25/10/2014

Massimo Priviero, l’intervista

Il cantautore è già al lavoro su alcuni progetti futuri. Prima però c’è l’imminente data conclusiva del tour 2014 che si preannuncia ricca di sorprese
(Foto di Ferdinando Bassi)
 
Manca poco alla fine del tour di Ali di libertà, ultimo album con cui Massimo Priviero ha celebrato i venticinque anni di carriera artistica. Domenica 26 ottobre all’Alcatraz di Milano si concluderà infatti la serie di concerti di cui il cantautore è stato protagonista insieme alla sua band e ai brani del suo ultimo lavoro e non solo.
E proprio mentre cresce sempre di più l’attesa di vederlo suonare dal vivo in questa tappa conclusiva, abbiamo raggiunto Massimo Priviero al telefono. L’artista si è soffermato su alcune anticipazioni del live e su alcuni aspetti dei suoi venticinque anni di carriera, ma ci ha anche detto che sta lavorando ad alcuni progetti futuri più e meno vicini…
 
Dal Blue Note all’Alcatraz. Questo tour è iniziato e finisce a Milano…
Sì, perché Milano è la mia città d’adozione, ci abito da 25 anni, oltre ad essere la città più importante per eventi di questo genere. E quindi siamo partiti dal Blue Note esattamente un anno fa e chiudiamo un anno dopo all’Alcatraz e in mezzo ci sono una trentina date che sono andate piuttosto bene.
 
Che anno è stato per te questo?
(ride, ndr) Potrei dirti che saprò risponderti meglio lunedì prossimo, ma in generale bello nel senso che finora il lavoro sull’album è stato molto proficuo. La risposta ai concerti è stata molto positiva, grazie anche al pubblico che mi segue. Dopodiché sto cercando di mettere a fuoco anche il capitolo successivo e quindi ci sono cose nuove in preparazione.
 
Che concerto ci dobbiamo aspettare all’Alcatraz?
L’Alcatraz è diverso rispetto al Blue Note, è una cornice “più vasta” e sarà tutto molto “elettrico”, una dimensione molto più rock rispetto al Blue Note. La band è anche rodata bene.
Poi abbiamo recuperato anche molti pezzi storici della mia produzione, tra cui alcuni richiesti tramite un sondaggio fatto sul sito ufficiale. Penso che sarà un concerto molto completo. Elettrico da un lato ma con un cuore acustico dall’altro, come dev’essere per chi fa musica e concerti in un certo modo, cercando di incontrare il più possibile la gente che è lì per te, spogliandosi di tutti gli artifici.
 
È vero che la data sarà registrata interamente dal vivo?
Sì, il live sarà registrato sia audio che video. Poi subito dopo l’intento sarebbe quello di pubblicare il tutto, ma non sono in grado di darti una risposta adesso, perché vorrei prima vedere cosa ne viene fuori.
 
Cos’altro ci puoi anticipare del concerto del 26 ottobre? Ci saranno ospiti?
Ci sarà la mia band, ma saliranno sul palco anche musicisti ospiti che storicamente hanno collaborato con me, come Michele Gazich, violinista insigne, e Keith Eisdale, cornamusista scozzese, più altri che si aggiungeranno alla fine. Ci saranno comunque sempre musicisti in linea con il mio passato o con altri incroci passati.
 
Il live sarà aperto dai Lowlands, vero?
Certo, è una band che conoscevo da qualche anno. Il leader del gruppo (Edward Abbiati, ndr) è venuto tante volte ai miei concerti e poi è di madrelingua inglese. Mi interessava per dare un taglio internazionale al mio live e poi volevo collegare bene quello che succede prima con quello che succede dopo. I Lowlands in genere fanno concerti nei locali e sono curioso anch’io di vedere cosa faranno in un contesto più grande come l’Alcatraz.
 
Quest’anno festeggi anche 25 anni di carriera. È stato difficile in tutto questo periodo riuscire a fare “rock d’autore” in Italia?
Quello è già un mestiere difficile di suo per me e per chi percorre un certo tipo di strada, soprattutto se lo fai in maniera vera o smarcata da certe logiche commerciali. Ci sono album che hanno avuto tanti riscontri positivi, altri che ne hanno avuti meno, ma è normale… Se sono arrivato a 25-26 anni con tanti album e tanto pubblico che mi segue, evidentemente qualcosa di buono è stato fatto, qualcosa è stato seminato…
 
Bilancio positivo quello di questi 25 anni?
Direi di sì. E poi è un bilancio che prevede un altro bel pezzo di strada da fare, cercando di farla sempre nel modo migliore e poi sempre in linea con quello che chiede la gente a te vicina. Da un lato sei te stesso, dall’altro sei testimone del mondo e la tua gente non dev’essere mai tradita.
 
Trovi difficoltà nel raccontare il nostro Paese oggi?
Beh, è sicuramente difficile raccontare l’Italia e accettare definitivamente che siamo un Paese che sta in piedi grazie alle minoranze. La massa non è raggiungibile nel senso buono del termine e quindi provi a diventare una specie di voce di minoranze che si autoalimentano, possono allargarsi, ma hanno meno voce rispetto alla massa che ahimè è molto alla deriva e cialtrona da questo punto di vista. L’Italia è già difficile e complesso di suo come Paese e diventa anche difficile raccontarlo, ecco…
 
Quali sono i tuoi prossimi impegni? Accennavi prima che stai già scrivendo nuovi brani…
Sto scrivendo cose nuove da un lato e dall’altro, come ti anticipavo, ascolteremo il materiale e così pianificheremo il 2015 per capire se concentrarci sul live o su un progetto diverso. C’è poi un altro lavoro, che uscirà a fine novembre, fatto insieme ai Luf. È un progetto parallelo rispetto alle mie cose, ma molto interessante e riguarda la memoria e in particolare la Prima Guerra Mondiale (il titolo è Terra e Pace: Cordata di solidarietà (Per Bergamo, la montagna e gli alpini), ndr). Lo presenteremo in anteprima l’8 novembre al PalaCreberg di Bergamo.
 
Quali sono i tuoi obiettivi o qual è il tuo obiettivo per il futuro?
Proseguire lungo la strada che sto percorrendo da parecchi anni e continuare nella maniera più forte possibile. Io punto a esserci soprattutto per la mia gente, ma non posso pensare a cosa accadrà da qui in un anno. Io posso continuare a credere in quello che faccio e nella parte di mondo che mi segue e mi va bene continuare dove sono e farlo nella maniera migliore…
 
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