19/02/2015

Rhiannon Giddens, Tomorrow Is My Turn

Intervista alla frontwoman dei Carolina Chocolate Drops che esordisce come solista con un album prodotto da T Bone Burnett
“È stato chiaro fin dalla prima volta che l’ho sentita alle prove che Rhiannon è la prossima di una lunga serie di cantanti che include Ethel Waters, Rosetta Tharp, Odetta, Mahalia Jackson, Nina Simone. Abbiamo bisogno di una persona del genere nella nostra cultura. Lei è, di fatto, quella persona”. È difficile prendere alla leggera una dichiarazione del genere, soprattutto quando a pronunciarla è una figura del calibro di T Bone Burnett. A maggior ragione perché le parole sono sostenute dai fatti e il produttore ha deciso di investire seriamente nella carriera artistica di Rhiannon Giddens, frontwoman dei Carolina Chocolate Drops, producendo il suo primo album da solista.
 
“Inizialmente T Bone mi aveva chiesto di far parte del suo show a New York. La mia esibizione è stata apprezzata da un sacco di persone, e ne ho ricevuto molta pubblicità positiva”.
Siamo nella sede della Warner Music Italy di Milano, in una delle salette a fianco della reception. Solare nel suo tailleur grigio, la Giddens sta raccontando con evidente soddisfazione della nascita di Tomorrow Is My Turn.
Another Day, Another Time: Celebrating The Music Of Inside Llewyn Davis, spettacolo organizzato da Burnett il 29 settembre 2013 alla New York City Town Hall, è stato davvero un trampolino di lancio per lei. La sua interpretazione del brano di Odetta, Waterboy, all’interno del concerto-celebrazione ispirato al film dei fratelli Cohen ha fatto letteralmente impazzire pubblico e critica: “Visto il successo riscosso, Burnett ha sentito che era giunto il momento di provare a incidere un album da solista, così mi ha chiamato per farmi la sua proposta. Io avevo già pronta una lista di brani con l’idea che li avrei utilizzati un giorno, quando ne avessi avuta l’occasione. Quel giorno è arrivato più presto di quanto pensassi”.
Prima di proporle il grande salto, però, T Bone Burnett decide di coinvolgere la Giddens in un altro progetto prestigioso, il lavoro su Lost On The River: The New Basement Tapes. Un disco dove diversi artisti, tra cui Elvis Costello, Jim James, Taylor Goldsmith e Marcus Mumford, hanno dato la loro personale interpretazione di alcuni testi inediti di Bob Dylan (e di cui avevamo parlato qui). “È stata un’opportunità fantastica”, esclama un po’ compiaciuta. “Penso che tutti noi ci sentissimo estremamente fortunati di poterci confrontare con dei testi scritti da Dylan stesso. Credo poi che il passaggio dall’esperienza di Lost On The River a quella di Tomorrow Is My Turn sia stato quasi naturale”.
 
E così il turno di Rhiannon è arrivato davvero, in un disco che – incarnando alla perfezione le parole di Burnett – rappresenta un percorso sulle orme delle sue illustri precorritrici. La traccia di apertura è tratta da una canzone della semisconosciuta Geeshie Wiley, contenuta in un race record del 1930; si passa poi ad artiste via via più note come Dolly Parton, Patsy Cline, la madrina del rock ‘n’ roll Sister Rosetta Tharpe e Nina Simone, il cui brano dà il titolo all’album. Un cammino che passa attraverso jazz, blues, R&B, irish folk, country e gospel.
“Ho mandato a Burnett una lista di canzoni e lui ha fatto giusto un paio di cambiamenti. Entrambi abbiamo in seguito scelto dei musicisti da coinvolgere. All’inizio di ogni giorno ascoltavamo gli originali e cercavamo di capire insieme alla band quale fosse la maniera migliore per affrontarli”, ricorda. “Abbiamo dovuto pensare molto a come disporre le tracce. Alla fine ne avevamo circa diciassette, ma siamo riusciti a ridurle a undici. L’ultimo brano che abbiamo registrato è stato Last Kind Words e tutti abbiamo pensato che fosse una partenza perfetta per l’album”.
I pezzi sui quali lavorare non sono stati però scelti solo in base al significato delle loro interpreti all’interno della cultura musicale americana ma anche, e forse soprattutto, per l’intima connessione che la Giddens ha sentito verso le scelte artistiche e di vita di queste figure femminili. “Tutte queste cantanti mi hanno ispirata in qualche modo, anche se sicuramente il legame più profondo lo sento verso Odetta, una interprete straordinaria e intensa” – dice con sincera ammirazione. “Entrambe abbiamo una formazione classica; inoltre faceva parte del folk revival e anche io ho avuto il mio ruolo in questo nuovo folk revival. Nina Simone è stata un’altra grande artista che ha ricevuto un’educazione classica, stavolta al piano. Adoro il modo nel quale è riuscita a rivolgersi verso una direzione diversa. E poi anche lei è del North Carolina e siamo nate lo stesso giorno! Ho amato il modo in cui Dolly Parton ha portato le sue montagne e la loro antica tradizione nel country, la sua capacità nella scrittura delle canzoni… Ci sono davvero tanti paralleli, tante caratteristiche che ammiro in ognuna”.
 
L’ultima tappa del tragitto non poteva che essere nel presente: Angel City, brano conclusivo di Tomorrow Is My Turn, è stato infatti scritto e composto completamente da Rhiannon; un omaggio a tutti i musicisti che l’hanno ispirata e hanno avuto un peso per lei lungo il viaggio artistico che l’ha portata a questo traguardo. “Era l’ultimo giorno delle sessioni di registrazione di The Basement Tapes e stavamo ascoltando insieme tutto quello che era stato fatto. Ho avuto un momento di forte commozione, perché è stato un processo davvero difficile per me”, racconta. “Allora sono tornata in hotel, sono stata sveglia tutta la notte e ho scritto Angel City. Una sorta di reazione a tutte quelle emozioni, era dentro di me”.
Un’altra canzone fortemente autobiografica è Black Is The Color, il cui testo è stato parzialmente riscritto per trasformarla in una dichiarazione d’amore al marito, che però da buon irlandese ha i capelli rossi e non neri. “Non mi piaceva nessuna delle versioni originali, la storia della canzone non riuscivo a sentirla mia e allora ho iniziato a scrivere un nuovo testo. E mi sono resa conto che chiaramente stavo descrivendo la relazione con mio marito”.
 
Per il resto la Giddens, abituata a confrontarsi con le melodie della tradizione, è stata molto rispettosa dello spirito dei brani, pur senza rinunciare a darne una personalissima interpretazione. “Ogni canzone è diversa e richiede un processo differente. Generalmente ho trovato che meno un pezzo era conosciuto e più dovevo stare attenta a metterci le mani. Last Kind Words è una canzone ignota a moltissime persone, così volevo che fosse lei stessa a parlare per sé, ho cercato semplicemente di entrare il più possibile al suo interno. Black Is The Color invece è stata rifatta numerose volte, così mi sono sentita libera di condurla in una direzione nuova. Ciascuna canzone ha avuto il suo percorso”.
 
Presente in una forma più intima e personale in Tomorrow Is My Turn, la visione storica della musica di Rhiannon Giddens testimonia il grande interesse della cantante verso la conservazione, il recupero e lo studio della roots music afroamericana. Seguendo la stessa filosofia, il lavoro con i Carolina Chocolate Drops, la string band che l’ha resa nota al pubblico, ha iniziato a suggerire un progetto più ampio, soprattutto dopo i diversi cambi di formazione al suo interno. “Le migliori canzoni sono sopravvissute fino ad oggi perché sono riuscite a parlare al cuore della condizione umana. Avranno sempre qualcosa da dire”, spiega Rhiannon. “Penso che sia importante sentirsi connessi al passato, perché se non riusciamo a comprendere quello che c’è stato prima, non potremo mai capire dove stiamo andando. Credo che sia una responsabilità dell’artista fare parte di quella connessione.
Nonostante tutti i cambiamenti che ci sono stati all’interno dei Carolina Chocolate Drops, la band resta sempre unita da una comunione d’intenti. La nostra missione rimane la stessa a prescindere: riportare indietro la musica della tradizione, anche se adesso si trova a un punto diverso rispetto a dov’era anni fa. L’idea di restituire questa musica al pubblico moderno è e resterà sempre il nostro fine principale”.
A proposito di Carolina Chocolate Drops, il nuovo album della string band è già in corso d’opera e non dovrebbe tardare molto ad arrivare: “Ero nel bel mezzo del lavoro sul prossimo disco quando T Bone mi ha contattata, e quindi ho dovuto lasciarlo da parte per un po’, ma c’è già molto materiale in attesa”.
 
A questo punto Rhiannon comincia a parlare del suo breve soggiorno nel nostro Paese, ricordando di quando, ancora ragazzina, era venuta la prima volta. Ride contenta mentre pronuncia qualche parola in italiano, piccola eredità dei suoi studi sul canto lirico. Chissà se riusciremo a vedere un suo concerto da noi, nel prossimo futuro. “Mi piacerebbe moltissimo venire a esibirmi in Italia, ma purtroppo per diversi motivi non ce n’è mai stata l’occasione. Spero davvero che sia possibile prima o poi”.

 
 

 

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