28/05/2021

Noisy Diners – “The Princess of the allen keys”

Fabrizio Dossena ci spiega com’è nato il nuovo lavoro del progetto da lui messo in piedi (e in cui figura come special guest Nad Sylvan, voce della Steve Hackett Band) e com’è nata l’idea di narrare la storia di Mantova attraverso la leggenda di Manto
La nascita della città di Mantova raccontata attraverso la leggenda di Manto: è questo lo spirito che anima The Princess of the allen keys (The History of Manto), nuovo album dei Noisy Diners, un progetto nato da un’idea di Fabrizio Dossena. Autore teatrale, prima ancora che musicista e compositore, Dossena ha messo insieme musicisti provenienti da mondi musicali diversi e in questo nuovo lavoro può contare anche su Nad Sylvan, voce della Steve Hackett Band, che qui interpreta Virgilio.
Ci ha spiegato meglio la genesi di questo lavoro (nonché i futuri sviluppi) lo stesso Fabrizio Dossena.Quando e com’è nata l’idea di narrare la storia di Mantova attraverso la leggenda di Manto? È un omaggio alla città in cui vivi?
Essendo curioso ed appassionato di storia precristiana e micenea, il fatto che Manto fosse la figlia di Tiresia ha acceso la scintilla. Se a questo si aggiunge che mi ero da poco trasferito a Mantova, prendere una penna in mano, rigorosamente stilografica, è stato quasi automatico essendo comunque prima che musicista, autore e produttore teatrale (Le Nautonnier Productions).
Lo stesso Tiresia citato dai Genesis in The Cinema Show, le casualità magiche…
Scoprire la storia di Manto con tutti i suoi risvolti storici mi ha entusiasmato da subito, un vero colpo di fulmine. Il vantaggio è stato avere le musiche quasi pronte: l’inizio di tutto, prima ancora di scoprire Manto, era l’idea di regalarmi un disco “da viaggio”, solo strumentale, io con la mia 12 corde e basta, poi è andata così, ma prima o poi arriverà anche quello.

Anche in The Princess of the allen keys si parte proprio da Tiresia, padre di Manto.
Esatto, si comincia proprio con la fuga da Tebe di Tiresia (interpretato da Stefano Boccafoglia) insieme a sua figlia Manto a causa dell’invasione degli Epigoni. Tiresia, raccontando le sue vicissitudini causate da Zeus ed Era, introduce a quello che sarà il viaggio di Manto (interpretata da Donata Luani) nella penisola italica sino all’arrivo sulle rive del fiume Andes, oggi conosciuto con il nome Mincio, dove il figlio Ocno fonderà la città di Mantua in suo onore.

Sempre in merito alla narrazione, ci sono stati “riadattamenti” rispetto alla versione originale dei fatti o comunque alla versione più diffusa della leggenda di Manto?
Sino a questo punto (traccia 1 e 2) ho solo narrato la leggenda così come è conosciuta, ma da qui in poi ho voluto immaginare una situazione decisamente fantasy, una bolla fuori dal tempo dove si incontrano Manto e Virgilio (interpretato da Nad Sylvan, voce della Steve Hackett Band). È stato molto divertente immaginare i battibecchi tra due personaggi che all’inizio fingono di non conoscersi per dispetto, che ad un certo punto vengono raggiunti da Caronte (interpretato da Aran Bertetto) e nell’ultima traccia dalla Principessa delle chiavi a brugola (interpretata da Beatrice Cotifava). Una delle tante leggende su Mantova racconta infatti che sul fondo dei laghi ci sia l’ingresso degli Inferi.

Questa è la prima volta in cui ti cimenti con il prog?
Direi di sì, anche se in un mio precedente lavoro teatrale tratto da Storia di un impiegato di Fabrizio De André mi ero avvicinato molto, e, malgrado abbia sempre ascoltato band come Genesis, Yes, King Crimson ecc., ho sempre avuto una sorta di timore referenziale nei confronti di questo genere, nonostante la mia provenienza classica, ma credo sia stata un’attesa proficua, non mi piace avere fretta.
Il lavoro era finito da due anni, non ho avuto fretta, sino a quando con Videoradio Edizioni di Giuseppe Aleo si è chiuso il cerchio ed il 21 maggio è finalmente uscito il cd, mentre a ottobre uscirà il vinile.

Parliamo anche in maniera più diretta della musica di The Princess of the allen keys: è voluta la scelta di riunire musicisti provenienti da mondi musicali diversi?
È stata la prima idea: i Noisy Diners sono esattamente questo. In ambito musicale per quelli della mia generazione (ahimè i prossimi sono 57) è molto facile correre il rischio di “scimmiottare” senza volerlo gente che ha scritto la storia della musica a testate. Mettere insieme Ezio Secomandi alla batteria con il suo “braccio” hard metal, Davide Jori con la sua chitarra psichedelica, Cristiano Roversi che ha curato anche arrangiamenti, registrazione in studio e mastering con la sua infinita storia e conoscenza del mondo prog, la grande voce di Donata Luani ed il mio lato classico ci ha permesso di creare qualcosa che magari non è una novità assoluta ma che forse, almeno questo è quello che ci auguriamo, concede a questo lavoro di essere ascoltato.
E tutto questo senza dimenticare il valore aggiunto di Mirko Tagliasacchi al basso, Erik Montanari alla chitarra e del grandissimo Mauro Negri al Sax.
Merita un discorso a parte Antonio De Sarno, colui che si è sobbarcato il lavoro che temevo di più e cioè la traduzione dei testi: non era semplice, ma lui ha fatto un lavoro straordinario ed oltre a questo ha preparato tutte le linee melodiche, e non finisce qui perché è anche la voce narrante. Fantastico.
A questo punto il Progetto Noisy Diners era pronto, non mancava più nulla.

Com’è nata la collaborazione con Nad Sylvan e come mai proprio lui ha vestito i panni di Virgilio?
Anche questo è merito di Antonio De Sarno e Cristiano Roversi. In passato avevano già collaborato con Steve Hackett, quindi la comunicazione era già aperta. Abbiamo mandato a Nad Sylvan i brani, gli sono piaciuti ed è stato fatto quello che si doveva fare. La presenza scenica di Nad Sylvan era il valore aggiunto, oltre alle sue indiscutibili qualità canore e professionali: era la mia prima scelta.

La Rock Opera è stata concepita già in fase di scrittura anche come uno spettacolo teatrale?
All’inizio è stata pensata come una buona storia per un Concept Album, poi, via via che si aggiungevano i vari personaggi, è venuta questa idea, ma il primo a definirla Rock Opera è stato Nad Sylvan e non avrebbe potuto essere altrimenti.

Bene. Ultima domanda in chiusura: questo nuovo album non è un lavoro a sé stante, ma avrà un seguito, vero?
Sì, è vero: The Princess of the allen keys è la prima parte di una trilogia. È già in fase piuttosto avanzata la seconda parte che racconta duemila anni di storia di Mantova, partendo ovviamente da Virgilio, per arrivare al Novecento di Learco Guerra e Tazio Nuvolari, mentre il terzo sarà decisamente fantasy, ed in entrambi i casi abbiamo delle idee “tremende” riguardo agli ospiti che interpreteranno i vari personaggi.
Vorrei aggiungere soltanto un’ultima cosa che riguarda la copertina. Si tratta di un’opera di un artista argentino, Daniel E. Dankh: è un artista che sta emergendo in maniera importante e che, tanto per avere un’idea, prima che fossimo travolti da questa pandemia, ha esposto le sue opere al Louvre di Parigi, e poi, oltre a questo, è anche una persona straordinaria, qualità decisamente in comune con tutte le persone coinvolte in questo lavoro. Considero Daniel parte dei Noisy Diners a tutti gli effetti.

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