10/07/2021

L’Orchestra di Via Padova in concerto per La Musica Dei Cieli 2021 – Intervista al direttore Massimo Latronico

L’Orchestra di Via Padova in concerto domenica 18 luglio a Milano per la prestigiosa rassegna La Musica Dei Cieli. È il primo concerto dell’Orchestra dopo l’emergenza Covid
Prosegue l’edizione 2021 de La Musica Dei Cieli, la rassegna di concerti con musiche legate alla spiritualità in prestigiosi luoghi come abbazie, cascine, chiese, parchi, giardini e santuari della Lombardia.
Tra i tanti protagonisti ci sarà anche l’Orchestra di Via Padova, un collettivo di musicisti provenienti da svariate zone geografiche del mondo, che negli anni ha saputo affrontare più generi musicali, facendo incontrare diverse culture tra loro e facendole dialogare.
L’Orchestra sarà di scena domenica 18 luglio alle ore 11:00 alla Triennale Milano presso i Giardini Giancarlo De Carlo.Per parlare dell’evento – che è il primo concerto dell’Orchestra dopo l’emergenza Covid, – dei quindici anni del progetto, di come si è evoluto nel tempo e di altro ancora siamo in compagnia del direttore Massimo Latronico.

Sarete anche voi tra i protagonisti de La Musica Dei Cieli. Cosa ci potete anticipare del vostro concerto del 18 luglio? Avete preparato una scaletta ad hoc per la serata?
Siamo un’Orchestra e quindi siamo in tanti, però in questa occasione ci hanno chiesto di andare a ranghi un po’ ridotti per i noti motivi legati alla pandemia. Saremmo in 17, ma stavolta ci presenteremo con un ensemble di 9 elementi.
Per questo concerto ci siamo concentrati più su un repertorio maghrebino con il progetto Allayali, che segue il nostro cantante marocchino Aziz Riahi. Sarà quindi una serata incentrata su alcuni canti del Maghreb, poi canti Gnawa, e metteremo in scaletta anche dei classici dell’Orchestra, cercando di essere pertinenti al tema della sacralità e de La Musica Dei Cieli. Mi sarebbe piaciuto fare anche una cosa più interculturale, mettendo dentro pezzi musicali di altre culture non sempre pertinenti al tema, però la situazione, l’impossibilità di vederci durante questi mesi ha dettato un po’ legge, ecco.
È il primo concerto che facciamo come Orchestra dopo l’emergenza Covid.

Cosa rappresenta per te l’Orchestra?
L’Orchestra è un grande bacino, poi nel corso del tempo si sono creati anche piccoli progetti satellite, casomai incentrati o sulla musica latina o sulla musica araba… e devo dire che è una palestra umana e di musica incommensurabile perché le cose poi si imparano, si conoscono avendo a che fare con le persone, suonando con loro, e tutto il progetto in generale è stato fino ad ora una grande palestra di vita e di musica perché ha messo in contatto individui che provengono da culture completamente diverse. L’Orchestra mi ha fatto capire anche cosa c’è in comune e che cosa è completamente distante tra i vari elementi, però poi si riesce comunque a trovare ugualmente una strada, un percorso condiviso.
Dico sempre che l’Orchestra è un po’ la Nazionale, ognuno gioca in un club e poi si ritrova insieme per la Nazionale… anzi nel nostro caso è l’Internazionale (ride, ndr)! Insomma, è una bella messa in gioco, anche da parte mia soprattutto, perché è vero che dirigo l’Orchestra, ma mi piace anche “cambiare i ruoli”, e quindi per esempio per Allayali ho detto al cantante Aziz che deve essere lui il leader, mentre noi ovviamente lo aiutiamo sul resto dal punto di vista organizzativo o pratico… Ognuno deve metterci qualcosa, “cambiare vestito” ogni tanto, ma questo vale in generale, al di là delle provenienze geografiche e culturali, perché è utile mettersi nei panni degli altri.
Per farti un altro esempio, nel terzo album abbiamo fatto questo brano che si chiama Il Banchetto Degli Ingordi (qui il video, ndr) e, siccome era il periodo di Expo, noi abbiamo giocato sul fatto che i più grandi studiosi e i più grandi politici parlano della fame nel mondo e mentre ne parlano hanno il languorino e sentono il bisogno di mangiare una tartina (ride, ndr); allora quando presento questa canzone cito sempre Gandhi che diceva: “Per capire veramente una persona devo indossare i suoi mocassini per almeno tre giorni”. È importante che le persone capiscano cosa c’è dall’altra parte.
Ci tengo a sottolineare che molti vedono questo progetto come sociale e piace molto il discorso della solidarietà, ma badano solo a quello, mentre io tendo quasi a sminuire la cosa, nel senso che prima di tutto siamo musicisti professionisti che hanno tanti problemi come tutti e, come puoi immaginare, a maggior ragione in questi due anni quasi di pandemia.

L’Orchestra esiste da quindici anni, giusto? Come si è evoluta musicalmente negli anni e adesso in che fase è?
All’inizio naturalmente si mette tutto dentro, tutto in pentola, ed è stato un lavoro a togliere più che a mettere, un lavoro a potare. Siamo tutti musicisti professionisti, però alcuni leggono la musica, altri che ci sono o che c’erano non la leggono e quindi bisognava incontrarsi, ma comunque ognuno metteva dentro qualcosa. Musicalmente all’inizio abbiamo cercato di fare più un repertorio che attingesse dalle tradizioni delle persone che suonavano nell’Orchestra, riarrangiandole però in una chiave più contemporanea, più moderna… urbana mi piace dire. Era anche un po’ funzionale a un processo di integrazione, perché la musica è la porta che ti fa sentire a casa, oppure in quel tempo.
All’inizio è stata soprattutto un’opera di divulgazione della musica etnica e uso questo termine per capirci, anche se non è che mi piaccia molto. I primi due album sono stati incentrati sui brani delle varie tradizioni musicali di musicisti dell’Orchestra, riarrangiati però in chiave attuale, mentre poi col terzo album abbiamo fatto brani di composizione d’autore mia, nostra, anche di qualcun altro, quindi la strada intrapresa ci porta adesso verso la creazione di nuova musica.

Album nuovo o album nuovi all’orizzonte?
L’ultimo lo abbiamo pubblicato l’anno scorso e non è soltanto nostro. Avendo partecipato a diverse edizioni di JazzMi, l’ultima che abbiamo fatto è con un progetto che portiamo avanti da tanti anni insieme all’Orchestra di Ferdinando Faraò, la Artchipel Orchestra. È un concerto scritto a quattro mani da me e da Ferdinando sull’Africa, si intitola Batik Africana Suite, ed è nato da lì, dall’ultima rassegna di JazzMi, perché è la registrazione di quel live di cui siamo molto fieri.

Qual è il prossimo obiettivo che vi piacerebbe raggiungere dal punto di vista musicale con l’Orchestra?
Da un punto di vista musicale a me interessa cercare di fondere sempre di più i vari generi e proporre la nostra musica che è una parola grossa, però dopo quindici anni uno comincia a maturare anche quel tipo di percorso più che fare divulgazione o arrangiare i brani. La cosa più importante nell’integrazione è il lavoro e bisogna riuscire a lavorare in una situazione in cui anche le orchestre possano lavorare. Il progetto vive della sua collettività ed è difficile ogni volta risistemare se non possiamo suonare tutti, perché bisogna cambiare necessariamente un arrangiamento che prevedeva più strumenti e che in determinati contesti non possono essere presenti. Quindi è un periodo in cui comunque, al di là del Covid, le persone si aspettano il risultato e non hanno minimamente idea del processo e di cosa comporta.
Il mio obiettivo è culturale, rendere quindi la musica accessibile a tutti. La musica purtroppo è considerata una questione d’élite: già soltanto vedere come è esclusa dalle scuole, tranne quelle ad indirizzo musicale… poi siamo in una terra piena di musica, di arte e in cui non riusciamo a valorizzare la maggior parte del patrimonio artistico; l’obiettivo è soprattutto culturale e la volontà è quella di fare qualcosa per incidere su un sistema molto elitario.

ORCHESTRA DI VIA PADOVA
18 luglio, ore 11:00
Milano, Triennale
Giardini Giancarlo De Carlo

Aziz Riahi, voce, percussioni, violino
Francesca Sabatino, voce
Ashanka Sen, sitar
Marta Pistocchi, violino
Andrea Migliarini, batteria
Marco Roverato, contrabbasso
Dario Walid Yassa, pianoforte
Raffaele Brancati, flauto, clarinetto
Massimo Latronico, chitarra, laud, bouzouky

Per tutte le altre informazioni è possibile consultare il sito https://lamusicadeicieli.it/.

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