Copertina di Roger Waters e presunto plagio delle opere di Emilio Isgrò
«All’udienza odierna Sony Music, rappresentata dal Responsabile dell’Ufficio Legale Dr. Alfredo Clarizia ed assistita dagli avvocati Federico M. Ferrara, Federico Banti e Marialaura Boni dello studio Osborne Clarke, si è costituita nel giudizio cautelare chiedendo il rigetto delle pretese del Maestro Isgrò e la revoca del decreto cautelare sulla base di una serie di argomentazioni che escludono che la copertina del disco di Roger Waters (Is This The Life We Really Want?, ndr) costituisca un plagio delle opere di Emilio Isgrò.
A supporto delle proprie tesi Sony Music ha anche presentato una relazione del grande critico d’arte Vittorio Sgarbi il quale, tra l’altro, ha precisato che Emilio Isgrò non ha inventato nulla “ma ha intercettato un’atmosfera e sviluppato una tecnica espressiva creatasi, in un clima di avanguardia, quasi un secolo fa, e l’ha diffusa, intensificandola ossessivamente. Ma la sua ossessione non può imporsi come interdizione per gli altri a risalire allo stesso gesto o archetipo (acclaratamente non suo)”.
Su invito del Giudice, Sony Music ed Emilio Isgrò hanno acconsentito ad un rinvio della discussione al 19 luglio 2017 così da consentire nel frattempo un confronto fra le parti, con piena libertà di Sony Music di riprendere la commercializzazione del disco».
«All’udienza odierna Sony Music, rappresentata dal Responsabile dell’Ufficio Legale Dr. Alfredo Clarizia ed assistita dagli avvocati Federico M. Ferrara, Federico Banti e Marialaura Boni dello studio Osborne Clarke, si è costituita nel giudizio cautelare chiedendo il rigetto delle pretese del Maestro Isgrò e la revoca del decreto cautelare sulla base di una serie di argomentazioni che escludono che la copertina del disco di Roger Waters (Is This The Life We Really Want?, ndr) costituisca un plagio delle opere di Emilio Isgrò.
A supporto delle proprie tesi Sony Music ha anche presentato una relazione del grande critico d’arte Vittorio Sgarbi il quale, tra l’altro, ha precisato che Emilio Isgrò non ha inventato nulla “ma ha intercettato un’atmosfera e sviluppato una tecnica espressiva creatasi, in un clima di avanguardia, quasi un secolo fa, e l’ha diffusa, intensificandola ossessivamente. Ma la sua ossessione non può imporsi come interdizione per gli altri a risalire allo stesso gesto o archetipo (acclaratamente non suo)”.
Su invito del Giudice, Sony Music ed Emilio Isgrò hanno acconsentito ad un rinvio della discussione al 19 luglio 2017 così da consentire nel frattempo un confronto fra le parti, con piena libertà di Sony Music di riprendere la commercializzazione del disco».