo a selezionare molto, è giusto che applichi le mie conoscenze a chiunque mi chiami. Se si tratta invece di produzione, ci vuole un po’ per conoscersi. Ascolto i provini, organizzo degli incontri e vado spesso in sala prove ad ascoltare, prima di iniziare un percorso. Con alcune rare eccezioni ci siamo trovati da subito, a pelle.
Come produttore sei aperto a più generi musicali e lavori con artisti di diverse generazioni: sono i tuoi pregi principali o, dovessi descriverti in breve, ne menzioneresti altri?
Mi piace mettermi in gioco lavorando sempre a generi differenti, sono opportunità che ti fanno crescere ed acquisire esperienza. Do sempre il 100% in tutti i progetti in cui lavoro, questo penso sia il mio principale lato positivo.
Quale elemento hanno in comune le tue produzioni o, per intenderci, quale elemento è quello per cui si può dire “si vede che questo brano o questo album è prodotto da Cristopher Bacco”? Quanto è importante invece diversificare gli interventi, a seconda degli artisti con cui lavori?
Sicuramente in molti generi che produco riesco a mettere sempre delle impronte analogiche e vintage, dall’effettistica agli strumenti ecc… In ogni caso, lavorando sempre in funzione del brano e non a mie velleità, tendo sempre a fare il meglio in quel momento senza pensare di dover per forza aggiungere qualcosa solo per metterci la firma.
Spesso negli ultimi anni si legge di artisti che firmano la produzione di album o di singoli brani: è questa l’evoluzione o una delle evoluzioni del ruolo del produttore o il rischio è quello di creare confusione tra il lavoro di produttore e quello di artista?
Il produttore può essere un artista e anche l’artista può essere un produttore. Non mi piace catalogare, se il lavoro è buono, è buono. Penso che la confusione si crei quando a fare questo lavoro ci si mette gente non competente.
Sta tornando di moda l’analogico: solo moda, appunto, o un concetto che “non morirà mai”?
Penso che non morirà mai. Per me e per molti artisti è fondamentale toccare con mano uno strumento, anche se per alcune cose la differenza ormai è sempre minore con gli sviluppi digitali. In molti aspetti il fattore analogico mette a proprio agio le persone, le porta a dare il massimo e le mette di buon umore. E poi certe cose sono irreplicabili. Certo è che bisogna sempre dosare e non pensare che se una cosa ha 40/50 anni sia per forza di qualità.
Come ti poni invece rispetto all’utilizzo dei software? Pensi siano un valore aggiunto?
Assolutamente sì. Uso regolarmente Pro Tools e, se serve, uso anche altre Daw. Sono sempre aggiornato su plug-in e virtual instruments. Il problema principale è che si rischia di avere troppe possibilità per ogni cosa, e il produttore deve capire quando e cosa mettere al posto giusto, altrimenti, se si è poco decisi, ci si perde nei meandri di preset e impostazioni, cosa controproducente.
Quali produttori consideri tuoi punti di riferimento o a quali ti ispiri e perché?
Sicuramente Phil Spector, Quincy Jones, Rick Rubin, James Ford, Nigel Godrich, Brian Eno, George Martin, Nile Rodgers, Jeff Lynne, Mark Ronson e molti altri. Mi appassionano perché riescono a lavorare su generi diversi, mantenendo sempre un’altissima qualità nella produzione e nelle registrazioni. Poi mi piace molto il fatto che la loro carriera proceda da molti anni con continui successi, e questo dà forza per continuare a fare questo lavoro in qualsiasi condizione ed età.
A proposito di produttori storici, famosi o influenti all’inizio di quest’anno è venuto a mancare Phil Spector. Cosa ne pensi del suo Wall Of Sound oggi?
Penso che abbia inventato una cosa che al tempo rivoluzionò le produzioni di tutto il mondo, ed anche oggi funziona alla grande. Se si pensa poi alle limitazioni tecniche di allora, era davvero complicato e dispendioso farlo, quindi per me è stata una trovata pazzesca.
Ultima domanda: quali produzioni stai curando in questo periodo?
Ho avuto il piacere di mixare questa settimana un disco molto bello di Amilcar Soto Rodriguez con alla voce la meravigliosa Susana Baca (3 Grammy). Poi ho in cantiere 3 ep d’esordio, un nuovo disco dei Lombroso, un nuovo progetto con Marco Cocci, un album con i The Cyborgs ed anche un progetto hip hop con molti ospiti, dove ho curato i beat. A breve uscirà un brano scritto da Dario Ciffo, arrangiato da Enrico Gabrielli e prodotto da me. In questo periodo ho prodotto e arrangiato per un’etichetta francese (Kwaidan Records) cinque singoli di Alessio Peck (Acid Tongue) e il primo di questi uscirà in estate. Con Bobby Solo invece in questi giorni stiamo pensando alle canzoni da inserire nel secondo album che ci vedrà collaborare per la seconda volta.
Studio 2: