Travolgenti.
E dopo aver visto quelle immagini, alcune rare o inedite, lo sono ancora a distanza di cinquant’anni o più.
Sono e rimarranno sempre i Beatles.
Il regista Ron Howard racconta in maniera cronologica e ordinata la Beatlemania in The Beatles: Eight Days A Week – The Touring Years, dopo aver selezionato soprattutto l’attività live dei Fab Four (quindi più o meno dagli esordi fino al 1966) nel tentativo di far rivivere quel grande fenomeno anche a chi non c’era. Le nuove generazioni (ma anche ovviamente coloro che quel periodo lo hanno vissuto) potranno farsi ipnotizzare nei cinema tra il 15 e il 21 settembre dalla leggerezza, dall’ironia e dall’ingenuità di quei quattro ragazzi di Liverpool che un po’ alla volta hanno cambiato il mondo con la loro musica.
Indimenticabile il loro arrivo negli Stati Uniti nel 1964, la successiva apparizione del 9 febbraio dello stesso anno al celebre Ed Sullivan Show… una conquista che ancora oggi ci permette di osservarli ed ascoltarli rispettivamente con occhi e orecchie diversi. Fu un anno magico quello e il timore era che tutto potesse finire da un momento all’altro.
La Beatlemania sarebbe potuta essere cioè un fenomeno passeggero, ma così non fu.
Certo, era complicato reggere quei ritmi, ma la popolarità non era per nulla in discussione.
Il gruppo, però, in quegli otto anni tra il 1962 e il 1970, si è sempre impegnato a dimostrare anche il suo valore musicale con un crescendo degno di un’autentica rivoluzione, ben guidata dal produttore George Martin, scomparso l’8 marzo di quest’anno e al quale il film è dedicato.
All’interno della pellicola non viene trascurata nemmeno un’altra figura determinante per la band come quella del manager Brian Epstein, ma i protagonisti ovviamente sono soprattutto i quattro ragazzi di Liverpool.
Alcune testimonianze di personaggi famosi, oltre a quelle di Paul McCartney e Ringo Starr, caratterizzano il film, come ad esempio quella dell’attrice Whoopi Goldberg, beatlesiana sfegatata che, nonostante le condizioni economiche poco agiate della sua famiglia, racconta di quando la madre comprò due biglietti per poter assistere al mitico concerto del 15 agosto 1965 allo Shea Stadium di New York insieme a più di 55.000 spettatori.
Quel live è visibile nella versione integrale di 30 minuti alla fine di Eight Days A Week, non prima però di rivedere qualche immagine dei Fab Four per l’ultima volta insieme sul tetto della Apple il 30 gennaio 1969 in una storica e travolgente performance dal vivo.
Ci sono poi le testimonianze di chi ha seguito i Beatles da vicino in tour come il giornalista Larry Kane o di chi con quella musica ci è cresciuto come Elvis Costello, più tanti altri contributi.
Paul McCartney e John Lennon scrivono, tutti insieme registrano, poi magari hanno appuntamento su un set fotografico, devono partecipare a un programma televisivo o devono tenere un concerto: una semplice giornata dei Beatles era diventata stressante.
E quindi la vita intera dei Beatles era diventata davvero più che stressante e aveva offuscato o addirittura cancellato le vite personali di ciascuno dei quattro componenti.
Ma era il prezzo da pagare per quel tipo di popolarità unica e irripetibile.
Era cioè il prezzo da pagare per aver compiuto una piacevole e fondamentale rivoluzione.
Appuntamento al cinema dal 15 al 21 settembre… ci sono i Beatles.
E dopo aver visto quelle immagini, alcune rare o inedite, lo sono ancora a distanza di cinquant’anni o più.
Sono e rimarranno sempre i Beatles.
Il regista Ron Howard racconta in maniera cronologica e ordinata la Beatlemania in The Beatles: Eight Days A Week – The Touring Years, dopo aver selezionato soprattutto l’attività live dei Fab Four (quindi più o meno dagli esordi fino al 1966) nel tentativo di far rivivere quel grande fenomeno anche a chi non c’era. Le nuove generazioni (ma anche ovviamente coloro che quel periodo lo hanno vissuto) potranno farsi ipnotizzare nei cinema tra il 15 e il 21 settembre dalla leggerezza, dall’ironia e dall’ingenuità di quei quattro ragazzi di Liverpool che un po’ alla volta hanno cambiato il mondo con la loro musica.
Indimenticabile il loro arrivo negli Stati Uniti nel 1964, la successiva apparizione del 9 febbraio dello stesso anno al celebre Ed Sullivan Show… una conquista che ancora oggi ci permette di osservarli ed ascoltarli rispettivamente con occhi e orecchie diversi. Fu un anno magico quello e il timore era che tutto potesse finire da un momento all’altro.
La Beatlemania sarebbe potuta essere cioè un fenomeno passeggero, ma così non fu.
Certo, era complicato reggere quei ritmi, ma la popolarità non era per nulla in discussione.
Il gruppo, però, in quegli otto anni tra il 1962 e il 1970, si è sempre impegnato a dimostrare anche il suo valore musicale con un crescendo degno di un’autentica rivoluzione, ben guidata dal produttore George Martin, scomparso l’8 marzo di quest’anno e al quale il film è dedicato.
All’interno della pellicola non viene trascurata nemmeno un’altra figura determinante per la band come quella del manager Brian Epstein, ma i protagonisti ovviamente sono soprattutto i quattro ragazzi di Liverpool.
Alcune testimonianze di personaggi famosi, oltre a quelle di Paul McCartney e Ringo Starr, caratterizzano il film, come ad esempio quella dell’attrice Whoopi Goldberg, beatlesiana sfegatata che, nonostante le condizioni economiche poco agiate della sua famiglia, racconta di quando la madre comprò due biglietti per poter assistere al mitico concerto del 15 agosto 1965 allo Shea Stadium di New York insieme a più di 55.000 spettatori.
Quel live è visibile nella versione integrale di 30 minuti alla fine di Eight Days A Week, non prima però di rivedere qualche immagine dei Fab Four per l’ultima volta insieme sul tetto della Apple il 30 gennaio 1969 in una storica e travolgente performance dal vivo.
Ci sono poi le testimonianze di chi ha seguito i Beatles da vicino in tour come il giornalista Larry Kane o di chi con quella musica ci è cresciuto come Elvis Costello, più tanti altri contributi.
Paul McCartney e John Lennon scrivono, tutti insieme registrano, poi magari hanno appuntamento su un set fotografico, devono partecipare a un programma televisivo o devono tenere un concerto: una semplice giornata dei Beatles era diventata stressante.
E quindi la vita intera dei Beatles era diventata davvero più che stressante e aveva offuscato o addirittura cancellato le vite personali di ciascuno dei quattro componenti.
Ma era il prezzo da pagare per quel tipo di popolarità unica e irripetibile.
Era cioè il prezzo da pagare per aver compiuto una piacevole e fondamentale rivoluzione.
Appuntamento al cinema dal 15 al 21 settembre… ci sono i Beatles.