Steve Hackett live al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il report (02.09.2025)
Non solo ricordi: la chitarra di Steve Hackett costruisce mondi vivi, ancora capaci di emozionare
Cinquant’anni dopo l’uscita di The Lamb Lies Down on Broadway, Steve Hackett dimostra che il tempo non scalfisce davvero chi ha fatto della musica una missione. Il chitarrista che contribuì a scrivere pagine fondamentali dei Genesis è tornato in Italia con il tour 2025 Genesis Greats – Lamb Highlights & Solo, sette date che celebrano il disco più enigmatico e teatrale della band di Peter Gabriel. Milano, Teatro Arcimboldi: la prima tappa italiana di quest’anno (Hackett era già stato infatti dalle nostre parti con lo stesso tour l’anno scorso) è stata la prova lampante che l’ex Genesis non vive di ricordi, ma di una forza espressiva ancora pulsante.
La serata si è aperta con un set dedicato alla carriera solista, territorio in cui Hackett si muove con libertà e curiosità inesauribile. Brani intensi, costruiti su intrecci di chitarra che sanno farsi ora carezza, ora tempesta. Momento da brividi: Shadow of the Hierophant, con il suo crescendo ipnotico capace di scuotere letteralmente la sala e di portare la platea a un’apoteosi collettiva.
Nella seconda parte è arrivato il viaggio dentro la storia, là dove il progressive dei Genesis è diventato leggenda.
The Lamb Lies Down on Broadway, doppio album del 1974, resta un unicum: il racconto visionario di Rael, giovane portoricano catapultato in un universo surreale tra prove iniziatiche e metamorfosi, un’opera che mescola rock, teatro e avanguardia come poche altre. Sul palco, grazie alla voce di Nad Sylvan e a una band monumentale, le atmosfere del disco hanno ripreso corpo con freschezza sorprendente, senza mai scivolare nella mera rievocazione.
A suggellare la serata, i classici immortali: l’accoppiata Supper’s Ready – Firth of Fifth ha segnato il punto più alto, un vertice emotivo che ha tenuto il pubblico sospeso tra commozione e pura estasi musicale. Dopo due ore abbondanti di concerto, la sensazione è chiara: Steve Hackett non è un custode del passato, ma un artista che continua a reinventarsi. La sua chitarra non racconta solo storie di ieri, ma costruisce mondi ancora vivi, capaci di emozionare oggi come mezzo secolo fa.
