25/03/2022

Paolo Messere riparte da Ostara’s Bless con “Masculine/Feminine”

Nuovo progetto per Paolo Messere dopo Blessed Child Opera con il primo di due doppi album
Ostara’s Bless: un nuovo progetto al quale ha dato vita Paolo Messere dopo il lavoro svolto con i dieci album in dieci anni di Blessed Child Opera. Paolo a un certo punto si trasferisce a Marsala nell’Art Seahorse House, in cui trascorre i mesi di isolamento dovuti al lockdown, causa pandemia. Qui concepisce, o meglio porta a termine, Masculine/Feminine: un album o un lato maschile e un album o un lato femminile. Post-punk, darkwave, elettronica, suoni mediterranei e campionamenti da raga tradizionali indiani in questo primo di due album doppi che sono usciti ad inizio 2022 e di cui ci hanno parlato Paolo Messere e Matteo Anelli, quest’ultimo già al lavoro con Paolo in Blessed Child Opera.
 
Spieghiamo intanto il nome del progetto: perché Ostara’s Bless?
PAOLO MESSERE: Ci siamo trovati io e Matteo a dare un seguito alle nostre ultime collaborazioni dal vivo. IL moniker Blessed Child Opera, doveva lasciare il posto a qualcosa di nuovo… un nuovo progetto. Ci abbiamo pensato un po’, e poi è venuto fuori questo nome che rappresenta un incastro tra la parola Bless (benedire) e quella Ostara, che nella divinazione pagana Wicca, ha il significato di rinnovamento/liberazione/nuovo inizio e coincide semanticamente con la primavera, ma il cui senso può essere allargato a tutte le stagioni della vita.
 
Paolo, quando hai capito che stavi per scrivere o che avresti scritto brani per quattro album?
P. M.: Non l’ho mai compreso fino in fondo sin quando la realizzazione dei brani si susseguiva senza sosta, come un fiume in piena, senza argini, né filtri. È stato qualcosa di straordinario a cui non potevo esimermi. Volevo anche salvare molte songs strumentali che erano state composte nel 2017 quando era cominciato questo delirio per i suoni mediorientali. Spiritualmente ero in piena ripresa da un paio di anni interlocutori e di silenzi intermittenti e di indecisioni sul come portare avanti il progetto Blessed Child Opera; poi, con il trasferimento a Marsala, ho cominciato ad interiorizzare paesaggi, sensazioni e storie di vita che mi hanno portato un carico di ispirazione incentivato dal periodo di reclusione pandemico.
 
Matteo, tu sei stato coinvolto nel progetto in un periodo successivo, vero?
MATTEO ANELLI: Diciamo che ho sempre seguito a distanza la nascita e l’evoluzione delle canzoni di Masculine/Feminine e The Big Self/Two of Us, complice la distanza a causa del lockdown e successive restrizioni; Paolo mi ha sempre reso partecipe. Poi, nell’ottobre scorso, sono tornato in Sicilia da Paolo per due settimane; avevamo voglia di (ri)suonare insieme, abbiamo fatto lunghe session di registrazione, ed è stato in quel momento che abbiamo preso consapevolezza che era il momento per far nascere gli Ostara’s Bless, come qualcosa di nuovo, come il primo vero progetto condiviso in tutto e per tutto insieme. Qualcosa che si staccasse (non so per quanto tempo) dai Blessed Child Opera. Una nuova parentesi, potremmo chiamarla.
 
Tante le influenze musicali in questo lavoro, e quindi post-punk, darkwave, elettronica, suoni mediterranei e campionamenti da raga tradizionali indiani: una valvola di sfogo scaturita dall’isolamento di questi due anni o una sorta di rilettura moderna delle tante tradizioni o delle tante influenze presenti in una terra come la Sicilia?
P. M.: Non so bene se sia stata una valvola di sfogo questa ispirazione ai suoni mediterranei… sono abituato a stare in isolamento; mi occorre per focalizzare i miei pensieri e delineare le strade musicali per provare a dare un senso alla eccessiva velocità degli eventi della vita. La Sicilia mi ha favorito in questo tentativo di rallentare i tempi o addirittura di cancellarli.
 
In Feminine ascoltiamo la voce di Rita Saviano. Com’è nata la collaborazione con lei?
P. M.: Rita è una musicista di eccezione e già avevamo collaborato nei Blessed Child Opera. Le nostre anime sposano le stesse sensazioni ed il suo contributo su Feminine è stato totale per dare un senso all’album. Oltretutto ha scritto i testi delle songs cantate, con riferimenti anche alla poesia mitologica antica greco/romana e alla letteratura decadente francese ed anglosassone.
 
Non è la prima volta che lavorate insieme. Un aneddoto o un momento al quale siete particolarmente legati di Blessed Child Opera?
P. M.: Abbiamo fatto svariati live e tour negli anni, abbiamo condiviso molte esperienze belle e brutte, formando e consolidando la nostra amicizia oltre che il rispetto reciproco musicale, fino all’apice del tour americano del 2016 per The Devil & The Ghosts Dissolved. Quella credo sia stata una delle esperienze più significative per noi, fra tensioni, anche fisiche, emozioni quotidiane a migliaia di chilometri di distanza da casa. È stata un’esperienza unica densa di aneddoti. Un vero concentrato di aneddoti in circa un mese di viaggio. Ma credo che quel capitolo avrebbe bisogno di un libro per poter essere raccontato.
 
Qual è invece per voi il principale elemento di novità di Ostara’s Bless?
P. M.: Ostara’s Bless  è un mondo parallelo che ha a che fare con lo spirito, la carne, i sentimenti, le emozioni che possono arrivare da mondi a volte impalpabili, da scenari inconsci pazzeschi, da visioni oniriche fiabesche, ma anche da storie terrene forti, psicologicamente contorte, confuse, dove la mente non ha freni nelle manifestazioni, e nelle elucubrazioni. Ostara’s Bless è anche purificazione dalle maledizioni della nostra mente. Si manifesta spesso tramite scelte musicali in stile mantra, dove la ripetizione matematica degli interventi musicali può creare la magia, l’incanto e la potenza sensoriale.
La novità, dunque, è che non abbiamo voluto mettere freni alle sperimentazioni sonore ed intellettuali superando, crediamo, ogni tipo di etichetta di genere e qualsiasi condizionamento extra musicale.
 
Paolo, nella presentazione di Masculine/Feminine dici “il mio modo di comporre è cambiato alla luce delle mie ricerche sul suono” e lo dichiari anche in riferimento all’ultimo lavoro dei Blessed Child Opera, Love Songs / Complications. Sta ancora cambiando il tuo modo di comporre dopo questi quattro album?
P. M.: Al momento sono fermo con le nuove composizioni; come se avessi concentrato lo sforzo energetico in un periodo ben preciso… le vite cambiano, e credo cambieranno ancora anche le direzioni sonore… ultimamente mi son visto però con Matteo ed abbiamo già pronte otto nuove songs, che faranno parte del nuovo disco degli Ostara’s Bless che ovviamente non sappiamo quando verrà alla luce.
 
Matteo, tu hai curato anche la parte grafica tra copertine (anche quelle in uscita) e logo.
M. A.: Sì. La grafica è la mia passione/lavoro, oltre la musica. E per me lavorare graficamente per i progetti che mi appassionano e di cui faccio parte, è sempre venuto naturale, fin da ragazzo quando curavo le grafiche di tutte le band in cui ho suonato. Anche se ti confesso che lavorare ad un progetto quasi monumentale come questo degli Ostara’s Bless, considerando la doppia uscita di due doppi dischi, è stato particolarmente impegnativo, soprattutto a livello di ideazione. C’era da trovare un trait d’union grafico fra Masculine/Feminine e The Big Self/Two of Us, qualcosa che legasse le due uscite come concetto e atmosfere senza essere necessariamente uguali. Alla fine, oltre la composizione grafica dei titoli dei due dischi (sono parole che si fondono nelle altre in vari modi), ho scelto come immagine principale due antiche carte dei tarocchi disegnate nel 1700, una per ogni uscita, che per atmosfere e concetti possono riassumere quelle presenti nei due dischi.
 
Visto il tipo di lavoro così particolare, avete pensato anche a come proporlo dal vivo (fatti salvi ovviamente pandemia/eventuali limitazioni ecc.)?
P. M.: Semplificheremo il tutto. Andremo dal vivo in due per testare le canzoni. Il nostro obiettivo è riprendere innanzitutto a suonare dal vivo, cosa che personalmente mi è mancata tantissimo. Il primo tour sarà così, ma pian pianino aggiusteremo il tiro con l’aggiunta di nuovi musicisti… bisognerà avere un po’ di coraggio. Al momento ci accontenteremo di portare i due album in questo modo e per le date in Campania avremo l’onore di avere anche Rita sul palco.
 
Cosa si può anticipare dei prossimi due album? Usciranno insieme anche questi? Anche questi saranno due album di contrasti? Saranno due album collegati? Saranno due album che chiuderanno in qualche modo il discorso di Masculine/Feminine?
P. M.: La strada che porta alla definizione di questo album non è facilmente intelligibile.
Venuto fuori un paio di mesi dopo Masculine/Feminine, Two of Us sembra percorrere una strada aliena, apparentemente a sé stante, pur ribattendo su temi già espressi nei due dischi precedenti.
Vive di loop ossessivi, minimali, profondi, a momenti inaccessibili. Vive di campioni di voci indiane filtrate nel tessuto oscuro di composizioni, che però difficilmente perdono la loro identità. Credo di aver trovato il trait d’union ideale tra i due dischi precedenti, la canzone d’autore e la mia indomita volontà di sperimentare territori non propriamente accessibili. The Big Self narra della mia voglia estrema di musica, parole e sensazioni.
E credo di aver raggiunto il massimo delle mie potenzialità e possibilità creative con questo quarto album. Avevo bisogno di chiudere un cerchio. Così è arrivato The Big Self. Credo sia il compendio di tutte le tre opere precedenti; addirittura sembra che sia andato a pescare nel passato remoto di dischi come Love Songs / Complications o addirittura nel lontano Happy Ark. Il passato torna e mi aiuta a completare questo nuovo percorso, ricostruendo un puzzle esistenziale devastato, rimesso in discussione dal periodo pandemico.
L’armonia sembra nuovamente raggiunta. Un tono imparziale emerge dalle parole. Quasi un distacco volutamente indotto da un ritorno ad una normalità casalinga, ad una cura del proprio giardino esistenziale, fatta di piccole cose, ma anche di visioni di insieme della dualità spirituale e fisica.
La voce è soprattutto narrante, mentre lo spazio dedicato ai cori gregoriani ed alle voci indiane prende il sopravvento, quasi a voler sospendere tutto in una bolla sospesa, e fantasmagorica.
Lascio volutamente spazio, al ritorno della speranza di una vita vissuta in una socialità rinnovata ed appagante.
La maggior parte di noi, non chiede altro…
 
 

 

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