Dai tempi di Alta Fedeltà di Nick Hornby, la cultura rock è prepotentemente penetrata nella narrazione contemporanea, tra feticcio per cultori ed emozionanti affreschi generazionali. Sono tanti i romanzi che hanno il rock come protagonista, come sfondo corale, come spunto narrativo; per Flavio Cassine è un’antica passione che, insieme a tante altre (la fotografia, la cultura americana, la scrittura) ha guidato la sua penna fino al debutto come romanziere. Ero una rockstar (AmarganTa Editore) è un giallo con un protagonista importante, che ha avuto a che fare con il rock, e anche tanto.
Non possiamo rivelare l’identità del protagonista di Ero una rockstar – crollerebbe tutto subito – ma possiamo dire che ho avuto il piacere di firmarne la prefazione.
La prima cosa che mi colpì del manoscritto fu l’ambientazione americana, tra caldo e desolazione. Quanto è stata importante nella tua formazione l’America?
Parliamo di America, che per tanti, forse troppi, è sempre stata vista come il posto dove i sogni si possono realizzare. Io devo dirti la verità, ho sempre nutrito un po’ di timore reverenziale verso questa nazione; ho anche tardato ad arrivarci per la prima volta, infatti vi ho messo piede solo nel 2006. Poi è vero che ho compensato ampiamente frequentandola ininterrottamente dal 2009 al 2014. Ci sono ritornato solo ad ottobre ed ora sono in procinto di ritornarci per qualche settimana.
Dicevo timore reverenziale forse perché in realtà temevo che non si rivelasse quella terra dove i i sogni diventano realtà. Il tempo passato negli States mi ha dato l’opportunità di apprezzare quel paese e nello stesso tempo mi ha fatto apprezzare ancora di più il mio.
Il titolo Ero una rockstar indica un passato, quello del protagonista José Rosamund Milagros. Qualcuno lo insegue, lo sorveglia, lo monitora con attenzione. Com’è nata l’idea?
Ripeto spesso che tutto è nato durante il lockdown dello scorso marzo: lo dico soprattutto per far capire alle persone che anche durante un periodo “critico” si possono trovare stimoli per crescere. Stimoli per fare nuove esperienze. L’idea in realtà aveva cominciato a germogliare già da un po’, mi facevo spesso una domanda: “… E se invece di andare in questa maniera, fosse andata in quest’altra?”
È una domanda che mi sono fatto spesso ed in svariate circostanze e che mi faccio ancora: provo a pensare ad un fatto successo realmente e poi mi metto a fantasticare su cosa sarebbe potuto succedere e come la storia sarebbe cambiata se per qualche gioco strano del destino le carte si fossero sparigliate. Ho il film giusto per fare un esempio: Sliding Doors.
José Rosamund Milagros potrebbe essere un anziano signore come tanti che risiedono in Florida perché, il clima che gli allevia gli acciacchi dell’età, in realtà nasconde un passato in cui ha avuto tanto, ha donato tanto e ha perso tutto.
Jose Rosamund Milagros ha avuto il mondo ai suoi piedi e poi se ne è distaccato, lo ha lasciato per amore, per il peso della notorietà che lo stava schiacciando e per il fatto che per qualcuno lui era diventato un personaggio scomodo.
Lui è una vera rockstar che vive sotto falso nome, quello vero non viene mai citato nel romanzo ma ho disseminato una mole di indizi nel racconto ed un lettore attento riuscirà a scoprirne il vero nome.
Ora ti faccio uno spoilerone: ho intenzione di mettere in moto tra qualche mese una sorta di gioco a premi dove, il lettore che saprà inviarmi più indizi trovati, vincerà un premio! C’è poi, un indizio che è così grande, così evidente in ogni momento ed in ogni passaggio del libro… da non essere visibile! Quanto meno, sino ad ora, nessuno l’ha ancora trovato!
Nella tua vita la radio ha un ruolo decisivo, non solo per il dato prettamente musicale ma anche perché è stato uno strumento per il miglioramento e l’evoluzione. Cosa ha significato per te fare radio?
È stato come il trillo di una sveglia al mattino della mia vita. Da piccolo ero non dico timido, ma un po’ introverso, questo sì. Avere l’opportunità di trasmettere in una radio non molto conosciuta ed a “gestione familiare” mi ha permesso di fare un primo passo ed acquisire esperienza, che mi ha consentito poi di lavorare per diverso tempo in una delle più seguite radio di quel tempo, che ovviamente si confaceva alla mia cultura musicale. In Piemonte a quel tempo c’erano soltanto due radio che facevano sentire musica diversa da quella commerciale, ed erano Radio Flash e Radio Torino Popolare, io ho avuto il piacere di lavorare in quest’ultima.
Dopo l’attività “analogica” da dj in radio, hai dato vita a dei podcast intitolati EsattaMenteEsatta: di che si tratta?
Il progetto del podcast di EsattaMenteEsatta è nato molto dopo; una decina di anni fa ho cominciato a interessarmi alla crescita personale, alla Programmazione Neuro Linguistica e all’ipnosi, dapprima leggendo libri e poi frequentando innumerevoli seminari in materia e percorrendo tutto il percorso di formazione tenuto dal dottor Richard Bandler. In uno di questi seminari proprio il dottor Bandler mi ha chiamato sul palco e mi ha dato una bella svegliata: mi ha detto che dopo tutti i corsi frequentati era il momento di fare qualcosa per le altre persone. Chissà, forse si era stancato di vedermi!
A parte gli scherzi, dopo quella “induzione” mi sono cominciato a domandare cosa potessi donare alle altre persone, e, visto tutte le mie esperienze precedenti e le competenze acquisite nel campo della PNL e dell’ipnosi, mi sono detto che avrei potuto creare un podcast, strumento ancora non molto conosciuto qui in Italia ma molto seguito nel resto del mondo. Nel mio podcast parlo di argomenti che possono aiutare le persone a vivere meglio e lo faccio raccontando storie di persone che hanno raggiunto dei grandi risultati, trattando argomenti che interessano le persone che vogliono vivere meglio ma non sanno come fare.
Quali sono i tuoi autori di riferimento, quelli che hanno dato spunti e ispirazione a Ero una rockstar?
Un primo indizio te l’ho dato prima: il film Sliding Doors. Trovo decisamente brillante l’idea del film dove, nella vita della protagonista, se arriva tardi e perde la metropolitana, tutta la sua vita può cambiare. In effetti, se ci pensiamo bene, non è così la vita di tutti noi? Bene, io pensando al mio libro ho immaginato proprio di far cambiare la vita di questa rockstar.
Per quanto riguarda invece le mie figure di riferimento in ambito letterario, sono profondamente legato a tutta quanta la beat generation americana, partendo da Kerouac e passando attraverso Bukowski e Ferlinghetti. Nel romanzo c’è anche un simpatico “cameo” di quest’ultimo, in quanto uno dei protagonisti ne è un nipote. Musicalmente le mie radici e quindi la mia fonte di ispirazione principale è nello stesso lasso temporale. E quindi Jefferson Airplane, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Doors, Quicksilver Messenger Service tra gli altri. A mio avviso il “Flower Power”, la beat generation Americana, è stata la più grande opportunità per cambiare in meglio il mondo, ma purtroppo è anche un’opportunità che è stata sprecata.
Quali album hai ascoltato durante la stesura di Ero una rockstar?
Quando scrivo preferisco ascoltare una musica neutra, chiamiamola così, una musica senza testi e rilassante, che mi permetta di rimanere nel “flow”. Quando non scrivo principalmente nelle mie vene scorre sangue Rock ma, a seconda delle occasioni, ascolto anche altro.
Il prossimo romanzo di Flavio Cassine avrà di nuovo una rockstar del passato o troveremo del buon rock contemporaneo?
Già, bella domanda! Per ora ho alcune idee che stanno cominciando a prendere forma, una potrebbe essere quella di proseguire il filone con un sequel di Ero una rockstar e ritrovare gli stessi personaggi. Un’alternativa a cui sto lavorando potrebbe essere utilizzando la stessa base e parte dei personaggi presenti per raccontare la storia di un’altra rockstar anch’essa scomparsa.
Poi magari chissà, un soffio di vento farà voltare la vela e la mia barca si dirigerà verso qualcosa di più contemporaneo… Starà ai lettori venire a scoprirlo!
Non possiamo rivelare l’identità del protagonista di Ero una rockstar – crollerebbe tutto subito – ma possiamo dire che ho avuto il piacere di firmarne la prefazione.
La prima cosa che mi colpì del manoscritto fu l’ambientazione americana, tra caldo e desolazione. Quanto è stata importante nella tua formazione l’America?
Parliamo di America, che per tanti, forse troppi, è sempre stata vista come il posto dove i sogni si possono realizzare. Io devo dirti la verità, ho sempre nutrito un po’ di timore reverenziale verso questa nazione; ho anche tardato ad arrivarci per la prima volta, infatti vi ho messo piede solo nel 2006. Poi è vero che ho compensato ampiamente frequentandola ininterrottamente dal 2009 al 2014. Ci sono ritornato solo ad ottobre ed ora sono in procinto di ritornarci per qualche settimana.
Dicevo timore reverenziale forse perché in realtà temevo che non si rivelasse quella terra dove i i sogni diventano realtà. Il tempo passato negli States mi ha dato l’opportunità di apprezzare quel paese e nello stesso tempo mi ha fatto apprezzare ancora di più il mio.
Il titolo Ero una rockstar indica un passato, quello del protagonista José Rosamund Milagros. Qualcuno lo insegue, lo sorveglia, lo monitora con attenzione. Com’è nata l’idea?
Ripeto spesso che tutto è nato durante il lockdown dello scorso marzo: lo dico soprattutto per far capire alle persone che anche durante un periodo “critico” si possono trovare stimoli per crescere. Stimoli per fare nuove esperienze. L’idea in realtà aveva cominciato a germogliare già da un po’, mi facevo spesso una domanda: “… E se invece di andare in questa maniera, fosse andata in quest’altra?”
È una domanda che mi sono fatto spesso ed in svariate circostanze e che mi faccio ancora: provo a pensare ad un fatto successo realmente e poi mi metto a fantasticare su cosa sarebbe potuto succedere e come la storia sarebbe cambiata se per qualche gioco strano del destino le carte si fossero sparigliate. Ho il film giusto per fare un esempio: Sliding Doors.
José Rosamund Milagros potrebbe essere un anziano signore come tanti che risiedono in Florida perché, il clima che gli allevia gli acciacchi dell’età, in realtà nasconde un passato in cui ha avuto tanto, ha donato tanto e ha perso tutto.
Jose Rosamund Milagros ha avuto il mondo ai suoi piedi e poi se ne è distaccato, lo ha lasciato per amore, per il peso della notorietà che lo stava schiacciando e per il fatto che per qualcuno lui era diventato un personaggio scomodo.
Lui è una vera rockstar che vive sotto falso nome, quello vero non viene mai citato nel romanzo ma ho disseminato una mole di indizi nel racconto ed un lettore attento riuscirà a scoprirne il vero nome.
Ora ti faccio uno spoilerone: ho intenzione di mettere in moto tra qualche mese una sorta di gioco a premi dove, il lettore che saprà inviarmi più indizi trovati, vincerà un premio! C’è poi, un indizio che è così grande, così evidente in ogni momento ed in ogni passaggio del libro… da non essere visibile! Quanto meno, sino ad ora, nessuno l’ha ancora trovato!
Nella tua vita la radio ha un ruolo decisivo, non solo per il dato prettamente musicale ma anche perché è stato uno strumento per il miglioramento e l’evoluzione. Cosa ha significato per te fare radio?
È stato come il trillo di una sveglia al mattino della mia vita. Da piccolo ero non dico timido, ma un po’ introverso, questo sì. Avere l’opportunità di trasmettere in una radio non molto conosciuta ed a “gestione familiare” mi ha permesso di fare un primo passo ed acquisire esperienza, che mi ha consentito poi di lavorare per diverso tempo in una delle più seguite radio di quel tempo, che ovviamente si confaceva alla mia cultura musicale. In Piemonte a quel tempo c’erano soltanto due radio che facevano sentire musica diversa da quella commerciale, ed erano Radio Flash e Radio Torino Popolare, io ho avuto il piacere di lavorare in quest’ultima.
Dopo l’attività “analogica” da dj in radio, hai dato vita a dei podcast intitolati EsattaMenteEsatta: di che si tratta?
Il progetto del podcast di EsattaMenteEsatta è nato molto dopo; una decina di anni fa ho cominciato a interessarmi alla crescita personale, alla Programmazione Neuro Linguistica e all’ipnosi, dapprima leggendo libri e poi frequentando innumerevoli seminari in materia e percorrendo tutto il percorso di formazione tenuto dal dottor Richard Bandler. In uno di questi seminari proprio il dottor Bandler mi ha chiamato sul palco e mi ha dato una bella svegliata: mi ha detto che dopo tutti i corsi frequentati era il momento di fare qualcosa per le altre persone. Chissà, forse si era stancato di vedermi!
A parte gli scherzi, dopo quella “induzione” mi sono cominciato a domandare cosa potessi donare alle altre persone, e, visto tutte le mie esperienze precedenti e le competenze acquisite nel campo della PNL e dell’ipnosi, mi sono detto che avrei potuto creare un podcast, strumento ancora non molto conosciuto qui in Italia ma molto seguito nel resto del mondo. Nel mio podcast parlo di argomenti che possono aiutare le persone a vivere meglio e lo faccio raccontando storie di persone che hanno raggiunto dei grandi risultati, trattando argomenti che interessano le persone che vogliono vivere meglio ma non sanno come fare.
Quali sono i tuoi autori di riferimento, quelli che hanno dato spunti e ispirazione a Ero una rockstar?
Un primo indizio te l’ho dato prima: il film Sliding Doors. Trovo decisamente brillante l’idea del film dove, nella vita della protagonista, se arriva tardi e perde la metropolitana, tutta la sua vita può cambiare. In effetti, se ci pensiamo bene, non è così la vita di tutti noi? Bene, io pensando al mio libro ho immaginato proprio di far cambiare la vita di questa rockstar.
Per quanto riguarda invece le mie figure di riferimento in ambito letterario, sono profondamente legato a tutta quanta la beat generation americana, partendo da Kerouac e passando attraverso Bukowski e Ferlinghetti. Nel romanzo c’è anche un simpatico “cameo” di quest’ultimo, in quanto uno dei protagonisti ne è un nipote. Musicalmente le mie radici e quindi la mia fonte di ispirazione principale è nello stesso lasso temporale. E quindi Jefferson Airplane, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Doors, Quicksilver Messenger Service tra gli altri. A mio avviso il “Flower Power”, la beat generation Americana, è stata la più grande opportunità per cambiare in meglio il mondo, ma purtroppo è anche un’opportunità che è stata sprecata.
Quali album hai ascoltato durante la stesura di Ero una rockstar?
Quando scrivo preferisco ascoltare una musica neutra, chiamiamola così, una musica senza testi e rilassante, che mi permetta di rimanere nel “flow”. Quando non scrivo principalmente nelle mie vene scorre sangue Rock ma, a seconda delle occasioni, ascolto anche altro.
Il prossimo romanzo di Flavio Cassine avrà di nuovo una rockstar del passato o troveremo del buon rock contemporaneo?
Già, bella domanda! Per ora ho alcune idee che stanno cominciando a prendere forma, una potrebbe essere quella di proseguire il filone con un sequel di Ero una rockstar e ritrovare gli stessi personaggi. Un’alternativa a cui sto lavorando potrebbe essere utilizzando la stessa base e parte dei personaggi presenti per raccontare la storia di un’altra rockstar anch’essa scomparsa.
Poi magari chissà, un soffio di vento farà voltare la vela e la mia barca si dirigerà verso qualcosa di più contemporaneo… Starà ai lettori venire a scoprirlo!