17/09/2021

Gli Enten Hitti con Sainkho Namtchylak al Festival della Biodiversità 2021 – Intervista a Pierangelo Pandiscia

Sabato 18 settembre dalle ore 22:00 a Milano, Parco Nord, Cascina Centro Parco, Sleeping Concert degli Enten Hitti con Sainkho Namtchylak
Gli Enten Hitti saranno protagonisti con il loro Sleeping Concert al Festival della Biodiversità. Si tratta ormai di un appuntamento tradizionale della manifestazione, considerando che sono trascorsi dieci anni dalla prima performance di questo tipo dell’ensemble al Festival.
Si comincia dalle ore 22:00 del 18 settembre a Milano, Parco Nord, Cascina Centro Parco, e si prosegue fino alle ore 8:00 del 19 settembre. L’ingresso sarà da Via Clerici 150 e per accedere si deve prenotare obbligatoriamente dal sito del Festival.
È un live ovviamente inusuale che dura una notte intera e saranno tanti gli strumenti suonati nel corso del concerto, tra cui arpe, cetre, sitar, liuti, violino, oboe e tutti gli altri strumenti del sogno come campane di cristallo, gong e voci. L’Oriente incontra l’Occidente e viceversa in un’alternanza di atmosfere e soprattutto in un’alternanza di sonno/sogno, veglia e ascolto consapevole. Il pubblico, infatti per partecipare dovrà essere provvisto di materassino, sacco a pelo o coperta e anche di cuscino in modo da essere coinvolto pienamente nella performance. Alla fine, chi vorrà potrà condividere la propria esperienza e raccontare i propri sogni nel corso della colazione.Ospite di questo Sleeping Concert sarà Sainkho Namtchylak, illustre rappresentante del canto difonico tuvano, che, a partire dalle 22:00, ospiterà i partecipanti in una jurta (abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell’Asia) appositamente costruita per l’occasione: qui racconterà della sua terra di origine (un villaggio della repubblica ex sovietica di Tuva, nella Siberia meridionale, vicino al confine con la Mongolia) e canterà alcuni brani in versione completamente acustica.
Gli Enten Hitti sono Pierangelo Pandiscia (tamburi sciamanici, campane di cristallo, steel drum, strumenti etnici e rituali), Gino Ape (oboe, percussioni, live electronics), Gianpaolo Verga (violino), Afra Crudo (canti tribali) e Jos Olivini (cetra, sitar, dilruba, gong, campane tubolari).

Con Pierangelo Pandiscia, uno dei due fondatori dell’ensemble insieme a Gino Ape, abbiamo parlato dello Sleeping Concert imminente al Festival della Biodiversità e alla fine ci siamo fatti svelare anche qualcosa in merito al nuovo album degli Enten Hitti, in uscita a fine 2021.

Pierangelo anche quest’anno siete tra i protagonisti del Festival della Biodiversità col vostro Sleeping Concert e stavolta avrete come ospite Sainkho Namtchylak. Come nasce questa collaborazione con lei?
Beh, noi abbiamo lavorato per diversi anni sul canto armonico / sul canto difonico / sulla possibilità di utilizzare contemporaneamente più suoni… e una volta, alcuni anni fa, abbiamo incontrato Sainkho con un altro Maestro dell’area orientale-asiatica, Tran Quang Hai, e ci eravamo detti che prima o poi, dopo questa esperienza di lavoro con lei sulla voce, avremmo potuto fare qualcosa assieme; e quindi, dopo alcuni ospiti “più o meno ordinari” come Vincenzo Zitello all’arpa celtica o Juri Camisasca alla voce, quest’anno abbiamo deciso di invitare Sainkho, che è interprete di questo canto tuvano-mongolo, nonché la principale esponente di quell’area geografica anche dal punto di vista storico.

È una performance, quella dello Sleeping Concert, che è cambiata negli anni o che cambiate a seconda dell’ospite immagino, ma anche in base al contesto, magari improvvisando?
Sì, noi abbiamo dei canovacci che negli anni insomma vengono cambiati in base alla nostra idea, in base al nostro sentire, in base agli ospiti che sono presenti di volta in volta, ma sicuramente molto dipende da quello che accade in quel preciso momento. Abbiamo una serie di situazioni che sono pensate per modulare il sonno dei partecipanti ed è comunque chiaro che su otto ore di suono molte parti sono improvvisate. All’interno di un canovaccio ampio una grossa fetta di attività sonora è improvvisata in base agli stimoli che arrivano: alcune volte sono arrivati dei corvi nel cuore della notte e abbiamo inventato un dialogo con questi corvi come ospiti inattesi di quest’evento (ride, ndr); lo dico come esempio per far comprendere che ogni stimolo in quel momento dà adito a creare qualcosa di completamente improvvisato.

Il pubblico degli Sleeping Concert fa sogni ricorrenti durante la performance?
Per molti anni abbiamo raccolto “fisicamente” i sogni, nel senso che al mattino abbiamo dato i fogli di carta e le persone potevano scrivere i propri sogni e li inserivano poi in un grande contenitore con l’idea proprio di raccoglierli tutti. Da Parco Nord sono passate circa 700 persone agli Sleeping Concert che hanno scritto i propri sogni. L’anno scorso non l’abbiamo fatto e penso che anche quest’anno non chiederemo di scrivere formalmente i sogni, ma lasceremo il tutto a un momento più conviviale durante la colazione e a chi, quindi, vorrà raccontare la propria esperienza. Dopodiché ci sono alcune ricorrenze che hanno proprio a che fare con degli archetipi base, diciamo così: sicuramente ci sono degli eventi che hanno a che fare con la natura, col maschile, col femminile… in molti sogni compaiono a un certo punto figure femminili, in molti altri compare il mare… Ci sono elementi che sono forse interpretabili in chiave psicologica, ma noi vediamo solo l’esperienza in sé e notiamo che ci sono proprio degli archetipi base. Se ci fosse Jung tra noi avrebbe sicuramente qualcosa da dire al riguardo (ride, ndr).

Vi preparate in un modo particolare allo Sleeping Concert tipo con la meditazione o “più semplicemente” dormite tutto il giorno in prossimità della performance sapendo che “sarete impegnati” tutta la notte?
È un tema di qualità dell’energia. Senz’altro non è che dormiamo più di tanto il giorno della performance, ma tutti quanti ce ne stiamo abbastanza tranquilli nel pomeriggio (ride, ndr). Verso le 2/le 3 di notte, quando inizia ad arrivare il sonno e andiamo in dimensioni diverse, questa fase si supera e la mattina paradossalmente siamo anche abbastanza tonici. Poi certo, il giorno dopo quasi tutti la tarda mattinata e il pomeriggio dobbiamo riposarci, però è più un tema di qualità dell’energia che richiede di entrare in una dimensione energetica di un certo tipo e che chiaramente è una dimensione meditativa, altrimenti non sarebbe possibile sostenere tutta la notte. Alcuni riescono a dormire, altri sono più “deboli” e si prendono mezz’ora/un’ora per dormire durante la performance, l’importante è che ci siano almeno due che tengano sempre aperta la sfera sonora.

È una sfida ancor più interessante quella di stimolare il pubblico alla veglia e al sonno, considerando che ora si vive costantemente in questo modo, ma più a causa degli smartphone o della tanta tecnologia che ci tiene incollati a degli schermi?
Beh, è una sfida. Ricordo uno dei primissimi Sleeping Concert fatti una quindicina di anni fa: eravamo nelle Marche, vicino ad Urbino, e c’era una valle in cui c’era un olmo gigantesco, forse millenario; abbiamo fatto quest’evento lì e una persona si è messa di fronte a noi in una “posizione yoga”, diciamo così, ed è rimasto completamente sveglio tutta la notte e ha guardato noi che suonavamo. È stata una cosa che non si è mai più verificata, ma in qualche modo quella persona del pubblico, sicuramente in maniera più o meno consapevole, ha deciso di sfidare sé stesso e di sfidare anche noi come incrocio di occhi oltre che di orecchie. Questo dal punto di vista del singolo caso o del singolo evento, perché poi dal punto di vista sociale credo che l’idea di lasciare da parte gli smartphone per 9/10 ore sia una piccola sfida che ci permetta di essere sempre connessi, ma in un altro modo da come lo si intende abitualmente oggi.

Ultima domanda: a parte il vostro Sleeping Concert imminente e gli altri vostri impegni c’è un nuovo album in arrivo? Cosa ci potete anticipare?
Sì, c’è un disco che abbiamo completato e che si chiama Via Lattea. L’album è dedicato alla trasmissione matrilineare della vita e uscirà verso la fine del 2021. Ci saranno ospiti come Juri Camisasca o Jenny Sorrenti alla voce, Vincenzo Zitello che ha curato violoncello e viola in molti brani e tanti altri. Cercheremo di portarlo in giro nel 2022 con un approccio sonoro molto più orientato agli archi e infatti cercheremo di andare in giro con un quartetto d’archi completo. Ci saranno soprattutto strumenti classici, ma è un album che attinge comunque molto alle melodie del Mediterraneo.

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