18/10/2017

Matt Andersen live alla Salumeria della Musica di Milano

Intervista al cantautore blues che sarà per la prima volta in Italia per un unico appuntamento dal vivo
Debutto nel nostro Paese il prossimo 24 ottobre alla Salumeria della Musica di Milano, ma non certo una prima volta su un palcoscenico per Matt Andersen. Blues, soul e tante altre influenze fanno parte della sua musica, come ci ha spiegato lo stesso Andersen in quest’intervista.
Originario del New Brunswick, area rurale del Canada con una propria tradizione blues, l’artista ha pubblicato il suo ultimo album, Honest Man, nel 2016 e nel frattempo ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui due European Blues Awards e uno come Best Solo Performer al Memphis Blues Challenge.
Ma la più grande soddisfazione è stata forse quella di aver suonato sul palco con musicisti del calibro di Bo Diddley, Buddy Guy, Gregg Allman, Tedeschi Trucks Band, Randy Bachman, Little Feat, Jonny Lang, Serena Ryder e tanti altri.
 
Come sei arrivato al blues?
Sono arrivato al blues allo stesso modo in cui lo hanno fatto molte persone, penso. Ho sentito i grandi nomi come Clapton, B.B. King e Stevie Ray Vaughan. Poi ho iniziato a esaminare le loro influenze. Ho continuato a scavare da lì. È così che ho trovato la maggior parte della musica che ho ascoltato. Trovando cose che mi sono piaciute e poi trovando più musica come quella.
 
Tu vieni da New Brunswick (Canada). Il luogo in cui sei nato ha influenzato il tuo sound, la tua musica o il tuo modo di suonare?
Sicuramente penso che il luogo in cui sono cresciuto influenzi la musica che faccio, come le persone con cui ho suonato mentre crescevo, la musica che hanno ascoltato e condiviso con me.
Tutto si riconduce al modo in cui faccio ciò che faccio.
 
Ascoltando il tuo album Honest Man del 2016, ci sono molti tipi di influenze come blues, soul ecc. Quindi come potresti definire la tua musica?
Roots e soul: praticamente coprono tutte le basi di ciò che mi influenza maggiormente. Da lì poi ci sono country e folk che ho ascoltato in casa, e poi blues e soul che ho scoperto da solo più tardi.
 
Hai vinto molti premi, ma il Best Solo Performer al Memphis Blues Challenge è forse il più importante?
Non do molta importanza ai premi. È bello ricevere il riconoscimento, ma non è qualcosa in cui mi sento troppo coinvolto. Il Blues Challenge è stata un’esperienza incredibile. Arrivare ad ascoltare tutte quelle band su Beale Street e incontrare i musicisti è stato il vero premio.
 
Hai suonato con tanti artisti leggendari come Bo Diddley, Buddy Guy, Gregg Allman, Tedeschi Trucks Band, Randy Bachman, Little Feat, Jonny Lang, Serena Ryder… Ricordi alcuni momenti in particolare di quando hai condiviso il palco con loro?
La parte migliore di fare degli show con tutti questi artisti sta nel vederli vicino sul palco. Cerco di apprendere appieno e di imparare il più possibile quando sono con loro. Ho avuto modo di suonare Willin’ con Little Feat ad un festival: quello è stato davvero grandioso.
 
È la tua prima volta in Italia. Cosa ci puoi anticipare del tuo concerto?
Mi aspetto una grande serata. Non so molto sulla cultura italiana, ma, da quello che ho visto, c’è amore per la vita. Penso che andrà bene.
 
Stai scrivendo nuovi brani? Hai in programma di registrare nuovi brani?
Sto scrivendo adesso e ho in programma di registrare nel nuovo anno. Nessuna data ancora pianificata. Non voglio avere fretta.
  
Hai iniziato nel 2000, giusto? Qual è il tuo obiettivo oggi e per gli anni successivi?
Il mio obiettivo come sempre è fare la miglior musica possibile e condividerla finché potrò. Suonare in posti nuovi è un must. Mi piace essere impegnato e amo essere on the road. Finché riuscirò a fare tutto ciò, sarò felice.
 

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