Nel 2010 è entrata a far parte della cinquina dei finalisti della sezione Opera Prima delle Targhe Tenco e si è aggiudicata il Premio Lunezia per il valore musical letterario del suo disco d’esordio L’occhio della luna. L’anno successivo, poi, ha ricevuto La Targa Via Del Campo ed è stata finalista del Premio Bianca D’Aponte. Stiamo parlando di Roberta Di Lorenzo.
La cantautrice, la quale si era fatta apprezzare anche per aver composto il brano presentato da Eugenio Finardi al Festival di Sanremo 2012 dal titolo E tu lo chiami Dio, torna dunque con Adesso Guardami.
Un terzo disco autobiografico per Roberta Di Lorenzo, che giunge a tre anni di distanza dal secondo lavoro Su questo piano che si chiama Terra. La produzione artistica della nuova fatica discografica è di Paolo Iafelice (già noto per aver lavorato tra gli altri anche con Fabrizio De André).
Facciamoci raccontare direttamente da lei come sono nati i nuovi pezzi…
Sei tornata con questo nuovo album tre anni dopo Su questo piano che si chiama Terra. Oltre a comporre i pezzi nuovi, hai fatto anche altro in questo periodo, vero?
Sì sì, ho lavorato in teatro con Milena Vukotic e ho vissuto questa bellissima esperienza con lei. Abbiamo realizzato un reading musicale, dove io ho composto le musiche e lei in maniera personale ha riletto le poesie di Marguerite Duras. E quindi era uno spettacolo in onore di questa poetessa francese, un progetto molto bello.
Poi ho scritto tanto sia per interpreti che per me e infatti poi tutto quello che ho messo da parte è stato inserito in questo disco ed è stato fatto un lavoro di scelta per arrivare ai brani che sono entrati a far parte dell’album. Insomma: ho scritto tanto, ho viaggiato, ho messo tutto in un diario e alla fine Adesso Guardami è un po’ un riassunto di tutto quanto ed è un album totalmente autobiografico.
Nel disco precedente c’erano anche dei duetti, qui invece sei “sola”…
Sono sola davanti al pubblico e si capisce anche dalla copertina che però non deve essere assolutamente equivocata: qui ho scelto infatti di apparire senza abiti addosso e voglio comunicare questo mio bisogno di spogliarmi da ogni tipo di inutilità musicale e sonora, e quindi da orpelli, finzioni, maschere…
Adesso Guardami è un lavoro pulito dove ritorno dopo essere stata piegata da certi eventi: crisi, passaggio della crisi e rinascita, un po’ come l’Araba Fenice (ride, ndr)!
A proposito di copertine, la foto scelta per il nuovo lavoro appare molto in contrasto con quella del disco precedente in cui il tuo volto era rinchiuso in una gabbia per uccelli…
È vero. Penso sia una conseguenza di quando hai in mente di dire certe cose e ci credi. La cosa non è stata studiata. Sembra una conseguenza naturale o il passaggio successivo, non solo con la liberazione dalla gabbia, ma anche rimanendo proprio completamente nuda. Io volevo che queste canzoni fossero scritte sulla mia pelle. Sono i miei tatuaggi e per quello in copertina non ci sono abiti, perché l’abito nasconde e invece qui è scritto tutto sulla pelle e si vede.
Parlando sempre di “abiti”: dal punto di vista musicale stavolta “hai vestito” i brani con Paolo Iafelice…
Sì, anche se devo dire che Paolo è stato un produttore molto discreto. Non ha mai interferito nelle mie idee e non le ha modificate. Siamo stati insieme a cesellare e quindi c’è pure ad esempio un uso dell’elettronica, però sempre in maniera raffinata e non invadente. Insieme abbiamo scelto pure i musicisti per le registrazioni e poi io ho suonato al piano tutti i brani, perché volevo ritornare al mio strumento principale.
Bene. Adesso parliamo di alcuni pezzi nello specifico e iniziamo da Un Male D’Amore…
Un Male D’Amore è un brano al quale sono legata perché ricorda i miei anni universitari, anni in cui viaggiavo molto. E quindi il male d’amore non è riferito per forza a una persona, ma all’amore in generale. Io stavo abbastanza male e mi ritrovavo a viaggiare in treno da una città all’altra.
È un discorso che riprendi anche in Scelgo Una Destinazione?
In Scelgo Una Destinazione la visione è ottimistica ed è tale rispetto a cose che non si fermano. Io per esempio odio le vacanze e i giorni in cui è tutto fermo. Quando mi fermo troppo in un posto, mi devo alzare e me ne devo andare. Penso che nel movimento ci sia la chiave dello star bene e dello scoprire cose nuove. Parlo anche qui di viaggi e poi dello scegliere buoni maestri, perché anche i difetti dei miei maestri mi hanno fatto capire quello che volevo essere.
La scelta in generale è comunque il tema principale dell’album…
Certo. Penso che nella scelta ci sia la libertà, ma ci sia anche la consapevolezza di dire no a qualcos’altro. A volte è un atto di coraggio e anche di incoscienza. Abbiamo questa facoltà e non dobbiamo avere paura di dire quello che abbiamo scelto e di proseguire in direzione della scelta fatta. È anche l’ammissione di ciò che siamo. Nel momento in cui scegliamo di essere e non di apparire, viene giù la maschera e possiamo mostrarci per quello che siamo.
Per esempio Adesso Guardami, che dà anche il titolo al disco, parla del punto d’incontro tra la donna nel suo privato e la donna artista. I due aspetti si fondono, creano armonia e portano quindi ad essere quello che si è senza filtri.
Tu hai scritto pezzi anche per altri come E tu lo chiami Dio per Eugenio Finardi o alcuni brani per i Sonohra, ma non hai mai pensato di comporre con altri?
C’ho pensato e infatti a settembre scriverò con altre musiciste e vivrò proprio a stretto contatto con loro per affrontare questo tipo di lavoro. C’è un progetto tutto al femminile di cui parlerò presto, ma attendo ancora alcune conferme…
La cantautrice, la quale si era fatta apprezzare anche per aver composto il brano presentato da Eugenio Finardi al Festival di Sanremo 2012 dal titolo E tu lo chiami Dio, torna dunque con Adesso Guardami.
Un terzo disco autobiografico per Roberta Di Lorenzo, che giunge a tre anni di distanza dal secondo lavoro Su questo piano che si chiama Terra. La produzione artistica della nuova fatica discografica è di Paolo Iafelice (già noto per aver lavorato tra gli altri anche con Fabrizio De André).
Facciamoci raccontare direttamente da lei come sono nati i nuovi pezzi…
Sei tornata con questo nuovo album tre anni dopo Su questo piano che si chiama Terra. Oltre a comporre i pezzi nuovi, hai fatto anche altro in questo periodo, vero?
Sì sì, ho lavorato in teatro con Milena Vukotic e ho vissuto questa bellissima esperienza con lei. Abbiamo realizzato un reading musicale, dove io ho composto le musiche e lei in maniera personale ha riletto le poesie di Marguerite Duras. E quindi era uno spettacolo in onore di questa poetessa francese, un progetto molto bello.
Poi ho scritto tanto sia per interpreti che per me e infatti poi tutto quello che ho messo da parte è stato inserito in questo disco ed è stato fatto un lavoro di scelta per arrivare ai brani che sono entrati a far parte dell’album. Insomma: ho scritto tanto, ho viaggiato, ho messo tutto in un diario e alla fine Adesso Guardami è un po’ un riassunto di tutto quanto ed è un album totalmente autobiografico.
Nel disco precedente c’erano anche dei duetti, qui invece sei “sola”…
Sono sola davanti al pubblico e si capisce anche dalla copertina che però non deve essere assolutamente equivocata: qui ho scelto infatti di apparire senza abiti addosso e voglio comunicare questo mio bisogno di spogliarmi da ogni tipo di inutilità musicale e sonora, e quindi da orpelli, finzioni, maschere…
Adesso Guardami è un lavoro pulito dove ritorno dopo essere stata piegata da certi eventi: crisi, passaggio della crisi e rinascita, un po’ come l’Araba Fenice (ride, ndr)!
A proposito di copertine, la foto scelta per il nuovo lavoro appare molto in contrasto con quella del disco precedente in cui il tuo volto era rinchiuso in una gabbia per uccelli…
È vero. Penso sia una conseguenza di quando hai in mente di dire certe cose e ci credi. La cosa non è stata studiata. Sembra una conseguenza naturale o il passaggio successivo, non solo con la liberazione dalla gabbia, ma anche rimanendo proprio completamente nuda. Io volevo che queste canzoni fossero scritte sulla mia pelle. Sono i miei tatuaggi e per quello in copertina non ci sono abiti, perché l’abito nasconde e invece qui è scritto tutto sulla pelle e si vede.
Parlando sempre di “abiti”: dal punto di vista musicale stavolta “hai vestito” i brani con Paolo Iafelice…
Sì, anche se devo dire che Paolo è stato un produttore molto discreto. Non ha mai interferito nelle mie idee e non le ha modificate. Siamo stati insieme a cesellare e quindi c’è pure ad esempio un uso dell’elettronica, però sempre in maniera raffinata e non invadente. Insieme abbiamo scelto pure i musicisti per le registrazioni e poi io ho suonato al piano tutti i brani, perché volevo ritornare al mio strumento principale.
Bene. Adesso parliamo di alcuni pezzi nello specifico e iniziamo da Un Male D’Amore…
Un Male D’Amore è un brano al quale sono legata perché ricorda i miei anni universitari, anni in cui viaggiavo molto. E quindi il male d’amore non è riferito per forza a una persona, ma all’amore in generale. Io stavo abbastanza male e mi ritrovavo a viaggiare in treno da una città all’altra.
È un discorso che riprendi anche in Scelgo Una Destinazione?
In Scelgo Una Destinazione la visione è ottimistica ed è tale rispetto a cose che non si fermano. Io per esempio odio le vacanze e i giorni in cui è tutto fermo. Quando mi fermo troppo in un posto, mi devo alzare e me ne devo andare. Penso che nel movimento ci sia la chiave dello star bene e dello scoprire cose nuove. Parlo anche qui di viaggi e poi dello scegliere buoni maestri, perché anche i difetti dei miei maestri mi hanno fatto capire quello che volevo essere.
La scelta in generale è comunque il tema principale dell’album…
Certo. Penso che nella scelta ci sia la libertà, ma ci sia anche la consapevolezza di dire no a qualcos’altro. A volte è un atto di coraggio e anche di incoscienza. Abbiamo questa facoltà e non dobbiamo avere paura di dire quello che abbiamo scelto e di proseguire in direzione della scelta fatta. È anche l’ammissione di ciò che siamo. Nel momento in cui scegliamo di essere e non di apparire, viene giù la maschera e possiamo mostrarci per quello che siamo.
Per esempio Adesso Guardami, che dà anche il titolo al disco, parla del punto d’incontro tra la donna nel suo privato e la donna artista. I due aspetti si fondono, creano armonia e portano quindi ad essere quello che si è senza filtri.
Tu hai scritto pezzi anche per altri come E tu lo chiami Dio per Eugenio Finardi o alcuni brani per i Sonohra, ma non hai mai pensato di comporre con altri?
C’ho pensato e infatti a settembre scriverò con altre musiciste e vivrò proprio a stretto contatto con loro per affrontare questo tipo di lavoro. C’è un progetto tutto al femminile di cui parlerò presto, ma attendo ancora alcune conferme…