Milano, pomeriggio. Secondo le previsioni pioverà, ma per ora il tempo è semplicemente incerto. L’appuntamento comunque è in un luogo riparato, un albergo.
E’ proprio lì che a un certo punto ci viene incontro Guido Harari, il grande fotografo che nella sua Wall Of Sound Gallery di Alba (Cuneo) ha voluto esporre dal 14 settembre fino al 16 novembre gli scatti di Merri Cyr, fotografa americana, nonché autrice di tutte le foto storiche di Jeff Buckley dal suo esordio fino alle copertine dei suoi dischi. Ed è con lui che ci sediamo al tavolo dove ad attenderci c’è lei, Merri Cyr.
Prima modella, poi fotografa, inizia a realizzare fotoreportage per le strade di New York e a studiare fotografia al Pratt Institute, dove si diploma. Attualmente insegna all’International Center of Photography di New York e tanti sono gli artisti da lei fotografati per diverse riviste e case discografiche, tra cui Apple, Columbia Records, Sony Classical, Warner Brothers, Maverick, Mercury, Elektra, Verve, Mercury Nashville, Deutsche Grammophone, “Rolling Stone”, “Entertainment Weekly”, “People”, “Paper”, “Q”, “Mojo”, “Vox”, “Uncut” e “Bang”. Tra i suoi lavori, anche le foto del Lilith Fair Tour per “Rolling Stone”, ma anche diversi videoclip per Sony e Maverick.
Sorride Merri Cyr mentre inizia a parlare ed è subito gentile e disponibile: “E’ la prima volta che sono in Italia” dice. E a questo punto interviene Guido Harari: “Ci siamo visti fisicamente soltanto qualche giorno fa, ma l’ho contattata dall’anno scorso, visto che incombeva il ventennale di Grace (Columbia, 1994). Lei non aveva mai esposto in Italia e mi sembrava giusto portare le sue foto alla Wall Of Sound Gallery. E ho scoperto tra l’altro che era venuta soltanto una volta in Europa 12 anni fa, a Londra, con le sue foto”.
Non si può allora non partire dall’inizio e quindi non si può non chiedere a Merri Cyr quando ha incontrato Jeff Buckley per la prima volta: “Ho conosciuto Jeff nell’autunno 1992 – ricorda. – Dovevo fotografarlo per ‘Paper’, rivista d’arte di New York City, e così andai a scattargli alcune foto. Non sapevo nulla di lui, non conoscevo la sua musica e non avevo idea di cosa in realtà facesse neppure vagamente. Nelle prime fotografie era molto collaborativo, partecipava attivamente e sembrava si divertisse. L’ho fotografato sul pianerottolo, sul tetto e nel suo appartamento a Soho, Manhattan, vicino all’East Village, e abbiamo trascorso bei momenti insieme”.
La fotografa ha all’attivo più di ottanta copertine di dischi e tra queste, ovviamente, c’è anche quella di Grace. E il racconto qui si fa molto dettagliato: “Jeff aveva portato i suoi abiti personali sul set. Lui aveva il suo stile personale, gli piaceva collezionare giacche vintage, giacche di seconda mano-vecchio stile… In pratica lui le infilava tutte in una sorta di borsa militare, ma non erano stirate. Le metteva tutte nella borsa, le portava solo con sé sul set e le svuotava sul mio letto facendone un grande mucchio. Aveva bei vestiti e un buon gusto. Per quanto riguarda la foto della copertina, c’era questa giacca di paillettes dorate in mezzo alla sua pila di vestiti. Era molto vistosa e decidemmo di divertirci, facendo qualche foto! Infine, dovevamo scegliere quella più adatta per la copertina e ne stavamo vedendo alcune dai provini. C’era questo scatto che a me non piaceva particolarmente, ma, nonostante questo e nonostante le foto fossero molto piccole, lui era convinto: ‘Voglio questa!’. La ragione per cui disse che gli piaceva quella foto era perché poteva dire che ‘in quel momento stava ascoltando la musica’. Poteva vedere dall’espressione della sua faccia che stava ascoltando la musica. Da quel momento quella era la foto che aveva deciso per la copertina e poi non ci fu più una vera discussione, tranne per un problema legato alla casa discografica, cui quello scatto non piaceva per niente. Non lo volevano. Non seppi della cosa fino a un po’ di tempo dopo, ma a quanto pare ci fu qualche discussione su questa foto, perché la casa discografica credeva lo facesse sembrare effeminato, con una giacca ‘troppo femminile’… e quella non era l’immagine che avevano in mente per lui. Penso ci fu una piccola battaglia, ma fecero un buon contratto con la casa discografica e così lui ebbe l’ultima parola, la decisione finale, e credo che un po’ di gente si arrabbiò per la cosa e pensò fosse testardo. Ma in realtà penso gli piacesse esattamente quella foto perché, come dicevo prima, in quel momento ‘stava ascoltando la musica’ e la musica era la cosa più importante per lui”.
Cosa rappresentava l’album Grace quando uscì vent’anni fa? “Sai, era l’album di debutto, era il compimento del lavoro che Jeff aveva fatto fino a quel momento. Aveva alcune cover e alcuni pezzi finiti, ma penso che durante le registrazioni di Grace molte di quelle canzoni si trasformarono in brani più ricchi e ampi, in pezzi più definiti. Jeff era un perfezionista, voleva che tutto fosse perfetto e credo che non fosse mai soddisfatto. Voleva fare sempre meglio. Faceva canzoni in una tale varietà di modi e suonavano tutte molto bene. Probabilmente per questo motivo era difficile scegliere…”.
E proprio a proposito di alcune scelte, iniziamo a parlare anche un po’ delle foto, alcune delle quali inedite, che vedremo all’interno della mostra e raccolte peraltro in un volume fotografico edito da Wall Of Sound Gallery. Guido Harari ci dà allora una copia del libro e iniziamo a sfogliarlo con Merri Cyr: “Alcune delle immagini erano nel mio libro originale (A Wished-For Song: A Portrait of Jeff Buckley, una raccolta di 360 fotografie e diverse interviste da lei effettuate all’artista, ndr), ma non le ho mai esposte in una galleria” dice la fotografa, ma in questo momento compare all’interno del volume una prima foto abbastanza conosciuta. E’ la copertina per l’album postumo di Jeff Buckley, Sketches For My Sweetheart The Drunk (Columbia, 1998). Non meno nota è la foto di gruppo ad Austin, Texas, che Merri Cyr dice essere stata la prima fatta con il nuovo arrivato nella band, il chitarrista Michael Tighe.
Tra le foto più divertenti c’è quella in cui si vede Jeff Buckley a luglio 1993 durante alcune registrazioni dell’EP Live at Sin-é (Columbia, 1993) con un cucchiaino appoggiato sul naso e una tazza di caffè nella mano sinistra. E subito riaffiorano i ricordi nella mente e nel sorriso della fotografa: “Lui era un po’ un comico – racconta Merri Cyr, – ci sono alcune foto comiche, era un grande performer e in un certo senso si esibiva in maniera perenne…”, e, siccome nella foto successiva Jeff Buckley è ancora con una tazza di caffè tra le mani, ricorda: “Jeff amava molto bere caffè e vino rosso…”.
Poi, c’è uno scatto tra quelli fatti per Grace, in cui “era molto nervoso e saltellava”, anche se per l’album di debutto ci furono molti set differenti, come quello in cui il cantautore era sotto ad un tavolo pieno di orologi presso gli Arcadia Studios di Williamsburg, Brooklyn.
Dagli scatti per i live a quelli negli show per la radio, fino a quelli in studio, si torna poi in Texas, dove un assonnato Jeff Buckley prova alcuni occhialini e continua a divertirsi a modo suo.
Merri Cyr, però, ha girato anche alcuni video. “Lei ha 24 ore di girato fatto in due settimane – spiega Guido Harari. – Finora ha creato un montaggio di 15 minuti che si chiama The Road Diaries, ma poi non ha mai montato nulla con una finalità di pubblicazione, anche se i video viaggiano in parallelo con le foto”.
La fotografa, quasi in conclusione, ci racconta poi che sta lavorando per l’Apple Store di New York City. “Questa è la cosa che davvero mi piace fare – dice. – Il lavoro con Apple va avanti da 5 anni. È il lavoro più costante e a lungo termine e va fatto anche velocemente, 30 secondi-2 minuti e fai le foto, ma mi piace molto fotografare artisti, musicisti, performer…”. Ma esiste secondo te una regola per fotografare gli artisti? “Io penso che la regola per fotografarli… Mi piace andare con un’idea di cosa sto andando a fare, ma la maggior parte delle volte, quando incontro un artista, la mia idea inizia a cambiare. Io penso che tu debba avere un’idea ma debba anche lasciarla andare… così ritengo sia giusto scegliere una location, pensare a che tipo di luce vuoi… però devi essere flessibile, perché ogni persona è diversa e anche ogni artista è diverso. Quando incontro un artista devo imparare a conoscerlo molto velocemente o almeno trovare un collegamento o qualcosa in comune subito. Penso sia molto importante non andare con un’idea preconfezionata… bisogna essere aperti per essere in grado di fotografare ogni genere diverso, ogni stile di musica, qualsiasi cosa…”.
Fine dell’intervista. Saluti finali. Il tempo fuori è ancora incerto. L’unica certezza, quindi, rimane questa:
E’ proprio lì che a un certo punto ci viene incontro Guido Harari, il grande fotografo che nella sua Wall Of Sound Gallery di Alba (Cuneo) ha voluto esporre dal 14 settembre fino al 16 novembre gli scatti di Merri Cyr, fotografa americana, nonché autrice di tutte le foto storiche di Jeff Buckley dal suo esordio fino alle copertine dei suoi dischi. Ed è con lui che ci sediamo al tavolo dove ad attenderci c’è lei, Merri Cyr.
Prima modella, poi fotografa, inizia a realizzare fotoreportage per le strade di New York e a studiare fotografia al Pratt Institute, dove si diploma. Attualmente insegna all’International Center of Photography di New York e tanti sono gli artisti da lei fotografati per diverse riviste e case discografiche, tra cui Apple, Columbia Records, Sony Classical, Warner Brothers, Maverick, Mercury, Elektra, Verve, Mercury Nashville, Deutsche Grammophone, “Rolling Stone”, “Entertainment Weekly”, “People”, “Paper”, “Q”, “Mojo”, “Vox”, “Uncut” e “Bang”. Tra i suoi lavori, anche le foto del Lilith Fair Tour per “Rolling Stone”, ma anche diversi videoclip per Sony e Maverick.
Sorride Merri Cyr mentre inizia a parlare ed è subito gentile e disponibile: “E’ la prima volta che sono in Italia” dice. E a questo punto interviene Guido Harari: “Ci siamo visti fisicamente soltanto qualche giorno fa, ma l’ho contattata dall’anno scorso, visto che incombeva il ventennale di Grace (Columbia, 1994). Lei non aveva mai esposto in Italia e mi sembrava giusto portare le sue foto alla Wall Of Sound Gallery. E ho scoperto tra l’altro che era venuta soltanto una volta in Europa 12 anni fa, a Londra, con le sue foto”.
Non si può allora non partire dall’inizio e quindi non si può non chiedere a Merri Cyr quando ha incontrato Jeff Buckley per la prima volta: “Ho conosciuto Jeff nell’autunno 1992 – ricorda. – Dovevo fotografarlo per ‘Paper’, rivista d’arte di New York City, e così andai a scattargli alcune foto. Non sapevo nulla di lui, non conoscevo la sua musica e non avevo idea di cosa in realtà facesse neppure vagamente. Nelle prime fotografie era molto collaborativo, partecipava attivamente e sembrava si divertisse. L’ho fotografato sul pianerottolo, sul tetto e nel suo appartamento a Soho, Manhattan, vicino all’East Village, e abbiamo trascorso bei momenti insieme”.
La fotografa ha all’attivo più di ottanta copertine di dischi e tra queste, ovviamente, c’è anche quella di Grace. E il racconto qui si fa molto dettagliato: “Jeff aveva portato i suoi abiti personali sul set. Lui aveva il suo stile personale, gli piaceva collezionare giacche vintage, giacche di seconda mano-vecchio stile… In pratica lui le infilava tutte in una sorta di borsa militare, ma non erano stirate. Le metteva tutte nella borsa, le portava solo con sé sul set e le svuotava sul mio letto facendone un grande mucchio. Aveva bei vestiti e un buon gusto. Per quanto riguarda la foto della copertina, c’era questa giacca di paillettes dorate in mezzo alla sua pila di vestiti. Era molto vistosa e decidemmo di divertirci, facendo qualche foto! Infine, dovevamo scegliere quella più adatta per la copertina e ne stavamo vedendo alcune dai provini. C’era questo scatto che a me non piaceva particolarmente, ma, nonostante questo e nonostante le foto fossero molto piccole, lui era convinto: ‘Voglio questa!’. La ragione per cui disse che gli piaceva quella foto era perché poteva dire che ‘in quel momento stava ascoltando la musica’. Poteva vedere dall’espressione della sua faccia che stava ascoltando la musica. Da quel momento quella era la foto che aveva deciso per la copertina e poi non ci fu più una vera discussione, tranne per un problema legato alla casa discografica, cui quello scatto non piaceva per niente. Non lo volevano. Non seppi della cosa fino a un po’ di tempo dopo, ma a quanto pare ci fu qualche discussione su questa foto, perché la casa discografica credeva lo facesse sembrare effeminato, con una giacca ‘troppo femminile’… e quella non era l’immagine che avevano in mente per lui. Penso ci fu una piccola battaglia, ma fecero un buon contratto con la casa discografica e così lui ebbe l’ultima parola, la decisione finale, e credo che un po’ di gente si arrabbiò per la cosa e pensò fosse testardo. Ma in realtà penso gli piacesse esattamente quella foto perché, come dicevo prima, in quel momento ‘stava ascoltando la musica’ e la musica era la cosa più importante per lui”.
Cosa rappresentava l’album Grace quando uscì vent’anni fa? “Sai, era l’album di debutto, era il compimento del lavoro che Jeff aveva fatto fino a quel momento. Aveva alcune cover e alcuni pezzi finiti, ma penso che durante le registrazioni di Grace molte di quelle canzoni si trasformarono in brani più ricchi e ampi, in pezzi più definiti. Jeff era un perfezionista, voleva che tutto fosse perfetto e credo che non fosse mai soddisfatto. Voleva fare sempre meglio. Faceva canzoni in una tale varietà di modi e suonavano tutte molto bene. Probabilmente per questo motivo era difficile scegliere…”.
E proprio a proposito di alcune scelte, iniziamo a parlare anche un po’ delle foto, alcune delle quali inedite, che vedremo all’interno della mostra e raccolte peraltro in un volume fotografico edito da Wall Of Sound Gallery. Guido Harari ci dà allora una copia del libro e iniziamo a sfogliarlo con Merri Cyr: “Alcune delle immagini erano nel mio libro originale (A Wished-For Song: A Portrait of Jeff Buckley, una raccolta di 360 fotografie e diverse interviste da lei effettuate all’artista, ndr), ma non le ho mai esposte in una galleria” dice la fotografa, ma in questo momento compare all’interno del volume una prima foto abbastanza conosciuta. E’ la copertina per l’album postumo di Jeff Buckley, Sketches For My Sweetheart The Drunk (Columbia, 1998). Non meno nota è la foto di gruppo ad Austin, Texas, che Merri Cyr dice essere stata la prima fatta con il nuovo arrivato nella band, il chitarrista Michael Tighe.
Tra le foto più divertenti c’è quella in cui si vede Jeff Buckley a luglio 1993 durante alcune registrazioni dell’EP Live at Sin-é (Columbia, 1993) con un cucchiaino appoggiato sul naso e una tazza di caffè nella mano sinistra. E subito riaffiorano i ricordi nella mente e nel sorriso della fotografa: “Lui era un po’ un comico – racconta Merri Cyr, – ci sono alcune foto comiche, era un grande performer e in un certo senso si esibiva in maniera perenne…”, e, siccome nella foto successiva Jeff Buckley è ancora con una tazza di caffè tra le mani, ricorda: “Jeff amava molto bere caffè e vino rosso…”.
Poi, c’è uno scatto tra quelli fatti per Grace, in cui “era molto nervoso e saltellava”, anche se per l’album di debutto ci furono molti set differenti, come quello in cui il cantautore era sotto ad un tavolo pieno di orologi presso gli Arcadia Studios di Williamsburg, Brooklyn.
Dagli scatti per i live a quelli negli show per la radio, fino a quelli in studio, si torna poi in Texas, dove un assonnato Jeff Buckley prova alcuni occhialini e continua a divertirsi a modo suo.
Merri Cyr, però, ha girato anche alcuni video. “Lei ha 24 ore di girato fatto in due settimane – spiega Guido Harari. – Finora ha creato un montaggio di 15 minuti che si chiama The Road Diaries, ma poi non ha mai montato nulla con una finalità di pubblicazione, anche se i video viaggiano in parallelo con le foto”.
La fotografa, quasi in conclusione, ci racconta poi che sta lavorando per l’Apple Store di New York City. “Questa è la cosa che davvero mi piace fare – dice. – Il lavoro con Apple va avanti da 5 anni. È il lavoro più costante e a lungo termine e va fatto anche velocemente, 30 secondi-2 minuti e fai le foto, ma mi piace molto fotografare artisti, musicisti, performer…”. Ma esiste secondo te una regola per fotografare gli artisti? “Io penso che la regola per fotografarli… Mi piace andare con un’idea di cosa sto andando a fare, ma la maggior parte delle volte, quando incontro un artista, la mia idea inizia a cambiare. Io penso che tu debba avere un’idea ma debba anche lasciarla andare… così ritengo sia giusto scegliere una location, pensare a che tipo di luce vuoi… però devi essere flessibile, perché ogni persona è diversa e anche ogni artista è diverso. Quando incontro un artista devo imparare a conoscerlo molto velocemente o almeno trovare un collegamento o qualcosa in comune subito. Penso sia molto importante non andare con un’idea preconfezionata… bisogna essere aperti per essere in grado di fotografare ogni genere diverso, ogni stile di musica, qualsiasi cosa…”.
Fine dell’intervista. Saluti finali. Il tempo fuori è ancora incerto. L’unica certezza, quindi, rimane questa:
Dal 14 settembre al 16 novembre
Jeff Buckley. So Real
Da Wall Of Sound Gallery, volume fotografico e mostra di immagini di Merri Cyr.
WALL OF SOUND GALLERY
Via Gastaldi, 4
12051 Alba (CN)
Tel 0173-362324
[email protected]
Ingresso libero