Ryūichi Sakamoto e David Bowie (ricordando il compositore giapponese)
Un mese da attori sullo stesso set per Ryūichi Sakamoto e David Bowie. I due avrebbero potuto collaborare anche alla colonna sonora, ma…
Aveva 71 anni Ryūichi Sakamoto, il grande compositore giapponese vincitore, insieme a David Byrne e Cong Su, dell’Oscar nel 1987 per la migliore colonna sonora de L’Ultimo Imperatore, film di Bernardo Bertolucci. La sua scomparsa a causa di un tumore è avvenuta lo scorso 28 marzo, ma la notizia è stata comunicata solo il 2 aprile.
Il compositore ha anche recitato in alcuni film, primo dei quali, per cui firmerà anche per la prima volta una colonna sonora, è Merry Christmas, Mr. Lawrence, in Italia conosciuto come Furyo. La doppia esperienza arriva dopo gli anni ’70, quelli in cui fonda la Yellow Magic Orchestra, e dopo alcuni album come solista nei primissimi anni ’80. Siamo infatti nel 1983 e nell’occasione Ryūichi Sakamoto incontra anche David Bowie. I due si sono visti tutti i giorni per un mese su una piccolissima isola nell’Oceano Pacifico meridionale dove il film è stato girato e, oltre a condividere il set in qualità di attori, avrebbero potuto anche lavorare insieme per la colonna sonora, ma poi non se ne fece più nulla.
Sakamoto era infatti concentrato sulla recitazione, così come Bowie: da lì anche l’esitazione del compositore giapponese nel chiedere all’ex Ziggy Stardust di collaborare alla musica per il film. Sarà poi David Sylvian, grande amico di Sakamoto e in quel momento ex leader del da poco scioltosi gruppo dei Japan, a interpretare la versione cantata del tema principale della colonna sonora, Forbidden Colours:
Sakamoto ha dichiarato successivamente di essere rimasto dispiaciuto per non aver più richiamato David Bowie, nonostante si siano trovati entrambi a vivere a New York. Di quel film rimane l’amore proibito tra i due, il capitano Yonoi interpretato da Sakamoto, a capo di un campo di prigionia giapponese nel 1942, e il prigioniero neozelandese Jack Celliers, ruolo ricoperto da Bowie.
So long, Ryūichi…