04/12/2014

Intervista a Filippo Graziani (aspettando la serata Tenco 2014)

Targa Tenco 2014 nella sezione “Opera Prima (di cantautore)” per Filippo Graziani. Il 6 dicembre l’artista riceverà il prestigioso riconoscimento al Teatro Ariston di Sanremo
“Sì?… Non sento… ah, ora sì… no, non sento più”. Per circa un minuto la conversazione va avanti così. “Scusa, ma sono in macchina e forse per quello la linea va e viene” spiega dall’altro capo del telefono Filippo Graziani. Un nuovo viaggio dunque per il figlio del celebre Ivan, sicuramente più breve rispetto a quello che lo ha portato a vincere la Targa Tenco 2014 nella sezione “Opera Prima (di cantautore)” per l’album Le Cose Belle. Abbiamo contattato l’artista a pochi giorni dalla serata del 6 dicembre, quella in cui gli verrà consegnato il prestigioso riconoscimento al Teatro Ariston di Sanremo.
 
Primo disco e subito la Targa Tenco. Te l’aspettavi?
Ti dico la verità: no! È stata una di quelle sorprese davvero inaspettate anche perché non credevo di aver scritto un album “in linea con il Tenco”, però penso sia piaciuto dal momento che la Targa più importante è stata assegnata a Caparezza, anche lui diverso dall'”idea del Tenco”.
 
Quindi credi che oggi sia cambiata o sia stata ridefinita in qualche modo la canzone d’autore alla luce delle Targhe Tenco assegnate quest’anno?
Sicuramente il Tenco è l’autorità massima riguardo al cantautorato, però siamo nel 2015 e il discorso non può essere legato solo al genere. Perché non aprirsi al rap o all’elettronica? Secondo me se un autore scrive e canta quello che scrive, è un cantautore come quelli “istituzionali”. Il discorso non può essere di genere, ma deve essere di canzoni e credo che il Tenco si sia adeguato e abbia fatto questo tipo di “scelta alternativa” per questo motivo. Per me è giusto perché dà un “respiro nuovo” al tutto e dà la possibilità di arrivare al Tenco a chi come me non ci sarebbe mai arrivato.
 
Quale elemento del tuo disco pensi abbiano apprezzato maggiormente i giurati?
Onestamente non lo so. Penso sia piaciuta la scrittura, ma sono solo supposizioni. Potrebbero aver apprezzato la commistione o la via di mezzo tra il cantautorato, nel senso etimologico del termine, e l’elettronica. Magari, quando il 6 andrò a ritirare la Targa, ne saprò di più!
 
Sei arrivato alla pubblicazione del tuo primo album alla fine di un percorso lungo sette anni. Cosa è successo in tutto questo periodo?
Stiamo parlando di un periodo che va più o meno dai miei 25 ai miei 32 anni. Si parla di trasformazioni di vita tipica di quel lungo momento e presumibilmente si sono avvicendate più persone diverse in una sola. È difficile riassumere il tutto perché è l’evoluzione di una persona che guarda la realtà e ha voglia di vivere e descrivere quello che ha intorno a sé. Il disco ha tante anime diverse, non è un concept ed è un po’ tutto quello che ho vissuto. C’è elettronica spinta, folk, blues… è un album molto vario e racchiude cambiamenti, ascolti e quant’altro ci può essere stato in sette anni.
 
È cambiato quindi anche il tuo modo di scrivere in tutto questo tempo?
Certo… e il disco al quale sto lavorando è ancora diverso perché sono ancora un’altra persona. Un album, quando esce, è già “vecchio” per me o per chi lo scrive. Ci lavori magari da uno-due anni e quindi, una volta finito, è già vecchio. Per il pubblico ovviamente è diverso ed è giusto che poi ascolti ciò che hai scritto. Ma dal punto di vista personale il mio disco lo trovo “vecchio” quando è uscito, perché, quando viene pubblicato, io magari sono già da un’altra parte e in qualche modo continuo a rincorrermi costantemente.
 
Hai iniziato facendo rap in italiano. Come ti ponevi e ti poni adesso nei confronti di questo tipo di musica?
Continuo ad ascoltarlo e continuo a farlo in maniera underground con le stesse persone con cui lo facevo quando avevo 15 anni. Mi diverte! È un genere che mi è sempre piaciuto tanto. Non sono un grande conoscitore dell’hip hop di adesso e non lo ascolto più come prima, però a metà anni ’90 ci ha regalato tante cose importanti che hanno aperto la strada agli artisti di adesso.
 
Cosa ci puoi anticipare della serata del 6 dicembre al Teatro Ariston di Sanremo?
Beh, che stavolta non farò solo un brano come al Festival, ma avrò quindici minuti a disposizione.
E poi sono emozionatissimo perché ci sarà Crosby come ospite d’onore e spero di vederlo da vicino, di parlargli…
 
Bene, stai suonando dal vivo in questo periodo?
No, come accennavo prima, sto scrivendo il disco nuovo e ci sto lavorando. Forse a gennaio riprenderò con qualche data sporadica, ma di tour per il momento non se ne parla. È stata un’estate impegnativa e ho bisogno di fermarmi per un periodo. E poi il primo disco mi ha dato grandi soddisfazioni… ma vorrei scriverne un altro!

 

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