David Lindley, il ricordo di Ezio Guaitamacchi

David Lindley, il ricordo di Ezio Guaitamacchi

Ezio Guaitamacchi ricorda il grande David Lindley, grande polistrumentista al fianco di Jackson Browne, Ry Cooder e tanti altri. E vi mostriamo anche alcune delle chitarre che suonava…

 

Dal concerto a Stanford in cui accompagnava Crosby e Nash a quando poco tempo dopo si esibì col suo gruppo El Rayo-X, un ricordo di Ezio Guaitamacchi di David Lindley. Il mago degli strumenti a corda aveva accompagnato Jackson Browne, Ry Cooder e tanti altri e ci ha lasciato purtroppo pochi giorni fa all’età di 78 anni. Noi vi facciamo vedere anche alcuni degli strumenti che ha suonato in tutti questi anni…

 

Tanti sono stati gli artisti con cui David ha suonato e tra questi si ricordano Linda Ronstadt, Curtis Mayfield, James Taylor, David Crosby, Graham Nash, Terry Reid, Bob Dylan, Rod Stewart, Joe Walsh, Leonard Cohen, Ben Harper e molti altri.

È stato un autentico mago delle corde in studio e in tour con chitarra acustica ed elettrica, banjo, violino, mandolino, dobro, bouzouki ecc.

Tra i tanti che hanno voluto ricordare Lindley a seguito della sua scomparsa, c’è anche Warren Haynes che ha ricordato il suo modo di suonare la lap steel che è stata molto importante anche per lui:

 

 

So long, David…

 

Peter Gabriel - Foto di Nadav Kander - Terzo singolo - Luna piena

Peter Gabriel, un altro nuovo singolo in occasione della luna piena

Si intitola Playing For Time ed è il terzo singolo da i/o, prossimo album in uscita di Peter Gabriel, nonché brano pubblicato ancora una volta in occasione della luna piena

 

In occasione della luna piena di martedì 7 marzo, Peter Gabriel ha pubblicato il Dark-Side Mix di Playing For Time, il terzo brano tratto dal suo prossimo album i/o:

Il brano è accompagnato da un’immagine di copertina realizzata dall’artista visiva Annette Messager.

Scritto e prodotto da Peter Gabriel, Playing For Time è stato registrato ai Real World Studios nel Wiltshire e ai The Beehive di Londra e vede la partecipazione di Tom Cawley al pianoforte. L’arrangiamento orchestrale, curato da Ed Shearmur, è stato registrato ai British Grove Studios di Londra con alcuni musicisti che in precedenza avevano fatto parte della New Blood Orchestra.

Peter Gabriel parlando del brano ha dichiarato: “Playing For Time è una canzone su cui ho lavorato a lungo e che ho già eseguito dal vivo, senza testo, perciò alcuni potrebbero conoscerla. È stata una canzone importante per me. Parla del tempo, della mortalità e dei ricordi, e dell’idea che ognuno di noi ha un pianeta pieno di ricordi che vengono nascosti in diverse aree del cervello”.
Gabriel riferendosi a Playing For Time ha aggiunto: “Si tratta più che altro di una canzone personale che parla di come si assemblano i ricordi e riflette sull’ipotesi di essere prigionieri del tempo o se, al contrario, questo è qualcosa che può davvero liberarci. Penso che sia un bene spingere se stessi verso esperienze più audaci o interessanti, perché così si avranno ricordi più ricchi di cui nutrirsi quando si arriverà alla mia età. Inoltre, ogni esperienza significativa che si vive insegna”.

La presenza di Tom Cawley al pianoforte e l’arrangiamento di Ed Shearmur forniscono dei bei punti di contatto con il lavoro precedente di Gabriel. Cawley, che ha suonato il piano nel New Blood Tour, è stata una scelta ovvia, “anche se mi sono esibito e ho suonato spesso il piano dal vivo, sentivo che questo era un lavoro per cui potevo avere un vero pianista e Tom Cawley è un musicista brillante”. Il legame con Ed Shearmur risale ancora più indietro nel tempo.
“Ho ripensato a That’ll Do, la canzone di Randy Newman che ho cantato, e proprio Ed Shearmur aveva fatto un bellissimo arrangiamento di quel brano e ho pensato che forse quel genere di suoni si sarebbe adattato bene a questa canzone, così siamo riusciti a rintracciare di nuovo Ed. Quando ho ascoltato le demo per la prima volta, mi è scesa una lacrima perché ho sentito così tanta emozione, soprattutto nella parte finale. Era proprio quello che volevo fare con questa canzone, trasmettere quel viaggio emotivo. Significa molto per me”.

 

 

Le riflessioni di Gabriel sul tempo sono state in parte influenzate dal lavoro della Long Now Foundation e dalla straordinaria invenzione di Danny Hillis, The 10,000 Year Clock, un’idea progettata per cercare di incoraggiarci a pensare a lungo termine. “Sono convinto che se vogliamo avere una possibilità di sopravvivere ai problemi esistenziali che ci troviamo ad affrontare attualmente, dobbiamo iniziare a pensare in modo molto più ampio e più a lungo termine per fare dei veri progressi”. E in merito alla Long Now Foundation aggiunge: “Credo che il loro lavoro sia di enorme valore e sul loro sito web ci sono alcune conferenze straordinarie; quindi, per chi vuole fare un’immersione profonda nel ruolo del tempo e del pensiero a lungo termine, la Long Now Foundation è un posto meraviglioso da cui partire”.

Proprio come le due precedenti uscite con la luna piena, Playing For Time sarà accompagnato da diversi approcci di mixaggio da parte di Tchad Blake (Dark-Side Mix), pubblicato il 7 marzo, e da Mark ‘Spike’ Stent (Bright-Side Mix) e dall’Atmos In-Side Mix di Hans-Martin Buff, pubblicato alla fine del mese.
L’opera d’arte che accompagna l’uscita di questo mese è dell’artista visiva Annette Messager, di cui Gabriel è da tempo un ammiratore: “Avevo visto il lavoro di Annette Messager, che è un’artista meravigliosa, molti anni fa e l’avevo quasi coinvolta nel progetto Art from Us, ma questa volta ho pensato che fosse proprio la persona giusta a cui rivolgersi per questo brano”. E aggiunge: “Annette è stata una scultrice davvero pionieristica e, se si guarda all’ampiezza del suo lavoro, si scopre che ha influenzato molti tra gli artisti più giovani che lavorano oggi. È meraviglioso che abbia voluto partecipare. Vi consiglio vivamente di dare un’occhiata alle sue opere, che sono piene di vita, anche se molte di esse hanno come fulcro la morte e la memoria”.

 

Peter Gabriel - Playing For Time (copertina)

 

Peter Gabriel, infine, tornerà anche in tour e due sono gli appuntamenti in programma in Italia, il 20 maggio a Verona e il 21 maggio a Milano (maggiori dettagli disponibili qui).

 

Banco - Brano Orlando contro la violenza sulle donne

Banco del Mutuo Soccorso, un brano dell'”Orlando” contro la violenza sulle donne

Un brano contro la violenza sulle donne in Orlando: le forme dell’amore del Banco del Mutuo Soccorso: ce ne parla Vittorio Nocenzi

 

Si intitola Non serve tremare il brano contro la violenza sulle donne del Banco del Mutuo Soccorso, che fa parte di Orlando: le forme dell’amore, nuovo concept album del gruppo ispirato all’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

Non serve tremare narra della fuga di Angelica, episodio riletto dalla band in chiave moderna, come ci racconta Vittorio Nocenzi. Lo storico tastierista e fondatore del Banco ricorda poi l’impegno che caratterizza da sempre il gruppo nell’affrontare determinati temi, citando anche Paolo Pà.

 

 

Dice Vittorio Nocenzi: “La fuga di Angelica: Angelica è la figlia dell’imperatore della Cina ed è la donna più bella del mondo. Allora l’imperatore Carlo Magno decide di darla come sposa in premio al cavaliere più valoroso tra i suoi paladini; e invece durante la battaglia che c’è fra saraceni e cristiani Angelica fugge dall’accampamento dell’Imperatore. Ma perché la fa fuggire Angelica? Per la donna dell’epoca avere come destino il matrimonio con il cavaliere più amato dall’imperatore era un matrimonio felice, fastoso, importante. Nessuna donna lo avrebbe rifiutato come prospettiva. E allora ci è venuto in mente che anche in questo secondo noi Ariosto era modernissimo, vedeva la donna non come oggetto dei desideri, ma come protagonista del proprio futuro, del proprio destino, come penserebbe un uomo del ventesimo secolo.

E ci ha ispirato quindi un brano che dedichiamo con forza contro la violenza sulle donne; un po’ come facemmo con Paolo Pà tanti anni fa: Paolo Pà era una denuncia dell’omosessualità ghettizzata nelle periferie urbane; oggi mi viene da sorridere: dopo 40 anni parlare di omosessualità è quasi banale; allora era un tabù tutto da scoprire, tutto da da demolire e facemmo questo brano.

E oggi il brano dell’Orlando dedicato alla fuga di Angelica dall’accampamento dei cristiani è una denuncia contro la violenza sulle donne che è un qualcosa di mostruoso, di non più accettabile, va combattuto in tutti i modi, va contrastato in tutti i modi perché è un qualche cosa di vigliacco, di vile, di tragico, di terribile”.

Tom Waits - Closing Time (copertina) e foto di Scott Smith

Tom Waits, 50 anni dall’uscita del primo album “Closing Time”

Un’edizione speciale per Closing Time, album di debutto di Tom Waits in occasione dei 50 anni dalla sua pubblicazione

 

Oggi, 6 marzo 2023, ricorrono cinquant’anni da quando Tom Waits pubblicò il suo storico album di debutto Closing Time. Definito “un capolavoro in chiave minore pieno di canzoni di solitudine notturna” da All Music Guide, Closing Time presenta la narrazione decisamente lirica e la fusione di stili jazz, blues e folk che sarebbero stati associati per primi a Waits. In onore di questa occasione Anti- raccoglierà e condividerà storie inedite, foto rare e altro ancora.

Il vinile del 50° anniversario dell’album sarà disponibile dal 2 giugno nelle versioni nera e trasparente, in un doppio LP da 180 g tagliato a 45 giri con masterizzazione a mezza velocità presso gli Abbey Road Studios di Londra. Anche la copertina apribile è stata creata appositamente con un cartoncino più spesso e maniche interne foderate di nero.

Nella recensione originale del 1973 di Rolling Stone, lo scrittore Stephen Holden individua immediatamente gli elementi di pathos e bathos che saranno ripresi poi dai fan e dai giornalisti nei dischi di Waits per gli anni a venire, affermando che Waits “parodizza il sottogenere della lounge music in modo così perfetto che ci chiediamo se ci stia prendendo in giro o se faccia sul serio, ed il suo particolare trionfo è che alla fine riesce ad avere entrambe le cose: è in grado di fornire in toto sia la verità che la finzione della musica”.

Closing Time è diventata una pietra miliare del milieu dei suoi fan ed è stata coverizzata all’infinito da altri artisti, come gli Eagles (Ol’55) e più recentemente in un album di cover del 2021 con Jeff Tweedy e Andrew Bird. Incluso tra i 100 più grandi autori di canzoni di tutti i tempi di Rolling Stone e inserito nel 2011 nella Rock and Roll Hall of Fame, Closing Time di Waits ha dato inizio alla carriera di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi e a un’esplorazione del blues, del folk e della musica sperimentale che non può essere replicata.

 

Gary Rossington - Lynyrd Skynyrd

Addio a Gary Rossington, ultimo membro fondatore dei Lynyrd Skynyrd

All’età di 71 anni ci ha lasciato anche l’ultimo dei componenti originari dei Lynyrd Skynyrd, Gary Rossington

 

È morto Gary Rossington e dopo la sua dipartita ci lascia anche l’ultimo componente originario dei Lynyrd Skynyrd. Aveva 71 anni il chitarrista del gruppo southern rock e la notizia della sua scomparsa è arrivata tramite la pagina Facebook del gruppo:

 

 

Suo il celebre assolo di Free Bird, il chitarrista è anche autore del grande successo Sweet Home Alabama.

 

Rossington fu uno dei componenti del gruppo a rimanere gravemente ferito nel triste incidente aereo che vide coinvolti i Lynyrd Skynyrd il 20 ottobre 1977 (che vi avevamo raccontato in maniera dettagliata qui).

So long, Gary…

La band aveva noleggiato un jet privato Convair 240 da Greenville, South Carolina, a Baton Rouge, Louisiana. Durante il volo i piloti si accorgono di alcuni problemi meccanici e decidono per un atterraggio di fortuna, ma la manovra non riesce e l’aereo si schianta in una foresta nei pressi di McComb, Mississippi. Nell’occasione persero la vita il cantante e leader del gruppo Ronnie Van Zandt, il chitarrista Steve Gaines e sua sorella, la corista Cassie Gaines. Perdono la vita anche il road manager Dean Kilpatrick e i due piloti, Walter McCreary e William Gray. Gli altri componenti del gruppo, tra cui Rossington, rimangono gravemente feriti.

 

David Lindley

È morto David Lindley

Ci ha lasciato il grande David Lindley. Il polistrumentista statunitense che aveva collaborato con Jackson Browne e tanti altri aveva 78 anni

 

Ha fatto parte dei Kaleidoscope, successivamente ha formato il gruppo El Rayo-X e poi ha collaborato con Jackson Browne, Warren Zevon e tanti altri David Lindley, polistrumentista statunitense morto lo scorso 3 marzo all’età di 78 anni.

 

Tanti sono stati gli artisti con cui David ha suonato e tra questi si ricordano Linda Ronstadt, Curtis Mayfield, James Taylor, David Crosby, Graham Nash, Terry Reid, Bob Dylan, Rod Stewart, Joe Walsh, Leonard Cohen, Ry Cooder, Ben Harper e molti altri.

È stato un autentico mago delle corde in studio e in tour con chitarra acustica ed elettrica, banjo, violino, mandolino, dobro, bouzouki ecc.

 

Tra i tanti che hanno voluto ricordare Lindley a seguito della sua scomparsa, c’è anche Warren Haynes che ha ricordato il suo modo di suonare la lap steel che è stata molto importante anche per lui:

 

 

So long, David…

 

Wayne Shorter

Addio a Wayne Shorter

Ci ha lasciato Wayne Shorter. Il grande sassofonista aveva 89 anni

 

Compositore visionario, sassofonista, artista figurativo, devoto buddista, marito, padre e nonno, Wayne Shorter è morto all’età di 89 anni, lasciando la terra che conosciamo per intraprendere un nuovo viaggio come fase della sua vita straordinaria. Shorter al momento del suo trapasso (avvenuto a Los Angeles) era circondato dalla sua amorevole famiglia: lascia la sua devota moglie Carolina, le figlie Miyako e Mariana e il neonato nipote Max. Instancabile sperimentatore mosso da inesauribile curiosità, Shorter aveva appena vinto il suo tredicesimo GRAMMY Award® a febbraio. Spirito gentile, appassionato di fantascienza e cartoni animati, gli ultimi prolifici anni della sua vita videro la realizzazione dell’opera … Iphigenia, scritta in collaborazione con Esperanza Spalding, che nel 2020 ha riscosso un ampio successo di critica, e l’uscita – nel 2018 – del suo triplo album vincitore del GRAMMY® (e della graphic novel che del progetto era parte) EMANON.

Herbie Hancock, il più caro amico e collaboratore di Shorter per più di sei decenni, ha dichiarato: “Wayne Shorter, il mio migliore amico, ci ha lasciato con coraggio nel cuore, con amore e compassione per tutti e un anelito di ricerca di un futuro eterno. Era pronto per la sua rinascita. Come ogni essere umano, è insostituibile ed è stato in grado di raggiungere l’apice dell’eccellenza come sassofonista, compositore, orchestratore e, recentemente, compositore dell’opera magistrale … Ifigenia. Mi mancherà, mi mancheranno e i suoi Wayne-ismi tanto particolari, ma porterò sempre il suo spirito nel cuore”.

“Il Maestro Wayne Shorter era il nostro eroe, guru e bellissimo amico”, ha detto il presidente della Blue Note Don Was“La sua musica possedeva uno spirito che sembrava provenire da molto molto lontano (e oltre…) e ha reso questo mondo un posto molto migliore. Allo stesso modo, il suo calore e la sua saggezza hanno reso più ricca la vita di tutti coloro che lo conoscevano. Per fortuna, il lavoro che ha lasciato rimarrà con noi per sempre. Il nostro affetto va a Carolina e a tutti coloro che lo hanno amato”.

Nato il 25 agosto 1933 a Newark, nel New Jersey, Shorter ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica per più di 60 anni. È salito alla ribalta nel 1959 quando si è unito ai Jazz Messengers di Art Blakey, allora precoce sassofonista tenore di 26 anni che ha consolidato un gruppo già di statura colossale contribuendo con le sue improvvisazioni visionarie e con composizioni come “Lester Left Town”, “Children of the Night” e “Free for All”, apparse in album Blue Note come The Big BeatMosaic e Indestructible. Alfred Lion decise quindi di ingaggiarlo come leader e Shorter rispose dando alla luce tra il 1964 e il 1970 una spettacolare serie di album divenuti classici della Blue Note tra cui Night Dreamer, Juju, Speak No Evil Adam’s Apple, Schizophrenia e Super Nova. Album che videro la nascita di composizioni amatissime e destinate a lasciare il segno: Witch Hunt, Infant Eyes, Footprints

Negli stessi anni Shorter era con Miles Davis, prima come membro del quintetto di avanguardia del trombettista con Hancock, Ron Carter e Tony Williams (Davis lo definì il “catalizzatore musicale e intellettuale” della band), e più tardi contribuendo ai primi capolavori fusion di Davis a seguito dei quali nel 1970 Shorter (con il tastierista Joe Zawinul) fondò il gruppo pioniere del genere: i Weather Report. Dal 2001, ha diretto il suo acclamato quartetto con Danilo Perez, John Patitucci e Brian Blade.

Il grande ritorno di Shorter alla Blue Note data nel 2013 con l’uscita di Without a Net, un emozionante viaggio musicale che ha visto il suo quartetto unirsi a The Imani Winds. Nel 2018, Shorter è tornato con EMANON, una straordinaria esperienza sia musicale che visiva: un triplo album in cui, questa volta, il quartetto interagiva con la Orpheus Chamber Orchestra, sempre alle prese con composizioni originali del sassofonista. La musica si accompagnava ad una graphic novel scritta da Shorter con Monica Sly e illustrata da Randy DuBurke.

Le sue opere sono state eseguite da più orchestre (Chicago Symphony, Detroit Symphony, Lyon Symphony, National Polish Radio Symphonic Orchestra, Prague Philharmonic, Royal Concertge-bouw…): in più, Shorter ha ricevuto commissioni dalla Los Angeles Philharmonic e dalla National Symphony. In tutto, Wayne Shorter ha siglato più di 200 composizioni, e decine di queste opere sono diventate veri standard moderni molto frequentati. Shorter è stato riconosciuto come NEA Jazz Master e i suoi numerosi premi includono 13 GRAMMY Awards® e un Kennedy Center Honor.

Yoko Ono ha compiuto 90 anni

Yoko Ono ha compiuto 90 anni

I nostri auguri a Yoko Ono per questo compleanno importante: 90 anni celebrati con alcune performance al Central Park e con lei che intanto…

 

‘Non moriro certo per voi! Anzi, dovrete farvene una ragione, perché io starò qui ancora per molto molto tempo, perché io sono una strega! I’m a Witch!’

Questo è il testo di una canzone degli anni ’70 di Yoko Ono che è stato veramente profetico, se pensiamo che pochi giorni fa Yoko ha compiuto 90 anni ed è ancora qui, viva e creativa, oggi più che mai. Per celebrare il suo novantesimo compleanno la donna più odiata nella storia del rock, colpevole secondo alcuni di aver causato lo scioglimento dei Beatles, è stata festeggiata, anche se non in presenza, da un gruppo di amici nel suo amato Central Park con performance veramente molto particolari; presente tra gli altri anche Jesse Smith, la figlia di Patti Smith, e hanno firmato tutti a mano cartoncini d’auguri che poi sono stati messi in un grande sacco bianco e depositati nella portineria del Dakota Building, il malfamato, ma anche celebre, leggendario, storico palazzo che ha ospitato superstar della musica, della letteratura, dell’arte, del cinema e che è stato per tanti anni la residenza appunto dei coniugi Lennon. Una volta il Dakota era ai confini della città, ecco per cui il nome di uno Stato lontanissimo da New York, che in realtà oggi è al centro di Manhattan e proprio lì tra Central Park West e la 72esima strada, l’incrocio dove c’è il Dakota, se voi attraversate la strada, finite nel memorial che proprio ha voluto Yoko, che si chiama Imagine, che è un tributo appunto all’arte e alla figura di John Lennon, e se scendete invece le scale della metropolitana troverete delle opere d’arte proprio curate da Yoko Ono.

Yoko, dicevo, è stata celebrata, ma ha anche comunicato attraverso Elliot Mintz, il suo storico ufficio stampa, nonché portavoce suo e di Lennon e amico ormai da 40-50 anni il fatto che si trasferirà, lascerà il Dakota Building, e si trasferirà invece nella farmhouse, nella fattoria della casa di campagna acquistata proprio da lei e John negli anni ’70, che dista un paio d’ore da New York, a nord nella bellissima zona delle Catskills Mountains a un’oretta da Woodstock per intenderci, della cittadina di Woodstock, e lì trascorrerà gli ultimi anni della sua vita.

Yoko da molto tempo non si fa vedere in pubblico, da circa 4 anni, e l’ultima volta che è stata vista a una manifestazione tra l’altro in favore delle donne era su una sedia a rotelle e parlò pubblicamente di soffrire di una malattia di cui però non fece il nome, dicendo “spero di guarire”, perché lei dice che in quella casa di campagna, nonostante apparì appunto su una sedia a rotelle, si faceva lunghe passeggiate di 5-6 km.

Insomma, una vita lontano da New York, che non è stata la sua città di nascita, ma è stata certamente la sua città d’adozione, quella che lei ha voluto anche per John che al suo fianco, non dimentichiamolo, ha assunto lo status artistico, una consapevolezza sociale e politica e un profilo umano e professionale decisamente superiore, quello che l’hanno fatto la leggenda che ancora tutti noi conosciamo e amiamo, ecco, Yoko ha deciso di lasciarla e per far ciò ha lasciato in qualche modo il suo biglietto d’addio tra virgolette a suo figlio Sean, che infatti ha pubblicato nel sito ufficiale il Wish Tree, una specie di albero dei desideri, mutuando appunto una opera artistica della mamma in cui tutto il mondo, chi le ha voluto bene, chi meno bene, chi la stima e chi non la stima ha mandato messaggi di auguri, appunto, per i suoi 90 anni: diciamo un insieme di frutti, appesi a questo albero al quale uniamo anche il nostro, nel nostro piccolo, quindi: Tanti auguri! Happy Birthday Yoko!… E stai sempre con noi.

Ronnie Jones - A Change Is Gonna Come - Live

Ronnie Jones – A Change Is Gonna Come (Live)

Ronnie Jones ci fa ascoltare live A Change Is Gonna Come, brano di Sam Cooke… e intanto è approdato in finale a The Voice Senior

 

Ronnie Jones e la sua versione live di A Change Is Gonna Come, storico successo di Sam Cooke.

 

 

Ronnie Jones, dopo la puntata di ieri sera, è approdato in finale a The Voice Senior, il talent show in onda su Rai1. Il prossimo appuntamento è fissato allora per la prima serata di venerdì 3 marzo.

Qui il video completo dell’esibizione di ieri, dove ha reinterpretato Sexual Healing di Marvin Gaye. Il cantante, come noto, è in squadra con Loredana Bertè.

Tornando invece a A Change Is Gonna Come, la performance è quella dell’8 settembre 2022 allo spazio espositivo 21 a Lodi per Ritratti d’autore, rassegna di parole e musica ideata e condotta da Ezio Guaitamacchi. Ad accompagnare Ronnie Jones c’è Michele Fazio.

Dalla sua infanzia negli Stati Uniti, Ronnie Jones andrà poi a vivere a Londra. Qui incontrerà Alexis Korner, padre del british blues, per poi conoscere direttamente anche i Rolling Stones. In una vita sono racchiuse tante vite per Ronnie Jones che a un certo punto arriverà in Italia, Paese in cui vive ormai da oltre 50 anni…

 

 

Michele Neri - Dizionario cantautori e cantautrici

Michele Neri, “Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario”

La più recente canzone d’autore nel nuovo dizionario di Michele Neri

 

Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario (Iacobellieditore, 2023) è il nuovo libro di Michele Neri.

Autore e consulente RAI, storico della musica italiana e saggista, Michele Neri ha raccolto in questo volume 1966 biografie e altrettante discografie con circa 10.000 dischi citati.

Ma è lo stesso autore che nella nostra intervista ci spiega com’è nato questo ricco lavoro, in cui, accanto ai tanti artisti già noti da diversi anni, ce ne sono tantissimi altri da scoprire e da ascoltare.

 

 

«“Non ci sono più i grandi cantautori del passato”. Quante volte ho sentito questa frase con diverse coloriture linguistiche certo, ma nella sostanza sempre uguale – scrive Michele Neri nell’introduzione del Dizionario. Ho anche smesso di tentare di spiegare ogni volta che mi imbatto in questa opinione, che canzoni belle e bellissime se ne fanno anche oggi ma che è difficile intercettarle, che la produzione è sterminata e frenetica, che la massa di dischi che escono quotidianamente rendono difficilissima l’individuazione di titoli che probabilmente ci farebbero innamorare.
Sì, ho smesso di spiegare e ho scritto, ho elencato un numero enorme di artisti che sono attivi più o meno dagli ultimi cinque anni del millennio scorso e che stanno operando con successo o nel totale anonimato in quello appena iniziato. Ne ho analizzato il percorso a volte scendendo in dettaglio e a volte volando più in alto. È stato un viaggio emozionante, durato anni. Anni in cui ho imparato tantissimo e in cui ho scoperto meraviglie sonore di ogni tipo. Questo viaggio è stato una bellissima canzone, una di quelle che non stanca mai».

 

UN DIZIONARIO UNICO NEL SUO GENERE

Nel suo dizionario Michele Neri ha censito cantautori e cantautrici in una marea incontrollata e incontrollabile fatta di musica e parole, stili e talenti: questa è la canzone d’autore italiana del nuovo millennio, dagli esordienti della fine degli anni 90, oggi riconosciuti maestri come Daniele Silvestri, Carmen Consoli, Max Gazzè sino agli ultimissimi fenomeni di una nuova generazione ricca, ad esempio, di cantautrici come Madame, Emma Nolde e Cara.
In questo dizionario, unico nel suo genere, Michele Neri mette insieme cantautori e cantautrici ormai riconosciuti come Federico Sirianni e Flo, Alessio Lega e Claudia Crabuzza si alternano ad alcuni artisti meno giovani, ma riconosciuti capiscuola di questa nuova scena così multiforme: Nada, Gianni Maroccolo, Max Manfredi o l’iconoclasta Giorgio Canali.
Dischi già classici e oscure autoproduzioni raccontano gli ultimi trent’anni di storia della nostra musica attraverso 1966 biografie e altrettante discografie con circa 10.000 dischi citati.

Un libro indispensabile per chi ama o vuole scoprire la musica italiana. Uno strumento di lavoro per i giornalisti, gli studenti, i ricercatori.

 

CREDITI
Schede: Angelo Barraco (AB), Viviana Berardi (VB), Susanna Buffa (SB), Simona Cipollone (SC); Silvia Conti (ST); Paolo Di Orazio (PDO), Andrea Direnzo (AD), Gianni Gardon (GG), Mario Giammetti (MG), Imma Iavazzo (IMA), Alessio Lega (AL), Alberto Marchetti (AM), John N. Martin (JNM), Alberto Menenti (AMT); Michela Moramarco (MM); Michele Neri (MN), Antonella Putignano (AP), Noemi Serracini (NS), Daniele Sidonio (DS), Gustavo Tagliaferri (GT), Francesco Saverio Vernice (FSV)
Discografie: Michele Neri
Supervisione alle schede: Michele Neri e Imma Iavazzo
Editing: Diego Coniglio
Impaginazione: Daniele Giorgi
Copertina: Massimiliano D’Affronto

Foto di copertina
Luisa Carcavalle (Max Gazzè)
Marco Carotenuto (Roberto Colella)
Bogdan Chilldays Plakov (Mahmood)
Gabriele Giussani (La Rappresentante di Lista)
Paolo Leone (Carmen Consoli)
Chiara Mirelli (Niccolò Fabi)
Marco Previdi (Emma Nolde)
Paolo Soriani (Pilar)

Rolling Stones, nel nuovo album c'è anche Paul McCartney

Rolling Stones, nel nuovo album c’è anche Paul McCartney

Beatles contro Rolling Stones: sono passati esattamente 60 anni, era l’aprile del 1963, quando le due band si incontrano… ma adesso attendiamo di ascoltare Mick Jagger e soci insieme a Paul McCartney

 

Beatles contro Rolling Stones: sono passati esattamente 60 anni, era l’aprile del 1963, quando le due band si incontrano.

Gli Stones suonavano al Crawdaddy Club di Richmond e il loro manager Giorgio Gomelsky, che era anche il proprietario di questo club londinese, aveva invitato i Beatles a vedere quella che secondo lui era la nuova realtà musicale inglese. La cosa carina che dopo il concerto Brian Jones invitò i Beatles nell’appartamento che lui, Mick Jagger e Keith Richards dividevano nel quartiere di Chelsea, per la precisione a Edith Grove, sottoscala piuttosto, come dire, incasinato e poco pulito, nonostante la mamma di Keith Richards andasse ogni tanto a fare le pulizie. Però lì nacque un’ammirazione reciproca – sicuramente un’amicizia tra John Lennon e Brian Jones che poi andò avanti nel tempo sino a luglio del ’69 quando purtroppo Brian Jones fu trovato morto nella piscina del suo cottage di campagna, – tanto che qualche mese dopo l’incontro, i Beatles regalarono una canzone che non avevano ancora terminato, chiamata I Wanna Be Your Man, che fu proprio incisa dagli Stones che nel frattempo avevano cambiato manager ed era subentrato un ex aiutante di Brian Epstein, manager dei Beatles, che si chiama Andrew Loog Oldham, che era colui che spinse gli Stones ad abbandonare un po’ le canzoni, i vecchi blues rivisitati, ma a scrivere pezzi originali. E quello fu il primo pezzo non blues inciso dai Rolling Stones e poi successivamente inciso anche dai Beatles e cantato da Ringo Starr, tanto che John Lennon, un po’ da stronzo, disse: “Ma secondo voi se fosse stata una bella canzone l’avremmo regalata agli Stones e poi l’avremo fatta cantare a Ringo?

Va beh, comunque Ringo e Paul si dice invece, tornando ai giorni nostri, che abbiano partecipato al nuovo album dei Rolling Stones: anzi, la notizia che c’è la partecipazione di Paul McCartney è stata confermata, invece quella di Ringo è stata smentita.

Il nuovo disco degli Stones che si sta registrando Los Angeles,  è Andrew Watt il produttore, secondo Mick Jagger ci sono molte canzoni già pronte e registrate tra l’altro anche nel periodo della pandemia, e sarebbe insomma il primo disco di brani originali da credo 15 anni minimo a questa parte, perché il disco di blues, appunto, che era uscito qualche tempo fa non conteneva brani originali e gli unici pezzi nuovi sono stati Living In A Ghost Town nel periodo della pandemia e il bellissimo duetto tra Mick Jagger e Dave Grohl inciso, pare, tra la Sicilia e gli Stati Uniti.

Insomma siamo tutti un po’ come dire un po’ curiosi di sentire questa collaborazione, anche perché tra i due erano venute fuori così delle piccole polemiche, no? Paul McCartney aveva un po’ stuzzicato gli Stones dicendo al microfono di Howard Stern, l’anchorman popolarissimo e controverso della radio americana, ha detto che gli Stones erano sì una discreta band di cover blues e gli altri, Mick Jagger in particolare, aveva detto che “se è così bravo perché non viene a suonare il basso con noi?”… Precisando, però, che la vera differenza tra Stones e Beatles era certamente nelle influenze, ma anche nel fatto che gli Stones da sessant’anni calcano i palchi più prestigiosi e più grandi della scena rock, mentre i Beatles hanno dovuto forzatamente terminare lì la loro attività.

Comunque rimaniamo in attesa di questa uscita e continuiamo a disquisire se erano meglio i Beatles o i Rolling Stones, ma teniamoceli cari e con cura tutti gli uni e gli altri.

Ernesto Bassignano - Siamo il nostro tempo

Ernesto Bassignano, “Siamo il nostro tempo”

Nuovo album per Ernesto Bassignano, cantautore (e non solo) che a 77 anni canta del nostro tempo

 

Cantautore della vecchia scuola romana del Folk Studio, funzionario politico, giornalista, autore e conduttore RAI, Ernesto Bassignano sembra un personaggio fuori dal tempo ma oggi, nel suo nuovo album, canta proprio del nostro tempo.

Siamo il nostro tempo, l’undicesimo disco in studio del cantautore, è un album bellissimo, raffinato e pieno di poesia. Che pur arrangiato in modo elegante, con gusto musicalmente francese, non si tira indietro quando si tratta di denunciare i mali del mondo in cui viviamo.

Le radici piemontesi di Ernesto Bassignano e i suoi ricordi d’infanzia sono evidenti anche nella scelta della foto di copertina del nuovo album che ritrae due fanciulli di un’epoca che non c’è più.

A 77 anni, il cantautore sembra dunque più creativo e prolifico che mai. Senza peraltro abbandonare la sua vena ironica, il suo spirito combattivo e quella vis polemica che ha spesso caratterizzato il suo lavoro.

 

 

Le sue canzoni sono in fondo romanze senza tempo. Vengono dalla strada. Da incontri con sirene. Dal suono del silenzio e dalla paura. Sono ansie e sentimento. Grandi amori mai spenti. Per coloro che ancora leggono i copioni e sono capaci di ascoltare. Mani nelle mani. Voci da lontano. Immagini sfocate che sono ricordi presenti. Sono urli e bandiere. Per un popolo al balcone che si è giocato l’anima ed il cuore. Tutto rima alla perfezione. Tutto scorre come deve e va dove deve andare. Canzoni di un artista che molto ha dato alla musica. E che mai si arrende a dire basta. Perché sotto di lui scorre la strada e la strada lo accoglie incessante. Quello di Ernesto Bassignano è un concerto che continua da oltre cinquant’anni e oggi torna a noi con la delicatezza e la poesia di un tempo antico.
Piccole pellicole da rivedere all’infinito.

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