19/04/2016

David Bowie Is al cinema

Abbiamo visto in anteprima il documentario sulla mostra dedicata al Duca Bianco e…
Londra, Victoria and Albert Museum. Un luogo fondamentale per dare risalto all’ispirazione artistica e quindi anche un luogo perfetto “per mettere in mostra” – è proprio il caso di dirlo – David Bowie Is.
Un viaggio attraverso 50 anni di carriera e 300 oggetti personali del Duca Bianco esposti per scoprire (o riscoprire) la sua vita e il suo percorso artistico, osservare da vicino abiti, poster, dischi, fogli di carta con le stesure dei pezzi e altro ancora. E naturalmente David Bowie Is rappresenta anche e soprattutto un’esperienza “sensoriale”, perché all’ingresso della mostra vengono fornite le cuffie a ciascun visitatore, in modo da poter ascoltare al meglio e in versione audio tutto ciò che è esposto, compresi i vari filmati o i videoclip che si incontrano lungo il percorso.
 
Nel frattempo, l’esposizione dedicata all’ex Ziggy Stardust è stata allestita anche negli Stati Uniti e in altre parti d’Europa (non in Italia) e, dopo più di un anno dal suo debutto, è diventata anche un documentario, che sarà proiettato nel nostro Paese il 25 e il 26 novembre (l’elenco delle sale è qui).
David Bowie Is è stato girato e diretto da Hamish Hamilton, il regista Premio BAFTA degli Academy Awards e della Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Victoria Broackes e Geoffrey Marsh del Dipartimento di Teatro & Performance V & A sono i curatori della mostra e all’interno della pellicola “sostituiscono le cuffie”, offrendo ulteriori spunti interessanti e guidando in maniera ragionata anche il visitatore comodamente seduto al cinema, senza mai tralasciare nulla della poliedricità artistica di David Bowie.
Si parte con un breve excursus sul periodo in cui l’artista londinese era “semplicemente” David Robert Jones e “si avverte” la presenza di alcuni suoi idoli come Little Richard o i Beatles. Poi si giunge quasi subito in una sala che ricostruisce l’atmosfera e l’ispirazione originaria di Space Oddity, primo brano di successo di Bowie: qui spiccano infatti le prime foto della Terra scattate il 24 dicembre 1968 dall’Apollo 8 in missione per conto della NASA, il foglio di carta originale su cui il Duca Bianco scrisse il brano nel 1969 e un maxischermo con il videoclip.
 
Di tanto in tanto, tra una stanza e l’altra, la visita guidata del documentario “si interrompe” per lasciare spazio ai due curatori della mostra e ad alcuni ospiti che parlano dinanzi a un pubblico riunito al Victoria & Albert Museum. E tra i contributi più importanti va segnalato senz’altro quello dello stilista Kansai Yamamoto, il quale racconta di esser stato convinto a partire per New York per andare a vedere David Bowie in concerto, perché l’artista aveva in serbo una sorpresa per lui: lo stilista rimase infatti folgorato quando vide entrare Ziggy Stardust con uno dei suoi vestiti… concepito originariamente per una donna!
Gli abiti esposti all’interno della mostra sono 60, dalla tuta ultra-aderente di Ziggy Stardust (1972) creata da Freddie Burretti, ai vestiti in stile samurai concepiti dall’appena citato Kansai Yamamoto per il tour Aladdin Sane (1973), sino al cappotto su cui è riprodotta la bandiera britannica, creato da Alexander McQueen e indossato da Bowie per la copertina dell’album Earthling (1997).
Poi ci sono i fogli su cui sono stati scritti i testi di alcuni celebri successi come Life on Mars?, Heroes, Ashes to Ashes e, sia Jarvis Cocker (frontman dei Pulp), sia gli altri visitatori intervistati per conoscere le loro impressioni riguardo all’esposizione, associano la grafia di Bowie “alla mano di una ragazzina di 14 anni”. L’espressione non è da intendere, però, in senso offensivo, in quanto costituisce soltanto un modo per comprendere una volta di più che dietro ai testi enigmatici, profondi o semplicemente divenuti famosi c’era una persona di nome David, ancor prima di tutti i personaggi interpretati sul palco nel corso della sua lunga carriera.
Non mancano inoltre alcuni contributi video in cui si vede il Duca Bianco che si cimenta come attore di cinema e di teatro, così come sono presenti altri maxischermi sui quali vengono proiettati spezzoni di live storici più e meno recenti.
Tra gli oggetti più curiosi sono ben distinguibili le foto di quando l’artista aveva soltanto 10 mesi, alcuni disegni fatti da Bowie teenager e una tavola periodica riscritta in chiave bowiana con alcuni personaggi fondamentali per la carriera dell’ex Ziggy Stardust.
 
Parafrasando ciò che dice ad un certo punto il giornalista musicale Paul Morley, anche lui presente all’interno del documentario, “David Bowie Is un modo per entrare nel backstage della sua immaginazione”.
 
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