Studiano tutti a Cambridge. Sono nella stessa struttura Syd Barrett, Roger Waters e Dave Henderson. I primi due affidano a quest’ultimo la copertina del loro secondo album, A Saucerful Of Secrets, ma Dave rifiuta. Fortuna però che Henderson ha come compagno di stanza un certo Storm Thorgerson. Perché allora non chiedere a lui di occuparsi dell’artwork?
A Saucerful Of Secrets per il giovane Storm rappresenta l’inizio del progetto Hipgnosis, lo studio fotografico e di grafica specializzato nella creazione di copertine musicali fondato insieme ad Aubrey “Po” Powell, nonché il principio della proficua collaborazione con i Pink Floyd.
«Ci ribattezzammo ‘Hipgnosis’ – spiega Thorgerson – quando scoprimmo quella parola graffita sulla porta del nostro appartamento da un drogato di talento. La scegliemmo perché, ovviamente, se pronunciata in inglese suonava come ‘ipnosi’ (hypnosis), e se fossimo riusciti a creare immagini ipnotiche sarebbe stata perfetta. Inoltre, quella particolare ortografia conteneva una bella contraddizione, perché la parola poteva essere letta come l’impossibile coesistenza di ‘hip’ = nuovo e alla moda, e ‘gnostico’ (gnostic) = derivato dall’antica saggezza. Il vecchio e il nuovo, in coabitazione d’un modo che implicava la fascinazione, l’incanto (dichiarazione tratta da N. Schaffner, Lo scrigno dei segreti – L’odissea dei Pink Floyd, p. 125, Arcana, edizione 2012)».
È il 1968 quando il gruppo pubblica il suo secondo album ed è ormai rimasto orfano di Syd Barrett: i suoi disturbi mentali di natura schizofrenica, uniti all’uso delle droghe, avevano preso il sopravvento (anche se secondo un recente studio italiano pubblicato su Clinical Neuropsychiatry da Mario Campanella, pare che l’artista soffrisse della sindrome di Asperger, particolare forma di autismo). E allora nel disco furono inseriti solo tre dei pezzi registrati ancora con Syd (Set The Controls For The Heart Of The Sun (con alcune sovraincisioni successive di Gilmour), Remember A Day e Jugband Blues), perché per gli altri brani c’era già David Gilmour.
La copertina di A Saucerful Of Secrets è psichedelica, in linea con la musica proposta dalla band in quel periodo e con la vaga istruzione fornita dal gruppo stesso di «fare qualcosa di spazioso e (appunto) psichedelico».
Verso l’esterno ci sono delle immagini tratte direttamente da Dottor Strange, noto fumetto della Marvel. Sulla destra, infatti, si può notare proprio il neurochirurgo, poi divenuto supereroe a seguito di un incidente (e maggiormente visibile nell’edizione americana del disco), mentre in alto a sinistra c’è Living Tribunal, figura che controlla gli equilibri universali. Poi, sempre a sinistra, ma avvicinandosi maggiormente al centro, si vede una serie di pianeti, anche se in realtà si tratta sempre della Terra nelle sue varie fasi fino alla distruzione.
I quattro che si vedono di fianco ai pianeti e all’interno di una sorta di ampolla sono i componenti della band (da sinistra verso destra e in ordine alfabetico: Gilmour, Mason, Waters e Wright) fotografati sulle rive di un fiume. Sarà anche l’ultima volta che i Pink Floyd compariranno sulla copertina di uno dei propri album.
L’immagine al centro è tratta invece da Janitor Pansophus, in Musaeum Hermeticum, antico testo alchemico del 1625, stampato in latino con alcune aggiunte nel 1678 e ristampato nel 1749. In particolare, in primo piano si nota il filosofo giardiniere con due asce in mano al fine di rappresentare un complesso richiamo esoterico. Gli stadi alchemici sono quelli raffigurati dalla parte di ruota che si vede sopra la sua testa su cui sono impressi simbolicamente animali, colori ed alcuni elementi associati.
I richiami alchemici sono confermati dalle ampolle in basso, anche se si tratta in realtà di un’ampolla riprodotta più volte, tratta da alcune tavole di un’opera dal titolo Splendor Solis, attribuita a Salomon Trismosin, probabile maestro del medico naturalista e filosofo Paracelso (la prima copia esistente risale al 1530 circa). Nell’ampolla sono contenuti tre volatili, uno di colore nero, uno bianco e uno rosso per rappresentare tre diversi stadi alchemici.
Riguardo alla scritta del nome della band, Pink Floyd, ci sono edizioni americane e canadesi con una d tagliata all’inizio e una p tagliata alla fine, oppure le edizioni europee e derivate dove si vedono le finali y e d all’inizio e la p tagliata alla fine. Il nome è sempre al centro. Nel secondo caso c’è chi ha pensato che yd sottintendesse una s per formare la parola Syd, come Syd Barrett, ancora idealmente con la band. Ma nessuna tesi del genere è stata mai confermata (per saperne di più cfr. The Lunatics, Pink Floyd: storie e segreti, Giunti 2012).
Aveva curato alcune copertine per le edizioni inglesi di alcuni libri gialli americani, ma di fatto per il giovane Storm era la prima esperienza nel campo del design.
Buona la prima (e anche le successive, a parte The Wall e The Final Cut, dove il leader della band diverrà sempre di più Roger Waters. Il bassista infatti deciderà di non affidare a Storm Thorgerson quelle copertine… ma questa è un’altra storia)…
«Quando parlavamo con i Floyd, sembrava che il modo migliore di dare una rappresentazione visiva della musica fosse quello di mostrare alcune delle cose che destavano il loro interesse e di presentarle in una maniera coerente con la musica (Storm Thorgerson, dal suo libro Spirito e Materia)».
A Saucerful Of Secrets per il giovane Storm rappresenta l’inizio del progetto Hipgnosis, lo studio fotografico e di grafica specializzato nella creazione di copertine musicali fondato insieme ad Aubrey “Po” Powell, nonché il principio della proficua collaborazione con i Pink Floyd.
«Ci ribattezzammo ‘Hipgnosis’ – spiega Thorgerson – quando scoprimmo quella parola graffita sulla porta del nostro appartamento da un drogato di talento. La scegliemmo perché, ovviamente, se pronunciata in inglese suonava come ‘ipnosi’ (hypnosis), e se fossimo riusciti a creare immagini ipnotiche sarebbe stata perfetta. Inoltre, quella particolare ortografia conteneva una bella contraddizione, perché la parola poteva essere letta come l’impossibile coesistenza di ‘hip’ = nuovo e alla moda, e ‘gnostico’ (gnostic) = derivato dall’antica saggezza. Il vecchio e il nuovo, in coabitazione d’un modo che implicava la fascinazione, l’incanto (dichiarazione tratta da N. Schaffner, Lo scrigno dei segreti – L’odissea dei Pink Floyd, p. 125, Arcana, edizione 2012)».
È il 1968 quando il gruppo pubblica il suo secondo album ed è ormai rimasto orfano di Syd Barrett: i suoi disturbi mentali di natura schizofrenica, uniti all’uso delle droghe, avevano preso il sopravvento (anche se secondo un recente studio italiano pubblicato su Clinical Neuropsychiatry da Mario Campanella, pare che l’artista soffrisse della sindrome di Asperger, particolare forma di autismo). E allora nel disco furono inseriti solo tre dei pezzi registrati ancora con Syd (Set The Controls For The Heart Of The Sun (con alcune sovraincisioni successive di Gilmour), Remember A Day e Jugband Blues), perché per gli altri brani c’era già David Gilmour.
La copertina di A Saucerful Of Secrets è psichedelica, in linea con la musica proposta dalla band in quel periodo e con la vaga istruzione fornita dal gruppo stesso di «fare qualcosa di spazioso e (appunto) psichedelico».
Verso l’esterno ci sono delle immagini tratte direttamente da Dottor Strange, noto fumetto della Marvel. Sulla destra, infatti, si può notare proprio il neurochirurgo, poi divenuto supereroe a seguito di un incidente (e maggiormente visibile nell’edizione americana del disco), mentre in alto a sinistra c’è Living Tribunal, figura che controlla gli equilibri universali. Poi, sempre a sinistra, ma avvicinandosi maggiormente al centro, si vede una serie di pianeti, anche se in realtà si tratta sempre della Terra nelle sue varie fasi fino alla distruzione.
I quattro che si vedono di fianco ai pianeti e all’interno di una sorta di ampolla sono i componenti della band (da sinistra verso destra e in ordine alfabetico: Gilmour, Mason, Waters e Wright) fotografati sulle rive di un fiume. Sarà anche l’ultima volta che i Pink Floyd compariranno sulla copertina di uno dei propri album.
L’immagine al centro è tratta invece da Janitor Pansophus, in Musaeum Hermeticum, antico testo alchemico del 1625, stampato in latino con alcune aggiunte nel 1678 e ristampato nel 1749. In particolare, in primo piano si nota il filosofo giardiniere con due asce in mano al fine di rappresentare un complesso richiamo esoterico. Gli stadi alchemici sono quelli raffigurati dalla parte di ruota che si vede sopra la sua testa su cui sono impressi simbolicamente animali, colori ed alcuni elementi associati.
I richiami alchemici sono confermati dalle ampolle in basso, anche se si tratta in realtà di un’ampolla riprodotta più volte, tratta da alcune tavole di un’opera dal titolo Splendor Solis, attribuita a Salomon Trismosin, probabile maestro del medico naturalista e filosofo Paracelso (la prima copia esistente risale al 1530 circa). Nell’ampolla sono contenuti tre volatili, uno di colore nero, uno bianco e uno rosso per rappresentare tre diversi stadi alchemici.
Riguardo alla scritta del nome della band, Pink Floyd, ci sono edizioni americane e canadesi con una d tagliata all’inizio e una p tagliata alla fine, oppure le edizioni europee e derivate dove si vedono le finali y e d all’inizio e la p tagliata alla fine. Il nome è sempre al centro. Nel secondo caso c’è chi ha pensato che yd sottintendesse una s per formare la parola Syd, come Syd Barrett, ancora idealmente con la band. Ma nessuna tesi del genere è stata mai confermata (per saperne di più cfr. The Lunatics, Pink Floyd: storie e segreti, Giunti 2012).
Aveva curato alcune copertine per le edizioni inglesi di alcuni libri gialli americani, ma di fatto per il giovane Storm era la prima esperienza nel campo del design.
Buona la prima (e anche le successive, a parte The Wall e The Final Cut, dove il leader della band diverrà sempre di più Roger Waters. Il bassista infatti deciderà di non affidare a Storm Thorgerson quelle copertine… ma questa è un’altra storia)…
«Quando parlavamo con i Floyd, sembrava che il modo migliore di dare una rappresentazione visiva della musica fosse quello di mostrare alcune delle cose che destavano il loro interesse e di presentarle in una maniera coerente con la musica (Storm Thorgerson, dal suo libro Spirito e Materia)».