I conduttori del programma nel suo primo lungo corso dal 1982 al 1995 si sono per così dire riuniti per raccontare Raistereonotte attraverso aneddoti, testimonianze e retroscena in un libro che si intitola appunto Raistereonotte – Il libro. Il volume, edito da Iacobelli, è a cura di Giampiero Vigorito, che, tra le tante attività svolte, è stato direttore della rivista Rockstar e ha collaborato ai programmi di Arbore DOC Offerta Speciale e International DOC Club. Il giornalista musicale attualmente insegna al Master in Critica Giornalistica dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma e soprattutto per più di dieci anni ha condotto Raistereonotte, come testimoniano i tanti aneddoti da lui raccontati nel corso di questa intervista.Com’è nata l’idea di questo libro?
Era una vecchia idea quella di riuscire a raccontare un po’ di vicende di questo programma radiofonico andato in onda tra l’82 e il ’95. Poi è stato ripreso in vari formati e in uno di questi va tuttora in onda, ma abbiamo voluto circoscrivere Raistereonotte al primo storico periodo, perché, senza nessuna vena nostalgica e senza nessuna posizione critica nei confronti della scena attuale, da lì nacque tutto e perché poi, dopo di allora, ci fu il cambio della guardia di alcuni direttori e il programma non è più andato in onda per alcuni anni prima che venisse “recuperato”.
Prefazione di Carlo Massarini che racconta gli anni della radio prima di Raistereonotte. Sembra quasi di capire dal suo excursus che il programma sia arrivato dopo un percorso ben preciso di Radio Rai e che quindi i tempi fossero maturi per provare questa nuova esperienza.
Ho chiesto a Carlo Massarini di scrivere una prefazione ricordando proprio quali sono stati i programmi radiofonici prima dell’avvento di Raistereonotte. Carlo è un amico di vecchia data, oltre che uno dei miei maggiori ispiratori come dico anche nel libro.
Stereonotte in realtà è nato quando ci fu il boom delle radio locali dal ’75/’76 in poi e di conseguenza la Rai era rimasta ferma al palo, non aveva reagito in nessun modo. Nell’80/’81 l’avanzata dei network era sempre più decisa e allora la Rai, un po’ tardivamente a dire il vero, organizzò l’FM e iniziò a rispondere in maniera abbastanza potente, prendendo tra l’altro molti speaker provenienti dalle radio private e dai grandi network e facendo loro dei contratti. La cosa interessante è che quando abbiamo iniziato, soprattutto noi che andavamo in onda di notte, non avevamo nessun tipo di “credibilità” e il nostro funzionario/ideatore inizialmente era stato preso anche un po’ in giro, perché gli dicevano che sarebbe stato difficile, se non impossibile, che un programma potesse essere ascoltato in quelle ore. Invece, nel giro di pochi mesi, abbiamo capito che avevamo ottimi ascolti e che appunto le persone che seguivano Stereonotte erano tante e non erano relegate soltanto al ruolo di panettieri, vigilanti, poliziotti, guardie giurate, camionisti, ma c’era un popolo della notte più vasto, perché il programma parlava di musica non solo per chi lavorava di notte, ma anche per chi viveva di notte. Lo capivamo dalle lettere che ricevevamo in radio: c’erano sì tantissimi operai, lavoratori, gente che sgobbava nel vero senso della parola durante la notte, ma c’era anche un ricco esercito di ragazzi molto giovani, alcuni persino liceali, che ci seguivano, soprattutto perché le nostre proposte erano abbastanza inedite rispetto a quella che era la programmazione abituale in radio.
Oltre a Stereonotte o prima di Stereonotte c’erano altri programmi in altre radio che andavano in onda a quell’ora?
Erano poche le trasmissioni e molti mandavano in onda nastri registrati. Il programma infatti ha assunto via via un’importanza sempre crescente perché durante la notte non c’erano competitor come si direbbe oggi. Considera poi che trasmettevamo a reti unificate su tre canali radio e il nostro segnale arrivava in tutte le zone d’Italia, per cui era anche più facile trovarci girando la manopola (ride, ndr).
Come sceglievate i brani da trasmettere?
Eravamo totalmente liberi di proporre la musica che volevamo e questa era la caratteristica principale del programma. Quando facevamo Stereonotte, molti di noi venivano da varie testate musicali e in quel modo avevano la possibilità di andare in onda in radio. Noi uscivamo di casa con i nostri dischi, le scalette ce le facevamo per conto nostro e cercavamo di costruire in un modo o nell’altro un’idea di Stereonotte abbastanza amalgamata, anche se chiaramente ogni conduttore aveva il suo stile, il suo modo di interagire, il suo modo di stare al microfono. Ma c’era soprattutto questa estrema libertà e quindi abbiamo potuto mandare in onda di tutto. C’erano quattro spazi all’interno del programma, andavano in onda tutte le notti da mezzanotte alle 5.45 circa e ci si sbizzarriva letteralmente. Il programma viene appunto ricordato essenzialmente per questa libertà di fondo, ma ognuno si gestiva il suo spazio come preferiva: io mi muovevo soprattutto tra David Sylvian, Prefab Sprout, Danny Wilson, Steely Dan… e poi molta musica di atmosfera per creare questa sorta di scenografia sonora, tra chiacchiere, confidenze e soprattutto musica. Noi eravamo soltanto un collante tra un brano e l’altro. Non c’è niente di più facile che lavorare e condurre un programma, perché noi siamo soltanto una patina di colla tra un brano e l’altro, tra due opere d’arte. Stereonotte era estremamente accessibile e io mi sono distinto soprattutto per aver mandato musica ricercata ma mai difficile; ho sempre anteposto a tutto l’idea di trasmettere musica suggestiva, ascoltabile, vorrei dire quasi “orecchiabile”. Molti conduttori ad esempio cercavano di non ripetere sempre le stesse canzoni, di variare continuamente, io invece devo dire che nel primo spazio, un po’ sulla moda dell’heavy rotation, insistevo molto su certi gruppi e certe canzoni, in modo tale che arrivassero a più gente possibile anche perché, per quanto l’ascolto potesse essere sostenuto dai fedelissimi della trasmissione, chiaramente c’era anche un certo ricambio, per cui insomma si poteva mandare lo stesso brano a distanza di tre-quattro giorni.
“Negli anni 80, cioè quando le radio commerciali avevano avuto il tempo di crescere, diventare professionali, espandersi da emittenti locali a network, l’unica radio nazionale che aveva veramente intercettato il momento di grande fermento nel mondo della nuova musica era la Rai” afferma nel libro Luca De Gennaro.
Sì, c’è una parte scritta da Luca De Gennaro che in qualche modo racconta quello che avveniva prima dell’orario di messa in onda di Stereonotte, quando cioè venivano trasmessi programmi chiamati Planet Rock o Stereodrome e che erano condotti da lui, quindi prima delle sue esperienze importanti a MTV o a Radio Capital. Il suo intervento è molto divertente, perché racconta delle persone che a volte incontra e che gli chiedono se lui conducesse Stereonotte; dopo tanti “no” ha ceduto e, da un certo punto in poi, all’ennesima richiesta, ha risposto: “Ok, sì, facevo Stereonotte!” (ride, ndr).
Tra le testimonianze all’interno del libro anche quelle di tanti artisti, tra cui Renzo Arbore, che ospitò voi conduttori di Raistereonotte prima in Cari Amici Vicini E Lontani nel 1984 e poi in Quelli Della Notte l’anno successivo.
La collaborazione con Arbore nasce appunto da Cari Amici Vicini E Lontani, il programma nato per festeggiare i 60 anni dalla nascita della radio. Per l’occasione aveva fatto allestire negli studi Dear (ora studi Fabrizio Frizzi, ndr) un grande salone per un programma di sei puntate con dei tavolini rotondi, dove a ogni tavolino corrispondeva un programma: c’era Tutto Il Calcio Minuto Per Minuto, La Corrida, altri programmi storici e c’eravamo anche noi di Stereonotte. All’interno di Cari Amici Vicini E Lontani c’erano poi una marea di ospiti musicali, da Gino Latilla a Bobby McFerrin, anche per il noto amore di Arbore per le varie forme di musica. C’erano poi vari palchi utilizzati per il programma e Arbore chiese e ottenne di usufruire dei tecnici della radio, anziché di quella della televisione, creando diversi malcontenti. L’anno dopo, per sdebitarsi con la radio che gli aveva offerto i suoi tecnici e avendo un grande interesse e una passione molto forte per Stereonotte, Arbore ci ospitò anche in Quelli Della Notte, dando vita a un gemellaggio tra i due programmi. I cinque conduttori di quel periodo, compreso me, si alternavano due per volta nella sua trasmissione per lanciare gruppi nuovi che si esibivano. Tra i nomi più eclatanti ricordo i Denovo (il gruppo formato tra gli altri da Mario Venuti e Luca Madonia, ndr), che erano già insieme da alcuni anni e avevano già partecipato a diversi festival rock. Ricordo che dopo Quelli Della Notte “volavamo” verso la radio con un nastro registrato da parte di queste band per il primo turno di Raistereonotte e quindi facevamo ascoltare in anteprima il brano che avevano eseguito in studio durante il programma di Arbore e che avevamo registrato. Era tutta una corsa infernale perché Quelli Della Notte andava in onda in seconda/terza serata e noi iniziavamo a lavorare a mezzanotte e mezza: di conseguenza era una corsa da Via Teulada, dove c’erano gli studi della trasmissione di Arbore, fino a Via Po, che erano invece gli studi storici della radio e di Raistereonotte.
Nel libro ci sono altre parti dedicate ai ricordi, come quelli legati ai conduttori che purtroppo ci hanno lasciato nel corso degli anni e come quelli degli ascoltatori.
Sono tanti purtroppo i conduttori scomparsi prematuramente come Maria Laura Giulietti, Ernesto De Pascale e tanti altri. Per ognuno di loro c’è un ricordo da parte di chi tra noi li aveva conosciuti meglio…
Prima dicevo delle lettere che ci inviavano e infatti in questo libro compilativo, che è una sorta di antologia, c’è una parte riservata ai pareri, ai commenti, ai ricordi dei nostri vecchi ascoltatori che ormai sono tutti over 50 e spesso raccontano vari stratagemmi notturni per sintonizzarsi su Raistereonotte: chi andava in macchina alle 4 di notte, chi preferiva registrarci su cassetta per ascoltarci il giorno dopo, chi si addormentava con le cuffie… Poi ovviamente non avevamo tutti i mezzi di oggi, ma, a parte le lettere, eravamo davvero “isolati”. Non c’era un numero verde, non c’era un fax, non c’era un numero per le dediche, eppure eravamo molto seguiti. Per raccogliere questi ricordi ho creato un gruppo Facebook, attraverso il quale ho cercato di seminare il terreno e di raccogliere i commenti delle varie persone che ascoltavano Stereonotte. Ne ho raccolti almeno duecento ed è forse la parte più bella, più interessante e più viscerale del libro.
Oggi ovviamente parliamo di un mondo completamente diverso. Cosa ne pensi dei podcast, delle web radio e in generale dell’attuale modo di fare radio?
Beh, mi sembra che sia l’orizzonte inevitabile. Credo che il panorama delle web radio e delle piattaforme musicali sia nettamente in crescita, non a caso tutte le radio si sono attrezzate o si stanno attrezzando con dei canali tv ed è importante. Mi sembra che sia un segno dei tempi.
Noi andavamo in onda da piccoli studi dove dovevamo fare tutto per conto nostro. Avevamo soltanto un tecnico, non avevamo un assistente al programma o un regista. Quindi dovevamo tirar fuori il disco, posizionarlo sul giradischi, fare i primi scratch perché dovevamo beccare l’inizio del brano e poi entrare nella sala… ed entrando quindi dovevamo superare due porte piuttosto pesanti. Era una sorta di “palestra”… cioè noi più che trasmettere, nel nostro turno di un’ora e mezza a testa “facevamo palestra” a un livello molto alto (ride, ndr).
Siamo in conclusione: oltre che conoscere la storia del programma attraverso il libro, possiamo anche riascoltare alcune trasmissioni dall’82 al ’95 di Raistereonotte, vero?
Sì, all’interno del libro c’è anche un intervento di Giovanni de Liguori che ha creato viapo14.it, sito per il quale lui ha ricevuto delle cassette da parte di vecchi nostri ascoltatori, ammiratori e conservatori compulsivi di nostre puntate. Giovanni le ha digitalizzate e le ha messe a disposizione su questo sito che prende il nome dal nostro indirizzo storico dal quale trasmettevamo. Chiaramente non ci sono tutte le puntate, c’è una selezione, ma è possibile riascoltare il programma, facendo un salto all’indietro nel tempo.