Süden II è il suo nuovo album pubblicato con Werner Schmidbauer e Martin Kälberer. Il lavoro è arrivato sette anni dopo il primo capitolo e ha portato i tre musicisti a condividere nuovamente gli stessi palchi in Europa con risultati ancora una volta più che significativi. Presto però sarà anche in Italia per il tour 30 anni Camminando.
Stiamo parlando di Pippo Pollina e solo di alcuni dei suoi progetti più recenti. È una lunga carriera quella del cantautore siciliano che vive da tanti anni in Svizzera, pensando agli esordi con gli Agricantus, ai 23 album pubblicati, agli oltre 3000 concerti in 30 anni, alle tante collaborazioni, e soprattutto all’impegno civile trasmesso cantando prevalentemente in italiano ed estendendo il suo discorso in giro per l’Europa su valori come la legalità o la solidarietà.
Süden II. Come mai avete atteso sette anni per questo nuovo album scritto a sei mani?
Per onestà, perché non volevamo che questo secondo capitolo, prosecuzione del primo capitolo che è stato molto apprezzato, potesse essere oggetto di un malinteso, cioè di un desiderio di approfittare del successo che c’era stato per cavalcare l’onda. Quindi abbiamo aspettato il momento in cui davvero abbiamo desiderato rincontrarci per suonare nuovamente insieme a prescindere dal primo disco. Sono passati sette anni, era arrivato il momento giusto e anche questa volta ci siamo divertiti. Probabilmente questo sarà anche l’ultimo capitolo di Süden perché durante questo percorso pensiamo di aver espresso tutto ciò che potevamo esprimere e quindi non ha senso continuare a spremere questo limone.
Come si è evoluto il rapporto con i tuoi compagni di questo secondo viaggio insieme, Werner Schmidbauer e Martin Kälberer?
Quando abbiamo iniziato a registrare il secondo disco ho avuto paura che non si potesse riproporre la magia che si era creata col primo, invece, con mia grande sorpresa, il secondo capitolo mi è piaciuto più del primo: più maturo, più consapevole, più adulto. Le canzoni mi piacciono di più e anche lo spettacolo che stiamo portando in scena personalmente lo ritengo migliore del primo.
Riprendendo il titolo dell’album, in che senso possiamo definire anche questo viaggio sempre “a sud”?
Nel senso che esiste un meridione in tutti i Paesi, anche se si parla della Germania o del Canada. C’è un Canada del sud e un Canada del nord, c’è una Germania del sud e una Germania del nord che sono zone profondamente diverse e quindi il concetto di meridionalità è qualcosa che va esteso, a prescindere dagli stilemi e dai principi che a noi fanno pensare al sud in Italia. Quindi abbiamo scoperto che ci sono delle cose in comune che riguardano tutti i sud del mondo e volevamo affrontare queste tematiche: non soltanto le bellezze o le piacevolezze dell’essere meridionali nel senso classico del termine, ma anche i problemi che questo significa. I problemi dei sud del mondo sono forti e li vediamo tutti i giorni.
È vero che questo per te è “l’album più europeo tra tutti quelli che hai pubblicato”?
Beh, è un album in due lingue e quindi propone già in sé l’idea che il nostro continente non possa essere altro che un territorio di incontro fra popoli diversi che però fanno parte dello stesso “condominio”, perché insomma alla fine adesso in un attimo possiamo trovarci da un Paese all’altro e quindi tutto questo incide sul nostro modo di vedere la nostra vita e anche il nostro territorio. Il nostro territorio agisce in funzione di assistenza del territorio altrui. Oggi è così, altrimenti non ha senso. La vita è cambiata, bisogna tenerne conto, bisogna cercare di considerare questo cambiamento e di considerare gli aspetti positivi di questo cambiamento. Quindi per forza di cose bisogna impegnarsi e sforzarsi di comprendere l’altro. Non c’è via d’uscita, altrimenti ognuno coltiva il suo egoismo e andrà a finire male, così come è successo in passato.
Per quanto riguarda i live presto sarai in Italia per 30 anni Camminando, ma che differenza c’è tra i fan italiani e quelli degli altri Paesi d’Europa in cui porti la tua musica?
Chi si avvicina alla mia musica in Italia ha lo stesso retroterra o magari è vicino alle problematiche di cui io canto, quindi credo che il pubblico italiano sia più impegnato rispetto al pubblico centroeuropeo che, essendo sganciato dal “dovere” di comprendere il testo a tutti i costi, si lascia andare di più: è paradossale, ma il pubblico centroeuropeo è più gioviale, più reattivo e a un certo punto dei concerti si alza e balla; quello italiano ha un approccio più intellettuale.
Oltre ai prossimi concerti di novembre in Italia, hai altro in programma nel tuo/nostro Paese d’origine?
Nell’estate dell’anno prossimo registrerò il nuovo album che per metà è già scritto e spero proprio di registrarlo in Italia. L’idea è di registrarlo a Palermo perlopiù con musicisti siciliani e sarebbe la prima volta, dopo tanti anni di carriera, che registro nella mia città.
Per ammirare dal vivo Pippo Pollina nel suo 30 Anni Camminando, queste sono le prossime date in programma in Italia nel mese di novembre:
11 Novembre 2019 – Teatro Vittoria – Torino
20 Novembre 2019 – Auditorium San Fedele – Milano
21 Novembre 2019 – Teatro Comunale – Porto San Giorgio
22 Novembre 2019 – Auditorium – Scandicci (Firenze)
23 Novembre 2019 – Teatro Stimmate – Verona
Stiamo parlando di Pippo Pollina e solo di alcuni dei suoi progetti più recenti. È una lunga carriera quella del cantautore siciliano che vive da tanti anni in Svizzera, pensando agli esordi con gli Agricantus, ai 23 album pubblicati, agli oltre 3000 concerti in 30 anni, alle tante collaborazioni, e soprattutto all’impegno civile trasmesso cantando prevalentemente in italiano ed estendendo il suo discorso in giro per l’Europa su valori come la legalità o la solidarietà.
Süden II. Come mai avete atteso sette anni per questo nuovo album scritto a sei mani?
Per onestà, perché non volevamo che questo secondo capitolo, prosecuzione del primo capitolo che è stato molto apprezzato, potesse essere oggetto di un malinteso, cioè di un desiderio di approfittare del successo che c’era stato per cavalcare l’onda. Quindi abbiamo aspettato il momento in cui davvero abbiamo desiderato rincontrarci per suonare nuovamente insieme a prescindere dal primo disco. Sono passati sette anni, era arrivato il momento giusto e anche questa volta ci siamo divertiti. Probabilmente questo sarà anche l’ultimo capitolo di Süden perché durante questo percorso pensiamo di aver espresso tutto ciò che potevamo esprimere e quindi non ha senso continuare a spremere questo limone.
Come si è evoluto il rapporto con i tuoi compagni di questo secondo viaggio insieme, Werner Schmidbauer e Martin Kälberer?
Quando abbiamo iniziato a registrare il secondo disco ho avuto paura che non si potesse riproporre la magia che si era creata col primo, invece, con mia grande sorpresa, il secondo capitolo mi è piaciuto più del primo: più maturo, più consapevole, più adulto. Le canzoni mi piacciono di più e anche lo spettacolo che stiamo portando in scena personalmente lo ritengo migliore del primo.
Riprendendo il titolo dell’album, in che senso possiamo definire anche questo viaggio sempre “a sud”?
Nel senso che esiste un meridione in tutti i Paesi, anche se si parla della Germania o del Canada. C’è un Canada del sud e un Canada del nord, c’è una Germania del sud e una Germania del nord che sono zone profondamente diverse e quindi il concetto di meridionalità è qualcosa che va esteso, a prescindere dagli stilemi e dai principi che a noi fanno pensare al sud in Italia. Quindi abbiamo scoperto che ci sono delle cose in comune che riguardano tutti i sud del mondo e volevamo affrontare queste tematiche: non soltanto le bellezze o le piacevolezze dell’essere meridionali nel senso classico del termine, ma anche i problemi che questo significa. I problemi dei sud del mondo sono forti e li vediamo tutti i giorni.
È vero che questo per te è “l’album più europeo tra tutti quelli che hai pubblicato”?
Beh, è un album in due lingue e quindi propone già in sé l’idea che il nostro continente non possa essere altro che un territorio di incontro fra popoli diversi che però fanno parte dello stesso “condominio”, perché insomma alla fine adesso in un attimo possiamo trovarci da un Paese all’altro e quindi tutto questo incide sul nostro modo di vedere la nostra vita e anche il nostro territorio. Il nostro territorio agisce in funzione di assistenza del territorio altrui. Oggi è così, altrimenti non ha senso. La vita è cambiata, bisogna tenerne conto, bisogna cercare di considerare questo cambiamento e di considerare gli aspetti positivi di questo cambiamento. Quindi per forza di cose bisogna impegnarsi e sforzarsi di comprendere l’altro. Non c’è via d’uscita, altrimenti ognuno coltiva il suo egoismo e andrà a finire male, così come è successo in passato.
Per quanto riguarda i live presto sarai in Italia per 30 anni Camminando, ma che differenza c’è tra i fan italiani e quelli degli altri Paesi d’Europa in cui porti la tua musica?
Chi si avvicina alla mia musica in Italia ha lo stesso retroterra o magari è vicino alle problematiche di cui io canto, quindi credo che il pubblico italiano sia più impegnato rispetto al pubblico centroeuropeo che, essendo sganciato dal “dovere” di comprendere il testo a tutti i costi, si lascia andare di più: è paradossale, ma il pubblico centroeuropeo è più gioviale, più reattivo e a un certo punto dei concerti si alza e balla; quello italiano ha un approccio più intellettuale.
Oltre ai prossimi concerti di novembre in Italia, hai altro in programma nel tuo/nostro Paese d’origine?
Nell’estate dell’anno prossimo registrerò il nuovo album che per metà è già scritto e spero proprio di registrarlo in Italia. L’idea è di registrarlo a Palermo perlopiù con musicisti siciliani e sarebbe la prima volta, dopo tanti anni di carriera, che registro nella mia città.
Per ammirare dal vivo Pippo Pollina nel suo 30 Anni Camminando, queste sono le prossime date in programma in Italia nel mese di novembre:
11 Novembre 2019 – Teatro Vittoria – Torino
20 Novembre 2019 – Auditorium San Fedele – Milano
21 Novembre 2019 – Teatro Comunale – Porto San Giorgio
22 Novembre 2019 – Auditorium – Scandicci (Firenze)
23 Novembre 2019 – Teatro Stimmate – Verona