06/10/2015

Favonio, le parole in primo piano di Paolo Marrone

Quattro chiacchiere con il frontman del gruppo che ha da poco pubblicato il suo terzo album, cantando le poesie di Alba Avesini insieme a nove signore della canzone
(foto di Renzo Chiesa)
 
Favonio, atto terzo: Parole in primo piano. Jazz e bossa nova come generi musicali più evidenti, ma c’è di più nel nuovo album, come ha avuto modo di spiegare il cantante della band, Paolo Marrone, in un breve scambio di e-mail.
Il gruppo ha infatti deciso di mettere in musica nove testi di Alba Avesini… ma com’è nata quest’idea? «Un giorno di fine estate di due anni fa Enrico de Angelis (giornalista, direttore artistico del Club Tenco) ci donò il libro Poesie e filastrocche di Alba Avesini, da lui curato con Francesca Rizzotti – scrive Paolo. – Il libro contiene alcune liriche scritte da sua moglie, Alba appunto, scomparsa a gennaio del 2003. Cose scritte nel corso di una vita, non per essere pubblicate. Enrico e Francesca però hanno voluto renderle omaggio, a dieci anni di distanza dalla sua scomparsa, raccogliendo e pubblicando tutto il materiale in loro possesso, affinché la poetica di Alba potesse essere conosciuta a un pubblico più vasto. A noi i testi di Alba ci rapirono immediatamente. Praticamente le melodie delle nove canzoni presenti nell’album sono venute fuori in pochi giorni. Da lì l’idea di lavorare agli arrangiamenti e realizzare il disco al quale abbiamo aggiunto una cover, La canzone dei vecchi amanti di Jacques Brel, tradotta da me e Mimmo Petruzzelli». Si sa infatti che non manca mai una cover in un album dei Favonio, ma stavolta la scelta è caduta sul pezzo di Brel anche «perché Alba aveva scelto di farlo suonare durante il suo matrimonio».
In che modo avete scelto poi le nove liriche tra quelle scritte proprio dalla Avesini? «Non le abbiamo scelte, è stata la musica che ha scelto loro – spiega il cantante. – Probabilmente, quelle musicate, avevano in sé un’armonia affine al nostro mondo musicale sia nei contenuti che per la metrica, adattabile in forma canzone».
 
A parte la cover finale, per ognuno degli altri nove pezzi c’è sempre una voce femminile che canta i pezzi insieme a te (Rossana Casale, Erica Mou, Paola Turci, Alice, Patrizia Laquidara, Margot, Petra Magoni, Momo, Giovanna Marini). Come mai hai o avete deciso quindi di duettare di fatto in tutti i brani del nuovo disco? «È stata un’idea di Francesca Rizzotti, condivisa sin dal principio da noi e da Enrico, quella di affiancare una voce femminile ad ogni brano, essendo i testi scritti da una donna. La scelta specifica delle interpreti è stata successiva alla realizzazione degli arrangiamenti. Abbiamo cercato di individuare le cantanti che potessero indossare comodamente quello specifico vestito sonoro e quindi riconoscersi pienamente nel brano. Tutte hanno accettato con grande entusiasmo e questo viene fuori dalle loro interpretazioni».
Com’è nata la collaborazione con Giovanna Marini? «È stata un’idea di Enrico quella di affiancare, probabilmente al testo più ‘crudo’, una voce unica nel panorama italiano come quella di Giovanna Marini che, insieme al violino di Mauro Pagani, rendono Vattene ansia ‘tutto un complesso di cose’, per dirla alla Paolo Conte».
 
Dopo il concerto dello scorso 26 settembre a Verona (città natale di Alba Avesini), i Favonio suoneranno il prossimo 6 novembre a Milano a La Salumeria della Musica e il 20 dicembre a Foggia al Teatro Umberto Giordano (per ora). E allora aspettiamo di vederli e di ascoltarli dal vivo, per poi magari continuare di persona questa chiacchierata…

 
 

 
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