14/07/2020

Save Live With The Rhythm – Intervista a Roberta Finocchiaro

Nuovo album per la cantautrice e chitarrista siciliana che vede alla produzione Steve Jordan
Si intitola Save Live With The Rhythm il nuovo album di Roberta Finocchiaro. Terzo album di inediti per la cantautrice e chitarrista siciliana che vede alla produzione Steve Jordan, batterista dei Blues Brothers e del John Mayer Trio, oltre che autore e coproduttore del progetto Keith Richards And The X-pensive Winos, nonché turnista di Eric Clapton.
Nell’album suonano inoltre Sean Hurley (basso), Clifford Carter (tastiere), Dave O’Donnell (ingegnere del suono) e ancora sono presenti in alcuni brani i fiati di Eddie Allen (tromba), Patience Higgins (sax), Clifton Anderson (trombone), la fisarmonica di Gino Finocchiaro (nonno di Roberta) e il violino di Olen Cesari.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Roberta Finocchiaro ed ecco cosa ci ha raccontato a proposito del suo nuovo album e non solo.
 
Quando hai iniziato a scrivere i brani di Save Lives With The Rhythm?
Ho iniziato a scrivere le canzoni nell’estate del 2018 e ho finito di scriverle esattamente un anno fa. Le ho composte qui a Catania e ho iniziato a fare le prime demo sempre qui in Sicilia…
 
… E poi hai mandato i tuoi pezzi a Steve Jordan?
Sì, poi, tramite la mia produttrice Simona Virlinzi, ho mandato questi pezzi a Steve Jordan, a lui sono piaciuti tantissimo e quindi ha deciso di produrre il disco.
Per me è stata una notizia bellissima perché Steve Jordan è sempre stato uno dei miei batteristi preferiti e grazie a lui ho scoperto cos’è veramente il groove, che poi alla fine è molto importante nel mio modo di scrivere, perché il groove rappresenta al 100% la mia anima musicale.
Molte volte le mie canzoni nascono dai testi che poi si trasformano in canzoni, altre volte ancora da riff di chitarra, ma tante volte anche dal ritmo della batteria… Il groove rappresenta anche la speranza, il coraggio… il groove è il tempo che scandisce le nostre giornate ed è il messaggio più importante che voglio trasmettere con la mia musica.
Abbiamo registrato questo disco a Brooklyn e le sessioni di registrazione sono soprattutto dal vivo, infatti ci sono pochissime sovraincisioni. Poi c’è molta più chitarra elettrica rispetto ai miei primi dischi dove era quasi assente. Mi sono lasciata andare di più stavolta dal punto di vista musicale. Ho sempre amato suonare la chitarra, sia l’acustica che l’elettrica, però in questo disco in particolare riesco a esprimermi di più con l’elettrica.
 
Parlando dei tuoi testi hai dichiarato: “In questo disco mi spoglio completamente, trovo il coraggio di raccontare le mie emozioni più profonde con parole semplici e sincere. Mi sono lasciata ispirare dagli odori, dalle immagini, dai ricordi vissuti”…
I testi parlano di esperienze che ho vissuto in prima persona, di esperienze di vita… il concetto principale è la voglia di andare avanti nonostante le difficoltà. Con Save Lives With The Rhythm, cioè “Salvare le vite con il ritmo”, voglio spiegare appunto questo, cioè che la musica in qualsiasi situazione aiuta le persone. Aiuta me quando scrivo o quando ho scritto i pezzi e in generale ogni giorno la musica riempie le giornate delle persone e le aiuta ad andare avanti nei momenti difficili.
 
Come nasce il tuo legame con le sonorità americane?
Fin da piccola, soprattutto grazie a mio padre che mi ha fatto ascoltare molto jazz, è nato questo amore per la musica americana. Ho ascoltato molto blues, molto jazz… poi sempre da quando ero piccola amo molto anche Joni Mitchell e quindi diciamo che questa crescita naturale, musicale, con tanti ascolti internazionali, ha fatto sì che queste sonorità americane divenissero man mano parte del mio modo di comporre la mia musica.
 
Anche il tuo album precedente Something True lo avevi registrato negli Stati Uniti, però in quel caso a Memphis negli studi della famiglia di Sam Phillips, e prima di quell’esperienza hai suonato anche con alcuni musicisti di Bruce Springsteen al Light Of Day Italia…
Sì, quella di Memphis è stata la mia prima esperienza in America. Essere lì dopo aver ascoltato molto anche Johnny Cash, che è uno dei miei musicisti preferiti, è stato bellissimo.
C’è questa differenza tra gli Stati Uniti del sud e New York, c’è un sound differente, e infatti Something True è molto più country, molto più folk…
Poi penso che l’America e la Sicilia o l’Italia in generale abbiano molti punti in comune, perché sia lì che da noi secondo me c’è molta spontaneità e sincerità nel comporre la musica e anche nel viverla.
Anche suonare con alcuni musicisti di Springsteen è stato importante per me ed è stato un altro modo per capire che gli americani vivono la musica in modo semplice. Non fanno distinzioni tra chi è famoso e chi non è famoso, si aiutano tra loro e ho avvertito lo stesso anche a New York con Steve Jordan, visto che ha lasciato le mie canzoni per come le avevo composte, per come le avevo scritte. Soltanto col suo modo di suonare e col modo di suonare degli altri musicisti, i brani sono arrivati a un livello superiore. Loro mi hanno fatto capire che per essere grandi artisti bisogna prima di tutto essere umili.
 
Siamo in conclusione… prossimi progetti?
Spero di suonare al più presto dal vivo, mi manca tantissimo comunicare con le persone in modo diretto. La musica è un elemento importante nella vita e molte volte lo diamo per scontato, invece dietro c’è molto lavoro, ci sono tante persone che lavorano dietro alla musica, ci sono tante persone che vivono per la musica. Per me è importante portare avanti questo messaggio.
 

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