Non solo la copertina più celebre della storia rock – primato da spartire equamente con The Dark Side Of The Moon – ma anche l’immagine simbolo dell’estate floreale del 1967 e di quella compulsiva e irripetibile stagione creativa. Nonché il caso più clamoroso ed esemplificativo della “copertina rock” che diventa non solo parte integrante del concept, ma che diviene famosa e celebrata quanto le tredici epocali canzoni contenute nell’opera stessa. Quando il 1° giugno del 1967 Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles arrivò nei negozi di dischi di tutto il mondo, appassionati e non si resero immediatamente conto di quanto quell’album sarebbe stato importante per tutta la (contro) cultura “pop” dell’epoca: non fu solo la copertina a stupire ma anche l’intera incredibile confezione multicolour e la relativa busta interna. Un artwork ambizioso e ricercato che all’epoca aveva avuto dei costi esorbitanti di realizzazione: 2800 sterline, circa il 10% del costo complessivo del disco (quando normalmente al massimo di sterline se ne spendevano 75).
L’idea di base era di Paul McCartney: doveva essere una copertina speciale, emozionante, in cui “metterci dentro tutto il mondo intero”. L’incarico venne così affidato all’agenzia pubblicitaria Geer-DuBois, che suggerì ai Fab Four una copertina “apribile”, con i testi delle canzoni stampati, fatto abbastanza insolito e originale per l’epoca. The Fool, progetto artistico di due giovani illustratrici olandesi (Losje Leeger e Marijike Koger), doveva invece occuparsi del lato grafico. Nonostante la grande stima e fiducia che Paul e John ponevano nei loro confronti, il lavoro delle due grafiche non convinse nessuno e venne immediatamente scartato, perché ritenuto troppo “convenzionale”. La svolta arrivò grazie a un consiglio dell’amico Robert Frasier, uno dei più importanti mercanti d’arte di Londra, il quale suggerì ai Beatles il nome del giovane artista pop Peter Blake. Sebbene quest’ultimo fosse un guru del “collage” – la tecnica utilizzata per la realizzazione di opere prodotte per mezzo di sovrapposizione di carte, fotografie, oggetti, ritagli di giornale ecc… – per Sgt.Pepper’s optò per una soluzione diversa, un’idea assolutamente rivoluzionaria nel campo delle copertine rock. Secondo l’impostazione originaria, l’immagine finale avrebbe dovuto ritrarre il Sergente e la sua Banda in un parco, mentre ricevono la visita del primo cittadino della città. Secondo Blake i fiori avrebbero dovuto avere invece un ruolo primario, ed ecco che il parco diventò un coloratissimo giardino fiorito con la scritta “Beatles”; l’idea del sindaco fu scartata e vari personaggi dell’attualità avrebbero dovuto accompagnare i Fab Four. Proprio quello che McCartney voleva: “il mondo intero in uno scatto”*.
La lavorazione della copertina richiese circa una quindicina di giorni: Blake preparò dei modelli ad altezza d’uomo in cartone, in compagnia della moglie Jann Haworth, sfruttando il set del celebre fotografo Michael Cooper, noto nel mondo del rock per aver curato, qualche mese più tardi, la dissacrante parodia nella copertina di Their Satanic Majesties Request dei Rolling Stones. “Tutte le figure – ha raccontato recentemente Peter Blake – che si vedono dietro ai Beatles occupano in profondità uno spazio di circa mezzo metro; davanti a loro una fila di manichini di cera. I Beatles in carne e ossa stavano su una piattaforma lunga circa un metro e mezzo con una batteria di fronte, più avanti un tappeto erboso con una composizione floreale inclinata in un certo modo. Tutta l’installazione – ha commentato l’artista – era profonda solo quattro metri e mezzo. Chiedemmo ai Beatles di metterci i loro oggetti preferiti. La cosa non funzionò molto, forse non mi ero spiegato bene; per esempio Paul decise che i suoi oggetti preferiti erano degli strumenti musicali e ne affittò un gran numero, arrivando con una camionata di corni francesi e trombe e altre cose meravigliose; davvero troppe e così ne usammo solo un paio”*.
E poi la fantasiosa e geniale scelta dei personaggi da abbinare ai Fab Four: “Non ho davvero idea di chi abbia scelto alcune personalità in copertina – ha rivelato George Harrison qualche anno più tardi – penso che Peter Blake abbia inserito tante gente per disorientare. A differenza degli altri, io scelsi persone che ammiravo”**. Lennon, da sempre il “provocatore” dei quattro, propose dapprima Adolf Hitler e Gesù, per poi ripiegare sull’occultista Aleister Crowley: scelse poi, tra gli altri, anche Edgar Allan Poe, Oscar Wilde, Lewis Carroll, Gandhi (cancellato su richiesta della EMI), Nietzsche e il Marchese De Sade. George optò per alcuni guru indiani, mentre Paul predilesse alcuni idoli adolescenziali come Marlon Brando, James Dean ma anche Albert Einstein, Groucho Marx, lo scrittore William Burroughs, Magritte e il musicista d’avanguardia Karlheinz Stockhausen. Ringo invece si astenne dalla scelta e lasciò fare agli altri. La EMI era tuttavia preoccupata dalle annosa questione delle liberatorie; una formalità di cui si occupò, peraltro senza troppi intoppi, il manager Brian Epstein in persona.
La più bella e importante delle copertine rock è quindi anche la degna rappresentazione di un secolo intero con la sua schiera multiforme e sgangherata di personaggi del mondo dello spettacolo, scienziati, musicisti, guru spirituali, leader politici, scrittori, filosofi e artisti. Un’immagine senza tempo che ha saputo essere perfettamente all’altezza delle composizioni immortali dei favolosi all’apice dell’ispirazione.
L’idea di base era di Paul McCartney: doveva essere una copertina speciale, emozionante, in cui “metterci dentro tutto il mondo intero”. L’incarico venne così affidato all’agenzia pubblicitaria Geer-DuBois, che suggerì ai Fab Four una copertina “apribile”, con i testi delle canzoni stampati, fatto abbastanza insolito e originale per l’epoca. The Fool, progetto artistico di due giovani illustratrici olandesi (Losje Leeger e Marijike Koger), doveva invece occuparsi del lato grafico. Nonostante la grande stima e fiducia che Paul e John ponevano nei loro confronti, il lavoro delle due grafiche non convinse nessuno e venne immediatamente scartato, perché ritenuto troppo “convenzionale”. La svolta arrivò grazie a un consiglio dell’amico Robert Frasier, uno dei più importanti mercanti d’arte di Londra, il quale suggerì ai Beatles il nome del giovane artista pop Peter Blake. Sebbene quest’ultimo fosse un guru del “collage” – la tecnica utilizzata per la realizzazione di opere prodotte per mezzo di sovrapposizione di carte, fotografie, oggetti, ritagli di giornale ecc… – per Sgt.Pepper’s optò per una soluzione diversa, un’idea assolutamente rivoluzionaria nel campo delle copertine rock. Secondo l’impostazione originaria, l’immagine finale avrebbe dovuto ritrarre il Sergente e la sua Banda in un parco, mentre ricevono la visita del primo cittadino della città. Secondo Blake i fiori avrebbero dovuto avere invece un ruolo primario, ed ecco che il parco diventò un coloratissimo giardino fiorito con la scritta “Beatles”; l’idea del sindaco fu scartata e vari personaggi dell’attualità avrebbero dovuto accompagnare i Fab Four. Proprio quello che McCartney voleva: “il mondo intero in uno scatto”*.
La lavorazione della copertina richiese circa una quindicina di giorni: Blake preparò dei modelli ad altezza d’uomo in cartone, in compagnia della moglie Jann Haworth, sfruttando il set del celebre fotografo Michael Cooper, noto nel mondo del rock per aver curato, qualche mese più tardi, la dissacrante parodia nella copertina di Their Satanic Majesties Request dei Rolling Stones. “Tutte le figure – ha raccontato recentemente Peter Blake – che si vedono dietro ai Beatles occupano in profondità uno spazio di circa mezzo metro; davanti a loro una fila di manichini di cera. I Beatles in carne e ossa stavano su una piattaforma lunga circa un metro e mezzo con una batteria di fronte, più avanti un tappeto erboso con una composizione floreale inclinata in un certo modo. Tutta l’installazione – ha commentato l’artista – era profonda solo quattro metri e mezzo. Chiedemmo ai Beatles di metterci i loro oggetti preferiti. La cosa non funzionò molto, forse non mi ero spiegato bene; per esempio Paul decise che i suoi oggetti preferiti erano degli strumenti musicali e ne affittò un gran numero, arrivando con una camionata di corni francesi e trombe e altre cose meravigliose; davvero troppe e così ne usammo solo un paio”*.
E poi la fantasiosa e geniale scelta dei personaggi da abbinare ai Fab Four: “Non ho davvero idea di chi abbia scelto alcune personalità in copertina – ha rivelato George Harrison qualche anno più tardi – penso che Peter Blake abbia inserito tante gente per disorientare. A differenza degli altri, io scelsi persone che ammiravo”**. Lennon, da sempre il “provocatore” dei quattro, propose dapprima Adolf Hitler e Gesù, per poi ripiegare sull’occultista Aleister Crowley: scelse poi, tra gli altri, anche Edgar Allan Poe, Oscar Wilde, Lewis Carroll, Gandhi (cancellato su richiesta della EMI), Nietzsche e il Marchese De Sade. George optò per alcuni guru indiani, mentre Paul predilesse alcuni idoli adolescenziali come Marlon Brando, James Dean ma anche Albert Einstein, Groucho Marx, lo scrittore William Burroughs, Magritte e il musicista d’avanguardia Karlheinz Stockhausen. Ringo invece si astenne dalla scelta e lasciò fare agli altri. La EMI era tuttavia preoccupata dalle annosa questione delle liberatorie; una formalità di cui si occupò, peraltro senza troppi intoppi, il manager Brian Epstein in persona.
La più bella e importante delle copertine rock è quindi anche la degna rappresentazione di un secolo intero con la sua schiera multiforme e sgangherata di personaggi del mondo dello spettacolo, scienziati, musicisti, guru spirituali, leader politici, scrittori, filosofi e artisti. Un’immagine senza tempo che ha saputo essere perfettamente all’altezza delle composizioni immortali dei favolosi all’apice dell’ispirazione.
Fonti:
* La grande storia dei Beatles – Mark Lewisohn (Giunti, 2005)
** Sgt. Pepper. La vera storia – Riccardo Bertoncelli & Franco Zanetti (Giunti)